Il tempo e i fenomeni meteorologici in territorio comasco negli scritti degli storici.
Ricerca di Furio Ricci
Corriere di Como il 23 Aprile 2009
Historiae Patriae – Libri Duo di Benedetto Giovio
Terremoti e maremoti
Anno Domini millesimo centesimo decimo septimo, tertio nonas ianuarias ingenti terremotu urbs consussa est, nec usquam tasm magnus ab secculi illius mortalibus audistus fuerat, non aleve futuri belli calamitatisque portentum; cum praesertim praerter naturae ordinem factum videretur. Num physici docente vere et autumno terremotus fieri consuvisse.
L’anno 1117, 3 gennaio, la città fu scossa da tal terremoto che il maggiore non si era sentito mai da persona viva in quel secolo, presagio non lieve della prossima guerra e calamità, principalmente perché parvi fuori dall’ordinario, in quanto, a giudizio dei fisici, i terremoti sono usi avvenire di primavera e d’autunno
Biennio pos, Larius e alii vicini lacus aestivo tempore tremuerunt. Idem quoque larus absque ventorum impulsus in siccum viginti cubitis excurrit et per vices refluebat
Due anni dopo (1255), d’estate, il Lario e gli altri laghi vicini ebbero scosse di terremoto, e lo stesso Lario, senza colpo di vento, con un flusso e riflusso lasciava in secco la spiaggia per venti braccia.
Eodem tempore in urbe et toto aghro comensi vheementissimus terremotus fuit
A quel tempo nella città e in tutta la campagna intorno a Como si ebbe un fortissimo terremoto Anno 1295
per haec tempora larius, ceaterique vicini lacus pridie nonas iulias anni millesimi quingentesimi quinti in ipso diluculo, ad instar austarioarum maris, largius intumescere coeperunt. Nam apud Comum, ubi navium statum est **, ceu rapidissimus fluivius per quinquaginta fere passus ex ipso lacu in urbem effluxit, statimque tanto refluxit impewtu, ut saxsa, quae tranquillus tegebat, nudaverit, et pisciculos in sicco reliquerit a nullo tum prorsus ventus impulsos. Id al multam deiem per vices facere, sed semper remissius perseveravit.
Fu di questi tempi, cioè ai 6 di luglio del 1505, che il Lario e gli altri laghi dintorno cominciarono in sull’alba a rigonfiare molto come fa il mare col flusso e riflusso; perocchè il nostro lago, dal porto ove erano le navi, come un fiume rapidissimo traboccò in città per circa 50 passi, e tosto dette addietrto con tanta lestezza che lasciò nudi i macigni sul basso fondo e in secco i pesci minuti, e ciò senza un fiato di vento. Si ripetè più volte in quel giorno questa vicenda, ma sempre più debolmente. (interessanti note susseguenti tipo “fuochi fatui” sulle antenne delle imbarcazioni, cometa mese agosto – (parvus cometes in plaga septentrionalis mense augusto spectatus est, cauda in eam regionem directa.)
Septimo calendas apriles apud Comum omnia edificia terremotu nutaverunt
Il 26 marzo (1511) tutte le case di Como barcollarono per un terremoto
Piogge e alluvioni
Tunc et Larius lacus ad mediam fere, quam alluit, urbem exundavit;ac tum quidam flammarum globus prima noctis vigilia ad alpibus Mediolanum versus labit visus est.
Fu pure a quei giorni (anno 1488) che il Lario allagò quasi mezza città, e che fu veduta una meteora dalle alpi andare a cadere verso Milano
Sed et plurima loca apud eundem Larium illuvione vastata sunt: Vallis Intelvis pervetusta basilica subita scaturigine fere tota corruit. Cosia torrens in immensum auctus Portae salae suburbium inondavit
Molti paesi del lago vennero devastati per le piogge dirotte (1506). un’antica chiesa in Val d’Intelvi crollò di colpo per un repentino abbassamento del terreno allagato – frana –. Il torrente Cosia, gonfiatosi, inondò il suburbio di Porta Sala
Tunc et Larius lacus in aream usque templi maximi altius exundavit, ut illuc navigia ducerentur. Per amnum vero decimum supra millesimum et quingentesimum tota fere aestate incredibilis grandinum vis decidit, et ventorum flatibus omnia misceri visa sunt, ut decussis uvis et segetibus, ac silvis eversis, insolita annonae penuria et vini charitas secuta sit
In questo tempo (1508) fu tale la piena del lago che arrivò alla piazza del Duomo e vi approdavano le barche. L’anno poi 1510 durante l’estate, le tempeste frequenti e i venti impetuosi, mandarono sottosopra ogni cosa, per modo che, abbattute le vigne e le biade, le selve atterrate, ne seguì un insolita carestia di vino e di granaglie
Bilitiona medio loco sita inundata est;munitio utrumque montem ingens, murata vulgo nuncupata, magna ex parte diruta:.Ager Bilitionae lomge cultissimus, superinducta arena, effectus est inutilis. Tunc etiam apud Dungum et Grabedona colluvione domus eversae et agri vastati sunt
Ne fu allagata anche Bellinzona posta in mezzo al piano e diroccò gran parte della muraglia detta Murata, che serrava un monte con l’altro. La campagna bellinzonese così fertile, fu resa sterile dalle sabbie. Anche a Dongo e a Gravedona un’alluvione fece crollare le case e desertò le campagne
Eo anno, circiter finem augusti, Larius lacus latissime exundavit, ita ut templis maximis portas allueret
Verso la fine di agosto dello stesso anno il Lario si gonfiò in modo tale da inondare piazza del Duomo sino alle porte della cattedrale
È riportato un fulmine sulla torre del Broletto
Per curiosità in Val Calanca – Bellinzona – crollo di una rupe su un villaggio, 80 morti + 400 bestie. Il crollo bloccò la valle e nacque un lago provvisorio 15 ottobre 1521
Anno quinquagesimo septimo supra mille et ducentum alvei torrentium Cosiae et illius, quae Vallum Ducis appellatur, adeo labefacti et corrupti erant, ut iuri privato cessissent, tum vero, redemptis fundis, repurgati, istauratique sunt.
L’anno 1257 i letti del torrente Cosia e dell’altro chiamato Valduce erano così smossi e sfondati, che furono ceduti ai privati; ma in seguito recuperati, furono spurgati e riattati.
Neve e gelo
anno seguenti hyems asperrima fuit et nix adeo ingens, ut gelu concreta minime eliquaretur. Inde sata haud pauca exarerunt, nonnulli tamen superiniecta terra nivem solvebant.
l’anno dopo (1511) fu un rigidissimo inverno e tanta la nevicata che per il gran gelo non si scioglieva; le campagne ne soffrirono molto e alcuni cercavano di sciogliere la neve spandendovi sopra della terra
per mensem ianuarium nivium vis incredibili decidit neque tamen Helvetii, exustis quoque frigore pedibus, profectionem revocabant, sed et quidam mole nivium de montium praecipitis ruentium obruti ferebantur
cadde nel gennaio (1523) una straordinaria nevicata; ma gli svizzeri non cessavano di camminare, ancorchè gelassero i loro piedi, e su per le giogaie dei monti alcuni furono ricoperti dalle valanghe
Coeterum circa nonas novembres insolita nivium vis e coelo ruit et hiemis intempestivum frigus adeo invaluit, ut galli statim castra deserere coacti sint et in proxima Ticino castella sese receperint
Ma al 5 di novembre (1523) fu tanta la neve e l’inverno così precoce e rigido che dovettero i francesi lasciare il campo e riparare nelle fortezze sulla linea del Ticino.
