Feb 17 2009

I Primati culturali ed economici dei regni di Napoli e delle due Sicilie:

Category: Regno delle Due Siciliegiorgio @ 14:37

 

 

1735: Prima Cattedra di Astronomia, in Italia, affidata a Napoli a Pietro De Martino

1751: Il più grande palazzo d’Europa a pianta orizzontale, il Real Albergo dei Poveri

1754: Prima Cattedra di Economia, nel mondo, affidata a Napoli ad Antonio Genovesi

1762: Accademia di Architettura, una delle prime e più prestigiose in Europa

1763: Primo Cimitero italiano per poveri (il “Cimitero delle 366 fosse”, nei pressi di Poggioreale a Napoli, su disegno di Ferdinando Fuga)

1781: Primo Codice Marittimo nel mondo (opera di Michele Jorio)

1782: Primo intervento in Italia di Profilassi Anti-tubercolare

1783: Primo Cimitero in Europa ad uso di tutte le classi sociali (Palermo)

1789: Prima assegnazione di “Case Popolari” in Italia (San Leucio presso Caserta).

 Prima istituzione di assistenza sanitaria gratuita (San Leucio)

1792: Primo Atlante Marittimo nel mondo (Giovanni Antonio Rizzi Zannoni, Atlante Marittimo delle Due Sicilie. (vol. I) elaborato dalla prestigiosa Scuola di Cartografia napoletana)

1801: Primo Museo Mineralogico del mondo

1807: Primo “Orto botanico” in Italia a Napoli di concezione moderna,

(Per approfondire, vedi la voce Orto botanico di Napoli.)

1812: Prima Scuola di Ballo in Italia, annessa al San Carlo

1813: Primo Ospedale Psichiatrico italiano (Reale Morotrofio di Aversa)

Dopo la restaurazione (Regno delle Due Sicilie) 

1818: Prima nave a vapore nel mediterraneo “Ferdinando I”

1819: Primo Osservatorio Astronomico in Europa a Capodimonte

1832: Primo Ponte sospeso (il Ponte “Real Ferdinando” sul Garigliano), in ferro, in Europa continentale

1833: Prima Nave da crociera in Europa “Francesco I”

1835: Primo istituto italiano per sordomuti

1836: Prima Compagnia di Navigazione a vapore nel Mediterraneo

1837: Prima Città d’Italia ad avere l’illuminazione a gas

1839: Prima Ferrovia italiana, tratto Napoli-Portici, poi prolungata sino a Salerno e a Caserta e Capua.

1839: Prima galleria ferroviaria del mondo

1839:Prima Illuminazione a Gas di una città italiana (terza in Europa dopo Londra e Parigi) con 350 lampade

1840: Prima Fabbrica Metalmeccanica d’Italia per numero di operai (1050) a Pietrarsa presso Napoli

1841: Primo Centro Vulcanologico nel mondo presso il Vesuvio.

1841: Primo sistema a fari lenticolari a luce costante in Italia

1843: Prima Nave da guerra a vapore d’Italia (pirofregata “Ercole”), varata a Castellammare.

1843: Primo Periodico Psichiatrico italiano pubblicato presso il Reale Morotrofio di Aversa da Biagio Miraglia

1845: Prima Locomotiva a Vapore costruita in Italia a Pietrarsa.

1845: Primo Osservatorio Meteorologico italiano (alle falde del Vesuvio)

1848: Primo esperimento di illuminazione a luce elettrica d’Italia a Lecce, per opera di mons. Giuseppe Candido. Illuminazione dell’intera piazza in occasione della festa patronale.

1852: Primo Telegrafo Elettrico in Italia (inaugurato il 31 Luglio).

1852: Primo Bacino di Carenaggio in muratura in Italia (nel porto di Napoli).

1853: Primo Piroscafo nel Mediterraneo per l’America (Il “Sicilia” della Società Sicula Transatlantica di Salvatore De Pace: 26 i giorni impiegati).

1853: Prima applicazione dei principi Scuola Positiva Penale per il recupero dei malviventi

1856: Primo Premio Internazionale per la Produzione di Pasta (Esposizione Internazionale di Parigi

 premio per il terzo Paese del mondo come sviluppo industriale).

1856: Primo Premio Internazionale per la Lavorazione di Coralli (Mostra Industriale di Parigi)

1856: Primo Sismografo Elettromagnetico nel mondo costruito da Luigi Calmieri

1859: Primo Stato Italiano in Europa produzione di Guanti (700.000 dozzine di paia ogni anno)

1860: Prima Flotta Mercantile d’Italia (seconda flotta mercantile d’Europa) e prima Flotta Militare (terza flotta militare d’Europa).

1860: Prima nave ad elica (Monarca) in Italia varata a Castellammare.

INOLTRE

-Più grande Industria Navale d’Italia per operai (Castellammare di Stabia 2000 operai)

-Primo tra gli Stati italiani per numero di Orfanotrofi, Ospizi, Collegi, Conservatori e strutture di Assistenza e Formazione.

– Istituzione di Collegi Militari (La Scuola Militare Nunziatella il più antico Istituto di Formazione Militare d’Italia, ed uno dei più antichi del mondo

– Prime agenzie turistiche italiane

– La più bassa percentuale di mortalità infantile d’Italia.

– La più alta percentuale di medici per abitanti in Italia.

– Prima città d’Italia per numero di Teatri (Napoli), il Teatro San Carlo il più antico

  teatro operante in Europa, costruito nel 1737

– Prima città d’Italia per numero di Conservatori Musicali (Napoli).

– Primo “Piano Regolatore” in Italia, per la Città di Napoli.

– Prima città d’Italia per numero di Tipografie (113, in Napoli).

–  Prima città d’Italia per numero di pubblicazioni di Giornali e Riviste.

– Primi Assegni Bancari della storia economica (polizzini sulle Fedi di Credito)

– La più alta quotazione di rendita dei titoli di Stato (120% alla Borsa di Parigi).

–  Il Minore carico Tributario Erariale in Europa.

–  Maggior quantità di Lire-oro nei Banchi Nazionali (dei 668 milioni di Lire-oro, patrimonio di tutti gli Stati italiani messi insieme, 443 milioni erano del regno delle Due Sicilie).

 – Monopolio mondiale dello zolfo, avendo oltre 400 miniere di zolfo, copriva circa il 90% della produzione mondiale di zolfo e affini

Poi arrivarono i BARBARI


Feb 17 2009

LA CARTA DI CHIVASSO (19-12-1943) – Alle radici della Lega Nord

(Nella eterna speranza che la capiscano anche i giornalisti)

Questo importante documento firmato da autorevoli esponenti della resistenza antifascista piemontese attesta come le idee di identità dei popoli, autonomia e federalismo fossero ben presenti al momento di ricostruire sulle rovine lasciate dal fascismo una società moderna e realmente democratica.

Le notevoli intuizioni storiche in esso contenute ed il bene che ne sarebbe derivato dalla sua applicazione,  sono state invece ignorate sia dal Partito comunista, il cui atteggiamento in materia seguiva la più rigida impostazione accentratrice giacobina e leninista,  sia dalla Democrazia cristiana, fortemente legata agli interessi della burocrazia romana lasciata in eredità dal vecchio regime.

DICHIARAZIONE DEI RAPPRESENTANTI DELLE POPOLAZIONI
ALPINE

Carta redatta a conclusione di un convegno
clandestino tenutosi in  Chivasso il 19-12-1943 e
firmata dai resistenti

Émile Chanoux,   Ernesto Page,
  Gustavo Malan,   Giorgio Peyronel,   M. A. Rollier,
 Osvaldo Coisson,

e nota come:   CARTA DI CHIVASSO.

NOI POPOLAZIONI DELLE VALLI ALPINE

CONSTATANDO che i venti anni di mal governo
livellatore ed accentratore sintetizzati dal motto
brutale e fanfarone di “Roma doma” hanno avuto per le
nostre valli i seguenti dolorosi e significativi
risultati:

a)  OPPRESSIONE POLITICA attraverso l’opera dei suoi
agenti politici ed amministrativi (militi, commissari,
prefetti. federali, insegnanti), piccoli despoti
incuranti ed ignoranti di ogni tradizione locale di
cui furono solerti distruttori;

b)  ROVINA ECONOMICA per la dilapidazione dei loro
patrimoni forestali ed agricoli, per l’interdizione
della emigrazione con la chiusura ermetica delle
frontiere, per l’effettiva mancanza di organizzazione
tecnica e finanziaria dell’agricoltura, mascherata dal
vasto sfoggio di assistenze centrali, per la
incapacità di una moderna organizzazione turistica
rispettosa dei luoghi; condizioni tutte che
determinarono lo spopolamento alpino;

c)  DlSTRUZIONE DELLA CULTURA LOCALE per la
soppressione della lingua fondamentale locale, laddove
esiste, la brutale e goffa trasformazione dei nomi e
delle iscrizioni locali, la chiusura di scuole e di
istituti locali autonomi, patrimonio culturale che è
anche una ricchezza ai fini della emigrazione
temporanea all’estero;

AFFERMANDO

a)  che la libertà di lingua come quella di culto è
condizione essenziale per la salvaguardia della
personalità umana;

b)  che il federalismo è il quadro più adatto a fornire
le garanzie di questo diritto individuale e collettivo
e rappresenta la soluzione del problema delle piccole
nazionalità e la definitiva liquidazione del fenomeno
storico degli irredentismi, garantendo nel futuro
assetto europeo l’avvento di una pace stabile e
duratura;

c) che un regime Federale repubblicano a base
regionale e cantonale è l’unica garanzia contro un
ritorno della dittatura, la quale trovò nello stato
monarchico accentrato italiano lo strumento già pronto
per il proprio predominio sul paese; fedeli allo
spirito migliore del Risorgimento

DICHIARIAMO quanto segue

AUTONOMIE POLITICHE AMMINlSTRATIVE

1)  Nel quadro generale del prossimo stato italiano che
economicamente ed amministrativamente auspichiamo sia
organizzato con criteri federalistici, alle valli
alpine dovrà essere riconosciuto il diritto di
costituirsi in comunità politico-amministrative
autonome sul tipo cantonale;

2)  come tali ad esse dovrà comunque essere assicurato,
quale che sia la loro entità numerica, almeno un posto
nelle assemblee legislative regionali e cantonali;

3)  l’esercizio delle funzioni politiche ed
amministrative locali (compresa quella giudiziaria)
comunali e cantonali, dovrà essere affidato ad
elementi originari del luogo o aventi ivi una
residenza stabile di un determinato numero di anni che
verrà fissato dalle assemblee locali;

AUTONOMIE CULTURALI E SCOLASTICHE

Per la loro posizione geografica di intermediarie tra
diverse culture, per il rispetto delle loro tradizioni
e della loro personalità etnica, e per i vantaggi
derivanti dalla conoscenza di diverse lingue, nelle
valli alpine deve essere pienamente rispettata e
garantita una particolare autonomia culturale
linguistica consistente nel:

1)  diritto di usare la lingua locale, là dove esiste,
accanto a quella italiana, in tutti gli atti pubblici
e nella stampa locale;

2)  diritto all’insegnamento della lingua locale nelle
scuole di ogni ordine e grado con le necessarie
garanzie nei concorsi perché gli insegnanti risultino
idonei a tale insegnamento.

L’insegnamento in genere
sarà sottoposto al controllo o alla direzione di un
consiglio locale;

AUTONOMIE ECONOMICHE

Per facilitare lo sviluppo dell’economia montana e
conseguentemente combattere lo spopolamento delle
vallate alpine, sono necessari:

1)  un comprensivo sistema di tassazione delle
industrie che si trovano nei cantoni alpini
(idroelettriche, minerarie, turistiche, di
trasformazione, ecc.) in modo che una parte dei loro
utili torni alle vallate alpine, e ciò
indipendentemente dal fatto che tali industrie siano o
meno collettivizzate;

2)  un sistema di equa riduzione dei tributi, variabile
da zona a zona, a seconda della ricchezza del terreno
e della prevalenza di agricoltura foreste o
pastorizia;

3)  una razionale e sostanziale riforma agraria
comprendente:

a)  l’unificazione per il buon rendimento dell’azienda,
mediante scambi e compensi di terreni e una
legislazione adeguata della proprietà famigliare
agraria oggi troppo frammentaria;

b)  l’assistenza tecnico-agricola esercitata da
elementi residenti sul luogo ed aventi ad esempio
delle mansioni di insegnamento nelle scuole locali di
cui alcune potranno avere carattere agrario;

c)  il potenziamento da parte delle autorità della vita
economica mediante libere cooperative di produzione e
consumo;

4)  il potenziamento delle industria e
dell’artigianato, affidando all’amministrazione
regionale cantonale, anche in caso di organizzazione
collettivistica, il controllo e l’amministrazione
delle aziende aventi carattere locale;

5)  la dipendenza dall’amministrazione locale delle
opere pubbliche a carattere locale e il controllo di
tutti i servizi e concessioni aventi carattere
pubblico.

