Chi regnò in Egitto nel breve periodo (4 anni circa) intercorso tra i regni di Akhenaton (1357-1342) e Tut Ankh Amon (1337-1328)?
Uno dei misteri, su cui si sono cimentate generazioni di egittologi e che si inserisce in un periodo travagliato eppure insolitamente ricco di testimonianze, potrebbe essere risolto dalla competenza e dall’acribia investigativa di Marc Gabolde, già ricercatore al prestigioso Institut Français d’Archéologie Orientale del Cairo. Fin dagli albori della ricerca egittologia grazie a un’iscrizione nella Tomba Tebana 339 (nella Valle dei re a Luxor) fu conosciuto il nome di Ankhkeperure Neferneferuaton, un sovrano non attestato altrove e troppo presto e quasi passivamente associato a Semenkhkare: costui non ben identificato (per molti figlio dello stesso Akhenaton e della regina Nefertiti, per altri di provenienza straniera) era comunque ritenuto essere stato il solo successore di Akhenaton e predecessore di Tut Ankh Amon, l’unico sovrano a sedere sul trono tra i due più famosi.
Gabolde ha fatto dapprima notare che – cosa riconosciuta da quasi tutti i ricercatori – Akhenaton a partire dall’ultimo anno del proprio regno associò qualcuno a condividere con lui il comando in una coreggenza destinata ad aprire a costui prima o poi le porte del potere assoluto: alcune stele e un calco per scultura, conservato al Museo egizio del Cairo (n. 59294), ritraggono Akhenaton nell’atto di esercitare il comando supremo insieme a qualcuno, appunto a un suo correggente.
Ma chi poteva essere costui?
Gabolde è stato messo sulla buona strada da quella che a suo dire è la fonte maggiormente credibile: la fitta corrispondenza tra la cancelleria regia del Faraone e le corrispettive cancellerie dei popoli dell’Antico Vicino Oriente.
Sono 380 tavolette in argilla, scritte per lo più in accadico, ma anche in assiro, in ittita e in urrita; si tratta di documenti, che riportano relazioni diplomatiche, politiche e commerciali tra l’Egitto e i vari popoli stanziati in area mediorientale. Si può evincere dall’analisi sistematica dell’intero ‘corpus’ che in una prima fase Akhenaton ha gestito il rapporto con i Paesi limitrofi con l’aiuto di un alto funzionario di una certa età ed esperienza (chiamato Tutu e forse di origine ittita), ma che in un momento successivo, deluso dall’operato di Tutu, avrebbe associato nella gestione della propria politica estera la propria figlia Merytaton (ne dà notizia un comunicato ufficiale stilato per volontà del re di Babilonia, che allude a Mayatt, appunto figlia del faraone egizio): quindi Merytaton, che doveva avere non più di 17 anni (per alcuni solo 13-14), divenne la rappresentante diplomatica del padre e fu da lui associata nel regno come ‘sposa regia’.
Sarebbe stata allora Merytaton, secondo lo studioso francese, a succedere a Semenkhkare, il cui regno seguì quello di Akhenaton, ma durò un anno solo (così indicherebbe un’etichetta di una giara per vino). Merytaton con i nomi, che abbiamo visto sopra, restò al potere per tre anni: alla sua morte fu nominato faraone d’Egitto Tut Ankh Amon, favorito anche dal fatto che sposò Ankhesenamon, a sua volta sorella di Merytaton e da questa associata nell’esercizio del comando quale ‘sposa regia’. L’intuizione di Gabolde, supportata da una disamina approfondita delle fonti archeologiche e confluita nei volumi “D’Akhenaton à Toutankhamon”e “Akhenaton: du mystère à la lumière”, entrambi per Gallimard), ha il pregio di trovare una soluzione e di fornire una cronologia plausibile. Inoltre, se le cose stessero così, verosimilmente durante il regno di Merytaton si sarebbe verificato il ripristino del politeismo tebano. Secondo gli studiosi infine una relazione con il periodo di Merytaton e con le regine sue sorelle potrebbe avere la sepoltura (Kings Valley 63) rinvenuta nel febbraio 2006 a pochi metri dalla tomba di Tut: sicuramente un laboratorio per la mummificazione in una fase successiva, originariamente la nuova tomba sarebbe potuta essere destinata alle principesse imparentate con Akhenaton e Tut Ankh Amon, successivamente per motivi di sicurezza traslate in una cachette.
Fonte: rsr di Aristide Malnati; Il sole 24 ora 5 marzo 2007