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Guida al lago di Como e alle strade dello Stelvio e Spluga di Cesare Cantù
1831 – Ricevendo l’umore di ben 37 torrenti e di 27 fiumane, col grosso fiume Adda, qualora questi crescano per la pioggia o per nevi squagliate, e portino in esso la piena delle acque e delle materie trascinate dai monti, lo rigonfiano il solo emissario che è verso lecco, parte per natura, parte per trascuratezza degli uomini, fu ostrutto così che devono le onde rigurgitare e inondar i paesi del lago e peggio Como. Talora fin due terzi della città furono sommersi : all’altar del duomo giunsero le onde : e qual sia allora lo squallore, la miseria della città, può più presto immaginarsi che descriversi a parole (piena 1829)…
Il piano di Colico… l’alzarsi progressivo del Lario e la nessuna cura per regolare l’Adda…
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Saggio d’istoria naturale del Lago di Como della Valsasina e altri luoghi lombardi di Domenico Randelli
1763 (Comune di San Tomaso, ovvero Civiglio) Le sponde della valle ove questa frana ha il suo fine (e dà le acque al torrente Cosia, il quale non è guari, ha arrecato gravissimi danni ai Borghi di Como e nelle affluenze d’acque continuamente maggiori ne minaccia)…
Fui al piccolo villaggio di Gera di Como alla riva del lago ove i Fermieri (appaltatori delle imposte) hanno rafinatojo di sale comune, e sega d’acqua per i legni d’abete, larice ecc. che nel bosco del Vallassone al dilà del lago nel monte Lignone si prendono. Gera è paese disabitato nell’estate a cagione delle putride esalazioni che provengono dalle paludi, che si sono all’imboccatura dell’Adda nel lago; i pescatori però vi dimorano sempre, a repentaglio della salute e vita, perchè qui fanno copiose pescagioni, Presso Gera per ire a Sorico vi è il palazzo del signor conte Giulini di Gravedona, di cui il giardino che era delizioso, fu rovinato da precipitoso torrente… . a settentrione del monte di Sorico esce precipitoso torrente di Sorico che rovinò come dissi, il Giardino Giulini, e discesi per folti castagnetti nell’ampia e rovinosa valle di Livo… .Nel torrente che grossissimi massi di pietre conduce nelle piene d’acqua altro non trovai che pietre granatiformi
Da questa fonte ha principio la valle e il Torrente Sanagra. I lati della valle superiormente sono ricoperti da foltissimi boschi d’abeti (abeti bianchi) i quali 5 anni orsono erano trasportati giù per il torrente nelle gran piene d’acqua (sostenuta in molti luoghi da roste) sino al lago. Ne fu tralasciata la condotta per la poca attenzione del Sopraintendente al lavoro, etcetera
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Larius di Anton Gioseffo Della Torre di Rezzonico
Ms. 1737 – 1777 (Traduzioni, apparati critici ecc. in Larius 1959)
Alcuni anni or sono accadde una cosa che destò stupore, che cioè, durante un’inondazione del Lario, straordinarie frotte di pesci, in maggioranza tinche, penetrarono nella vigna del convento, stabilissero le loro fangose sedi sotto l’acqua, in seguito, ritiratosi il lago, bruciate dai raggi del sole, mentre inutilmente cercavano di ritornare putrefecero sulla superficie asciutta, cosicchè l’olfatto delle religiose rimase offeso dall’orribile e intollerabile odore
È riportata la presenza di orsi sui monti di Carate, a S. Benedetto in Val Perlana, a Porlezza e a Erno (p.94, 119, 129, 240)
..scorgimo le altissime rupi della Camogia e l’omonimo fiume, il quale con ripida cascata si getta nel lago e divi de la via regia, mentre con un ponte di due archi congiunge le rive. La strada libera non manca talora dei suoi pericoli, poichè è accaduto più di una volta che le capre pascolando qua e là smuovessero con i piedi i sassi: questi, precipitando dal monte infliggono ai viandanti, che non si aspettano nulla di simile, talvolta crudeli ferite, spessissimo la morte stessa.
lambisce l’amena villa (Balbianello) il torrente Perlana, poverissimo d’acqua quando il tempo è asciutto, ma di tanto in tanto dannosissimo torrente; questo quantunque abbia un vastissimo alveo tra Balbiano e il vicino villaggio di Campo, arreca non livi danni alle campagne circostanti. ma le monache di campo, che abitano nel vicino monastero, provvedono con opportuni ripari a frenare i disastri minacciati dalle acque torrenziali.
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Nella chiesa di S.Giov.Battista, sull’Isola Comacina, si trova una lapide. Iscrizione:
M.C DANT ANNOS LX 9 QUE NOTANDOS
INSVLA QVANDO RVIT MAGNA PESTILENTIA FVIT
DIVINO MONITV TEMPLI REPARATA VETVSTAS
GRANDINE QVASSATOS SERVET SACRA DONA FERRENTES
LVX MAII PRINCIPIVUM PRIMA FINEM VLTIMA DEDIT
OPERI MILLENNIO ANNO QVATERCENTESIMOQVE
SEX DECEM ATQ’SEPTEM IVNGAS ET CVINTI DISCERNERENT
Nell’anno 1169 quando cadde l’isola, vi fu una grande pestilenza. Il vetusto tempio restaurato per divino ammonimento, protegga i colpiti dalla grandine che offrono i sacri doni: si diede principio all’opera il primo giorno e fu terminata nell’ultimo di maggio dell’anno 1464. Lapide del 1467, anche in Ugo Monneret de Villard. L’isola Comacina – RAC 70-71, 1914
… queste cose ottenne il monito di un ignoto viandante, il quale propose questo rimedio per evitare le grandini celesti che ogni anno devastano questa regione
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Che presso le spiagge di Cadenabbia di tanto in tanto si formino dei gorghi e delle cieche voragini ce lo insegna l’orribile caso che capitò ad una barca carica di lastre moltrasine il 22 gennaio 1619. Questa, inghiottita senza alcun strepito dalle onde, lasciò per qualche tempo il luogo di un’immensa voragine, senza che in seguito si sia potuto trovare nulla di ciò che apparteneva alla nave. Simili cose dimostrano che nel Lario si occultano spelonche, che si riempiono delle acque del lago e le nascondono nelle viscere della terra, e talvolta, scosse dalla forza occulta dei venti / correnti inghiottono ciò che trovasi in superficie : da questa disgrazia dio tenga lontano i naviganti..