Questi principi, noi rappresentanti delle
Valli Alpine vogliamo vedere affermati da parte del
nuovo Stato italiano, così come vogliamo che siano
affermati anche nei confronti di quegli italiani che
sono e potrebbero venire a trovarsi sotto il dominio
politico straniero.

Fonte: Europa al plurale


Feb 17 2009

I popoli sanno sfidare i loro governanti

Category: Autonomie Indipendenze,Società e politicagiorgio @ 08:57

Solo così si puo cambiare davvero il destino di un paese

Un’altra questione deve essere sollevata e discussa: e cioè se il ricorso alla “disobbedienza civile” costituisca una prerogativa da riconoscere a ciascun cittadino, e da esercitare individualmente o in forma collettiva.

Alla prima domanda si deve rispondere affermativamente: ogni persona, in quanto titolare di diritti  naturali indisponibili, è legittimata a partecipare alla “disobbedienza civile”, quando sussistano naturalmente i presupposti più sopra illustrati.

Ma circa l’esercizio di tale prerogativa, sembra evidente che esso debba spettare ad una pluralità consistente di cittadini.

Non credo che per dare vita a una campagna di “disobbedienza civile” sia “necessario creare un movimento o un partito appositi; tuttavia, penso che questo salutare strumento di lotta politica, per essere efficace (al limite: irresistibile) debba radicarsi nelle convinzioni di uno strato abbastanza diffuso della società.

In un determinato momento storico, la ribellione pacifica dei cittadini può cambiare il destino di un Paese soltanto se essa diventa la bandiera di un gruppo che, oltre ad avere dimensioni estese, possegga al suo interno un minimo di organizzazione e quindi esplichi capacità operativa.

Il carattere collettivo di una protesta aggiunge a quest’ultima  un “plusvalore” indispensabile.

E questa considerazione introduce ad un ultimo argomento.

Mi rendo conto che agli occhi delle persone più timorate e amanti dell’ordine (ad ogni costo) la proposta disegnata in queste pagine di una concreta e organica “disobbedienza civile”, possa rappresentare una prospettiva di instabilità e di contestazione delle istituzioni: la premessa ad un “disordine permanente”.

È una impressione profondamente sbagliata.

I popoli liberi e meglio ordinati sono quelli che si permettono ogni tanto di ribellarsi: che non temono di impugnare le decisioni dei loro governanti, ma che tornano poi ogni volta a rifondare, con più solida persuasione, l’ordinamento in cui vivono.

La “disobbedienza civile” è così una sorta di “valvola di scarico”, la quale consente ai cittadini di evitare il pericolo dell’obbedienza per abitudine o pigrizia, e quindi di recuperare una fiducia attiva e convinta nel resto delle istituzioni.

Fonte: srs di Gianfranco Miglio


Feb 17 2009

Il cittadino ha il diritto di ribellarsi

Category: Autonomie Indipendenze,Società e politicagiorgio @ 00:09

Giangranco Miglio spiega i fondamenti teorici dello sciopero fiscale contro i detentori del potere.

La ripulsa degli obblighi fiscali costituisce abitualmente insieme lo scopo e la modalità della “disobbedienza civile”. E non per caso.

L’appartenenza consapevole ad una qualsiasi convivenza civile e politica genera abitual mente l’impegno ad una contribuzione finanziaria (o a prestazioni in natura) finalizzata a remunerare i servizi offerti  dalla convivenza medesi ma ai suoi membri.

A rigore di logica, ogni individuo dovrebbe essere tenuto  a pagare soltanto le prestazioni di cui usufruisce personalmente,  secondo il modello del rapporto, di scambio in trattenuto con tutti gli altri suoi simili e che gli consente di sopravvivere.

Ma già la funzione “pubblica” fondamentale e originaria – che consiste nel garantire il rispetto dei contratti di scambio conclusi (pacta sunt servanda) e la sicurezza dei cittadini e dei loro beni comporta una spesa collettiva per la gestione degli strumenti necessari (magistrati, polizia etc.) coperta con la raccolta di tributi variamente ripartiti e riscossi.

È quasi inutile rammentare che, sulla base di questa primordiale obbligazione – con la crescita della cosiddetta “civiltà materiale”, e quindi con la moltiplicazione dei “bisogni” – si è stratificata una mole imponente di “spese” (e quindi di contribuzioni) la cui dilatazione ha coinciso con il rafforzamento incessante dell’autorità di chi governa: “avere potere” significa, prima di ogni cosa, essere in grado di togliere risorse finanziarie dalle tasche di alcuni cittadini per trasferirle a quelle di altri, o alla disponibilità privata di chi comanda.

E l’investitura politica, con il passare del tempo, è diventata soprattutto, e primariamente, “mandato a tassare”: cioè licenza che i cittadini (inconsapevoli) accordano ai governanti di manipolare i loro redditi, e dunque una ricchezza “privata”, la quale, se accumulata nel rispetto della legge, dovrebbe essere invece intangibile.

È evidente infatti che su quanto una persona guadagna – vivendo in mezzo ai suoi concittadini, scambiando le sue prestazioni con loro e osservando le regole giuridiche del “mercato” – nei concittadini stessi ne i detentori del potere possono vantare alcuna pretesa, fondata sul diritto naturale.

La norma contenuta nell’articolo 53 della Costituzione italiana: “Tutti sono tenuti a concorrere  alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”, non si radica in una regola di diritto (il quale “diritto” è sempre e soltanto una realtà individuale: solo gli individui, infatti, sono soggetti di diritti, e non le collettività)  ma discende da una scelta ideologica assolutamente opinabile).

Secondo ragione quell’articolo dovrebbe recitare:

Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche nella misura in cui  essi fruiscono delle stesse”

Neanche  i principi della “progressività” e della “proporzionalità” dell’imposizione fiscale nascono dalla logica del diritto, ma entrano in Costituzione perchè si fondano su una decisione di maggioranza, e dunque, in sostanza, sulla sopraffazione dei più a danno dei meno; perché nessuno riuscirà mai a dimostrare che ciò che piace a tre persone è “più vero” (o “migliore”) di quanto preferiscono due; e la regola della “maggioranza” riconduce ad una sola presunzione: quella della forza.

Analogo è il caso dei precetti che si vorrebbero derivare da un presunto impegno alla ”’solidarietà”, e cioè a giovare gratuitamente ai propri simili; rispettabile e nobile quanto si vuole, questo non è un dovere fondato sul diritto, ma un obbligo che nasce da una fede religiosa o da un codice etico secolare: valido soltanto per coloro che accettano quella fede o quel codice.

Ciò che manca è un “ponte logico” il quale consenta di passare dal coerente sistema dei diritti individuali ai presunti doveri verso il prossimo.

Non si può infatti pensare di vedere colmato questo vuoto dalla constatazione brutale che, se chi è in grado di guadagnare non rende partecipi della sua fortuna coloro i quali guadagnare non sanno, questi ultimi gli impediranno poi, presto o tardi, di sopravvivere.  Qui stiamo ragionando di diritti, e tutt’al più di diritti violati: non stiamo cercando di legalizzare la violenza.

Certo i detentori del potere, di ogni tempo e di ogni luogo, hanno sempre considerato gli averi dei sudditi (e poi dei cittadini) come pienamente disponibili, collocando i prelievi di ricchezza di gran lunga in prima fila tra gli atti di governo.

La situazione si è recentemente molto aggravata perché la natura, là struttura e la dimensione delle operazioni finanziarie rendono difficilmente percepibili tali “estorsioni”.

È notorio che, per accorgersi di un furto, bisogna avvertire materialmente l’atto dell’asportazione: se di una esportazione i danneggiati non si percepiscono l’effetto entro un certo arco di tempo, è come il se il furto non fosse mai avvenuto.

Esemplare a tale riguardo è l’esperienza che hanno fatto gli italiani .

Le colossali ruberie di denaro pubblico (e in parte più modesta anche privato) ad opera di personaggi e di affaristi politici, costituiscono una gigantesca sottrazione di risorse, perpetrata ai danni dei cittadini di questo paese.

Il fenomeno lo si sospettava (certo non nelle sue reali dimensioni macroscopiche): ma l’opinione pubblica non avvertiva, e non avverte nemmeno ora, l’impoverimento di cui è stata fatta segno.  Di modo che le reazioni sono tutt’al più desolate o ironiche: difficilmente riflettono l’indignazione e l’ira del derubato.

Senza dubbio, quando il prelievo, e soprattutto la sperequazione fiscale (vale a dire la cattiva amministrazione) incidono pesantemente e improvvisamente sul tenore di vita dei cittadini, questi ultimi si ribellano.

Non è un caso se le maggiori rivoluzioni politiche d’Occidente (quella puritana nell’Inghilterra del Seicento, e quella francese del 1789) sono state innescate da  gravi controversie in materia di tassazione.

Del resto tutti sanno che le istituzioni parlamentari – spina dorsale dei moderni regimi politici- sono nate proprio per garantire i cittadini dalla rapacità impositiva dei governanti:  “No taxation without representation!”..

E infatti i primi coaguli di “rappresentanza” si ebbero quando i principi cercarono di sostituire il non eccelso auxilium militare dei non-nobili con una contribuzione finanziaria (per comprarsi più efficienti mercenari).

La legittimazione della classe parlamentare si deformò nel tempo: ma, nella sua accezione originaria, il “mandato di rappresentanza” – che lega i cittadini elettori ai loro “procuratori” (deputati) – fu lo strumento adeguato attraverso il quale i soggetti “tassabili” negoziavano con i detentori del potere la natura e l’estensione delle imposte.  Sulla base dunque di una relazione schiettamente contrattuale.

Soltanto la progressiva trasformazione in senso assolutistico della sovranità (e la crescente arroganza di chi la detiene) hanno condotto a pensare invece l’autorità politica come depositaria della sapienza economica, e arbitra esclusiva della fortuna dei cittadini, ridotti, con le loro risorse e i loro beni, alla totale merce di chi quell’autorità impersona.

Le maggioranze parlamentari di oggi hanno raggiunto, in tema di asservimento fiscale dei cittadini, risultati che i principi assoluti di un tempo non si erano mai sognati.

Chi non appartiene alle, categorie dei privilegiati e dei protetti, è ormai un suddito “taillable et corvéable à merci”.

Il problema, naturalmente, non è di negare a chi comanda il potere di tassare: ma di discutere la struttura e l’incidenza del sistema impositivo e, soprattutto, la legittimità di talune imposte.

Fonte: srs di Rinfranco Miglio /Lo scritto è tratto da Disobbedienza Civile, Oscar Mondadori, 1993


Feb 16 2009

Giuseppe Segato (detto Bepi o Bepin) il Patriota

Category: Veneto e dintornigiorgio @ 21:22

Veneto: esempi di patriottismo

Ore 7.30 del mattino de 9 maggio 1997

Lo speaker del TG l annuncia che il gruppo asserragliato all’interno del Campanile di San Marco sta aspettando il suo Ambasciatore per ricevere disposizioni: solo lui ha il potere di trattare con le forze dell’ordine e avanzare le condizioni del gruppo.

L’annuncio si ripete anche successivamente, ma alle 8.30, quando i reparti speciali dei Carabinieri irrompono nell’ edificio e catturano gli otto del commando, il misterioso Ambasciatore ancora non c’è. Le questure di tutto il Veneto battono una caccia a tappeto: verrà catturato il giorno dopo mentre rientrava a casa.

