Mar 03 2009

Mayatt la figlia di Akhenaton

Category: Bibbia ed Egittogiorgio @ 09:15

Chi regnò in Egitto nel breve periodo (4 anni circa) intercorso tra i regni di Akhenaton (1357-1342) e Tut Ankh Amon (1337-1328)? 

 

Uno dei misteri, su cui si sono cimentate generazioni di egittologi e che si inserisce in un periodo travagliato eppure insolitamente ricco di testimonianze, potrebbe essere risolto dalla competenza e dall’acribia investigativa di Marc Gabolde, già ricercatore al prestigioso Institut Français d’Archéologie Orientale del Cairo.
Fin dagli albori della ricerca egittologia grazie a un’iscrizione nella Tomba Tebana 339 (nella Valle dei re a Luxor) fu conosciuto il nome di Ankhkeperure Neferneferuaton, un sovrano non attestato altrove e troppo presto e quasi passivamente associato a Semenkhkare: costui non ben identificato (per molti figlio dello stesso Akhenaton e della regina Nefertiti, per altri di provenienza straniera) era comunque ritenuto essere stato il solo successore di Akhenaton e predecessore di Tut Ankh Amon, l’unico sovrano a sedere sul trono tra i due più famosi.

 

Gabolde ha fatto dapprima notare che – cosa riconosciuta da quasi tutti i ricercatori – Akhenaton a partire dall’ultimo anno del proprio regno associò qualcuno a condividere con lui il comando in una coreggenza destinata ad aprire a costui prima o poi le porte del potere assoluto: alcune stele e un calco per scultura, conservato al Museo egizio del Cairo (n. 59294), ritraggono Akhenaton nell’atto di esercitare il comando supremo insieme a qualcuno, appunto a un suo correggente. 

Ma chi poteva essere costui? 

Gabolde è stato messo sulla buona strada da quella che a suo dire è la fonte maggiormente credibile: la fitta corrispondenza tra la cancelleria regia del Faraone e le corrispettive cancellerie dei popoli dell’Antico Vicino Oriente. 

Sono 380 tavolette in argilla, scritte per lo più in accadico, ma anche in assiro, in ittita e in urrita; si tratta di documenti, che riportano relazioni diplomatiche, politiche e commerciali tra l’Egitto e i vari popoli stanziati in area mediorientale. Si può evincere dall’analisi sistematica dell’intero ‘corpus’ che in una prima fase Akhenaton ha gestito il rapporto con i Paesi limitrofi con l’aiuto di un alto funzionario di una certa età ed esperienza (chiamato Tutu e forse di origine ittita), ma che in un momento successivo, deluso dall’operato di Tutu, avrebbe associato nella gestione della propria politica estera la propria figlia Merytaton (ne dà notizia un comunicato ufficiale stilato per volontà del re di Babilonia, che allude a Mayatt, appunto figlia del faraone egizio): quindi Merytaton, che doveva avere non più di 17 anni (per alcuni solo 13-14), divenne la rappresentante diplomatica del padre e fu da lui associata nel regno come ‘sposa regia’.

 

Sarebbe stata allora Merytaton, secondo lo studioso francese, a succedere a Semenkhkare, il cui regno seguì quello di Akhenaton, ma durò un anno solo (così indicherebbe un’etichetta di una giara per vino). Merytaton con i nomi, che abbiamo visto sopra, restò al potere per tre anni: alla sua morte fu nominato faraone d’Egitto Tut Ankh Amon, favorito anche dal fatto che sposò Ankhesenamon, a sua volta sorella di Merytaton e da questa associata nell’esercizio del comando quale ‘sposa regia’.
L’intuizione di Gabolde, supportata da una disamina approfondita delle fonti archeologiche e confluita nei volumi “D’Akhenaton à Toutankhamon”e “Akhenaton: du mystère à la lumière”, entrambi per Gallimard), ha il pregio di trovare una soluzione e di fornire una cronologia plausibile. Inoltre, se le cose stessero così, verosimilmente durante il regno di Merytaton si sarebbe verificato il ripristino del politeismo tebano.
Secondo gli studiosi infine una relazione con il periodo di Merytaton e con le regine sue sorelle potrebbe avere la sepoltura (Kings Valley 63) rinvenuta nel febbraio 2006 a pochi metri dalla tomba di Tut: sicuramente un laboratorio per la mummificazione in una fase successiva, originariamente la nuova tomba sarebbe potuta essere destinata alle principesse imparentate con Akhenaton e Tut Ankh Amon, successivamente per motivi di sicurezza traslate in una cachette.