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Anche in Roberto Rusca, Breve descrittione dè principali luoghi del territorio et vescovado di Como, per dritta et trasversale linea desceritti, sue eccellenze et prerogative, Piacenza 1629, in Larius, T.I, p 453:
..occorse in questo luogo, l’anno 1618 a 22 gennaio un gran caso: et fu che essendosi fermata una nave qui, carica di lastre di pietre per coprire i tetti (come si usa in queste parti) sopra alla quale era padre et figliuolo da Moltrasio – circa alle ore 10 di notte, doppo aver mangiato all’hosteria e ritornati alla nave, fondò la terra dove era la nave legata et gli uomini che dovevano dormire: senza rumore alcuno essendo il lago e il cielo quieto. Et fatto giorno non si vidde altro che una spaventosa profondità, come io ancora posso attestare. Né, per quanta diligenza facessero per ritrovare la nave o le persone, mai puoterono ritrovare cosa alcuna…
dalle rocce sovrastanti Nobiallo si asportano continuamente ingenti massi di gesso, e con grande guadagno degli abitanti, tagliati in grossi blocchi, vengono trasportati su navi a Como; essi servono per intonacare le case di tutta la regione e per le altre opere di plastica; vetturali portano questi blocchi sino a Milano… … … … … . inoltre nelle vicinanze del Lario scaturiscono delle acque dotate di tale proprietà, da indurire le carni immerse. Questo va attribuito probabilmente al materiale gesseo del quale quelli di Nobiallo non s’arricchiscono così da non temere fatali frane delle rupi immani come accadde in anni recenti, quando un enorme sasso, precipitando improvvisamente nel lago, determinò un tale rivolgimento nelle onde, da sommergere una barca che stava nei pressi della Gaeta, da spingere i flutti contro il porto di Varenna, con tanto impeto che recarono danni non lievi nel vicino e nell’opposto lido ; e fece si che le onde, scosse dalla profondità, flagellassero la spiaggia di Mandello distante 12 e più miglia
Dalla chiesa di Santa Maria (di Rezzonico) una strada curva e facile lungo la riva conduce al villaggio; questa tuttavia, quando durante l’estate il lago trabocca, qua e là viene ricoperta dai suoi flutti, per cui gli abitanti del villaggio per andare alle frazioni cristiane debbono percorrere la via più scomoda a monte
Dopo questo il lago è ristretto da un promontorio sul quale vi è una chiesetta dedicata a San Nicolò vescovo (cappella esistente sopra una roccia a picco sul lago tra Rezzonico e Cremia) Sotto questa si osservano straordinari flussi e riflussi delle onde. Dal rimbombo suscitato dai passanti che battono coi piedi la terra..è accertato che ivi trovansi delle immense caverne. Accadde circa 100 anni fa, che una nave carica di rame, sospinta dai vortici in quell’orrendo flusso e riflusso delle onde, venne sommersa e, a 5recuperarla dal fondo vennero chiamati dalla riviera ligure tre palombari. Perchè il primo immersosi nel baratro non apparve, scese a cercarlo un secondo, il quale parimenti rapito, come si crede, dall’impeto della voragine non riemerse. Il terzo, spaventato, … … disse che ritornando in patria avrebbe portato ai genovesi la notizia di tante sciagure e andava dicendo che il Lario era più infido del mare. Di qui con una nuova prova penserei che le acque precipiti sotto la chiesa di san Nicolò, perforando i monti che separano il lago di Lugano dal Lario
Domaso termina col palazzo dei Calderara (poi Ghezzi, Sebregondi, ora comune) lambito dal torrente Livo; per la difesa dei suoi giardini venne costruito un argine con la spesa di 1200 monete d’oro, poichè il Livo talvolta, precipitando da altissimi monti, ingrossandosi in modo orrendo imperversa. Al dilà della sua foce si vede una croce di legno posta a ricordo di un infausto naufragio nel quale una barca venne sommersa con molte persone che si trovavano in essa, l’anno 1762 quando il lago con improvviso franamento inghiottì uno spazio di quaranta pertiche, la cui estensione, come probabile il Livo aveva precedentemente scavato al disotto: Questo torrente, che scende con un percorso di due giorni attraverso aspre rupi, lambisce il celebre tempio della Madre di Dio, situato tra eccelse rupi (santuario di Baggio)
Il villaggio è bagnato da un torrente, che dalla vicina chiesa parrocchiale prende il nome di S.Vincenzo; questo, emulo del Livo, di tanto in tanto reca agli abitanti di Gera gravi danni, che certamente diminuirebbero per la derivazione delle acque costituenti il vivaio costruito dai bergamaschi Omboni… la medesima acqua serve alla purificazione del sale e per una via particolare potrebbe essere scaricata nel Lario.
È risaputo che Sorico crebbe sino a diventar villaggio dopo che le paludi dell’Adda sommersero Olonio. Ora le acque irrompenti dalle rupi dei monti portarono non lievi danni ai pochi abitanti. L’Abate Giovanni Giulini aveva edificato all’inizio di questo secolo un superbo palazzo con l’aggiunta di nobilissimi giardini. Questi, sostenuti da sette terrapieni a gradinata fornì di doppi, amplissimi vivai nei quali venivano alimentate diverse specie di pesci… ..era una cosa meravigliosa con quanta prontezza (le trote) raggiungevano la sommità dei ruscelli confluenti: Ma questa stessa forza dell’acqua aumentata dalle piogge impetuose, cospirò a danno del padrone l’anno 1750, e rotti con impeto i muri, invadendo la casa e i giardini deturpò ogni cosa con rovine e, e travolgendo le stesse piscine, le riempì di sassi e sabbia.
Prima della fatale alluvione col solo affitto dei vivai l’abate percepiva duecento denari d’oro, chiamati doppi, di moneta spagnola. Poi indignato per l’inaspettato caso, aborrì il palazzo stesso e i giardini e si decise a vivere a Gravedona. A far sì che il Giulini se ne andasse da Sorico contribuì anche questo, che solo nella stagione invernale poteva abitare senza timore il fondo avito, poichè i paludosi canneti dell’Adda che stagna sulla sponda opposta rendono pestilenziale e gravoso il clima.
toponimi Pozzo Madrone, acqua marcia vedi anche T.I p. CIV n 34 cronaca del Muralto 1519-1520
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Storia di Como di Giuseppe Rovelli
Milano MDCCLXXXIX – L’anno fuffeguente 589 riufcì funefto a Como… leggi : l’anno susseguente riuscì funesto a Como, non meno che alle altre città della Liguria, e della Venezia per una spaventosa inondazione, che apportò immensi danni, e rovine con mortalità d’uomini, e di bestie, e questo flagello fu seguito dalla peste…(b) Greg. Turon.. Hist. Franc. Lib 9, cap. 20.
Io non rammemoro fra questi uno spaventoso terremuoto che abbattè case con istrage d’uomini in più città della Lombardia e soprattutto in Brescia allo spirare dell’anno 1222 di cui la Lombardia non aveva veduto il simile, se eeccettuiamo quello del 1177..(malvec.caffarar.Ronaldin. Paris, de Creta Godfrig, Monach & alii)… – segue epidemia – segue:…..Un freddo eccessivo nel 1234:. Disseccò le viti, ulivi e altre piante fruttifere ecc.