La notte di quell’impresa, a Venezia c’era anche lui. Magro, minuto, veloce, girava per le calli; e non da solo.  L’accordo era che intervenisse con la sua scorta personale prima di mezzogiorno, possibilmente alle 10.30/11.00, perchè a quell’ora, secondo contatti precedenti, ci si aspettava la presenza anche della CNN, che avrebbe trasmesso all’estero la trattativa.

Evidentemente non era stata messa in conto un’irruzione delle teste di cuoio così repentina.

Forse l’Ambasciatore Segato non si era reso conto che la situazione stava sfuggendo di mano, che l’accerchiamento al manipolo della Serenissima, in Piazza S. Marco, non si stava realizzando secondo i piani. Stava dando le ultime istruzioni ai suoi collaboratori esterni prima di entrare in scena? Non lo sapremo mai, non lo ha mai voluto dire.

Qualche segreto Bepin se l’è portato nella tomba, e questo ha risparmiato un bel po’ di grane giudiziarie a più di qualcuno.

Quello che sappiamo, però, è che ha subito le sue carcerazioni con un atteggiamento dignitoso e fermo. Non ha mai collaborato con le indagini ed al procuratore di Verona che arrivava alla Casa Circondariale di Vicenza per interrogarlo mandava ironicamente a dire che non aveva tempo di parlare con lui perche’ doveva studiare. In primo grado fu condannato pesantemente a 6 anni e 4 mesi per merito delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.

Ecco la sua via crucis: dal 9 maggio al 23 ottobre 1997 dietro le sbarre, e poi, fino al 10 gennaio 1998, agli arresti domiciliari.  Ridotta la condanna a 3 anni e 7 mesi in appello nel dicembre del 1999, fu riportato un mese dietro le sbarre il 2 febbraio 2000, il giorno stesso in cui aveva annunciato la sua partecipazione alle elezioni regionali.

Respinta la richiesta del suo legale per l’applicazione di pene alternative, venne incarcerato nuovamente al Due Palazzi di Padova, questa volta per quasi un anno, dal 25 luglio 2000 al 4 giugno 200 l e poi affidato ai servizi sociali per un altro anno e mezzo. Per la Causa Veneta ha patito complessivamente 20  mesi di arresto, dei quali 17 in prigione.

E che durezza di trattamento: a Vicenza era in celle sovraffollate con dei sieropositivi, al Due Palazzi, ricoverato d’urgenza in ospedale per una peritonite il 20 maggio 2001, lo tenero ammanettato sul letto perfino durante l’intervento!

“La mia vita – ripeteva con gli amici –  sarà sempre un andirivieni per carceri, aule di Tribunale, ricorsi ed appelli vari; ciò che conta, però, e’ continuare ad animare la causa vene/a. Alla lunga l’avremo vinta noi”.

Chi era dunque il dottor Bepìn Segato? Affabile e, gentile, sempre positivo, loquace fino al rischio di diventare logorroico. Razionale nelle analisi, estremamente pragmatico nelle soluzioni, ma con un “sogno”, come lo chiamava lui, fisso nella testa: il riscatto della Sua Terra, il ritorno ad un Veneto protagonista.

La sua è stata una figura di intellettuale “impegnato” sui generis, più unica che rara, e che precede la partecipazione ai fatti del Maggio 1997 di parecchio.

Laureato in Scienze Politiche a Padova, aveva iniziato un’attività di produzione ed autodistribuzione di testi, carte geografiche, calendari more veneto.

Si badi bene al concetto: si può fare “cultura” e “ideologia” anche saltando a piè pari i mezzi di comunicazione e i circuiti librari, lui lo ha dimostrato.

Quale piccola o media impresa di Treviso, Padova, Vicenza o Verona non aveva ricevuto la visita di questo insolito intellettuale? Con testi come “Il Mito dei Veneti” o i “Triangoli di Dio” girava per le zone industriali nostrane a diffondere de visu un sentimento di revanscismo veneto che infiammava gli animi di orgoglio ed appartenenza.

All’inaugurazione dell’anno giudiziario, il Procuratore Capo della Corte d’Appello di Venezia aveva parlato di turbolenze venetiste come di un possibile fattore di instabilità per lo stato centrale.  Un paragrafo di quella relazione era dedicato ad un soggetto in particolare, un instancabile personaggio fuori da ogni controllo dedito a diffondere tramite opuscoli l’ideale indipendentista: Giuseppe Segato.

La notte fra il 24 ed il 25 Marzo 2006 è morto improvvisamente a casa sua. E’ morto un Patriota vero. Oggi riposa nel cimitero di S. Martino delle Badesse.

Non ci resta che prendere esempio dal suo entusiasmo, dalla sua tenacia, dalla fermezza dimostrata durante la prigionia, dalla sua fede incrollabile nella causa veneta e raccogliere il testimone.

I suoi ideali non moriranno mai.

Terminiamo con questa sorta di testamento politico dell’ Ambasciatore Veneto, contenuto in uno dei suoi ultimi lavori:

Io non so ancora, in realtà, se ho vinto o se ho perso, probabilmente ci vorrà parecchio tempo per saperlo. Intanto so che formalmente ho perso e so che mi spetta ora pagare il fio delle mie colpe: quasi tre anni di pena residua con gravi limitazioni alla libertà, salvo ulteriori sorprese dal Tribunale di Verona per un altro processo politico.

La mia sarà una “legislatura” lunga e pesante, di quelle che non si dimenticano.

Io credo che per essere bisogna voler essere.

Il Popolo Veneto ha innate la volontà, le idee e l’ambizione per essere.

Le vicissitudini dei tempi possono frapporre qualche ostacolo; la forza e le minacce possono frenare momentaneamente la manifestazione della volontà veneta ma non impedire la sua realizzazione.

Le vie possono risultare complesse, lente e compromissorie ma prima o poi al reciproco sentimento di diffidenza-paura tra Veneto e Italia, dovrà subentrare la ragione e la progettualità.

Sarà impossibile per l’attuale classe politica italiana imbrogliare le cose facendo finta di cambiare tutto con qualche concessione amministrativa per conservare in realtà lo status quo e spacciarlo per vero federalismo.

l veneti hanno il proprio concetto sovrano irrinunciabile, in virtù del quale possono autolimitarsi per una vita collaborativi in solidarietà e in mutuo soccorso con altre genti.

Io penso che la politica italiana con la forza e le minacce più o meno velate non avrà futuro durevole.  Solo un patto flessibile fra le parti in causa potrà portare a obiettivi durevoli.

La paura non spegnerà la volontà veneta! E’ meglio trattare! L ‘imperio con la forza dura finche dura.

Io credo che i Veneti continueranno … a essere!”

Srs di Giuseppe Segato “lo Credo”, Editoria Universitaria, 2000, Venezia. Pag.112¬113.

Fonte: Esempi di patriottismo,  da Quaderni Veneti  di coscienza etnica 2008/


Feb 16 2009

La chiave

Category: Scuola e università,Veneto e dintornigiorgio @ 13:23

Chi ha vissuto nel Veneto degli anni ‘30 ( in pieno ventennio) può capire che cosa voglia dire questo racconto e quanta angoscia ci si portasse dentro mentre si vivevano gli avvenimenti che sto per narrare.

Al mio paese tutti parlavano veneto, tranne forse qualche persona ligia ai dettami del fascismo o che volesse fare risaltare il suo alto livello culturale rendendosi ridicola alla popolazione intera.

Si parlava il veneto in casa, in chiesa, nelle strade, al bar, nelle feste; si parlava veneto tra di noi bambini che lo utilizzavamo a scuola come nel resto della giornata.

Ma in nome della creazione di una lingua nazionale, di un distorto senso didattico che vedeva l’uso del dialetto come un problema per l’apprendimento dell’italiano (beh, le doppie le sbagliavamo anche quando parlavamo italiano!) e dello “sviluppo culturale della popolazione rurale”, ad un certo punto ci è stato proibito di parlare il dialetto a scuola.  Un problema enorme!

Si trattava di dimenticare la nostra lingua per parlarne un’altra, una nuova, una che raramente sentivamo.  Si trattava di dare un nome nuovo alle cose, alle azioni che facevamo e agli amici stessi che mai avremmo chiamato Domenico perché “Menego” ci bastava per capirci o mai Antonio perché per noi “Toni” era il suo nome.

Insomma era un mondo veneto che si voleva trasformare, attraverso la scuola, in un mondo italiano.

Noi un po’ ce la ridevamo e un po’, invece, eravamo guardinghi.

Era per questo che i crocchi si formavano sempre lontano da porte o finestre e che occupavamo gli angoli del cortile o ci nascondevano dietro gli alberi per fare quella terribile cosa proibita: parlare in dialetto.

Ma ecco il colpo di genio dei nostri insegnanti: il gioco della chiave.

Il disegno era semplice e diabolico: non riuscendo a controllarci volevano trasformarci tutti in spie.

Il gioco era banale: al mattino l’insegnante consegnava una piccola chiave, quelle da scrivania, non di quelle piatte e sottili di oggi, ma sufficientemente piccola da passare inosservata, in assoluta segretezza ad un alunno che aveva sentito parlare il dialetto.

Questi, girando per la classe e per i cortili poteva passare la chiave, sempre di nascosto, a colui che avesse sentito parlare in dialetto.

Alla fine della giornata, marcata dalla campanella che il bidello agitava per segnalare l’orario di uscita alle dodici e mezza, colui che fosse stato trovato in possesso della chiave sarebbe stato punito con punizioni “esemplari” che quasi sempre consistevano nello scrivere: “Non devo parlare in dialetto”.

E quando la punizione toccava ad uno di noi fratelli, mia mamma, poco istruita, ma piena di buon senso, ci diceva: “Te lo gavea dito de stare tento” (Te lo avevo detto di stare attento), ovviamente in veneto.  Non ci sgridava per averlo fatto, ma perché ci eravamo fatti “beccare” e questo bloccava qualunque nostra lamentela rispetto alla punizione.  Tutto semplice e banale, all’apparenza, ma non così scontato.

A parte la tremarella che aveva colpito i più insicuri e le bambine (erano gli anni trenta e noi femmine ancora non avevamo la grinta necessaria a ribellarci ai nostri maschietti) c’erano diverse crepe nel sistema.

Una prima era quella di accordarci tra di noi per dare la chiave ai “secchioni” o ai “cocchi del maestro”.  Certo, questo insospettiva gli insegnanti, ma non potevano fare altro che prendere atto della situazione dato che, come proclamavano, “La legge è uguale per tutti”.

Alcuni di noi, poi, si erano specializzati nel far scivolare in modo insensibile la chiave nelle tasche degli altri.  Se qualcuno non si fosse accorto della chiave, l’avrebbe incoscientemente portata fino alla fine della giornata lasciando gli altri liberi di respirare.

Questo era più facile farlo con noi bambine perché le ampie e facilmente raggiungibili tasche dei grembiuli ci rendevano poco sensibili.

Ma il timore di avere la chiave era tale che, dopo poco tempo, si era cominciato a toccarsi sistematicamente le tasche anche perché spesso, assieme alle frasi da scrivere, ci scappava anche qualche scappellotto “orale”.

Altri la usavano scientemente per vendette personali. Guai a fare dispetti a qualcuno o a farsi un nemico. Potevi stare sicura che la chiave, parlassi dialetto o no, te l’avrebbe rifilata, in un modo o nell’altro.  C’erano anche le “associazioni a delinquere” che prendevano di mira alcuni nostri compagni e che utilizzavano la chiave per lottare contro il gruppo nemico.

Nei periodi di massima coesione eravamo riusciti ad escogitare un sistema per cercare di turlupinare il maestro.  La chiave veniva “persa” in cortile e così, alla fine delle lezioni, nessuno ce l’aveva in tasca. L’indagine, necessariamente approssimativa, perché non si era in grado di rilevare le impronte digitali, finiva inevitabilmente con qualcuno che non ricordava più a chi l’avesse data.

Del resto, neppure l’insegnante poteva insistere eccessivamente perché la segretezza del gesto era un fatto indispensabile per la riuscita del gioco e portare in piazza i passaggi tra l’uno e l’altro poteva rivelare trame.