 

 

Fonte: rsr di Aristide Malnati;  Il sole 24 ora 5 marzo 2007


Mar 02 2009

Pasquale Forte: il comasco che fa il pane con la farina del 1400

Category: Alimentazione e gastronomiagiorgio @ 20:02

Nel suo podere in Val d’Orcia di Siena, Pasquale Forte è riuscito a far germogliare i chicchi custoditi nella Banca dei semi.

Montezemolo l’ha insignito del «Ferrari Technology Award», ma lui sta lavorando per ripopolare un borgo medioevale

Nella sua azienda, in quel di Orsenigo, la Eldor Corporation, 35 anni di storia e 250 dipendenti, hanno inventato le “bobine intelligenti” che sono riuscite a risolvere il più grande cruccio di Luca Cordero di Montezemolo: la “detonazione” nei motori delle sue Ferrari.

Il colpo di genio è valso all’azienda comasca il «Ferrari Technology Award» che nelle motivazioni scrive: «…per l’innovativo progetto correnti ionizzanti che ha contribuito al miglioramento delle performance delle vetture Ferrari».

Lui, il premio è andato a ritirarlo, ma il giorno successivo è tornato in Val d’Orcia di Siena, perché lì, dove i motori delle Ferrari non si sentono, sta facendo crescere un granoturco spuntato da una manciata di semi del 1400, scovata alla Banca dei semi di Foggia.

Continua a leggere”Pasquale Forte: il comasco che fa il pane con la farina del 1400″


Mar 02 2009

SCRITTE TROVATE IN GIRO PER NAPOLI

Category: Monade satira e rattatuje,Regno delle Due Siciliegiorgio @ 16:09

(Panettiere)  – “QUANDO VI DIVENTA DURO VE LO GRATTUGIAMO GRATIS, MA META’ CE LO TRATTENIAMO”

 

(Vendite immobiliari) (in una palazzina in vendita con officina artigianale sul retro)  – “SI VENDE SOLO IL DAVANTI, IL DIDIETRO SERVE A MIO MARITO”

 

(Mobiliere)  –  “SI VENDONO LETTI A CASTELLO PER BAMBINI DI LEGNO”

 

(Mobiliere)  –   “SI VENDONO MOBILI DEL SETTECENTO NUOVI”

 

(Macelleria)  – “DA ROSALIA, TACCHINI E POLLI, A RICHIESTA SI APRONO LE COSCE”

 

(Macelleria) – “CARNE BOVINA, OVINA, CAPRINA, SUINA, POLLINA E CONIGLINA”

 

(Polleria)  –     “POLLI ARROSTO ANCHE VIVI”

 

(Polleria)  –    “SI AMMAZZANO GALLINE IN FACCIA”

 

(Polleria)  –    “SI VENDONO UOVA FRESCHE PER BAMBINI DA SUCCHIARE”

 

(Sfasciacarrozze)  – “QUI SI VENDO AUTOMOBILI INCIDENTATE MA NON RUBATE”

 

(Fioraio)  –  “SE MI CERCATE SONO AL CIMITERO … VIVO”

 

(Fioraio)  –  “SI INVIANO FIORI IN TUTTO IL MONDO, ANCHE VIA FAX”

 

(Abbigliamento)  –  “NUOVI ARRIVI DI MUTANDE, SE LE PROVATE NN LE TOGLIETE PIU’ “

 