Nell’anno 860 fu tanta la neve, e si forte il gelo, che vi perì molta parte del seminato, e si agghiacciò fino il vino nelle botti ….(Andr. Presb. Chron. Col. 47)
Dopo della tregua di sopra narrata diversi flagelli, cioè una straordinaria inondazione descrittaci da Sire Raul, ed accompagnata dalla carestia, poi un malore quasi epidemico intorbidarono per quattro anni e diversi intervalli l’allegrezza della ristabilita tranquillità … col. 1193. Script. Rer. Ital. T. 6
…soffrì la fame negli anni 1369 e 1347 per carestia cagionata da eccessive piogge (Annal. Mediol. Cap.131. p.136 137)
Verso l’anno 1417, si aggiunsero alle narrate calamità i danni cagionati dall’inondazione del torrente Cosia. Di ciò abbiamo la notizia in un rescritto ducale del 14 giugno di detto anno col quale fu commesso al Podestà, al Capitano, e al referendario nostri, che facessero mettere all’incanto l’opera della riparazione delle mura della città state appunto danneggiate dall’irruzione di quel torrente
Un’altra calamità si aggiunse in quel periodo di tempo alle suddette. Parlo di una straordinaria escrescenza del lago che nell’estate 1431 si dilatò per la città, e per le terre litorali con assai grave lor danno. Il duca informatone commise a Giovanni, Abate del monastero dell’Acqua fredda, quale perito dell’arte che dovesse abboccarsi con gli ufficiali ducali presenti in Como e coi presidenti a’negozj della medesima città e con essi rintracciare le cause di tal escrescenza, divisarne i rimedi, riconoscere le spese a ciò necessarie….. segue costruzione del ponte di Lecco con aggiunta nuovo arco. deliberato di ricorrere al Duca acciocchè egli ordinasse che fossero estirpate le cosidette gueglie (congeniamenti di sassi e legne per la pesca) costruite lungo l’Adda vicino al ponte di Lecco…
Ebbe in quel medesimo anno (1434) la città di Como a sostenere altre notabili spese per riparare le rovine fatte dalla corrente chiamata il Fiume aperto, la quale, soverchiate le sponde e abbandonato il suo antico alveo, avevasene aperto uno nuovo su pubbliche strade: ma a queste spese furon chiamati in concorso tutti i proprietarij d È mulini del luogo della rottura sino a lago.
Dopo la peste altri infortunj percorsero il territorio comasco nel 1439. Grandini devastatrici dè frutti della campagna, e dirotte piogge per gonfiamento dei torrenti apportatrici di rovine di case, e di morti uomini travagliarono nel mese di aprile e nel seguente giugno il lago nuovamente inondò qualche parte della città, e molte terre litorali con grave danno, e desolazione di quegli abitanti, della quale inondazione si accagionarono i nuovi ostacoli all’Adda presso il ponte di Lecco, ed una peschiera ivi piantata dal Castellano di quel luogo (fx Ordinat. 22 aprile 1439 f.371)…continua per tutta pagina 173
Non voglio passare sotto silenzio altre cose memorabili, ed a noi in particolare spettanti, che avvennero in questo e seguente anno. Circa il mese di luglio del 1476 la città, le Terre lungo la spiaggia del lago nostro furono afflitte da una straordinaria inondazione del Lago medesimo. Noi spedimmo un messaggero a Milano ad informarne la Corte…e in sequela della ricevuta risposta l’Ufficio di provvisione scrisse al Capitano del lago che unisse in consiglio i rappresentanti delle Terre, non solo della riviera nostra, ma ancora della Milanese..per trattare di concerto intorno ai mezzi di por riparo in avvenire a somigliante calamità
Peste più epidemia dei buoi, accompagnata da strabocchevoli dannose piogge nel 1482, specialmente nella pieve di Riva San Vitale e nelle Terre di Lomazzo (Ordinat 29.apr.1482 f 192) e da una notabile escrescenza del nostro lago, accaduta nell’estate 1481 e seguita nel 1489 di altra assai maggiore, la quale, secondo il giovio, e secondo l’esposto di una supplica da ‘comaschi e da alcuni della riviera milanese sporta al Duca inondò quasi la metà della città 8 la supplica in data del 13 ottobre fu sporta in nome della città e degli abitanti del lago dec 1488 in tabul Commun Comi)
Annibale da Balbiano Conte di Chiavenna morì sepolto sotto le nevi nelle montagne di Dongo verso Roveredo. Nel suddetto anno 1502 il lago nostro per le lunghe piogge crebbe a segno che il 16 settembre era giunto quasi al mezzo della città… sotto il 1504 abbiam dal Muralto che lupi famelici, e feroci già da sei anni facevan d È fanciulli sparsi per le foreste alla custodia degli armenti strage si grande che in un sol giorno ne trovarono trucidati ben 20, parte nella campagna comasca, parte nel milanese e che inferocirono similmente nel 1516….lo stesso era accaduto a Como verso l’anno 1490, secondo che scrive il Giovio, il quale aggiunge, che quelle fiere di uman sangue sitibonde furon presso Cantù sterminate da valenti cacciatori, che mandò qui Ludovico Sforza reggente del Ducato (G.p. 87)
Ed in esso anno alla notte del 29 giugno (1506) un nuovo diluvio di acque devastò il territorio comasco e principalmente le terre del Lago, con rovina di moltissime case e poderi, ed in specie l’antichissima chiesa matrice della Vall’Intelvi, per impeto o sommovimento di una subitanea scaturigine. In Como il torrente Cosia, rotte o superate le sponde, inondò il borgo di Porta Sala . E per nuove dirotte piogge che caddero in tutto il mese di maggio del 1508, il lago crebbe talmente che giunse a inondare la piazza della chiesa maggiore
..dal Muralto testimonio di vista, del quale abbiamo ancora sotto il medesimo anno (1510) tristo ai comaschi per l’incredibil copia di gragnuole devastatrici dei frutti della campagna, e per furia dei venti sterminatori di piante moltissime, e di case
Il detto anno (1511) restò memorabile per un cumulo di straordinarie calamità. Nel Gennajo cadde tanta copia di nevi, che arrivò all’altezza di un braccio e mezzo in città, e di due braccia fuori accompagnata da tanto freddo, che agghiacciossi sino il vino nelle botti, e ne riportarono non lieve danno i seminati, e le viti e altre piante, per cui fu scarsissimo il raccolto d’ogni sorta di frutti. Nell’estate poi, e nell’autunno vennero si grandi le piogge massimamente nelle Pievi superiori del lago che Dongo, ed i vicini luoghi furon da inondazione devastati con rovine di case, e mortalità d’uomini. Ancora un terremuoto avvenuto ai 26 di Marzo scosse terribilmente le case con ispavento degli abitanti, ed inoltre alcuni banditi unitisi pel lago imperversarono…
Al principio del 1513, anno calamitoso ai comaschi per penuria di grano, e di vino cagionata da nuovi infortunj celesti di brine, e di nevi copiose cadute al declinar d’Aprile… e aggiungasi il decadimento del mercimonio, e il lanificio, il terremuoto, non però con rovina di case, replicato poi l’anno 1517, ed un epidemico morbo
Così finì l’anno 1518, anno funestato da una straordinaria copia di nevi, sino all’altezza di due braccia o tre, per cui soffriron molto danno i seminati….nel seguente anno, parimenti infausto ai frutti della campagna per ispessissime piogge continuate dal settembre sino al gennaio del nuovo anno (Muralt, p. 343)
Esso anno (1520) è memorabile nei nostri annali ancora per due notabili avvenimenti. L’uno si è una nuova inondazione straordinaria del nostro lago giunto ad occupar la piazza, e a occupar le porte della chiesa maggiore, così che venivano su d’essa piazza le barche cariche. Questa escrescenza accadde d’improvviso nella notte d È 29 di agosto, appunto in quel modo ch’era avvenuta quella del 16 di luglio del 1489. L’altra il cambiamento dell’alveo del fiume Adda in quella parte per cui sbocca nel nostro lago : imperocchè dove prima quel fiume scorreva dalla parte di Novate, ora venne ad aprirsi una nuova via a lato della distrutta torre di Olonio
ne cessò ogni sospetto (di peste) e la comune allegrezza per tale liberazione venne raddoppiata dal succeduto abbondante raccolto di grani a fronte d’una straordinaria siccità, la quale essendo durata dai 10 di settembre del 1539 ai 6 di aprile 1540 faceva temer la carestia
Non passò l’anno 1542 senza l’aggiunta di un’altra calamità, di cui non solo il comasco, ma anora altri luoghi della Lombardia, e d’Italia restaron afflitti. Questa fu una prodigiosa quantità di cavallette, o sia locuste qua venute dal levante per la Schiavonia nel mese di settembre, le quali in brevissimo spazio di tempo consumarono i secondi grani e sino le foglie d’alberi. Per riparare in qualche maniera a questo male l’Officio delle provvisioni in Milano, dietro più esempj d È secoli passati, accordò una fissa mercede per ogni stajo di si nocivi insetti a chiunque gli avesse uccisi, e lo stesso fecesi in Como. (Tatti ann.sacr.)
