Napoli, 30 agosto.
Vulcanologi divisi sull’allarme lanciato dalla rivista Usa ‘National Geographic’ in merito a un possibile risveglio del Vesuvio. “Queste previsioni sono irrealistiche, non si verificheranno mai. Non si puo’ sgomberare mezza Italia, basandosi su probabilita’ – dichiara all’ADNKRONOS il presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia Enzo Boschi – Si tratta di situazioni che vanno continuamente monitorate. I dati sono continuamente aggiornati, non c’e’ alcun bisogno di fare allarmismi. I piani di evacuazione sono sufficienti”.
“Al momento attuale il vulcano e’ tranquillissimo – ha rassicurato Boschi – Se dovesse prepararsi all’eruzione ce ne accorgeremmo con settimane di anticipo. L’allarme lanciato da ‘National Geographic’ e’ privo di senso. Le analisi statistiche riguardanti l’attivita’ del Vesuvio negli ultimi 30 mila anni confermano che c’e’ meno dell’1% di probabilita’ di eruzioni nei prossimi 12 mesi”.
“Il Vesuvio e’ il vulcano meglio monitorato al mondo – ha aggiunto Boschi – Ci sono 120 tra tecnici e ricercatori che 24 ore su 24 monitorano la situazione, tenendo sotto controllo ogni minimo segno percepito. I piani della Protezione civile vanno benissimo, ogni anno li verifichiamo. I napoletani sono intelligenti, non danno importanza a questi allarmismi inutili”.
Ma per Giovanni Gregori, studioso dell’Istituto di Acustica ‘Orso Mario Corbino’ del Cnr, l’allarme lanciato dal ‘National Geographic’ non e’ cosi’ infondato. “Il rischio di eruzione del Vesuvio e’ risaputo – dice lo studioso all’ADNKRONOS – c’e’ una situazione di pericolo”. “Come l’Etna, il Vesuvio e’ il vulcano meglio documentato storicamente – continua – Ma il vulcano non ha un orologio preciso, e’ una specie di ‘pentola a pressione’ che puo’ esplodere anche con ritardi lunghissimi, di secoli. Prevedere il momento preciso dell’eruzione e’ praticamente impossibile ma dei segnali premonitori del pericolo possono essere colti”.
“Un vulcano e’ piu’ prevedibile di un terremoto, che e’ accidentale, subitaneo – spiega infatti Gregori – Un vulcano non esplode da un giorno all’altro, ci sono segnali con diversi mesi di anticipo. La difficolta’ sta nel saperli leggere, codificare”. “Nell’esplosione del 1631, che fece circa 10 mila morti, segnali ci furono circa 6 mesi prima dell’eruzione – prosegue – come ad esempio dalla falda acquifera e poi dal fondo del cratere, che era salito fino al ciglio. C’e’ un impegno cospicuo, una rete di monitoraggio e se viene ben utilizzata ci sono elementi per fare previsioni su una futura eruzione”.
“Il Vesuvio e’ pericoloso non solo perche’ un vulcano di tipo esplosivo ma soprattutto per la zona in cui si trova, ad elevata densita’ abitativa – afferma ancora Gregori – C’e’ stata una dissennata occupazione del territorio: se ci fosse un segnale di eruzione mancherebbero le vie sufficienti per evacuare in tempo rapido la zona. Oggi un’eruzione farebbe intorno al mezzo milione di vittime”. Altro problema e’ la legislazione “carente”, secondo Gregori. “Se gli esperti lanciassero l’allarme e venisse evacuato un milione di persone ma poi la previsione si rilevasse sbagliata gli studiosi verrebbero incriminati”, conclude.
Fonte: (Adnkronos); Padova Web; Pubblicato da Redazione web il 30-08-2007