Giu 19 2009

ALLA RICERCA DELL’ ORIGINE DEL NOME DI VERONA

Veduta di Castel San Pietro

La prima dichiarazione “etrusca” del toponimo Verona è di Wilhelm Schulze, prospettata nella sua importante e geniale opera Zur Geschichte Lateinischer Eigennamen (1904) (ristampata Mit einer Berichtigungsliste zur Neuausgabe von Olli Salomies, Zürich-Hildesheim 1991, pag. 574).

Per la sua tesi lo Schulze ha fatto riferimento al suffisso – “ona”-, che ha riscontrato anche nel toponimo Cortona (etr. Curthun) e in altri toponimi di assai probabile origine etrusca, come i toscani Cetona, Faltona, Vescona, Vettona, per i quali ha richiamato rispettivamente i vocaboli etruschi veru, vescu, vetu. Per Faltona io richiamo l’antroponimo etrusco Faltu e per Verona l’antroponimo femm. Verunia, col corrispondente gentilizio lat. Veronius (DETR 442, 162).

In tutti questi toponimi faccio notare da parte mia la trasformazione dell’originario suff. etrusco –ũ-/un- in quello successivo lat. –ōn-.

La derivazione del toponimo Verona dall’etrusco prospettata dallo Schulze è stata ritenuta verosimile da tutti i linguisti che in seguito si sono interessati della questione, cioè Dante Olivieri, Giovan Battista Pellegrini, Carla Marcato (cfr. Dizionario di Toponomastica, a cura di G. Gasca Queirazza, C. Marcato, G. B. Pellegrini, G. Petracco Sicardi, A. Rossebastiano, Torino 1990); e ciò essi hanno detto anche in virtù del fatto che già Silvio Pieri aveva segnalato l’esistenza in Toscana di un altro toponimo Verona, di due toponimi Verone, di un Verrone e di una Veròlla (da Veronula) (TVA 55).

Tutto questo io dichiaro di accettarlo e di condividerlo, però faccio osservare che nessuno dei citati linguisti è andato oltre, alla ricerca del significato effettivo del toponimo Verona e cioè alla ricerca di un eventuale appellativo corrispondente.

Soltanto il Pieri aveva fatto questo lievissimo e dubbioso accenno in una noticina: «Appena un lieve scrupolo ci potrà suscitare il verone terrazza».

Io invece accetto appieno anche questa connessione fra Verona e verone «terrazzo, poggiolo», osservando innanzi tutto che l’etimologia di questo appellativo italiano è fino al presente in alto mare (PELI, DELI², GDLI).

Sul piano fonetico la connessione dell’appellativo verone (anche verrone, virone) con Verona non dà luogo ad alcuna difficoltà, considerato che in Strabone (VI 206, V 213) il toponimo risulta di forma maschile: Ouērhōnos e Ouērhōn/Bērhōn.

Sul piano semantico faccio osservare che Verona è situata sulle ultime propaggini dei monti Lessini, di fronte alla pianura, rispetto alla quale il centro abitato poteva, soprattutto nel passato, avere la posizione di un “terrazzo naturale” o di un “poggio”. Ebbene, appunto il passaggio semantico o di significato che si constata dal vocabolo sinonimo poggio «rilievo di terreno, colle» al suo derivato poggiolo «balcone, terrazzo costruito» dall’uomo, spiega e giustifica appieno il passaggio dal significato di “terrazzo naturale” a quello di “terrazzo costruito” dall’uomo, che si intravede essere avvenuto anche nell’appellativo verone.

Su questo punto è molto significativo che il Pieri definisca «poggio» uno dei due Verone da lui individuati e segnalati. Ma molto più significativo è quanto mi ha suggerito l’amico Mario Enzo Migliori di Prato: l’antico centro della città di Verona era il Poggio di Castel San Pietro, alla cui base si trova l’antico teatro romano.

Qui apro una brevissima parentesi per segnalare un macroscopico e quasi incredibile esempio di ironia della sorte: la ragione prima per la quale la città di Verona è attualmente conosciuta in tutto il mondo, è un particolare “verone”, quello shakspeariano di Giulietta e Romeo…. Però tengo anche a precisare che si tratta di un puro e semplice caso, il quale non ha nulla da fare con l’etimologia od origine del nome della città.

Io sono restio ad accogliere la tesi dell’altro mio amico e collega, veronese, Giovanni Rapelli, il quale invece ritiene che Verona derivi da Veronius, inteso come nome personale del fondatore dell’insediamento; ma se questo fosse avvenuto – io obietto – il toponimo sarebbe stato *Verogno oppure *Verogna.

Termino questo mio odierno discorso con un codicillo, la cui eventuale inconsistenza non infirmerebbe per nulla la mia tesi di fondo sulla etimologia di Verona.

Siccome anche io appartengo alla schiera di linguisti che ritengono che pure l’etrusco era una lingua indoeuropea, con tutta tranquillità mi sento di richiamare anche l’appellativo lat. veru,-us «spiedo, giavellotto» (plur. verones) (presentato come indoeuropeo dal DELL) e di confrontarlo con gli antroponimi etruschi Veru, Verunia (TECT 319; DETR 163). Pure questo appellativo latino, soprattutto con la sua forma plur. verones, richiama chiaramente il gentilizio lat. Veronius (RNG), il toponimo Verona ed infine l’ital. verone.

Sul piano semantico la connessione tra il lat. verones «spiedi, giavellotti» e l’ital. verone «terrazzo (naturale o artificiale), poggio, poggiolo, balcone» potrebbe essere stabilita col significato intermedio di «cima o spuntone di roccia o di terreno».

Per finire tengo a fare una importante precisazione: l’etimologia etrusca del toponimo Verona, col significato originario di «terrazzo naturale o poggio» mi sembra che abbia un alto grado di verosimiglianza; però questa etimologia etrusca prescinde dall’altra questione della fondazione originaria del centro abitato. Questo poteva essere stato fondato già da qualche altra popolazione precedente all’arrivo degli Etruschi nel sito, e precisamente – come mi ha suggerito ancora l’amico Giovanni Rapelli – dagli Euganei. E in questo caso l’etrusco Verona = «terrazzo naturale, poggio» potrebbe essere stato nient’altro che la traduzione di un corrispondente vocabolo euganeo.

Ma questo dell’origine della città o dello stanziamento umano di Verona è un problema differente, il quale spetta non al linguista, bensì all’archeologo. Il linguista può solamente aggiungere che l’etrusca Verona trova un chiaro riscontro nella etrusca e vicina Mantua «Mantova» e inoltre che essa si trovava nella esatta direzione della valle dell’Adige, dove finirono col rifugiarsi gruppi di Etruschi di fronte all’avanzata dei Celti o Galli nella pianura padana, secondo una nota testimonianza di Livio (V 33). E la presenza degli Etruschi nella valle dell’Adige si è di certo spinta molto in fondo, come mostra luminosamente l’odierno toponimo Vipiteno, lat. Vipitenum, gentilizio etrusco Vipitene (LEGL 78; DETR 172; TIOE 91).

[N.B.: l’esplicazione delle sigle bibliografiche si può trovare nelle opere di M. Pittau, La Lingua Etrusca – grammatica e lessico (LEGL), Nùoro 1997 (Libreria Koinè Sassari); Dizionario della Lingua Etrusca (DETR), Sassari 2005 (ibidem)].

Fonte: Massimo Pittau  dell’Università di Sassari

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