…a por riparo alle inondazioni del lago coi soliti scavamenti all’Adda presso lecco, ad evacuare il torrente Val- Dosia per dar libero sfogo a quelle acque, e ristaurare, o rifar strade, e ponti..
…accenno a un nuovo ponte sopra il torrente Cosia… terminato al principio del 1568 a cui fu apposta l’iscrizione seguente –Ordo, Populusque Comensis pontem restituit ed altri nelle pievi della sua campagna, cioè uno sopra il fiumicello Seveso, e un altro su d’altra corrente di strada, che conduce dalla città a Lucino (Ord 30 aug.eiusdem an. F.100)…si spurgò il letto dela Val – Dosia dall’angolo di S. Lorenzo alla chiesa di S. Antonio (ord. 1567). Ma le maggiori cure si rivolsero a consultare e stabiljre i lavori necessarj, e più opportuni a riparo delle dannose inondazioni del lago…..si nocive non meno alla città, che a tutto il basso litorale, trassero dei rimedj, ed altresì del contributo di tutte le Terre lacuali (ord. 30 aug. 1568)…ma nel seguente anno, prima che si mettesse mano all’opera, seguì una grande inondazione di esso lago, che danneggiò assaissimo la città, con tutte le spiagge del medesimo dove si scorge che le terre maggiormente danneggiate erano Lecco, Bellano, Dervio, Sorico, Gera. Domaso, Gravedona, Colico e Menagio
..si spurgò l’alveo della Val Dosia… … fecero ripigliare gli scavamenti di ghiaja lungo l’Adda, le quali opere dal 1586 continuarono per più anni sotto la direzione dell’ingeniere Piotto..
Nel 1607, il torrente Cosia, superate le sponde, e atterrata una parte de muri del Collegio Gallio altre volte casa degli Umiliati inondò esso collegio, e fece grandissimi danni. La città riparò le sponde, ed i muri diroccati, e chiamò al contributo di queste spese i proprietarj dei fondi contigui, come aveva fatto per l’addietro, e come fece ancora di poi circa altri torrenti e valli, e segnatamente circa la Val –Dosia (ord. 3 oct. 1607 e 14, marz. 1608 f.40 tergo 5, 53). Ma l’anno 1610 ai 16 di ottobre il suddetto torrente sboccò nuovamente dal letto, inondò i sobborghi di S. Martino, di Porta Torre, di Vico, ed in parte di quello di S.V, entrò nei conventi e chiese di S. Gerolamo, di Santa Margherita, del Collegio Gallio, di S. Pietro Celestino, di S. Chiara, e di S. Bartolomeo, rovinò poderi, mulini, strade e case, e portò via o danneggiò molti effetti (ms. canonico Antonio Maria Odescalco capitolo cattedrale)
Il medesimo anno (1614) fu a noi lagrimevole per una straordinaria escrescenza del nostro lago il quale nel mese d’ottobre inondò una parte della città. Pertanto il Consiglio Generale delegò cinque Decurioni a recarsi con gli Ingegneri e di concerto con le terre del lago, eziando dalla riviera milanese alla visita dei siti..
Una nuova impetuosa irruzione della Cosia avvenuta con grandissimo danno È contorni della città l’anno 1626 richiamò a se le cure dei presidenti al dilei governo.
Ma il momentaneo giubilo di quelle nozze fu seguitato in Como da un particolare infortunio. Il torrente Cosia gonfiatosi per le dirotte piogge a’26 di luglio dello stesso anno (1648) abbatté i muri che lo fiancheggiano, ed impetuosamente sboccò da più parti, inondò i sobborghi di Porta Torre, e di porta Sala, entrò nello spedal maggiore con rovina di muri, e fece ivi, e altrove notabilissimi danni.
L’anno 1673 fu infausto a Como per una straordinaria escrescenza del lago, la maggiore di quante erano accadute per l’addietro, e pel simultaneo impetuoso boccamento del torrente Cosia sui sobborghi della città. Questa doppia calamità, e segnatamente l’inondazione del lago seguì sul declinar di giugno e la massima di lui escrescenza fu ai 29 di quel mese. Il lago giunse sino ai gradini dell’altar maggiore del Duomo, ed occupò due terzi della città, vedendosi anche oggidì indicati da lapidi affisse a’muri i siti delle contrade di Porta nuova e dè Tre monasteri, sin dove esso arrivò; e perché il maggior incremento in altezza di braccia due e mezzo accadde all’improvviso di notte,
così grandissimo fu il guasto, che ne venne alle vittuvaglie, alle merci, ai mobili, ed alle case, e terreni eziandio di tutto il litorale del lago, e grandi e consecutivi danni per l’impedito esercizio de traffici, arti, lavori, come pure grandi furono quegli apportati ai borghi della città dal rovinoso torrente suddedetto, al cui rigonfio d’acque si dovette dare qualche sfogo col taglio d È ponti. Tutto ciò fu esposto in ricorso del Consiglio generale al Governatore dello stato…segue sino a p. 216 con notizia ancora d’esondazione per l’anno 1679.
Nel medesimo anno -1708 -, anno famoso per l’orrido gelo di quel verno, che disseccò moltissime piante, massimamente di viti, ulivi e noci anche nel territorio comasco (come leggesi in una informazione sulla città di Como al Governo del 31 dic. 1714)….