Ma anche questa si è rivelata una cuccagna effimera perché, dopo, per due o tre volte, il compito di punizione è stato dato a tutta la classe e così ci siamo trovati tutti a dover scrivere cento volte “Non devo parlare in dialetto”. Il trucco è stato abbandonato perché inefficace.

Qualche volta abbiamo anche tentato di scrivere a più mani le cento frasi di punizione. Ma la grafia ci ha traditi.  Infine, i più rassegnati, o i più saggi, per così dire, “si portavano avanti con il lavoro”.

Sapendo che prima o poi sarebbe toccato a tutti, compilavano preventivamente qualche pagina, magari durante l’intervallo. Così, al momento della punizione, una parte del compito sarebbe risultata già fatta.

Mi è restato dentro un senso di angoscia e di rabbia per quella che mi sembrava un’assurda ingiustizia. Non so se lo fosse davvero, ma io, quando ci penso ora, ancora la vivo così e ricordo l’odio, vero odio, che provavo per quella chiave, chiunque l’avesse, quando si arrivava alla fine delle lezioni.

E, comunque, ho 84anni, vivo ad Aosta da 56 anni eppure parlo ancora il dialetto con i miei figli e con coloro che lo capiscono e, quando torno al mio paese, sento parlare tutti dialetto tranne coloro che vogliono fare risaltare il loro alto livello culturale rendendosi ridicoli alla popolazione intera.

Non ha funzionato.

Fonte:  srs Giuseppina Verza


Feb 16 2009

I Veneti e la loro storia – tutte le fonti letterarie

Category: Libri e fonti,Veneto e dintornigiorgio @ 12:55

 

Aristotele

 

Presso i Veneti succede, a quanto si dice, un fatto stranissimo. 

Sulle loro terre infatti calano a migliaia le “cornacchie” e saccheggiano il grano da loro seminato. 

I Veneti allora offrono loro, prima che oltrepassino i confini della regione, dei doni, gettando semi di ogni genere, se le “cornacchie” li mangiano, non passano sul loro territorio e i Veneti sanno di poter stare tranquilli; se non ne mangiano, pensano che costituiranno una minaccia, tale quale un attacco nemico.

 

Teopompo di Chio

 

Teopompo narra che gli Eneti abitanti lungo l’ Adriatico, quando è il momento dell’ aratura e della semina, offrono alle “cornacchie” doni consistenti in specie di pani e focacce, impastate molto bene.


L’offerta di questi doni vuole allettare e stabilire una tregua con le “cornacchie”, in modo che esse non scavino e non raccolgano il frutto di Demetra affidato alla terra.


Lico concorda con questo racconto e vi aggiunge che (gli Eneti portano) anche cinghie purpuree e che gli offerenti poi se ne vanno. 

Gli stormi delle “cornacchie” rimangono fuori dei confini, mentre due o tre di esse sono scelte e mandate verso i messi che vengono dalle città, per rendersi conto dell’insieme dei doni. 

Queste, dopo l’esame, fanno ritorno e chiamano le altre, per l’istinto naturale per il quale le une chiamano e le altre obbediscono.


Arrivano dunque a nugoli e, se assaggiano le offerte suddette, gli Eneti sanno di essere in stato di intesa con gli uccelli in questione; se invece non le curano e, sprezzandole come modeste, non le gustano, gli indigeni restano convinti che il costo di quel disprezzo sia per loro la fame. 

Se infatti i predetti uccelli non ne mangiano e, per così dire, non si lasciano corrompere, essi calano sui campi e saccheggiano la maggior parte delle sementi, scavando e cercando con rabbia tremenda.

 

Timeo

 

Molti poeti e storici dicono infatti che Fetonte, figlio di Elio, ancora in età infantile, convinse il padre a dargli, per un giorno, la guida del suo carro. 

Ottenutolo, Fetonte, nel condurre il carro, non riusciva a reggere le briglie e i cavalli, sprezzando la guida del ragazzo, uscirono dalla solita orbita. 

Dapprima, girovagando per il cielo, lo incendiarono e formarono quella che oggi è definita Via Lattea, poi, arsa molta parte della terra abitata, devastarono con le fiamme non poche regioni. 

Perciò Zeus, indignato per l’accaduto, scagliò un fulmine su Fetonte e fece tornare Elio sulla sua solita orbita. 

Fetonte cadde alle foci del fiume ora detto Po e in passato chiamato Eridano e le sorelle, a gara, piansero la sua morte e, per l’intensità del lutto, persero il loro primitivo aspetto, trasformandosi in pioppi. 

Questi, ogni anno nello stesso periodo, stillano una lacrima che, induritasi, produce la cosiddetta ambra. 

Questa supera per splendore le pietre dello stesso tipo e, nella regione, viene usata in segno di lutto alla morte dei giovani . (…)

 

Catone

 

La maggior parte della Gallia coltiva soprattutto l’arte militare e l’eloquenza.

 

Polibio

 

Un altro popolo, già da tempo, si era insediato lungo il litorale adriatico; sono chiamati Veneti e, per costumi e abbigliamento, sono poco diversi dai Celti, ma usano un’altra lingua. (…)

I Galli della Cisalpina desiderano seguire Annibale, ma se ne restano tranquilli per timore dei Romani; alcuni sono poi costretti a militare tra le fila romane.

 

Catullo

 

Ma morranno gli Annali di Volusio proprio vicino alla sua Padua e forniranno spesso ampi cartocci per gli sgombri.

 

Cicerone

 

Gli abitanti di Vicenza mostrano grande rispetto verso di me e verso M. Bruto. 

Ti prego perciò di fare in modo che non subiscano un torto in senato per la questione dei vernae. 

La loro causa è più che legittima, la loro lealtà verso lo stato è provata, i loro avversari invece sono tipi indegni totalmente di fiducia e turbolenti. 

Da Vercelli, 21 maggio (43 a.C.).

Non si può certo passare sotto silenzio il valore, la fermezza e la dignità della provincia della Gallia. 

Essa costituisce davvero il fiore d’Italia, il sostegno del popolo romano, l’ornamento della sua grandezza. (…)

 

Ovidio

 

Mantova è fiera di Virgilio, Verona di Catullo (…).

 

Stradone

 

Si tratta di una pianura estremamente ricca e costellata di fertili colline. 

E’ divisa circa a metà dal Po in due regioni, chiamate rispettivamente Cispadana e Transpadana; la Cispadana quella verso i monti Appennini e la Liguria, la Transpadana quella restante. 

La prima è abitata da stirpi liguri e celtiche, le une sulle montagne, le altre in pianura, la seconda è abitata da Celti e da Veneti. 

Questi Celti sono della stessa razza dei Celti transalpini, mentre per quanto riguarda i Veneti la spiegazione è duplice. 

Alcuni sostengono infatti che siano un ramo degli omonimi Celti abitanti lungo l’Oceano, altri che siano dei Veneti della Paflagonia, salvatisi qui con Antenore dopo la guerra di Troia. 

A prova di questa loro affermazione costoro citano il loro zelo per l’allevamento dei cavalli, attività oggi completamente scomparsa, ma un tempo molto in onore presso di loro e derivante da una antica predilezione per le cavalle generatrici di muli, cui allude Omero: “dal paese dei Veneti, da cui (proviene) una razza di muli selvatici”. 

E Dionigi, il tiranno di Sicilia, aveva fatto venire di qui il suo allevamento di cavalli da corsa, tanto che i Greci conobbero la fama degli allevatori veneti e questa razza divenne per lungo tempo celebre presso di loro.


L’intero territorio abbonda di fiumi e di lagune, soprattutto nella parte abitata dai Veneti (…).
(…) 

Sono un fatto accertato invece gli onori resi a Diomede presso i Veneti. 

Gli si sacrifica infatti un cavallo bianco e si mostrano due boschi sacri l’uno ad Era Argiva, l’altro ad Artemide Etolia. 

Si favoleggia poi, com’è ovvio, che in questi boschi le fiere diventino domestiche, che i cervi vivano in branco con i lupi, lasciandosi avvicinare ed accarezzare dagli uomini, che la selvaggina inseguita dai cani, non appena rifugiatasi qui, si salva dall’inseguimento.


Si racconta anche che uno dei maggiorenti del luogo, conosciuto perché amava offrirsi come garante e per questo deriso, incontrò dei cacciatori che avevano preso in trappola un lupo.


Costoro, per scherzo, gli promisero che, se dava garanzia per il lupo e pagava il prezzo dei danni che poteva fare, lo avrebbero liberato dai lacci ed egli acconsentì. 

Il lupo, liberato, si imbatté in un gruppo di cavalle non marchiate e le spinse verso la scuderia del suo garante; questi, sensibile a una tale prova di riconoscenza, marchiò le cavalle con un lupo e le chiamò licofore, bestie più rinomate per velocità e per bellezza.


I suoi discendenti conservano il marchio e il nome di questa razza di cavalli e si fecero come legge di non vendere all’estero neppure una giumenta, per mantenere solo per sé la razza autentica, dato che là questo allevamento era diventato famoso.


Ora però, come abbiamo detto, questa attività è del tutto scomparsa (…).

 

 

Fonte: Da “Le fonti letterarie per la storia della Venetia et Histria”
Clizia Voltan, 

 

“Da Omero a Strabone”, Volume I – (Venezia, 1989. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti)

 

Storia – Veneto – Veneti – Origini

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Feb 16 2009

Meteorologia: I record delle temperature

Category: Geografia e ambiente,Natura e scienzagiorgio @ 07:37

Stazione meteorologica di Vostok

 

Dopo anni  di controversie,  e ripuliti dai valori  che da sempre infestano e che per ancora  molti anni  infesteranno  testi,  atlanti e libri di geografia,  ecco i dati corretti  e reali  degli estremi storici  delle temperature  minime e massime.

 

Record Mondiali


MIN -89,2°C a Vostok, in Antartide, il 21 Luglio 1983


MAX +53,9°C nella Death Valley, negli Stati Uniti, il 18 Luglio 1960, 17 Luglio 1998, 19 Luglio 2005 e 6 Luglio 2007


Record Africani


MIN -23,9°C a Ifrane, in Marocco, l’11 Febbraio 1935


MAX +50,7°C a Semara, nel Sahara Occidentale (Marocco), il 13 Luglio 1961


Record Asiatici


MIN -67,7°C a Oymyakon, in Russia, il 6 Febbraio 1933


MAX +52,8°C a Jacobâbâd, in Pakistan, il 12 Giugno 1919


Record Europei


MIN -58,1°C a Ust’Schugor, in Russia, il 31 Dicembre 1978


MAX +48,5°C a Catenanuova, in Italia (Sicilia) il 10 Agosto 1999


Record Nord Americani


MIN-69,6°C a Klinck, in Groenlandia, il 22 Dicembre 1991

MAX +53,9°C nella Death Valley (Stati Uniti) il 18 Luglio 1960, il 17 Luglio 1998, il 19 Luglio 2005 e il 6 Luglio 2007


Record Sud Americani


MIN -40,0°C a Puesto Viejo, in Cile, il 21 Giugno 2002

MAX +47,3°C a Campo Gallo, in Argentina, il 16 Ottobre 1936


Record Oceanici


MIN -23,0°C a Charlotte Pass, in Australia, il 29 Giugno 1994 


MAX+50,7°C a Oodnadatta, in Australia il 2 Gennaio 1960


Record Antartici


MIN-89,2°C a Vostok il 21 Luglio 1983


MAX +19,8°C a Signy Island, nelle South Orkney Islands, il 30 Gennaio 1982


Feb 15 2009

Dacia Valent: Italiani di m…a, Italiani bastardi

Category: Società e politicagiorgio @ 20:33

 

Dacia Valent, donna di colore nata a Mogadiscio, candidata ed eletta nelle file del Partito Comunista e del PDS e oggi di Rifondazione Comunista.

Mercoledì   1  ottobre 2008. alle ore 13.24, sul suo blog, Dacia Valent pubblicava  il seguente post.

Leggendolo, oltre al disgusto, se ne consegue che l’espressione «sporco negro» così come «bianchi italiani di merda » appartengono all’innata  cultura,  lessico e galateo di una  donna di colore, comunista, antiamericana e filo palestinese, il top del top del «vero e sincero pensiero democratico ».  Insomma,  a Dacia Valent  va riconosciuto il  contribuito «fare molta, ma molta   chiarezza». Davvero un eccellente risultato.

