L’ingresso della grotta di Fumane, tesoro dell’archeologia mondiale
Di Giancarla Gallo
FUMANE. Entusiasta il direttore del museo tedesco in visita al riparo Solinas di Fumane, che ospitò l’uomo primitivo.
Weniger: «Il sito veronese è il più importante nel Mediterraneo: sarà promosso in tutto il mondo»
Grandissimo interesse ha dimostrato il direttore del museo di Neandertal in visita alla Grotta di Fumane, una delle dieci al mondo che testimoniano la frequentazione dell’homo neandertalensis e il succedere dell’homo sapiens. «Sono rimasto molto impressionato», ha detto Gerd-Christian Weniger, che non aveva mai visitato prima il riparo, «penso che Fumane sia il sito più importante del Mediterraneo. La popolazione neandertalense estinta è scomparsa rimpiazzata da quella del sapiens anatomicamente moderno e nella nostra disciplina, l’antropologia, la ricerca delle cause di questo fenomeno è uno dei concetti più dibattuti. Ci sono al mondo almeno duecento università e istituti di ricerca, che si occupano di questa questione. Dopo aver visitato questo sito, sono convinto che Fumane giocherà un ruolo chiave».
La grotta di Fumane è molto conosciuta nell’ambito della comunità scientifica mondiale, anche per la ricchezza dei materiali rinvenuti e per la spettacolarità delle testimonianze dipinte, come quella dello sciamano.
Progetti a largo respiro coinvolgeranno Fumane a livello internazionale. «Stiamo mettendo a punto due progetti di sviluppo tecnico per una fruizione turistica», continua Weniger, «i temi che riguardano i neandertalensi sono di grande interesse e attraggono almeno 170mila visitatori all’anno intorno al nostro museo. Sono argomenti che affascinano il grande pubblico».
Il primo progetto consiste nella realizzazione di una rete, che coinvolga diversi siti, come per esempio Altamira, da presentare al pubblico e che si riferiscono al periodo del Pleistocene superiore (dai 130mila ai 12mila anni fa). Oltre a mettere in rete conoscenze, questa struttura permetterà di sviluppare ricerche e ottenere finanziamenti. Il direttore del Museo tedesco ha annunciato che tra breve verranno inviate lettere per chiedere alle amministrazioni comunali, in cui cadono siti archeologici di rilevanza (una trentina circa tra cui Fumane), se sono interessate a sviluppare questa rete a livello politico-scientifico.
«Il secondo progetto», spiega Marco Peresani dell’Università di Ferrara, che guida gli scavi della Grotta da una ventina d’anni, «prevede la realizzazione di un workshop sulla continuità di alcuni comportamenti dei neandertaliani e dei sapiens, come ad esempio il cacciare gli animali e la scheggiatura della selce». L’iniziativa è partita da Andreas Pastoors, dipendente del museo tedesco e ricercatore.
Intanto domenica scorsa si sono contate la bellezza di 230 persone, in massima parte adulti, in visita alla grotta di Fumane nel giro di due ore. «L’amministrazione aveva messo a disposizione un pulmino da Molina per i visitatori della Grotta, che ha fatto diversi giri», ha raccontato Alberto Castagna, capo delle guide. «Molte persone sono scese a piedi. Siamo soddisfatti, la richiesta è stata notevole, l’afflusso impensabile». A testimoniare che gli sforzi per dare visibilità al sito, molto conosciuto all’estero e quasi sconosciuto in Italia e a livello locale, stanno dando frutti.
Il vicesindaco di Fumane, Giuseppe Bonazzi, ha dichiarato il suo impegno a trovare fondi per la sistemazione del luogo, in particolare la baracca dove attualmente lavorano gli archeologi, che sarà abbattuta e sostituita con una casetta a lato della grotta, e i bordi stradali. «Il progetto c’è già», conclude il vicesindaco. «Mancano i finanziamenti».
Fonte: srs di Giancarla Gallo da L’Arena di Verona di mercoledì 02 settembre 2009 prov. pag. 25.