Il torrente Cosia per le dirotte piogge dell’anno 1710 traboccò più di una fiata dalle sue sponde, e recò notabili danni ai sobborghi della città con rovina di muri, e di case ; ed altri torrenti, e fiumane gonfie d’acqua danneggiaron altri luoghi del territorio comasco (ordinat. 26 ecc.) vedi nota specifica estremamente complessa
Queste angustie crebbero pel concorso di alcune particolari calamità. Il lago per 5 anni di seguito, cioè dal 1746 al 1750 inondò straordinariamente la città, e le terre litorali. La massima escrescenza fu quella dell’anno 1747, dal settembre sino al principio di ottobre, in cui il lago occupò tutta la piazza del duomo, ed il duomo stesso sino a’cancelli dell’altar maggiore…. Il Consiglio generale non tralasciò…di apprestare i possibili aiuti col comodo di battelli a qu È poveri che trovansi nei quartieri inondati, e chiamò ancora a loro soccorso la beneficenza d È luoghi pii…seguono ord. e alcune pagine su Adda, torrenti, accordi con la Serenissima per dragaggioa valle. Fino a p. 79 compreso il rischio per Como di rendere navigabile l’Adda e preferibile inventare nuovo emissario a Como
Ne soffrimmo nello stess’anno (1761) di una rovinosa inondazione del torrente Cosia avvenuta la notte degli 8 di Agosto, la quale danneggiò assaissimo con atterramenti di muraglie, devastazioni e guasti di vittuaglie, e di mobili soprattutto i sobbrghi di S. Bartolomeo, di Vico, e di San Martino, ed in quest’ultimo l’edifizio della fabbrica dei panni
Ma solendo spesso mescolarsi co’prosperi i sinistri eventi noi fummo colpiti nell’anno medesimo (1763) da una inaspettata calamità, cioè da nuova irruzione della Cosia nonostante i ripari poco prima fatti, e compiti a freno di quel torrente. Questa accadde il giorno 17 di Agosto, e rovinò alcuni mulini da macina non senza pericolo, che mancasse il pane ai cittadini (promemoria della città di Como 22 giugno 1765)
Questa città e le terre litorali furono afflitte nel 1792 da una nuova inondazione del lago delle maggiori, e più ostinate, che siansi giammai sofferte per l’addietro. Il lago cominciò a gonfiarsi notabilmente negli ultimi giorni di maggio. Il suo massimo alzamento verso la metà di giugno pervenne a braccia 5, e d’oncie 6 e mezzo al disopra della lapide segnante la massima bassezza, così che più della metà della città restò allagata, e le acque entrarono sino nel Duomo; tanta fu la loro ridondanza per le piogge, e per l’accellerato squagliarsi delle nevi a cagion del scirocco sui monti d È Grigioni, dove l’Adda (la quale entra nel lago, da cui poi n’esce) ha la sua sorgente, che non poterono impedire siffatta escrescenza le escavazioni di alcuni mesi prima incominciate, ma non finite nel letto del fiume…la congregazione municipale apprestò subito..i necessarj soccorsi di vitto, di acqua salubre, e la comodità dei ponti, e di barche per il passaggio da un luogo all’altro e ciò ancora con sussidj……segue pulizia della città dai limacciosi depositi. Segue p. 160 mancanza neve 1794 per ghiacciaie e nevere x beccai
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Storia di Como di Maurizio Monti
Como 1832 – Nell’ottobre del 1801 le dirotte piogge ricongiunsero in uno solo i laghetti di Alserio e di Pusiano, ed erano vicine le acque a mescersi col lago di Annone
Il Lario….Ci riferisce B. Giovio, che nell’anno 1255 le acque, senza che ne apparisse la cagione, trascorsero per venti braccia sulla spiaggia, e ritornarono al pristino letto. Di altri improvvisi traboccamenti, che sommersero fino a mezzo la città si legge menzione negli anni 1489, 1505 e 1520, e probabilmente furono prodotti da impulso di lontano terremuoto, o dalla subitanea caduta di quegli immensi mucchi di ghiaia che i torrenti depongono alla loro foce nel lago. Nel 1539 in tempo sereno e tranquillo sei case contigue a Mandello, mancato di repente il soggetto terreno, s’inabissarono; e verso il 1750 un promontorio di ghiaie che il fiume di Domaso aveva accumulato alla sua foce, precipitarono nel lago con tal tonfo, che sorse una burrasca e perì qualche barca.
…, pure il lago (specialmente nel suo braccio occidentale per la tramontana che vi spinge l’onda, mentre il vento d’ostro la ricaccia da Lecco) soggiace a più considerabili traboccamenti. All’opera del vento aggiungesi il continuo restringimento dell’alveo, ove a Lecco esce il fiume…….Ogni trabocco danneggia la città e il littorale, ed è degno sapersi, che di tali sciagure non leggesi memoria nelle nostre cronache se non verso il decimo quinto secolo.
L’ulivo…..le invasioni dei barbari, che distrussero ogni opera di civiltà, e i freddi intensissimi del 1494, del 1709 e del 1790 ne fecero perire molti e adesso non si pensa a ripiantarli, pregiandosi di più il gelso e la vite che offriscono un frutto più primaticcio.
esempio. I torrenti Inganna e Perlino che nascono sul Legnone, atterrati un bosco alla spalle di Colico, fanno temere con le torbide loro piene di sommergere questo paese, che appena risorge.
Il paese di Cavargna se non fosse difeso da un bosco che sorge alle sue spalle, e di cui non è scure che ardisca violare, sarebbe già sdrucciolato nel fiume sottoposto.
Trabocca con grave danno dei sobborghi il torrente Cosia. Un certo Spallart ingegnere venuto a Como proposte di far passare per S. Lorenzo la Cosia e il Valduce e farli sboccare nel sobborgo di S. Agostino. Il Fiume aperto sarebbe solo uscito nel pra Pasquè. Verso il 1417 la Cosia danneggiò le mura della città propinque al castello della Torre Rotonda, dove adesso è il teatro. Nel 1646 abbattè per un novanta metri le mura di rimpetto alla chiesa della SS.
Annunciata. Sono poi memorabili le inondazioni accadute negli anni 1667, 1673, 1725, 1726, 1737, 1752. Dopo il 1761 si è posto un freno al torrente con buoni argini e due chiuse, l’una alla Rienza e l’altra ai tre mulini. Con un solo arco si è pure rifatto il ponte a due archi di S. Bartolomeo
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Atti della Visita Pastorale F. Feliciano Ninguarda
1589-1593 Vol.I – Verum cum postea turris campanaria decidisset, et porticus haec tacta corruisset, fuit e ragione foro frumentarius….
Secondo S. Monti in Carte di S. Fedele p.139, il campanile rovinò nel 1271. Per Rocchi, Como e la basilica di S. Fedele nella storia del medioevo, p.101, il campanile rovinò in coincidenza col pericoloso terremoto del 1117, che produsse la rovina di quasi tutti i monumenti dell’alta Italia
..Citra et propre Cosiam torrentem est sacellum S.cto Bernardo dicatum, et ospedali maiori unitum, in quod alias flebant sacra, iam vero non; quia et ruinosum est propter Cosiae inundationem et negligitur; (…..) Propre dictum sacellum, pergendo versum suburbium Vici, reperitur Cosiae contigua et quasi ad pontem ecclesia Sancti Pantaleonis Martyris..(in nota Monti, si legge che dopo gli straripamenti del 1787 e 1788 sparì il cortiletto in facciata e la stessa venne murata dall’argine nuovo al Cosia)
E regione dicti monastirij versus Cosiam erat alud monasterium monialium ordinis humiliatorum cum parva ecclesia S.ctae Margheritae dicata, cui cum Cosia torrens multum obesset, et aeris temperiem perturbaret, fuerunt moniales traslatae ad monasterum S.Ursulae…. S.Margherita venne poi trasformata in seminario dal 1740 al 1786)
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Descriptio Ecclesiarum Plebis Grabedonae
Chiesa collegiata ed arcipretale di S.Vincenzo (1.11. 1593)…Questa chiesa ha tre navi et è assai sotto terra però la metà derlla nave di mezzo verso l’altare maggiore è alrta più dall’altra parte di d.a nave…sotto la nave di mezzo vi è sotto uno scurolo con un altare in titolo S.Antonio consacrato, però senza dote, nello quale vi era l’acqua del lago.