 

Italiani di merda, Italiani bastardi

Voi non riuscite nemmeno a immaginare quanto sia difficile per me scrivere, tentando di non ferire le vostre povere sensibilità di piccoli bianchi, totalmente ignoranti del loro passato di carnefici di neri, ebrei e musulmani.

Non conoscete nulla di quello che avete nel vostro DNA storico, vi riempite la bocca di ebrei solo per salvarvi la coscienza, raccontando di come gente tipo Perlasca – un fascista di merda che dovrebbe morire mille volte solo per essere stato fascista ed aver sostenuto fossanche per un solo minuto quel regime – ne ha salvato alcuni.

Siete un popolo senza futuro perché siete un popolo senza memoria.

Me ne fotto degli italiani brava gente. Anzi, mi correggo, me ne fotto degli italiani bianchi e cristiani, naturalmente brava gente.

Non lo siete.

Siete ignoranti, stupidi, pavidi, vigliacchi.

Siete il peggio che la razza bianca abbia mai prodotto.

Brutti come la fame, privi di capacità e di ingegno se non nel business della malavita organizzata e nella volontà delle vostre donne (studentesse, casalinghe, madri di famiglie) di prostituirsi e di prostituire le proprie figlie.

Anche quando dimostrate un barlume di intelligenza, questa si perde nei rivoli del guadagno facile e del tirare a fregare chi sta peggio di voi.

Nessuna delle vostre battaglie ha un senso per altri se prima non produce un tornaconto per voi stessi.

Dalla politica alla religione, dal sociale alla cultura, siete delle nullità.

Capaci di raccogliere firme e manifestare, salvo poi smentire con ogni vostro atto quotidiano quello che a grande voce dichiarate pubblicamente. Andate a marciare da soli, che marci siete e marci rimarrete e non vi voglio profumare.

Non avete una classe media, siete una penosa e noiosa classe mediocre, incivile e selvaggia. I giornali più venduti sono quelli che trattano di gossip e i programmi televisivi più gettonati – al fine di vendere le proprie figlie come bestiame, come le vacche che sono destinate inevitabilmente a diventare, vista la vostra genia – sono i reality.

Avete acclamato qualsiasi dittatore e sottoscritto qualsiasi strage, salvo poi dimenticarvene ed assurgere come vittime di un élite. Non avete un’élite, coglioni, fatevene una ragione: i vostri deputati e senatori sono delle merde tali e quali a voi, i vostri capitani d’azienda sono dei progetti andati a male dei centri di collocamento, ma che o avevano buoni rapporti famigliari o il culo l’hanno dato meglio di voi.

Non solo quelli al governo (o che fanno capo all’area governativa), anche e soprattutto quelli che fanno capo all’opposizione.

Da quelli oggi al governo non ci aspettiamo nulla se non quello che da anni ci danno: razzismo, esclusione, spedizioni punitive, insulti ed umiliazioni.

Ma da quelli all’opposizione, quelli che si sono arricchiti con anni di Arci, Opere Nomadi, Sindacati Confederali, e sempre sulla nostra pelle, facendoci perdere diritti che ormai davamo per acquisiti, ci aspettiamo che si facciano da parte.

Sono ormai troppi anni che deleghiamo le nostre lotte a persone che in teoria dovrebbero averle fatte proprie, dimenticandoci l’infima qualità dell’italiano pseudobianco e pseudocristiano: non vale un cazzo perché non ha valori che valgano.

Un popolo di mafiosi, camorristi, ignoranti bastardi senza un futuro perché non lo meritano: che possano i loro figli morire nelle culle o non essere mai partoriti.

Questo mondo non ha bisogno di schiavi dentro come lo siete voi, feccia umana, non ha bisogno di persone che si inginocchiano a dei che sia chiamano potere e denaro e nemmeno di chi della solidarietà ha fatto business.

Ha bisogno di altro, che voi non avete e quindi siete inutili.

Dite che non è così?

Ditelo ai Rom perseguitati in tutta Italia, ditelo ad Abdoul, ditelo ai 6 di Castelvoturno, ditelo a Emmanuel, ditelo ai gay massacrati da solerti cristiani eterosessuali.

Ditelo a mio fratello, bastardi.

Ditelo alle decine di persone vere, non zecche e pulci come voi, che non denunciano perché sanno che se vanno dalla vostra polizia bastarda e assassina li umilieranno e magari li picchieranno di più e forse li uccideranno come l’Aldro [ammazzato come un cane perché pensavano fosse un extracomunitario], e se sono donne le violenteranno, e non avranno nessuno a cui rivolgersi per essere difesi.

Ditelo a quelli che rinchiudete per mesi nei vostri campi di concentramento senza alcun genere di condanna, solo per gonfiare le casse di qualche associazione che finanzierà un qualche partito, generalmente di sinistra, ditelo a quelli che lavorano per i vostri partiti e sindacati da lustri senza avere un contratto ma in nero, ditelo a quelli che si sono fidati di voi per anni, ditelo a quelli che raccolgono l’ultimo respiro di quei maiali dei vostri vecchi, e a quelli che si sfilano dalle fighe delle nostre ragazze per infilarsi in quelle larghe e flaccide delle vostre donnacce, ditelo ai nostri ragazzi che vincono medaglie e che saranno il futuro di questo paese, ditecelo, figli di puttana.

Ditelo col cappello in mano, e gli occhi bassi, cani bastardi. 

Ma sappiate che la risposta ve l’hanno già data a Castevolturno: Italiani bastardi, Italiani di merda.

Io ci aggiungo bianchi, perché il discrimine è questo. 

Valete poco perché avete poco da dire e nulla da dare.

 

Dacia Valent

 

——–

 

PS

Oggi 25 agosto  2013 tramite il mio provider mi è arrivata questa segnalazione:

 

Gentile publisher,

Con la presente email le comunichiamo che è richiesta un’azione per rendere il suo account AdSense conforme alle norme del programma AdSense. Di seguito forniamo ulteriori dettagli, assieme alle azioni che deve intraprendere.

Sito web interessato: veja.it

Pagina di esempio dove è avvenuta la violazione: http://www.veja.it/2009/02/15/dacia-valent-italiani-di-merda-italiani-bastardi/?fb_action_ids=10151745203614346&fb_action_types=og.likes&fb_source=other_multiline&action_object_map=%5B10150981699051338%5D&action_type_map=%5B%22og.likes%22%5D&action_ref_map=%5B%5D

Azione richiesta: apporti le modifiche al sito entro 72 ore.

Stato dell’account corrente: Attivo

 

Spiegazione della violazione

 

ETICHETTE FUORVIANTI: i publisher non possono implementare gli annunci Google in modalità che celino l’annuncio. Ad esempio, non possono inserire annunci sotto intestazioni o titoli ingannevoli, in quanto ciò può indurre gli utenti a pensare che gli annunci siano link a siti correlati a tale intestazione. Per evitare questo problema, richiediamo ai publisher di utilizzare per gli annunci solo le etichette “Link sponsorizzati” o “Pubblicità”. Ulteriori informazioni su questa norma sono disponibili nel Centro assistenza alla pagina http://support.google.com/adsense/bin/answer.py?hl=it&answer=1346295#Placing_ads_under_a_misleading_heading

 

Come risolvere

Se ha ricevuto una notifica per quanto riguarda i contenuti della pagina, rimuova tali contenuti del sito oppure rimuova gli annunci dalle pagine in violazione. Se ha ricevuto una notifica in merito al modo in cui vengono implementati gli annunci sul suo sito, apporti i cambiamenti necessari alla sua implementazione degli annunci. Rivedremo automaticamente il sito fra 72 ore. Non occorre che ci contatti se apporta le modifiche. Tenga presente che se non vengono apportate modifiche entro il lasso di tempo richiesto, la pubblicazione degli annunci verrà disattivata sul sito interessato indicato sopra.

Inoltre, tenga presente che l’URL indicato sopra è solo un esempio e che le stesse violazioni possono essere presenti su altre pagine di questo sito web o di altri siti da lei posseduti. Per ridurre la probabilità che in futuro Google le invii altri avvisi, le consigliamo di controllare i suoi siti per verificarne la conformità. Per ulteriori informazioni sulle nostre notifiche per la violazione delle norme, consulti il nostro Centro assistenza alla pagina https://support.google.com/adsense/bin/answer.py?hl=it&answer=1378153&ctx=topic.

La ringraziamo in anticipo per la collaborazione Cordiali saluti, Il Team di Google AdSense

 

 

Risoluzione:  il tutto si risolve con togliere la parola “merda” dal titolo del post.

 

Capite qualche cosa voi? Io no…

Sa tanto e solo di censura

 


Feb 15 2009

Italia razzista e senofoba

Category: Islamgiorgio @ 20:19

Macerate: da una famosa agenzia matrimoniale online.

Odio  tutti  gli occidentali

Trentatreenne iraniana: «Sono una vera musulmana, amo essere sottomessa alla forza del mio uomo. Allah è la mia guida e odio tutti gli occidentali miscredenti. (…) Non vado in giro mezza nuda come le occidentali o le prostitute cristiane e indosso il burka per nascondere la mia bellezza»

Fonte: Unpoliticallycorrect

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Feb 15 2009

Questa è la tomba di Tatanka Iyotake, meglio conosciuto come Toro Seduto.

Category: Popoli e nazionigiorgio @ 18:22

 

Questa è la tomba del grande capo indiano Tatanka Iyotake, meglio conosciuto come Toro Seduto.

Uomo senza paura che cercò con le armi e con il dialogo di fermare l’avanzata dell’ uomo bianco che, stava irreparabilmente conquistando la loro terra, uccideva i bisonti  e distruggeva le loro praterie per unire le sponde dell’Atlantico con quelle del Pacifico.

Dimostrò inutilmente  le ragioni degli indiani d’America e oppose tutta la sua  resistenza ai nuovi conquistatori dell’ovest assetati di ricchezze e di sangue.  Morì  ormai consapevole della transitoria fine del suo popolo, che fu relegato in campi di sterminio chiamati riserve.

Onore a Toro Seduto e al suo coraggioso popolo che combatté per la propria libertà fino alla morte.

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Feb 15 2009

Dichiarazione del presidente algerino Houari Boumediene nel 1974 dal podio delle Nazioni Unite

Category: Islam,Società e politica internazionalegiorgio @ 17:28

Proclama all’occidente  del presidente algerino Houari Boumediene nel 1974 dal podio delle Nazioni Unite:

“’Un giorno milioni di uomini lasceranno l’emisfero sud per fare irruzione nell’emisfero nord. E non in modo amichevole.

Verranno per conquistarlo, e lo conquisteranno popolandolo con i loro figli. E’ il ventre delle nostre donne che ci darà la vittoria”.

Quel giorno, se ancora non ce ne fossimo accorti, è arrivato.

Vi sentite davvero già pronti a lasciare la vostra terra  e andarvi a rinchiudere nelle riserve?

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Feb 15 2009

Riformare l’Islam, impossibile

Category: Religioni e rasiegiorgio @ 17:05

 

Il motivo per cui tutti i tentativi di riformare l’Islam hanno fallito è perché l’Islam non può essere riformato. Riformare l’Islam è un’illusione e avrà l’unico effetto di frustrare chi vi tenta. E’ come se qualcuno volesse riformare il Nazismo rendendolo un’ideologia umanista e priva di razzismo. Questo sarebbe già di per se assurdo ma è comunque più semplice che cercare di riformare l’Islam. Dopotutto il Mein Kampf non viene considerato Parola Divina mentre il Corano si. Non si può cambiare il Corano. Non si può riformare una menzogna. Occorre abbandonarla.   

In secondo luogo i riformatori dell’Islam hanno fallito e continueranno a fallire perché hanno il Corano e la Sunna contro di loro. Da una parte affermano che Muhammad sia stato un messaggero di Dio e dall’altra dovrebbero invitare a non seguire il suo esempio. 

Questi due punti sono assolutamente inconciliabili. I riformatori cercano di inventare una nuova sintesi a partire da false premesse e ciò non è possibile. E’ per questo che una riforma dell’Islam non può riuscire.

