Giovanni Battista Coliolo o Culiolo nacque a La Maddalena il 17 settembre 1813, da Silvestro e Rosa Finga, famiglia di origine corsa.
A 11 anni si arruolò nella Marina Sarda e per la sue doti di agilità e sveltezza, gli fu dato il sopranome di “Leggero”. Dopo 15 anni di servizio, ottenne il grado di marinaio di 1° classe.
Il 3 marzo 1839, avendo la sua nave fatto scalo a Montevideo, disertò per raggiungere la Legione italiana a Montevideo.
Era forte e coraggioso e conservava tutta la sua energia, nonostante avesse le dita delle mani mozzate in vari arrembaggi.
La storiografia ufficiale sembra essersi dimenticata di quest’uomo che ha avuto invece un ruolo di primissimo piano nel salvataggio di Garibaldi e nella sua decisione di trasferirsi a Caprera.
Non era un carattere facile: a Roma aveva ammazzato, con una cannonata, il capitano Ramorino per vendicare il suo amico Risso, che questi aveva ucciso in duello.
Garibaldi gli aveva perdonato questa sanguinaria bravata, evidentemente in nome dei vecchi tempi.
Era rimasto a Roma, ricoverato per una ferita al piede, ma poi era scappato e aveva raggiunto, claudicante, Garibaldi a Cesenatico.
Dopo l’avventura romana, si ritrova Leggero, nel 1855, in Costa Rica, combattente per la libertà di quel popolo contro i “filibustieri yankees” di WilIiam Wa1ker.
Qui in una terribile battaglia, è ferito al braccio destro ed è necessario amputarglielo; caduto prigioniero, è fuggito, ancora convalescente e, attraverso peripezie di ogni genere, è riuscito a mettersi in salvo e a trovare un lavoro come guardia di dogana a Punta Arenas.
Allo scoppio della seconda guerra contro Walker, ha ripreso il suo posto di ufficiale nell’esercito costaricano ed è tornato a combattere con tanto eroismo da meritarsi l’encomio dello stesso comandante nemico; viene di nuovo ferito e fatto prigioniero.
Riacquistata la libertà, il maddalenino si è trasferito nella Repubblica del Salvador, arruolandosi in quell’esercito come istruttore.
Alla fine del 1860 ricomparirà a Caprera per passare il resto dei suoi giorni accanto a Garibaldi.
Fonte: liberamente tratto da srs di Gilberto Oneto