ARCHEOLOGIA: Fin dalla seconda meta’ del secolo XIX il paese si è rilevato uno dei principali centri di testimonianza dell’età de ferro.
Di Marco Cerpelloni
Oppeano, riaffiora la cultura del primo «mondo Veneto».
Noto fin dalla seconda metà del XIX secolo come uno dei principali centri dell’età del Ferro, Oppeano ha festeggiato il 130esimo anniversario dalla scoperta del famoso elmo di bronzo.
Con l’occasione è stato presentato il volume “Oppeano vecchi e nuovi dati sul centro protourbano” (Regione del Veneto, edizioni Quasar-Canova), curato da Alessandro Guidi e Luciano Salzani con la collaborazione di Massimo Saracino.
L’antico abitato si trova a 20 chilometri a sud-est di Verona e coincide con il dosso su cui sorge l’attuale paese che ne occupa solo una piccola parte, ragione per cui una ampia area di questo primitivo centro è ancora da esplorare. Si pensa che all’inizio dell’occupazione del dosso di Oppeano la comunità fosse formata da gruppi di famiglie con i loro capi in un tipo di società ancora poco differenziata. Sarà solamente in seguito, grazie all’arricchimento conseguente sia al miglioramento delle pratiche agricole sia ai commerci, che si costituirà un ordine di tipo urbano con forti differenziazioni sociali. Si avvierà, così, un’istituzione con veri e propri re in un modello di organizzazione collettiva di tipo statale.
L’abitato del centro protourbano gravitava nella sfera politica di Este e per questo motivo molta della sua produzione ceramica e bronzea restituisce numerose relazioni di forma e di stile con il capoluogo estense. Altrettanti sono i segni di contiguità con altri abitati come i possibili contatti con l’Etruria. Questi ultimi, se confermati in futuro, hanno restituito le iscrizioni di fine VI e inizi V secolo avanti Cristo derivate da modelli etruschi settentrionali, mentre la presenza di numerosi frammenti di ceramica attica, in attesa di studi di provenienza più approfonditi, può al momento solo confermare l’importanza di questo vasellame come status symbol nei banchetti dell’aristocrazia locale.
La scoperta di monete padane emesse dai Galli Insubri, attesta, invece, una frequentazione celtica dell’abitato già dalla seconda metà del IV secolo avanti Cristo.
La campagna di scavo del 1878 nel fondo Carlotti tra le località Montanara e Isolo ha riportato alla luce il famoso elmo in bronzo a calotta conica sormontata da un bottone, reperto oggi conservato a Firenze. Il manufatto datato al V secolo avanti Cristo è decorato a sbalzo con figure geometriche, cinque cavalli e un centauro alato e rappresenta un vero e proprio «unicum» nell’ambito della cosiddetta arte delle situle, cioè dei vasi a forma di secchio.
Una ricerca programmata negli anni e una metodologia moderna hanno restituito un’ampia varietà di materiale e costruzioni tra cui le tracce delle antiche capanne, le fosse di scarico, installazioni difensive, fornaci per la cottura delle ceramiche, ripostigli da fonditore e numerose sepolture ad incinerazione. L’insieme dei dati raccolti ha permesso di stimare la massima estensione dell’abitato in 80 ettari e di retrodatare all’XI secolo avanti Cristo le fasi di formazione del centro protourbano che sebbene occupato da gruppi di abitazioni alternate a spazi vuoti per la coltivazione risultava tuttavia unitario. La distribuzione geografica delle testimonianze culturali, l’importanza dei resti e delle stesso tessuto urbanistico di alcuni centri, su tutti Este e Padova, e le caratteristiche «nazionali» della cultura materiale di quest’area sono elementi distintivi che documentano una prima e conosciuta presenza di un mondo «veneto».
Un fatto che da solo riflette l’enorme interessere per la ricerca e lo studio di queste preziose testimonianze archeologiche.
Da qui si controllava tutto il territorio della pianura Padana
Oppeano con Gazzo Veronese rappresentano tra il X e il IV secolo avanti Cristo gli epicentri di un sistema di abitati in grado di controllare tutto il territorio della pianura: dalla sponda sinistra dell’Adige fino a quella del Mincio. Erano dei veri e propri avamposti sud-occidentali del mondo degli antichi Veneti che avevano in Este e Padova le loro capitali. Il dosso su cui insiste l’antico abitato di Oppeano si posiziona quasi all’apice della media pianura veronese circoscritta a nord dalla fascia dell’alta pianura e dal fiume Adige, a sud dalla fascia della bassa pianura, a est dalla provincia di Vicenza e ad ovest dalla fascia morenica e dalla provincia di Mantova.
La zona investigata presenta un ampio terrazzo emergente di alcuni metri, di forma ovale, allungato in senso nord-ovest, largo circa 500 metri ed esteso poco più di 2 chilometri. L’importanza del sito archeologico di Oppeano sta anche nel fatto di essere stato indagato da alcuni dei più importanti nomi della paletnologia italiana: Pier Paolo Martinati, Stefano de Stefani, Alfonso Alfonsi, Alessio De Bon, Salvatore Puglisi e Francesco Zorzi. A partire dal 1980, la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, sotto la direzione di Luciano Salzani, e dal 2000 l’Università degli Studi di Verona coordinata da Alessandro Guidi, hanno ulteriormente contribuito a riportare alla luce l’importanza del centro attraverso ricognizioni di superficie e scavi sistematici.M.C.
Dall’età del bronzo alla romanizzazione
La civiltà protostorica che si diffuse nell’attuale Veneto è chiamata atestina dal rinvenimento delle sue prime testimonianze nei territori di Este. Tale civiltà si sviluppò tra la fine dell’età del Bronzo e l’età della romanizzazione, cioè dai secoli X-IX avanti Cristo al secolo I avanti Cristo.
Le costruzioni più antiche erano costituite da capanne in legno con pali, tavolati e focolari di argilla cotta, mentre le necropoli erano quasi tutte a cremazione. Le tombe inizialmente erano formate da urne di forma biconica interrate in una semplice fossa, poi seguite da sepolture con ciste di pietra e grandi dolii, grandi vasi di ceramica dalla forma ovoidale o globulare, in cui erano deposti sia l’urna che il corredo funerario. Corredo che talvolta era molto ricco e che in alcune tombe del VII secolo avanti Cristo conteneva oggetti d’importazione greca ed orientale, poi verso la fine del secolo comparvero le situle bronzee a decorazione sbalzata. Con il VI secolo avanti Cristo furono eretti importanti santuari in cui sono stati trovati depositi votivi contenenti piccole lamine e parti anatomiche in bronzo, oggetti decorativi e statuette.
Più avanti, aumenteranno pure le importazioni di ceramica dalla Grecia e materiale di provenienza celtica. La civiltà atestina si basava su un’economia agricola dove era prevalente l’allevamento di ovini e la pesca. Gli scambi commerciali avvenivano con l’Etruria, la Slovenia, il Tirolo dove alla fine del VII secolo avanti Cristo si sviluppò la cosiddetta arte dei vasi a forma di secchio.M.C.
Fonte: L’Arena di Verona di Mercoledì 14 aprile 2009; cultura, pag. 49