 

Fonte: liberamente tratto da srs di Ali Sina, ex musulmano, apostata

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Feb 15 2009

Insegnamenti del Corano

Category: Religioni e rasiegiorgio @ 16:39

 

 

Apostasia

 

“Coloro che rompono il patto con Allah dopo che è stato ratificato, e che spezzano ciò che Allah ha ordinato di unire, e spargono la corruzione sulla terra, costoro sono i perdenti.” (C.2:27)

 

“E i miscredenti che smentiscono i Nostri segni, sono i compagni del Fuoco, in cui rimarranno per sempre.” (C.2:39)

 

“In verità, a quelli che rinnegano dopo aver creduto e aumentano la loro miscredenza, non sarà accettato il pentimento. Essi sono coloro che si sono persi.
Quanto ai miscredenti che muoiono nella miscredenza, quand’anche offrissero come riscatto tutto l’oro della terra, non sarà accettato. Avranno un castigo doloroso e nessuno li soccorrerà.”(C.3:90-91)

 

“Vorrebbero che foste miscredenti come lo sono loro e allora sareste tutti uguali. Non sceglietevi amici tra loro, finché non emigrano per la causa di Allah. Ma se vi volgono le spalle, allora afferrateli e uccideteli ovunque li troviate.
Non sceglietevi tra loro né amici né alleati.” (C.4:89)

 

“Non cercate scuse, siete diventati miscredenti dopo aver creduto; se perdoneremo alcuni di voi, altri ne castigheremo, poiché veramente sono stati empi!” (C.9:66)

 

“Giurano [in nome di Allah] che non hanno detto quello che in realtà hanno detto, un’espressione di miscredenza; hanno negato dopo [aver accettato] l’Islàm e hanno agognato quel che non hanno [potuto] ottenere . Non hanno altra recriminazione se non che Allah col Suo Messaggero, li ha arricchiti della Sua grazia.  Se si pentono sarà meglio per loro; se invece volgono le spalle, Allah li castigherà con doloroso castigo in questa vita e nell’altra; e sulla terra, non avranno né alleato né patrono.” (C.9:74)

 

“Coloro che volgono le spalle dopo che a loro è stata resa evidente la Guida, sono quelli che Satana ha sedotto e illuso. 
Perché hanno detto a coloro che hanno ripulsa di quello che Allah ha fatto scendere: « Vi obbediremo in una parte della questione» . Allah ben conosce i loro segreti.” (C.47:25-26)

 

Bukhari Volume 9, Book 83, Number 17:


Narrato da ‘Abdullah:
 L’Apostolo di Allah disse, “Il sangue di un Musulmano che confessa che nessuno ha il diritto di essere adorato se non Allah e che Io sono il suo Apostolo, non può essere sparso se non in tre casi: in Qisas per omicidio, una persona sposata che partecipa in un atto sessuale illegale e colui che abbandona l’Islam (apostata) e lascia i Musulmani.”

 

Bukhari Volume 4, Book 54, Number 445:


Narrato da Abu Dhar:
 Il Profeta disse, “Gabriele mi ha detto;  Chiunque fra voi seguaci muore senza aver adorato nessun altro se non Allah, entrerà nel Paradiso (o non entrerà nel Fuoco (dell’Inferno)).” Venne chiesto al Profeta: “Anche se avesse commesso atti sessuali illegali o latrocinio?”  Egli replicò “Anche in quel caso.”

 

Bukhari Volume 9, Book 84, Number 57:


Narrato da Ikrima:
 Ali bruciò alcune persone (ipocriti) e questa notizia raggiunse Ibn ‘Abbas, che disse, “Se fossi stato al suo posto non li avrei bruciati, perché il Profeta ha detto, ‘Non punite (nessuno) con la Punizione di Allah.’ Nessun dubbio comunque che li avrei uccisi, perché il Profeta ha detto, ‘Se qualcuno (un Musulmano) abbandona la sua religione, uccidetelo.’ “

 

Consultate anche questo sito islamico (in inglese):


http://thetruereligion.org/apostatepunish.htm

 

Terrore

 

“Ben presto getteremo il terrore nei cuori dei miscredenti, perché hanno associato ad Allah esseri ai quali Egli non ha dato autorità alcuna. Il Fuoco sarà il loro rifugio. Sarà atroce l’asilo degli empi.” (C.3:151)

 

“E quando il tuo Signore ispirò agli angeli: « Invero sono con voi: rafforzate coloro che credono. Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi!” (C.8:12)

 

“Preparate, contro di loro, tutte le forze che potrete [raccogliere] e i cavalli addestrati per terrorizzare il nemico di Allah e il vostro e altri ancora che voi non conoscete, ma che Allah conosce. Tutto quello che spenderete per la causa di Allah vi sarà restituito e non sarete danneggiati.” (C.8:60)

 

Infedeli

 

“Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggiore dell’omicidio. Ma non attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a che essi non vi abbiano aggredito. Se vi assalgono, uccideteli. Questa è la ricompensa dei miscredenti.” (C.2:191)

 

“Combatteteli finchè non ci sia più persecuzione e il culto sia [reso solo] ad Allah. Se desistono, non ci sia ostilità, a parte contro coloro che prevaricano.” (C.2:193)

 

“Vi è stato ordinato di combattere, anche se non lo gradite. Ebbene, è possibile che abbiate avversione per qualcosa che invece è un bene per voi, e può darsi che amiate una cosa che invece vi è nociva? Allah sa e voi non sapete.” (C.2:216)

 

“I credenti non prendano amici tra i miscredenti, preferendoli ai fedeli. Chi fa ciò contraddice la religione di Allah, a meno che temiate qualche male da parte loro.” (C.3:28)

 

“In verità Allah non perdona che Gli si associ alcunché; ma, all’infuori di ciò, perdona chi vuole. Ma chi attribuisce consimili a Allah, commette un peccato immenso.” (C.4:48)

 

“Combatti dunque per la causa di Allah – sei responsabile solo di te stesso e incoraggia i credenti. Forse Allah fermerà l’acrimonia dei miscredenti. Allah è più temibile nella Sua acrimonia, è più temibile nel Suo castigo.” (C.4:84)

 

“Allah non concederà ai miscredenti [alcun] mezzo [di vittoria] sui credenti.” (C.4:141)

 

“La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso.” (C.5:33)

 

“Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi!” (C.8:12)

 

“O voi che credete, quando incontrerete i miscredenti in ordine di battaglia non volgete loro le spalle. Chi in quel giorno volgerà loro le spalle – eccetto il caso di stratagemma per [meglio] combattere o per raggiungere un altro gruppo – incorrerà nella collera di Allah e il suo rifugio sarà l’Inferno. Qual triste rifugio!” (C.8:15-16)

 

“Non siete certo voi che li avete uccisi: è Allah che li ha uccisi. Quando tiravi non eri tu che tiravi, ma era Allah che tirava, per provare i credenti con bella prova. In verità Allah tutto ascolta e conosce.” (C.8:17)

 

“Preparate, contro di loro, tutte le forze che potrete [raccogliere] e i cavalli addestrati per terrorizzare il nemico di Allah e il vostro e altri ancora che voi non conoscete, ma che Allah conosce. Tutto quello che spenderete per la causa di Allah vi sarà restituito e non sarete danneggiati.” (C.8:60)

 

“O Profeta, incita i credenti alla lotta. Venti di voi, pazienti e perseveranti, ne domineranno duecento e cento di voi avranno il sopravvento su mille miscredenti. Ché in verità è gente che nulla comprende.” (C.8:65)

 

“Ecco, da parte di Allah e del Suo Messaggero, un proclama alle genti nel giorno del Pellegrinaggio: « Allah e il Suo Messaggero dissolvono gli accordi con i Pagani. Se vi pentite, sarà meglio per voi; se invece volgerete le spalle, sappiate che non potrete ridurre Allah all’impotenza. Annuncia, a coloro che rifiutano la Fede, un doloroso castigo.” (C.9:3)

 

“Quando poi siano trascorsi i mesi sacri, uccidete questi associatori ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati.” (C.9:5)

 

“Combatteteli finché Allah li castighi per mano vostra, li copra di ignominia, vi dia la vittoria su di loro, guarisca i petti dei credenti.” (C.9:14)

 

“O voi che credete! Non prendete come alleati i vostri padri e i vostri fratelli se preferiscono la miscredenza alla fede. Chi di voi li prenderà per alleati sarà tra gli ingiusti.” (C.9:23)

 

“O voi che credete! Invero i politeisti sono impurità: che non si avvicinino più alla Santa Moschea dopo quest’anno.” (C.9:28)

 

“Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati.” (C.9:29)

 

“Se non vi lancerete nella lotta, vi castigherà con doloroso castigo e vi sostituirà con un altro popolo, mentre voi non potrete nuocerGli in nessun modo.” (C.9:39)

 

“O Profeta, combatti i miscredenti e gli ipocriti, e sii severo con loro. Il loro rifugio sarà l’Inferno, qual triste rifugio!” (C.9:73)

 

“Allah ha comprato dai credenti le loro persone e i loro beni [dando] in cambio il Giardino [del Paradiso], [poiché] combattono sul sentiero di Allah, uccidono e sono uccisi. Promessa autentica per Lui vincolante, presente nella Torâh, nel Vangelo e nel Corano.” (C.9:111)

 

“O voi che credete! Combattete i miscredenti che vi stanno attorno, che trovino durezza in voi. Sappiate che Allah è con coloro che Lo temono.” (C.9:123)

 

“Gireranno il collo per sviare dal sentiero di Allah. Li attende abominio in questa vita e, nel Giorno della Resurrezione, il castigo dell’Incendio.” (C.22:9)

 

“Ecco due avversari che polemizzano a proposito del loro Signore. Ai miscredenti saranno tagliate vesti di fuoco e sulle loro teste verrà versata acqua bollente, che fonderà le loro viscere e la loro pelle. Subiranno mazze di ferro, e ogni volta che vorranno uscirne per la disperazione vi saranno ricacciati: “Gustate il supplizio della Fornace” “ (C.22:19-22)

 

“Non obbedire ai miscredenti; lotta invece con essi vigorosamente.” (C.25:52)

 

“Coloro che non invocano altra divinità assieme ad Allah; che non uccidono, se non per giustizia, un’anima che Allah ha reso sacra; e non si danno alla fornicazione. E chi compie tali azioni avrà una punizione, avrà castigo raddoppiato nel Giorno della Resurrezione e vi rimarrà in perpetuo coperto d’ignominia.” (C.25:68)

 

“Riunite gli ingiusti e le loro spose e quelli che adoravano all’infuori di Allah, e vengano condotti sulla via della Fornace.” (C.37:22-23)

 

“Quando [in combattimento] incontrate i miscredenti, colpiteli al collo finché non li abbiate soggiogati, poi legateli strettamente. In seguito liberateli graziosamente o in cambio di un riscatto, finché la guerra non abbia fine.” (C.47:4)

 

“Abbiamo preparato la Fiamma per i miscredenti, per coloro che non credono in Allah e nel Suo Inviato.” (C.48:13)

 

“Muhammad è il Messaggero di Allah e quanti sono con lui sono duri con i miscredenti e compassionevoli fra loro.” (C.48:29)

 

“[Diranno:] Afferratelo e mettetelo nei ceppi quindi sia precipitato nella Fornace, e poi legatelo con una catena di settanta cubiti. Non credeva in Allah, il Supremo, e non esortava a nutrire il povero. Oggi non avrà qui nessun amico sincero, né altro cibo che sanie che solo i colpevoli mangeranno.” (C.69:30-37)

 

Bukhari, Volume 1, Book 3, Number 111:


Narrato da Ash-Sha’bi:
Abu Juhaifa ha detto “Ho chiesto ad Ali, ‘Hai qualunque libro (che sia stato rivelato al Profeta a parte il Corano)?’ ‘Ali replicò, ‘No, eccetto per il Libro di Allah o il potere di capire quello che è stato donato (da Allah) ai musulmani o ciò che  (scritto) in questo foglio di carta (con me).’ Abu Juhaifa disse, “Io chiesi, ‘Che cosa è (scritto) su questo pezzo di carta?’ Ali replicò, ha a che fare con la Diyya (compensazione (pegno di sangue) pagato dall’assassino ai parenti della vittima), il riscatto per il rilascio dei prigionieri dalle mani dei nemici, e la legge che nessun musulmano debba essere ucciso per Qisas (uguaglianza di punizione) per l’omicidio di (un infedele).