Nota a cura di Santo Monti
La prima innovazione cui andò soggetto l’edificio ebbe luogo nell’anno 1600. Trattavasi di preservarlo dalle continue invasioni del lago, alzatosi già notabilmente di pelo dopo l’originaria costruzione, il che si fece col sollevare il suolo interiore e le pareti delle navi, dando alla chiesa un aspetto diverso e tutto moderno. Le tre navi si ridussero a una sola.
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Descriptio Ecclesiarum Plebis Vallis Intelvi …Ecclesia Archipresbyteralis
S.to Stephano prothomartyri dicata…
A di 3 Decembre 1593. La chiesa parochiale collegiata di S.to Stefano capo di tutta la valle d’Intelvo, è posta sotto il luogo di Montrogno, distante d’Argegno, d’onde principia detta valle, circa tre miglia. Fu già per quello si può conietturare molto bella et grande, ma hora parte è del tutto destrutta, il resto minaccia rovina d’ogni banda, in modo che le persone che vi entrano non ardiscono fermarvisi, per l’imminente pericolo che quella parte, che resta in piedi, per essere tutta sfasciata non li caschi in testa. La cappella maggiore insieme con la fronte delle due navi laterali con li altari loro furono alcuni anni fa al tutto menate via dal fiume che li corre appresso, et da detta parte la chiesa resta del tutto aperta, in modo che neancho all’altare che vi resta ancora, per questo rispetto vi si può celebrare, per i venti che con impeto vi soffiano, senza manifesto pericolo.(la rovina fu provocata dal torrente Cazzola il 29 giugno 1506)
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Compendio della Istoria di Como di Basilio Parravicini
In PSSC, vol.3, 1883 L’anno 1156 furono acconciati gli luoghi per i quali scorrono la Coscia, e Valdossio (foro e broletto prima soleva essere la casa dove ora si fa l’osteria dè tedeschi sopra il broletto vecchio)
Memorie – In PSSC, vol. 3, 1883 – L’anno 1601 a dì 7 di settembre nel territorio comasco alle 6. Ore di notte si sentì gran terremoto non senza gran paura dei mortali.
Al dì 28 dell’istesso mese nell’anno suddetto nel territorio di Novazzano venne neve e la provina guastò molti seminerj. Adì 22 settembre 1603 fù nell’istesso territorio grandissima inondazione d’acque, che guastò molti prati, campi già seminati, e crebbe in modo la roncaglia, che non fu giammai veduta così grande. Cominciando da mezzo ottobre dell’1604 sino al 7 febbraio del 1605:mai non venne nel vescovado di Como pioggia alcuna ne neve
L’anno 1610 a dì 22 marzo in tempo di notte arse con stupor grandissimo quel monte che è quasi vicino al Baradello (M. di S. Giovanni) in guisa tale che dentro la città, benchè fosse tempo nuvoloso per lo splendore di quello incendio si poteva leggere comodamente una lettera, e furono duoi pastorelli cagione di questo incendio, che durò sino al giorno seguente.
L’anno 1543 vennero nel territorio di Como le locuste, che danneggiarono molti campi e biade
Dalli X di settembre del 1539 sino agli VI di aprile 1540 non cadde pioggia che durasse più di mezzora e fu l’anno dell’abbondanza. L’anno 1555 cascò la saetta alle 7:ora di notte sopra la facciata del duomo di Como; levandosi il pomo con la Pilastrada di mezzo con dieci pezzi di marmo, cavandone molti pezzi che non finirono di strapparsi.(vedi Magnocavallo ss.)
L’anno 1610 al dì 17 d’ottobre cioè la notte di S.Luca fù inondato sommamente il borgo di S. Martino, i luoghi circumvicini, il borgo di S.Rocco, e quello di Porta Torre ecc. Fotocopiare
L’anno 1595 al dì 11 7bre venne tanta pioggia che credasi un diluvio il che avvenne ancora l’anno seguente nel mese di febbrajo.
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Memorie Antiche (di Como) di Francesco Magnocavallo
1518 – 1559, – A cura di E. Riva, A. Battaglia, Como 1999.
(1539-1540) Memoria sarrà como l’hano del M.D.XXXVIIII de del di X di setembre sino al dì VI aprile l’hano M.D.XXXX mai non piovete, rizervato forzi un’ora il giorno d’Ogni Santi, che mutamente gozolò un phoco, e parimenti alli ditti VI giorni d’aprile altrottanto, a vendosi perhò meso in duomo l’oratione dele Quarranta Orre. E anche per quela estade più non piovete sino pasato le vendembie, di maniera che ogni persona estimava che quell’anno, c’era poi l’hano dei quarantta, non si dovesi raccogliere nulla per il grano sutto (secco) che quella estate era fatto, di modo che errano sughate la magior parrte delle fontane, pozzi e altre acque del paese nostro, e masime verso la pianura, e forzi anche in altri lochi, chi alle renze, chi al laco ed ivi portando poi l’acqua chi in brente, chi in carerre, qual vassali (vasi) sopra carri.-in seguito la descrizione dell’anno 1540 è splendida…e se di simili anni ne venesero a casa nostra uno ogni cinqui, mai cie sarebbe penuria d’alchuna cossa.
L’hano M.D.XLV. (1545) a dì VII del mese di giugno in una dominicha ale oere III di notte caschò una saetta sopra la faciata dil Duomo de Como, levando da prima il pomo di cima la pilestrada (parasta) d’essa faciata e gitolo in terra a una con dece pezi di marmoro qual cavò forra d’essa faciata gitandoni un pezo in qua e l’altro in là, e con dui pezi ne gitò sino al cantone di Peregrini (contrada dei Pellegrini), e più pezi cavò di loco che non finirno di levarsi qual pareva cossa meravigliosa.
Il dì di Pasqua fiocò e gelò sopra le viti. Et alli XXIII di magio che fu il giorno della Senssa (Ascensione) cioè del medesimo anno 1555 fu poi eleto al pontificato il predeto teatino (G.Pietro Carafa –Paolo IV)
RISTRETTO overo Picciola Cronaca delli Annali Gravedonesi di Antonio Maria Stampa
1715 – Nel 1032 successe una piena, ed inondazione tale del fiume Liro, che rovinò più della metà di Gravedona con molta stragge de animali e de uomini in modo tale che solo quei pochi, che potuerosi salvare in Castello, ed avevano le case forti si liberarono dal pericolo.(Anche in Giuseppe stampa p.66 con scarse variazioni di lessico).