(Abbigliamento)  –  “NON ANDATE ALTROVE A FARVI RUBARE, PROVATE DA NOI”

 

(Abbigliamento)  –  “IN QUESTO NEGOZIO DI QUELLO CHE C’E’ NON MANCA NIENTE”

 

(Abbigliamento bambini)  – “SI VENDONO IMPERMEABILI PER BAMBINI DI GOMMA”

 

(Autofficina)  – “VENITE UNA VOLTA DA NOI E NON ANDRETE MAI PIU’ DA NESSUNA PARTE”

 

(Autofficina)  –  “SI RIPARANO BICICLETTE ANCHE ROTTE”

 

(Ferramenta)  –  “SEGA ADUE MANI E A DENTI STRETTI:  5O EURO”

 

(Lavanderia)  –  “QUI SI SMACCHIANO ANTILOPI”

 

(Sul citofono caserma Carabinieri)  –  “ATTENZIONE PER SUONARE PREMERE, SE NON   RISPONDE NESSUNO RIPREMERE”

 

(Negozio di mangimi)  –  “TUTTO PER IL VOSTRO UCCELLO”

 

 

… MA COME FAREMMO SENZA I NAPOLETANI !!!!!

Tag:


Mar 02 2009

Ritrovati i frammenti mancanti del “Papiro Reale” di Torino

Category: Bibbia ed Egittogiorgio @ 13:20

Trovati i pezzi mancanti del Canone (o Papiro) Reale di Torino, conservato nel Museo Egizio a Torino. I frammenti non inseriti nella ricostruzione del papiro sono stati ritrovati nei sotterranei del Museo, dove giacevano dimenticati da oltre mezzo secolo. Una nuova ricomposizione dei frammenti sarà forse operata a Londra, a cura di specialisti del British Museum

Il Canone (o Papiro) Reale di Torino è un elenco di sovrano defunti dell’antico Egitto in onore dei quali si continuava a officiare i riti funerari in determinati templi e santuari. Elenchi analoghi sono la Lista di Abydos, la Lista di Karnak e la Lista di Saqqara. Tutte queste fonti risalgono al Nuovo Regno (XVIII-XX dinastia, circa 1551-1306 a.C.).

La più importante è la Lista di Abydos. E’ incisa sulle pareti del grande tempio di Sethi I (circa 1304-1290 a.C.), secondo sovrano della XIX dinastia, ad Abydos, e raffigura questo re, accompagnato dal figlio maggiore Ramesse, futuro Ramesse II, in atto di fare offerte a 76 re che considera come suoi antenati, ognuno rappresentato da un cartiglio. I cartigli vanno dalla I alla XIX dinastia e iniziano con quello di Meni, fondatore della I dinastia.

La Lista di Karnak è incisa nel grande tempio di Amon a Karnak (Luxor) e risale al regno di Tuthmosis III (circa 1490-1436 a.C.), sesto sovrano della XVIII dinastia. In origine conteneva 61 nomi reali, dalla III dinastia al Tuthmosi citato, una cinquantina dei quali sono ancor oggi leggibili in parte o per intero. Questo elenco, poiché cita sovrani omessi dalle altre Liste, è molto interessante, ma ha il difetto di non collocare i re nell’esatto ordine cronologico.

La Lista di Saqqara fu scoperta nel 1861 nella tomba di un costruttore di Menfi e in origine recava i cartigli di 57 sovrani, ai quali Ramesse II, (circa 1290-1224 a.C.), loro discendente, rendeva onore. A causa di guasti alla parete si é però ridotta a 47 cartigli, che vanno da quello di Semerkhet, sesto sovrano della I dinastia, a quello di Ramesse II.