 

Sunan Abu-Dawud Book 38, Number 4348:


Narrato da Abdullah Ibn Abbas:
Un cieco aveva una madrina schiava che era solita abusare verbalmente il Profeta (pbuh) e deriderlo. Lui le proibì questo ma lei non si fermò. Lui la rimbeccava ma lei non abbandonò il suo costume. Una notte ella cominciò a parlar male del Profeta (pbuh) e abusare verbalmente di lui. Così lui prese un pugnale, lo pose sul suo stomaco, la incalzò e la uccise. Un bambino che passava tra le sue gambe fu contagiato dal sangue che era colà. Quando venne mattina, il Profeta (pbuh) fu informato di questo.
Assemblò le persone e disse: Io comando per Allah l’uomo che ha compiuto questa azione e gli comando per il mio diritto che debba alzarsi. Saltando sui colli della gente e tremando l’uomo si alzò.
Si sedette vicino al Profeta (pbuh) e disse: Apostolo di Allah! Io sono il suo padrone; lei era solita abusare verbalmente di te e deriderti. Io glielo proibii, ma lei non si è fermata, e la rimbeccai, ma lei non ha abbandonato il suo costume. Io ho avuto due figli come perle da lei, e lei era la mia compagna. Questa notte ha cominciato ad abusare verbalmente di te e a parlar male. Così ho preso un pugnale, l’ho posto sul suo stomaco e spinsi finché non la uccisi.
Quindi il Profeta (pbuh) disse: Siatene testimoni, nessuna vendetta è ammissibile per il suo sangue.

 

“Ali Ibn Abi Talib incontrò un uomo chiamato ‘Umru e gli disse, ‘Invero io ti invito all’Islam.’ ‘Umru disse, ‘Non ho bisogno di questo.’ ‘Ali disse, Allora ti chiamo a combattere.’ (questa era la stessa politica che Muhammad usava contro coloro che rifiutavano il suo invito.) ‘Umru gli rispose, ‘E che ne é di mio nipote? In nome di Dio, io non voglio ucciderti.’ ‘Ali disse, ‘Ma, in nome di Dio, io desidero di uccidere te.’” (ibn Hisma,.    “La biografia del Profetta”, parte 3, p. 113; vedi anche Al Road Al Anf part 3, p. 263)

 

Libertà di religione

 

“Se qualcuno desidera una religione diversa dall’Islam (sottomissione ad Allah), questo non sarà mai accettato da lui; and nell’Aldilà egli sarà tra le fila di coloro che hanno perso (ogni bene spirituale).” (C.3:85)

 

“E combattili fino a quando non ci sia più tumulto o oppressione, e prevalga la giustizia e la fede in Allah ovunque e dovunque.” (C.8:39)

 

Donne

 

“Le vostre donne sono come un campo per voi (da coltivare), quindi recatevi al vostro campo come volete, e predisponetevi con buone azioni, e temete Allah, e sappiate che (un giorno) Lo incontrerete. Predica la lieta novella ai credenti (O Muhammad)!” (C.2:223)

 

“E le donne avranno diritti simili ai loro doveri, in base a ciò che è equo (o alle consuetudini); ma gli uomini gli sono superiori.” (C.2:228)

 

“Quindi se un marito divorzia da sua moglie (irrevocabilmente), Lui non può, dopo di ciò, risposarla fin quando lei non abbia sposato un altro sposo e Lui abbia divorziato da lei.” (C.2:230)

 

“…e prendi due testimoni, fra gli uomini della tua gente, e se non ci sono due uomini, allora un uomo e due donne, come tu preferisci, per testimoni, così che se una delle due sbagli l’altra possa correggerla.” (C.2:282)

 

“Sposa donne di tua scelta, due o tre o quattro; ma se temi di non poterle mantenere secondo giustizia, allora una sola, o (una prigioniera) che la tua mano destra possiede, ciò è più atto ad evitare di essere ingiusti.” (C.4:3)

 

“O Profeta, ti abbiamo reso lecite le spose alle quali hai versato il dono nuziale, le schiave che la tua mano destra possiede che Allah ti ha dato dal bottino di guerra. Le figlie del tuo zio paterno e le figlie delle tue zie paterne, le figlie del tuo zio materno e le figlie delle tue zie materne che sono emigrate con te e ogni donna credente che si offre al Profeta, a condizione che il Profeta voglia sposarla. Questo è un privilegio che ti è riservato, che non riguarda gli altri credenti. Ben sappiamo quello che abbiamo imposto loro a proposito delle loro spose e delle schiave che possiedono, così che non ci sia imbarazzo alcuno per te. Allah è perdonatore, misericordioso.” (C.33:50)

 

“Invero quelli che non credono nell’aldilà danno agli angeli nomi femminili.” (C.53:27)

 

Bukhari Volume 7, Libro 62, Numero 31:


Narrato da Ibn ‘Umar:
Il profeta disse, “Il cattivo auspicio è nella casa, nella donna e nel cavallo.” 

 

Bukhari Volume 7, Libro 62, Numero 122:


Narrato da Abu Huraira:
Il profeta disse, “Se una donna passa la notte disertando il letto di suo marito (non dorme con lui), allora gli angeli mandano maledizioni su di lei fino a quando non ritorna (al suo marito).”

 

Bukhari Volume 7, Libro 62, Numero 460:


Narrato da Abu Huraira:
L’apostolo di Allah disse, “Se un marito chiama sua moglie a letto (per avere rapporti sessuali) e lei si rifiuta e lo fa dormire adirato, gli angeli la malediranno fino alla mattina.”

 

Bukhari Volume 2, Libro 18, Numero 161:


Narrato da Abdullah bin Abbas:
 Il sole si eclissò durante la vita del profeta. L’apostolo di Allah offrì la preghiera dell’eclisse e rimase in raccoglimento per un lungo periodo uguale al periodo in cui un uomo può recitare la Surat-al-Baqara [la 2° sura]. Quindi si inchinò per molto tempo e si alzò per lungo tempo ma più breve della prima alzata, quindi si inchinò ancora per un lungo tempo ma più breve del primo inchino; quindi si prostrò due volte e quindi si alzò per un lungo periodo che era più brevedi quello della prima alzata; quindi si inchinò per molto tempo che era inferiore al tempo precedente, quindi alzò la testa e rimase in raccoglimento per un lungo periodo che era più breve della prima alzata, quindi si inchinò per un lungo tempo che era inferiore al primo inchino, e si prostrò (due volte) e finì la preghiera. Per allora, l’eclissi era terminata. Il profeta allora disse, “Il sole e la luna sono due dei segni di Allah. Si eclissano né per la morte di qualcuno e né per la vita (nascita) di qualcuno. Quindi, quando li vedete ricordatevi di Allah.” Gli dissero, “O apostolo di Allah! Ti abbiamo visto prendere qualcosa dal tuo posto e quindi ti abbiamo visto ritirarti.” Il profeta rispose, “Ho visto il Paradiso e ho allungato le mie mani verso i suoi frutti, e se ne avessi presi, avreste potuto mangiare da essi fin quanto rimane il mondo. Ho anche visto l’Inferno e non ho mai avuto una visione più terribile. Ho visto che la maggior parte dei suoi abitanti erano donne.” Gli chiesero, “O apostolo di Allah! Perché questo?” Il profeta rispose, “A causa della loro ingratitudine.” Gli venne chiesto se erano ingrate ad Allah. Il profeta disse, “Esse sono ingrate ai loro compagni della vita (mariti) e ingrate ai buoni gesti. Se siete benevolenti ad una di loro per tutta la vita e lei vede qualsiasi cosa (di indesiderabile) in voi, lei dirà ‘Non ho mai avuto nulla di buono da te.’”.

 

Bukhari Volume 1, Libro 6, Numero 301:


Narrato da Abu Said Al-Khudri:
Un giorno l’apostolo di Allah si recò a Musalla (per offrire la preghiera) o ‘ld-al-Adha o la preghiera di Al-Fitr. Quindi passò vicino a delle donne e disse, “O donne! Fate elemosina, perché io ho visto che la maggior parte degli abitanti del Fuoco eravate voi (donne).” Gli chiesero, “Perché questo, o apostolo di Allah?” Egli rispose, “Voi maledite frequentemente e siate ingrate ai vostri mariti. Non ho visto nessuno più mancante nell’intelligenza e nella religione di voi. Un uomo cauto e sensibile potrebbe essere sviato da una di voi.” Le donne chiesero, “O apostolo di Allah! Qual è la nostra mancanza nell’intelligenza e nella religione?” Egli disse, “Non è forse la testimonianza di due donne equivalente a quella di un uomo?” Loro risposero affermativamente. Egli disse, “Questa è la deficienza nella sua intelligenza. Non è forse vero che una donna non può pregare né digiunare durante il suo ciclo mensile?” Le donne replicarono affermativamente. Egli disse, “Questa è la sua mancanza nella sua religione.”

 

Adulterio

 

L’adulterio nell’Islam è un peccato capitale punibile con la lapidazione. Ma un musulmano può commettere adulterio con la sua governante o un’altra donna sposata se questi invade la sua città e la cattura in guerra.

 

“E tutte le donne sposate (vi sono proibite) tranne quelle (prigioniere) che la vostra mano destra possiede.” (C.4:24)“In vero prospereranno i credenti, quelli che sono umili nell’orazione, che evitano il vaniloquio, che sono attivi in atti di carità; e che si mantengono casti, eccetto con le loro spose e con le schiave che la loro mano destra possiede – e in questo non sono biasimevoli, mentre coloro che desiderano altro sono i trasgressori.” (C.23:1-7)

 

Varie

 

“O voi che credete! Non prendete gli Ebrei o i Cristiani come vostri amici; sono amici gli uni degli altri; e chi fra voi li prende per amici è uno di loro; certamente Allah non guida la gente ingiusta.” (C.5:51)

 

“E quando il tuo Signore ispirò agli angeli: « Invero sono con voi: rafforzate coloro che credono. Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi!” (C.8:13)

 

“Combatteteli finchè non ci sia più politeismo, e la religione sia tutta per Allah. Ma se desistono, ebbene, Allah li osserva attentamente.” (C.8:40)

 

“Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati.” (C.9:29)

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Feb 15 2009

Chi sono i palestinesi? Probabilmente discendono da ebrei convertiti all’Islam

Category: Popoli e nazioni,Religioni e rasiegiorgio @ 14:42

 

da “TRIESTE Oggi” Sabato, 5 ottobre 2002 LE INTERVISTE di ANTENNA 3

di Paolo Zeriali

 

PARLA IL RABBINO GOLDSTEIN, PRESIDENTE DELLA SCUOLA TALMUDICA DI TRIESTE 


 

 Siamo in compagnia del rabbino Marcello Goldstein, presidente della Scuola talmudica dl Trieste. 

Proprio in questi giorni alla Risiera si tiene un convegno (con annessa mostra) sul Talmud, che  è un testo importante della tradizione ebraica, ma certamente poco conosciuto al grande pubblico. 

Tanto che in vari interventi, soprattutto ad opera di correnti di pensiero antisemite, questo libro viene pesantemente attaccato. In particolare, lo si considera un testo “razzista”, nel quale si afferma la superiorità degli ebrei rispetto agli altri popoli. Quasi una manifestazlone di odio nei confronti degll altri. 

 

Che c’è di vero? 
 

 

Il Talmud, per quelli che lo conoscono, rivela una faccia completamente diversa.  

Il Talmud in sintesi è il contratto di lavoro fra Dio e il popolo ebraico per dare un servizio all’umanità. 

Anzi, l’ebreo viene visto come sacerdote e servo dell’umanità in questo culto cosmico al Creatore. Quindi non è assolutamenle legato ad alcun tipo di razzismo.

 

 La superiorità degli ebrei? 
E’ soltanto nel servizio

 

 Nelle traduzioni di certi passi, riportate su alcuni siti Internet. si afferma che l’ebreo è un uomo e il non ebreo  un animale dalle sembianze umane. 

