Verona, 7 luglio 1973
Il giorno 3 aprile di quest’ anno, (1973) dovevo comunicare alle superiori autorità tutorie che Castel Sottosengia, il castelliere protostorico meglio conservato di tutta l’Italia, era stato completamente e irrimediabilmente distrutto presso Breonio *) per lasciar posto ad una cava di pietre.
Fortuna volle che Roberto e Daniela Zecchini – pochi giorni prima dello scempio – avessero accuratamente ripreso i resti monumentali sicché il cortometraggio, intitolato poi « C’erano una volta i castellieri… », è oggi un preziosissimo documentario ammonitore per quanti sta a cuore la salvaguardia di quel poco che ormai rimane, anche in provincia di Verona, a testimonianza delle civiltà trascorse.
Il 27 dello stesso mese (aprile) segnalavo all’ Archeoclub di Verona il grave pericolo di distruzione incombente sul Castelliere di Colognola ai Colli e domenica 29 un gruppo di soci, salito al Castejon, poteva constatare che già una muraglia del complesso era stata spianata per lasciar posto ad una larga strada; al centro di questa erano visibili, in terreno archeologico, le tubazioni per condutture di notevoli capacità.
Al rientro dal sopralluogo mio figlio Alberto comunicava che – tra l’altro – aveva preso le foto di un “ liscione” basaltico messo in luce dalla ruspa affermando che sulla roccia, deturpata dai cingoli ferrati, erano ancora ben visibili molte “ coppelle”. Tornato sul posto per constatare la veridicità delle affermazioni, la roccia basaltica era già scomparsa sotto un alto strato di massicciata.
Nell’attesa dello sviluppo della pellicola, il 2 maggio, comunicai la lottizzazione del Castelliere a Verona e a Padova: la Sovrintendenza incaricò immediatamente la dotto Alessandra Aspes conservatrice per la preistoria al Museo di Verona e l’assistente volontario e ispettore onorario alle antichità Leone Fasani di compiere alcuni saggi di scavo effettuati dall’ 11 giugno a circa la fine dello stesso mese.
Mentre si attendeva l’esito degli scavi, mio figlio Alberto potè mostrare ai soci dell’ Archeoclub di Verona la diapositiva delle incisioni rupestri. Trattasi palesemente di una grande pietra a “ coppelle “- orientata verso levante – che, se non si provvederà in tempo, finirà sotto l’asfalto. Effettivamente dovrebbe essere proprio questa pietra il punto di partenza per ulteriori scavi e ricerche nell’ ampia zona archeologica che si vuoI destinare alla speculazione edilizia.
Non essendo stato invitato agli avvenuti saggi di scavo ho creduto opportuno presentare questa “memoria” affinché un domani non si possa dire che, chi scrive, dopo tanto affannarsi, ha dimenticato i suoi doveri di cittadino e di modesto dipendente dal Ministero della Pubblica istruzione.
Giovanni Solinas Verona, 7 luglio 1973
*) Ricordo che al 10 Congresso Internazionale di Preistoria e Protostoria Mediterranea tenutosi nel 1950 il prof. Franco Zorzi concludeva una sua nota preliminare su Castel Sottosengia con le parole: « Con la campagna di scavo che mi propongo di effettuare nel prossimo mese di giugno valendomi anche dei contributi avuti dal C.N. delle Ricerche e dalla Soprintendenza di Padova, intendo portare a buon punto l’esplorazione del Castelliere, acquistare il poco terreno boschivo sul quale sorge, ricostruire completamente, dove è scientificamente possibile, almeno una capanna, recingere infine la zona archeologica ed affidarla ad un custode abitante nei pressi perchè non vada perduto un rarissimo cimelio dell’architettura protostorica in Italia».
Cosa altro aggiungere dopo ventitre anni?
Fonte: da srs di Giovanni Solinas, da L’altare sotto l’asfalto