Il Canone Reale di Torino, conservato nel Museo Egizio a Torino, è la più importante fra le fonti scritte di cui disponiamo per delineare le cronologie del Periodo Protodinastico, dell’Antico Regno e del Primo Periodo Intermedio. E’ stato redatto in Ieratico sul retro di un papiro giù usato, sotto il regno di Ramesse II (circa 1297-1212 a.C.); e contiene i nomi di numerosi dèi e semidèi che avrebbero regnato in Egitto prima della fondazione dello Stato Faraonico, e numerosi altri nomi di re, appartenenti a tutte le dinastie comprese fra la I e la XVIII. Per ogni re, indica la durata del regno e distribuisce i re nelle dinastie. In origine andava a ritroso fin oltre la I dinastia, pertanto fino all’epoca dei Seguaci di Horus. Alcuni nomi di re predinastici dell’Alto o del Basso Egitto si sono conservati: Ptah, Ra, Shu, Geb, Osiride, Seth (sovrano al quale vengono attribuiti 200 anni di regno), Horus (300 anni di regno), Thoth (3.126 anni di regno), Maat (regina dell’Alto e del Basso Egitto, sposa del dio Thot). La sua importanza consiste nel fatto che non è stato redatto per celebrare un determinato sovrano, ma per elencare tutti i sovrani di tutte le dinastie, compresi quelli poco importanti e i presunti usurpatori. Sfortunatamente é mal conservato e presenta gravi lacune. Inoltre, le sue indicazioni non coincidono con quelle delle altre Liste, nè con la compilazione di Manetone. Talvolta vi sono indicati i nomi dei re, ma non la durata del loro regno, e viceversa.

Ritrovato intatto a Tebe nel 1822 dal diplomatico piemontese Bernardino Drovetti, il Canone Reale di Torino si è frammentato in centinaia di pezzi durante il suo trasporto in Italia ed è stato faticosamente ricostruito solo in parte nel 1938 dall’egittologo Giulio Farina. Alcuni dei frammenti che non sono stati inseriti nella ricostruzione sono minuziosamente riprodotti nella Tavola IX del volume Royal Canon of Turin, scritto nel 1959 dall’egittologo Alan Henderson Gardiner per l’Oxford Griffith Institute.

Per oltre 70 anni, nessuno ha mai osato mettere in discussione la ricostruzione di Farina e la sequenza dei regni da essa derivante.

Nel febbraio 2009, Richard Parkinson, inviato del “British Museum” presso il Museo Egizio a Torino, e la sua collega Bridget Leach, restauratrice di papiri, hanno chiesto di potere vedere i frammenti mancanti. E’ stata questa l’occasione per cercare quei frammenti, i quali, grazie all’intuizione di Elvira D’Amicone, egittologa del ministero italiano dei beni culturali, sotto stati infine rinvenuti in un armadio nei sotterranei del Museo, dove giacevano dimenticati da più di mezzo secolo. Alcuni erano stati inseriti tra due lastre di vetro affinchè potessero conservarsi meglio.

Dopo un primo esame dei frammenti rinvenuti è emerso che la ricostruzione del papiro fatta da Farina potrebbe essere erronea, con la conseguenza che la sequenza dei regni, in buona parte, potrebbe non essere quella che dovrebbe essere. E’ dunque possibile che i pezzi siano da ricollocare in un modo diverso e che all’elenco dei re conosciuti si debbano aggiungere nuovi nomi.

Secondo le notizie di stampa, inoltre, è possibile che un incarico per una nuova ricomposizione dei frammenti sia affidato agli specialisti del British Museum.

(19 Febbraio 2009)

 

Fonte: http://www.lastampa.it/la porta del tempo


Mar 02 2009

Angiolo Poli – EL ROARON DE BIOLCA

Category: Verona pensieri e parolegiorgio @ 12:57

La farnia della Carpanea

 

Vecio Roaron che te si nato in Biolca

vecio guardian de tuta la me vale,

chi è sta piantarte,là me bel gigante?

Maraveja de Vila,

co’ i rami grandi che te pende a ombrela,

te ghè la frasca che la ciapa on campo

e par sbrazarte ghe vol siè vilani.

Vecio Roaron de Biolca,

i me paesani tuti,

co’ i te ‘minzona pare chi s’ingrassa

e se i te guarda ghe se slarga el core.

