Si dai tempi pre-dinastici, gli antichi Egizi andavano nella Penisola del Sinai per via terrestre, o attraversando il Mar Rosso, alla ricerca di minerali. I loro obiettivi principali erano il turchese e il rame, che si estraevano in quei luoghi.
Gli archeologi che esaminano le tracce, risalenti 8000 anni fa, hanno concluso che i più antichi insediamenti conosciuti nel Sinai sono proprio quelli dei minatori.
Verso il 3500 a.C. furono scoperti i filoni di turchese a Serabit Al-Khadim. Circa 500 anni dopo, gli Egizi controllavano il Sinai ed avevano avviato una rete di operazioni minerarie a Serabit Al-Khadim, per estrarre grandi quantità di turchese. I materiali erano portati per il Wadi Matalla al porto di Al-Markha, a sud dell’attuale villaggio di Abu Zenima, e poi salpavano per mare.
Il turchese era molto apprezzato e divenne parte di un simbolismo rituale nelle cerimonie religiose dell’antico Egitto. In esso erano intagliati scarabei sacri e gioielli, o se ne facevano pigmenti per dipingere statuette, mattoni e bassorilievi sui muri.
Per estrarre il turchese, gli Egizi praticavano ampie gallerie nella montagna. All’entrata erano scolpiti i ritratti dei Faraoni regnanti, come simbolo dell’autorità dello stato d’Egitto su quelle miniere.
Un tempio dedicato alla Dea Hathor fu costruito durante la XII Dinastia, quando Serabit Al-Khadim era il centro delle miniere di rame e di turchese ed un fiorente centro commerciale. E’ uno dei pochi monumenti faraonici conosciuti nel Sinai, è diverso da altri templi del periodo, contiene un gran numero di bassorilievi e di steli che presentano le date delle diverse missioni arrivate per estrarre il turchese nell’antichità, col numero dei membri e la durata di ciascuna missione. Da una dinastia all’altra il tempio era ampliato e abbellito, e gli ultimi ampliamenti ebbero luogo durante la XX Dinastia.
Per raggiungere il tempio occorre attraversare una sequenza di 14 blocchi perfettamente intagliati, che formano un’anticamera, ed un piccolo pilone prima di raggiungere il cortile centrale. Alla fine del cortile c’è il santuario con due grotte, dove gli dei Hathor e Sopdu erano adorati, e rimangono le loro immagini. Questa parte era accessibile solo ai sacerdoti del Faraone. Purtroppo, un tentativo britannico, nel periodo coloniale (sec. XIX), per riaprire le miniere, distrusse alcuni bassorilievi.
Il sito di Serabit Al-Khadim, posto su una montagna a quasi 900 m di altitudine, fu scoperto dall’archeologo inglese Flinders Petrie nel 1905. Petrie scavò alcune sculture, steli e oggetti sacrificali dell’epoca di Senefru (IV Dinastia).
Petrie trovò anche tracce di scrittura Proto- Sinaitica, una specie di antenato dell’attuale alfabeto. Quegli scritti, insieme ai geroglifici, indicavano i nomi dei minatori ed i loro lavori. Poi si sviluppo la scrittura alfabetica detta Proto-Cananea.
Il tempio di Serabit Al-Khadim ha una doppia serie di steli che conducono ad una cappella sotterranea, dedicata alla Dea Hathor. Molti erano i templi o santuari della Dea Hathor che, tra i propri attributi, era la patrona dei minatori di rame e di turchese. Come abbiamo visto, la prima parte del tempio di Hathor, che ha un cortile frontale ed un portico, è datata alla XII Dinastia e risale probabilmente al Faraone Amenemhet III, quando le miniere erano molto attive.
Diversi dipinti raffigurano Hathor nell’ascensione al trono nuovo Faraone, e nella sua divinizzazione. In una scena Hathor allatta il Faraone. In un’altra Hathor offre al Faraone il simbolico ankh, chiave di vita.
Il tempio fu poi ampliato durante il Nuovo Impero, niente di meno che dalla Regina Hatshepsut, insieme a Tuthmosis III e Amenhotep III. Fu un periodo di rinascita per le miniere, dopo un temporaneo declino durato nel secondo Periodo Intermedio. Non sono comuni questi tipi di ampliamento dei templi, ad ovest della struttura primitiva.
A nord del tempio c’è un santuario dedicato ai Faraoni divinizzati. Lungo un muro sono disposte numerose steli. Più a sud del tempio principale c’è un santuario più piccolo dedicato a Sopdu, dio del Deserto Orientale.
Attualmente è in corso il restauro e lo studio di tutto il sito, per renderlo visitabile ai turisti. Mohamed Abdel-Maqsoud, capo dell’amministrazione centrale delle antichità del Basso Egitto, ha detto che i restauri ripuliranno tutti i muri ed i rilievi. Saranno inoltre consolidati e rinforzati i rilievi, i colori dei dipinti e le strutture di fabbrica. Il restauro sarà compiuto dalla SCA, con la collaborazione documentaria e tecnica della CULTNAT.
Zahi Hawass, segretario generale della SCA, ha detto che ogni scoperta sarà fotografata, disegnata e videoripresa su tutti i lati e poi sarà ricollocata nella sua posizione originaria. Sarà inoltre predisposto un progetto di gestione del sito.
di Nevine El-Aref (26 Febbraio 2009)
Fonte: Al-Ahram Weekly ondine/link:http://weekly.ahram.org.eg/2009/936/he1.htm/ la porta del tempo.