Queste cose sono effettivamente contenute nel Talmud?

 

 Se si trae una frase isolata da un testo antico come questo, di una civiltà diversa dalla nostra, è facile tirare qualsiasi tipo di conclusione. 

Molto spesso il Talmud cita fonti ancora precedenti. 

Si sa che il gioco di estrarre da un testo antico una citazione, poi costruirci sopra un altro significato è facile. 

Come ho detto prima, se si parla di una superiorità dell’ebreo questa è solo nel servizio. 

Assomiglia in qualche modo alla superiorità del clero. 

Anche il clero viene odiato in qualche modo per questa sua distinzione e superiorità, ma il clero ci tiene a dire che è una superiorità di servizio. Quindi è molto simile a quella del popolo ebraico. 
 

 

Un’altra accusa che viene spesso mossa agli Ebrei è quella di essere una sorta di società chiusa. 

Si dice che uno può diventare cristiano, musulmano o marxista, ma non può diventare ebreo se non è nato in tale comunità. 
 

 

Anche questa idea non è assolutamente presente nell’ebraismo. 

L’ebraismo è un’etnia generata da questo servizio. 

Il servizio divino che l’ebreo si assume, anche chi è di origine non ebraica e prende su di sé questi precetti, poi è portatore di questo. 

Ha degli impegni che si trasformano in una specie di appartenenza etnica. Di fatti, se si può paragonare l’ebraismo a qualcosa, assomiglia molto di più ad un partito. 

I figli dei comunisti sono comunisti anche se non lo hanno scelto. 

Però i comunisti tipici sono quelli che hanno scelto di esserlo. 

Così anche nell’ebraismo è la stessa cosa. 

Chi ha scelto di essere ebreo è l’ebreo. 

Si è visto nelle generazioni che l’ebraismo è suggellato sempre da una scelta ad un certo punto della vita. 

Si potrebbe dire che l’ebreo è chi vuole esserlo.

 

 Non è necessario nascere ebrei, si può diventarlo

 

 Quindi se un palestinese volesse convertirsi all’ebraismo, potrebbe farlo? 
 

 

Ci sono vari palestinesi che si convertono. 

Il fatto non viene molto divulgato, ma ci sono continuamente palestinesi che si convertono”. 

 


 Possono diventare ebrei a tutti gli effetti? 


 

Hanno tutte le caratteristiche degli ebrei e sono completamente alla pari. 

Certo, chi è ebreo di vecchia data se ne vanta ed in qualche modo tende a farne un blasone di nobiltà, ma ciò non perché l’ebraismo non conceda al proselita una parità totale. 


 

Ma ci sono tentazioni di tipo razzista nel mondo ebraico? 


 

Come in tutti i gruppi. Ovunque ci sono le buone famiglie, le antiche famiglie, anche in America dove tutti sono lì da poche generazioni. 

Ma il proselita che entra ha veramente tutti i diritti degli altri ebrei. 


 

Se l’ebraismo non è un’etnia, allora perché non è possibile annettere i territori occupati di Gaza e Cisgiordania dando a tutti i palestinesi la cittadinanza israeliana,  per metterli sullo stesso piano dei loro vicini ? 

 

Qui bisogna distinguere. Se davvero tutti i palestinesi diventassero ebrei a tutti gli effetti, non ci sarebbe nessun problema. 

Se c’è invece un ostacolo oggi ad annettere i Territori e quindi la popolazione araba che vi abita, questo è la paura che Israele non sia più uno Stato a maggioranza ebraica. 


 

Quindi c’è un timore di perdere l’identità. 
 

 

Ovviamente ci sarebbe la paura che Israele diventi un altro paese musulmano. Di paesi musulmani ce ne sono tanti, di ebraico ce n’é uno solo. 

Se fossero arrivati 10 milioni di ebrei della diaspora sicuramente le cose sarebbero andate diversamente: i Territori sarebbero stati annessi e tutti avrebbero ottenuto la cittadinanza israeliana. 

Di questo non ho nessun dubbio”.

 

 Come per i musulmani, anche per noi la base della società è la coppia, non l’individuo

 

 Si dice che per quanto riguarda la concezione del rapporto uomo-donna ci sono delle similitudini tra ebrei e musulmani. 

Può sembrare una cosa strana, visto che oggi siamo portati a considerare Israele come un paese totalmente occidentalizzato e proprio per questo molto diverso dalla  realtà araba. 
 

 

C’è una similitudine di fondo molto forte per il fatto che la cellula fondamentale della società non è considerata l’individuo, ma la coppia e la famiglia. 

La coppia feconda nell’ebraismo e nell’Islam sono considerati il mattone della società. 

Questo crea una grossa diversità con la concezione occidentale che invece è basata sull’individuo. 
 

 

E quindi chi attenta alla solidità della coppia . . . 
 

 

L’elemento singolo che può attentare alla coppia, viene visto con nessuna simpatia. 

Questo è identico nel mondo islamico e nel mondo ebraico ortodosso”. 


 

 E si dice anche che gli ebrei possono pregare in una moschea. 


 

 Questo è un altro segno della nostra grande vicinanza. 

La moschea non viene considerata una sede di culto estraneo per gli ebrei, mentre pregare in una chiesa dove ci sono delle statue ed altre cose viene considerato un problema.

 

In una moschea possiamo pregare, in una chiesa no

 

Questo per l’assenza di immagini? 
 

 

Per tutta una serie di cose, anche per lo stesso tipo di culto sacerdotale. 

C’è l’Eucarestia, ci sono certi tipi di cose che impediscono ad un’ebreo di pregare in una chiesa. 

In una moschea non c’è assolutamente problema”. 

 

Il Talmud ha avuto pochissime traduzioni. La prima mi sembra sia stata in lingua tedesca, poi in inglese e adesso si sta facendo in italiano. Se uno vuole conoscere questo testo senza studiare l’ebraico, che può fare? 


 

 Non è l’ebraico la lingua del Talmud. 

E’ stato scritto in dialetti aramaici e babilonesi dell’epoca, quindi è ancora più difficile. 

Ci sono state moltissime traduzioni parziali, ma la traduzione completa è stata fatta in Germania all’inizio del Novecento. 

E’ stata tradotta da un grande conoscitore del Talmud che aveva studiato nelle accademie lituane. 

Successivamente, la seconda per importanza, a cavallo della seconda guerra mondiale, è stata l’edizione in inglese.

 

Cinque secoli fa il Talmud si pubblicava in Italia, poi vennero i roghi . . . 

 

 E in italiano? 
 

 

Ci sono state traduzioni di varie parti, però non si è andati neanche vicino alla traduzione completa. 

Nel nostro sito (www.chavruta.net), cerchiamo di dare delle pagine intere con un certo ritmo. 

E’ molto difficile, ma abbiamo tradotto buoni pezzi di Talmud, speriamo di arrivare a finirlo”. 


 

 Il ruolo del Talmud nella cultura mitteleuropea è il titolo del convegno che si svolge alla Risiera. 

Qual è stato questo ruolo e quale potrebbe essere nell’Europa che si sta ricomponendo? 


 

Il  ruolo de1 Talmud nella cultura europea è stato grandissimo, ma è come il nostro fiume Timavo: ha un ruolo sotterraneo, in quanto non bisogna dimenticare che il Talmud è stato perseguitato pesantemente, messo all’indice e bruciato. In ltalia neI’1553 ci sono stati i roghi del Talmud. 


 

 Perché? 

 


 All’inizio della Controriforma, in effetti, tutte le cose che potevano dare adito ad uno studio indipendente ed autonomo di testi sacri venivano colpite. 

Gli ebrei che studiavano in modo autonomo testi sacri erano nel mirino. 

Fino alla metà del 1500 il Talmud viene stampato in Italia, che è la patria dei suoi studiosi. 

Dopo i roghi, il Talmud non viene più edito in Italia e la “corona” del Talmud passa nel centro Europa. 

La troviamo particolarmente nella Polonia, in Lituania, nella Bielorussia. Lì ci sono proprio le cattedrali del Talmud.

 

Le analisi del Dna dimostrano che abbiamo gli stessi cromosomi dei palestinesi

 

 Tornando al rapporto tra arabi ed ebrei, sembra che siano state fatte delle analisi del Dna dalle quali risulta che tra israeliani e palestinesi ci sia poca differenza. E’ vero? 
 

 

Il cromosoma Y, che è tipico del maschio, dalle analisi risulta essere molto simile tra gli ebrei di varie provenienze: quelli biondi della Polonia, gli yemeniti dalla carnagione scura, quelli del Marocco, ecc. 

E i palestinesi risultano avere lo stesso cromosoma Y. 

 

Questo cosa significa? 
 

 

Potrebbe significare quello che da tanti è stato detto: il nucleo centrale della popolazione palestinese sarebbe la popolazione rurale che i romani non erano andati a cacciare dai singoli villaggi e che con l’avvento dell’Islam fu islamizzata. 


 

 Quindi una popolazione . . . 


 

 Una popolazione dal punto di vista razziale di origine ebraica più pura degli stessi ebrei, di origine totalmente abramica. 

I cromosomi di Abramo si trovano nei palestinesi. 
 

 

Arafat potrebbe avere un’origine ebraica? 
 

 

Senz’altro.

 

 Ogni giorno che passa Israele si avvicina sempre più al mondo arabo

 

 Nel Terzo Mondo si accusano gli ebrei di essere alleati di ferro dell’occidente. 


 

 Se uno riesce ad ascoltare la radio israeliana e a leggere la letteratura israeliana moderna si accorge che avviene esattamente l’opposto. 

C’è un avvicinamento continuo ai popoli circostanti dell’Oriente. 

Ogni giorno che passa Israele diventa sempre più orientale”. 


 

 Nonostante gli autobus che esplodono e tutte le tragedie? 


 

 E’ una tendenza inarrestabile e naturale. 

C’è una naturale simpatia, un normale avvicinamento tra i popoli, senza contare che anche i rapporti in realtà fra la popolazione araba e quella ebraica sono cordiali. 

Sorprendono i veri rapporti rispetto a quelle che sono invece le posizioni delle varie organizzazioni, del governo israeliano. 

La gente è molto più vicina di quello che si immagina soprattutto per il fatto, che non bisogna dimenticare, che una grossa parte della popolazione israeliana viene dai paesi islamici e quindi è di cultura islamica. 

Tutti gli ebrei che sono venuti dal Marocco dallo Yemen, dalla Libia e dalla Tunisia 
sono ebrei di ambiente e cultura musulmana.

 

 L’Islam non rifiuta la presenza del popolo ebraico

 

 Qualcuno dice addirittura che gli Israelani potrebbero convertirsi all’Islam e in un futuro più lontano entrare nella Lega araba. 


 

 Anche senza convertirsi all’Islam. L’Islam contempla la presenza del popolo ebraico e non lo rifiuta. 

Ci sono molte invettive nel Corano contro il popolo ebraico, però il Popolo del Libro è anche rispettato”. 

 


Proprio queste invettive del Corano (che peraltro non sono mai razziste, perché non sono rivolte all’intero popolo) possono aver ingenerato negli ebrei una paura per la diffusione dell’Islam e per la sua presenza in Occidente? 


 

 Io escluderei assolutamente che gli ebrei abbiano paura dell’Islam. Forse sono gli unici a non averne paura. Sono gli unici ad essersi misurati da sempre con questa realtà. 

Penso che se l’Islam è un problema per qualcuno, questo sia per l’Occidente e non certo per gli ebrei. 

Gran parte della crisi che attualmente viviamo è determinata anche da tante scelte politiche, soprattutto da parte dei leader dei paesi islamici. Penso al problema della Siria, che è grossissimo. 

L’Egitto e la Giordania sono riusciti a trovare una via per regolare i rapporti con Israele. 

Si vede che la Siria non ci riesce. 

Però si sa che la Siria ha un regime molto duro al proprio interno, con una limitazione feroce delle libertà personali, quindi è un problema a livello di leadership. 

Quando viene trasmesso con un’opera di fanatizzazione della popolazione si hanno fenomeni veramente gravi.

 

 

Fonte: srs di Paolo Zeriali, da “TRIESTE Oggi” Sabato, 5 ottobre 2002 LE INTERVISTE di ANTENNA 3

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