Mi co torno da i campi a seretina

e che i to’ rami vedo spuntar fora

fra i salgari e le piope di stradèei,

gigante paronzon de la me vale,

mi te domando alora:

-qua gh’era la cità de Carpanèa?-

Carpanèa, Carpanèa…

Me lo disea me Barba

ch’el gera on vecio ch’el savea la storia,

ch’el gera on vecio ch’el gavèa del sale.

Roaron, vardete a torno:

fin che te po’ rivarghe,

chi ti te vedi campi, che te po’ vedar scoli

par tuti quanti i dossi,

par tuti quanti i loghi

che qua se ciama: Peagnon, Venezia Nova,

el Banco, e Lodeta e la Bepina

e passà via el Misserio

de là del Dugalòn,

fin che te vedi insoma, el me Roaron

i racolti che cresse come el fumo,

fin là ghe gera tuta Carpanèa.

No’ te lo se Roaron? epur l’è vera.

Me lo disea me Barba

che Carpanèa la gera piantà qua

al tempo dei Romani.

Ma scoltema Roaron,

la gera Carpanèa ‘na gran cità

e tuta a torno la gavèa i so muri

par salvarse co’ sucedea ‘na guera,

forti e giganti, come ti, roaron.

 

Angiolo Poli

 

 

Fonte:pellini/Upnews.it


Mar 02 2009

Angiolo Poli – TERA E VILANI

Category: Verona pensieri e parolegiorgio @ 09:32

Ecco come Angiolo Poli  descrive  i contadini del suo amato paese.

Un’immagine viva e vera di vita e lavoro agricolo di un mondo oramai scomparso e perduto, sottomesso dal potere di una tecnologia asettica  e priva di sentimento, che spazza via l’uomo e ogni convivialità 

 

Eviva i campi, eviva le staion!

le vache more e i vedelini in late,

i fiori, i pre, le case col veron,

le tortorine bionde apena nate.

 

Eviva le boarie e i bo’ a timon,

i mussi duri e le cavale mate

e tuti i osei ch’è nato col roaron

e tuti i rati che a sbrincà le gate.

 

Eviva i campi messi a la costiera

le bietole, le zuche, el formenton,

el fresco che se gode verso sera.

 

Eviva tuti quuei che ga passion

e che se gode de ruspar la tera.

Viva i vilani che no ga paron!

 

Angiolo Poli

 

 

Fonte: Luigi Pellini


Mar 01 2009

Superbia

Category: Artegiorgio @ 19:44

 

Colori freddi per la fredda Superbia, così presa d’amore di se stessa da credersi superiore fino al disprezzo degli altri ridotti a manichini ai suoi piedi.

Viso altero, sdegnoso, inavvicinabile, insolente. Occhi di ghiaccio. Tutto intorno diviene un deserto di solitudine.

La casa con piccole e poche finestre è torre e fortezza con feritoie, dove rinchiudersi e separarsi dagli altri.

Triste è il volto della Superbia incapace di uscire dal proprio “Io” e di andare verso l’altro, incapace di quella umiltà “ov’è perfetta letizia”, incapace della cordialità, che è rapporto con gli altri uomini a cuore aperto. Da lei, secondo Bernardo di Chiaravalle, dipende ogni altro vizio dell’uomo, perciò la si incontra nella più bassa delle sette cornici del Purgatorio dantesco, oppressa dal peso di pesanti macigni che curvano i peccatori sino a terra. È la prima delle sette “P” da cancellare per ascendere alla felicità del Paradiso.

Per Superbia Lucifero da Angelo divenne Demone precipitato negli Inferi. Per Superbia Adamo ed Eva furono cacciati dall’Eden. Per Superbia i tiranni di ieri e di oggi, accecati dall’orgoglio delle proprie ricchezze e del proprio potere, sono causa continua di ingiustizie, di distruzione, di morte. Intorno non hanno che una distesa di manichini: servi mutilati nello spirito, o ribelli martirizzati nel corpo.

