Marco Peresani e collaboratrici
Fumane. Nuova importante scoperta archeologica nella grotta: gli studiosi dell’Università di Ferrara hanno portato alla luce un vero e proprio laboratorio artigiano
di Giancarla Gallo
Non finisce di sorprendere la grotta di fumane, uno dei più importanti insediamenti umani della preistoria, nel quale sono venuti alla luce i dipinti più antichi a livello europeo. L’ultima scoperta è di questi giorni: si tratta del ritrovamento di un laboratorio artigianale, una vera e propria «macelleria», utilizzato 50 mila anni fa dall’uomo di Neanderthal. Al riparo nella grotta, gli uomini preistorici spellavano e spolpavano gli animali uccisi.
Gli archeologi hanno portato alla luce un numero cospicuo di schegge di selce di dimensioni ridotte, dei piccoli coltelli in pietra, che ricoprono fittamente una decina di metri quadrati della grotta, mentre le ossa degli animali sono state individuate in fondo alla cavità, a ridosso delle pareti.
Una scoperta sorprendente, sottolinea il professor Marco Peresani, archeologo dell’Università di Ferrara, che coordina l’equipe di studiosi che da vent’anni porta avanti gli scavi all’interno dei diversi strati del cosiddetto riparo Solinas (dal cognome dello scopritore). Peresani è uno dei massi esperti dei neanderthaliani, popolazione preistorica scomparsa in maniera ancora inspiegabile a tutto vantaggio dell’«Homo sapiens sapiens». «Nei livelli sottostanti e negli strati che abbiamo scavato l’anno scorso», spiega Peresani, «i neanderthaliani usavano coltelli e spade di grandi dimensioni. Poi hanno abbandonato questo sistema, inspiegabilmente, e sono tornati a usare strumenti più piccoli, con un processo più lento e meno efficace. C’è un alternarsi di sistemi che va studiato».
È la prima volta a livello europeo che uno strato così ricco viene portato alla luce. «È evidente che oggetti così piccoli potevano permettere di macellare animali come i cervi», continua il professore. «In passato si trovavano più ossa e meno schegge di selce, che erano però più lunghe e di epoca riconducibile a 45 mila anni fa. Questo nuovo aspetto venuto alla luce ci darà la possibilità di confrontarci con altri ritrovamenti di altre zone, visto che quello di fumane è davvero ben conservato e tutti i materiali sono stati abbandonati sul terreno».
Il professor Peresani non ha dubbi: questa scoperta rappresenta un rilevante passo in avanti negli studi sugli insediamenti dell’uomo di Neanderthal, sulla sua vita quotidiana, sui suoi cambiamenti culturali e tecnologici. «Chi considera i neanderthaliani come una specie inferiore all’Homo sapiens credo debba rivedere la sua posizione, alla luce delle scoperte più recenti e delle trasformazioni così importanti che essi furono in grado di affrontare».
Le cause che portarono alla scomparsa di una specie molto forte come quella di Neanderthal, a beneficio di una più debole come l’Homo sapiens, sono ignote e oggetto di ricerca da decenni. La «macelleria» scoperta a fumane, con la sua perfetta stratificazione, potrebbe aiutare ad approfondire la conoscenza di questa popolazione preistorica.
Di certo ha dato ottimi risultati l’applicazione (dall’anno scorso) di silicato di etile sulla parete a sinistra della grotta: questa soluzione, che si applica con un pennello, lega le pietre e i granelli di sabbia, lasciando dei forellini che fanno in qualche modo respirare il terreno, mantenendone il colore e evitando smottamenti.
Le ricerche nella grotta di fumane, che continueranno fino agli inizi di settembre, quest’anno sono finanziate dalla Fondazione Cariverona, dalla Regione, dal Parco regionale della Lessinia e dal Comune di fumane.
Intanto in collaborazione con la nuova giunta comunale si sta mettendo in cantiere la realizzazione di un libretto-guida della grotta e si punta a migliorare il sito internet, gestito dal Consorzio delle Pro loco della Valpolicella (www.grottadifumane.it), arricchendolo di informazioni e caricando anche tutte le notizie sulle ultime scoperte.
La grotta di fumane sarà al centro dell’attenzione in un convegno in programma a Firenze ai primi di ottobre, dedicato alla scomparsa dei neanderthaliani, organizzato dallo stesso professor Peresani.
Sempre in autunno dovrebbe visitare la grotta il dottor Weninger, direttore del Museo di Neanderthal, cittadina vicino a Colonia, in Germania, il quale prenderà accordi per ulteriori studi e ricerche.
Fonte: srs di Giancarlo Gallo, da L’Arena di Verona di domenica 09 agosto 2009; Provincia pag. 23