Nel 1313 sicome avennero all’Italia molte disgrazie, Gravedona sentì e patì per le maggiori, mentre dalli 4 del mese di marzo sino alli 25 d’agosto, ciovè per cinque mesi e giornate 20 essendo così quasi sempre fieramente piovuto, che rassembraa alle volte rinnovarsi il diluvio, benché quasi per tutta l’Italia rassegnasse una siccità così grande, che prohibì la raccolta de grani e altri frutti, non solo il fiume Liro portò seco, e rovinò li parapetti di muraglia a pietre vive, che dal principio d È monti ove sbocca sino all’ingresso del lago formavano il suo alveo, ed il rinserravano, ma con le rovine di questi e altre materie portati dalli monti, fece una chusa così terribile che invece di proseguire il suo corso, sbocando nel luogo di Velmina (non so ove sia), non solo entrò con grandissimo danno, e terrore la notte del 6 giugno in Gravedona nell’abitato con distruggere ed atterrare le habitazioni, oltre la morte di 1000 persone, ma portò tanta materia che coperse con quelle tutto quel tratto di luogo che era compreso nella Stappa, Pianezza e Velmina suddetta, rimanendo tutto sottoterra, arrivava il terrapieno fatto vicino al lago sino a mezza la torre di S. Gio. Battista (S. Maria del Tiglio n.d.r) con un danno immenso, oltre di ciò sgorgò nel luogo detto Cerviano un acqua così impetuosa, ne mai più vista, che sboccando nella contrada d È Modesti nel mezzo di Gravedona ed un’altra sopra la chiesa della Sovrana delle Grazie (o chiesa del convento vedi G.S) per due luoghi, distrussero tutte quelle case, che gli si opposero, durando questa ultima per tre mesi, nel fine dei quali ridussesi nel sito delle Caralle, solo con lo sforzare tutti li habitanti ritirarsi a ‘monti per la loro salvezza, tanto che crebbe così il lago, che tutto l’habitato vicino per 90 passi fu inondato.
Primo ad essere trasportato dalla furia delle acque fu il vecchio ponte della strada della Regina che sorgeva al posto dove ai dì nostri fu aperto il tunnel per la presa dell’acqua. Di quel ponte puossi facilmente ancora vedere le tracce essendone tutta via una spalla immediatamente sopra la suddetta galleria. È da notarsi che allora la strada Regina passava per S.Gregorio e pel luogo ora detto il Guasto, rasentava quella località ora chiamata all’acqua della regina, passava il fiume sotto Negrana, nel preciso luogo ora menzionato, cioè sull’antico ponte, e per quella parte metteva nell’abitato di Gravedona, esteriormente però al castello.)
Nel 1363 essendo caduta una lavina o sia pezzo di monte vicino alla chiesa della Sovrana delle Grazie, distrusse tutto quel tratto di case che era fra il castello demolito e le caralle con grandissimo danno e morte dei cittadini (anche Giuseppe Stampa p.121 ove aggiunge…Nel giardino di casa Curti Maghini puossi tuttavia vedere un masso caduto a quei tempi vicino ai ruderi della grande torree (torrazza) da lunghi anni demolita)
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Lettere Lariane di Giambattista Giovio
Como 1827 – Sull’inondazione del maggio 1810 (p.193-204)..cita anche i Commentarij su Como e il Lario-1795, lapide anche in contrada di quadra
Lettere aggiunte, lettera II. Notizie intorno al ponte di Lecco, maggio 1811
Como e il Lario
commentario di Poliante Lariano, Como 1795 – Capo XII, degli aquemoti, venti, fiumi, escrescenze, ed emissario del lago, non che della sua antica figura e livello.
…e verragli incontro l’amenità, in fin poi d’esso l’orror sagro della valle e lo spruzzo quasi della Perlana saluterallo:Talor però queste acque rigonfiansi a torrente infestissimo e, radendo Balbiano, si scaricano nel lago.
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Viaggio al Lago di Como di Davide Bertolotti
Como, 1821 – ..premendo la spaziosa strada che con grave dispendio la principessa Carlotta del Galles aprir vi fece nel 1815, sino alla villa ch’eletto ell’erasi per suo delizioso recesso…Poco al dilà ci si parò dinanzi un arco di trionfo che già si sgretola e cade in macerie, li presso un pilastro con la seguente iscrizione:
Karolina de Brunswik princeps Walliae in Anglia ad pubblicum bonum a pago Crumelio ad Atesinam villam sibi deliciarum et quietis sedem rebus omnibus comparatam repressit lacus undis effluentibus aggerum murorum arccuum molitione complanato solo clivis subactis ponte lapideo Blesiae exundantis imposito ex angusta praerupta difficili novam hanc amplam percommodam suo aere viam fecit anno 1815.
Carolina di Brunswik costruì per pubblica utilità, nell’anno 1815, questa nuova, spaziosa e comodissima strada che dal borgo di Grumello porta a Villa D’Este, sede per lei di delizie e quiete, provvista di ogni cosa, dopo aver trattenuto le onde del lago con i loro effluvii, avendo demolito il terrapieno delle mura degli archi dopo aver domato i pendii con il ponte di pietra sul Breggia che continuava a straripare.
…ha fatto imporre a queste scoscese balze il nome di Sasso rancio: Corre lungo esse asprissime rupi la via regia o regina, più volte anzi accennata, che il pedestre viandante guida d’Italia in lemagna. Ma tale è quivi per un tratto la sua angustia e la ripidezza e il pericolo che, siccome altri ben disse, se un pié in fallo tu metti, ti sfracellano le inique ripe, pria che le profonde acque ti diano sepolcro. Nel 1799 tragittò per quest’arduo calle un branco de’ Russi che l’esercito di Bellegarde aveva in ajuto. I cosacchi conducevano i loro cavalli per mano ma, giunti ad un certo passo, quegli agilissimi corsieri, usi a volare per le pianure del tanai, non ad arrampicarsi tra i greppi, sdrucciolavano, e giù pel dirupo traboccando…
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Larius di A. Gioseffo della Torre di Rezzonico
M.S. c.a. 1737-1777 T.II, Vol. I – Dal montuoso cammino, ritornati al Lario scorgiamo le altissime rupi della Camogia e l’omonimo fiume, il quale con ripida cascata si getta nel lago e divide la via Regia, mentre con un ponte a due archi congiunge le rive. La strada libera non manca talora dei suoi pericoli, poiché è accaduto una volta che le capre pascolando qua e là smuovessero con i piedi i sassi; questi, precipitando dal monte infliggono ai viandanti, che non si aspettano nulla di simile, talvolta crudeli ferite, spessissimo la morte stessa.
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Grande illustrazione del Lombardo Veneto di Cesare Cantù
Milano 1858 – La via regina divien faticosissima nello scendere il sasso rancio, e una banda di cosacchi che volle avventurarvisi nell’invasione del 1799, andò a precipizio
Nel 1837 si cominciò una strada che parte da piazza di Domaso e giunge fin al Passo d’Adda, passando Livo sul ponte di pietra e l’Adda su ponte volante. Il passo d’Adda era il luogo del traghetto dell’Adda quando questo fiume si immetteva nel lago difronte a Sorico
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Roberto Rusca (Il Rusca, overo descrittione del Contado e Vescovado Comasco)
Piacenza 1629 – L’anno 1627 crebbe tanto il lago, che andò nella Chiesa Maggiore, et per la città s’andava in barca
di Autori vari
(22 Aprile 2009)//(24 aprile 2009)
Fonte: La porta del tempo; link: http://www.corrierecomo.it