Fonte: Mario Donizetti/arsmedia.net


Mar 01 2009

Conservatorio Lucio Campiani di Mantova: tesi di VINCENZO ROSE

Category: Scuola e università,Veja migiorgio @ 17:41

Lucio Campiani

Mantova 28 febbraio 2009 

Sala Ovale del Conservatorio Lucio Campiani di Mantova, Piazza Dante 1 

Ieri ho presenziato alla  relazione conclusiva della tesi di Vincenzo Rose.  Nulla di particolare,  se non altro che egli vi è arrivato dopo una lunga professione  d’insegnante di musica, di cantante, di regista,  dove il dottorato sarebbe, ed è stato, il compendio finale della sua lunga carriera professionale.  Una Laurea  che,  per le capacità e l’esperienza del candidato, avrebbe potuto ottenere benissimo per Honoris Causa: uno dei casi in cui il  giudicato rischia essere  di “spessore” superiore ai giudicanti.

Invece, per un meccanismo oscuro dello spirito  umano, tale momento è stato reso  più malagevole del dovuto.

La relazione della tesi è  parsa scivolare su una serie  di domande che trasmetteva   la sensazione  che erano rivolte più  a  dimostrare   lo scibile  dei docenti, che l’eventuale preparazione del candidato… ed, in alcuni casi, di “difficile comprensione” tale da far dire all’esaminando, in un paio di occasioni: “ma vuole sapere quello che dice la bibliografia, quello  ho trovato o quello che penso io?”.  Mi è rimasta impressa e mi sono annotata questa: “…non voglio metterla in difficoltà ma, siccome non ho letto la tesi, vorrei una spiegazione su…”.

Che la commissione abbia giudicato, diciamo,  in modo “travagliato, difficoltoso ed impegnativo” lo si è capito  benissimo alla fine,  quando, al momento della comunicazione del voto, chiamato il  candidato,  è stato  impedito e vietato l’accesso nell’aula a chiunque: praticamente hanno espulso tutti i presenti all’esame.

Più chiaro di così


Mar 01 2009

Invidia

Category: Arte,Pensieri e parolegiorgio @ 16:17

 

“Chi più infelice di costoro, che la vista della felicità altrui rattrista d’una pena che li rende più colpevoli? Se amassero quel bene che vedono negli altri e non possono avere, in certo modo l’amore glielo farebbe possedere”, 

così esortava già nel primo Millennio Gregorio Magno, con parole difficili da vivere nella vita quotidiana, in un mondo che esalta la ricchezza e lo splendore del potere.  Come non comprendere il patire della donna brutta, alla vista della raccolta interiorità della bellezza? Un moto d’invidia nasce istintivo ed aspro. Se la ragione non lo disciplina e domina, si inasprisce la pena lancinante. Si irrigidiscono i lineamenti del viso, si intristisce e incattivisce lo sguardo, si illividisce il corpo di luttuosa magrezza come tralcio sterile. Si nasconde l’Invidia con un velo nero e forse trama nell’ombra. Vorrebbe anche oscurare l’altra donna, quella a destra, serena e consapevole della propria bellezza, immersa in una luce chiara e distesa su un candido drappo. Nero e bianco. Il tema è prosciugato d’ogni scoria drammatica o patetica.

Fonte:  Mario Donizetti/arsmedia


Mar 01 2009

Primo Marzo Capodanno Veneto tradizione mai morta

Category: Veneto e dintornigiorgio @ 09:01

 

Il primo di Marzo: Cao d’ano Veneto, buon Capodanno Veneto a tutti.

L’anno vecchio e morto, da poche ore siamo nell’anno nuovo.

A scuola, come al solito, non ce l’hanno insegnato, ma nella tradizione veneta l’anno comincia il 1° Marzo. Gennaio e Febbraio sono sempre stati, per tutta la millenaria vita della Serenissima Repubblica, gli ultimi mesi dell’anno e non i primi. Ai “foresti” può sembrar strano, ma in realta’ ad essere strano Ë il calendario ufficiale, nel quale un mese che porta il nome di Settembre Ë il numero nove, Ottobre il decimo, Novembre l’undicesimo e Dicembre il dodicesimo. Se si fa cominciar l’anno con Marzo, tutto ritorna a posto come per incanto: Settembre il settimo mese, Ottobre l’ottavo, Novembre il nono, Dicembre il decimo. E poi, vi par concepibile che l’anno nuovo cominci con l’inverno, la stagione della morte rituale? L’antichità del Capodanno Veneto, come di quello cinese, si vede anche da questo, dal rispetto del ritmo naturale delle cose: l’anno nuovo sorge all’alba della Primavera, insieme alla vita che si risveglia.

La scuola italiana, dal fascismo in poi, ha cercato di far cadere nel dimenticatoio anche questa tradizione veneta, insieme a molte altre – denuncia Ettore Beggiato, storico esponente dell’autonomismo veneto – e oggi si arriva all’assurdo di vedere scuole, comuni, quartieri delle nostre citta’ che festeggiano e insegnano a festeggiare il capodanno cinese, nonchË le varie ricorrenze islamiche. Insomma pare che nell’Italia multietnica e multiculturale ci debba esser posto per tutto, tranne che per il Veneto, la lingua e le tradizioni venete. In realt‡, la tradizione del Capodanno Veneto non Ë mai morta, almeno nelle terre della Serenissima. Stanotte oltre venti comuni della pedemontana berica hanno spento le luci per ore, per offrire lo spettacolo dei mille falo’ del Brusamarzo, che bruciano l’anno che se ne va. In tutto l’Altopiano d’Asiago Ë tutt’ora usanza diffusa quella di “battere Marzo”, ma anche nel Padovano e nel Trevigiano le feste locali per “ciamar Marzo” non si contano.

Da ricordare anche l’impegno di Bepi Segato, già ambasciatore dei Serenissimi e scrittore di cose venete e non solo. Il suo “Comitato per le Belle Costumanze”, dopo aver contribuito a diffonderne l’usanza, attuava una colletta per finanziare spot in ben nove televisioni regionali.

Secondo la tradizione veneta – spiegava Segato – la festa per il Capodanno del 1 Marzo non dura soltanto un giorno. Gli auguri si fanno gli ultimi tre giorni di febbraio, cioe’ gli ultimi giorni dell’anno, e si va avanti fino al nono giorno di Marzo. Batter Marzo, o brusar Marzo, o ciamar Marzo significa risvegliare l’anno nuovo, la vita addormentata, perche’ si ridesti. 

I rumorosi riti del “Battimarzo”, anche nella versione moderna del “Claksa- Marzo” da qualche anno stanno tornando a imperversare in Veneto e in Friuli. Cortei di carri, di auto, con codazzi di bambini che battono pentole e coperchi, percorrono le vie dei paesi della campagna tra Padova, Treviso, Vicenza e Venezia, e cominciano a spuntare anche nelle citta’. Molti – spiegava Segato – ricordano la festa del Battimarzo, specie le persone in eta’, ma credono che si tratti di un rito cosÏ, una specie di festa di primavera. Pochi sanno che nell’usanza del Battimarzo sopravvivono i festeggiamenti per il Capodanno Veneto. Per questo noi siamo impegnati non solo a far festa in tutto il Veneto, ma vogliamo anche aiutare i veneti a riprendere coscienza del significato di questa tradizione, a riappropriarsi del Capodanno. L’usanza si diffonde rapidamente: con tutti i veneti che ci sono in giro per il mondo – la profezia di Segato entro qualche anno, il Capodanno veneto sara’ famoso come quello cinese, e diventera’ un’attrazione turistica.

 

Fonte: NR – tradizione veneta


Mar 01 2009

Buon anno a tutti.

Category: Veneto e dintornigiorgio @ 01:16

 

Primo di Marzo: buon Capodanno Veneto a tutti. 

Il 2008 è morto, siamo nel 2009.


« Pagina precedente