Scavi in Piazza delle Poste
Le «indagini» della Soprintendenza sulla dimensione urbanistica
Le stratigrafie del sottosuolo aggiungono nuovi elementi alla conoscenza del patrimonio archeologico di Verona.
La prima documentazione certa di una occupazione dell’attuale centro storico della città si riscontra nell’area a sinistra del fiume con testimonianze provenienti da Porta S. Giorgio e da via Carducci, entrambe databili da IX e VIII secolo a.C. cui si devono aggiungere materiali ceramici rinvenuti in via Redentore e in Regaste Redentore. Tali ritrovamenti indicano che l’occupazione della collina di S. Pietro, in posizione strategica per il dominio del passaggio del fiume, si inserisce in un ambiente culturale protoveneto, collegato cioè ai paleoveneti di cui sono state trovate tracce sia a Ponte Florio, sia sui pendii del castello di Montorio sia a S. Maria di Zevio.
La collina di S. Pietro, e le sue adiacenze, resterà fino alla costituzione del municipio la zona in cui si svilupperà la primitiva Verona, tuttavia le possibilità di ricostruzione dell’abitato preromano e poi dell’ oppidum sono minime, proprio a causa della dinamica dell’evoluzione urbanistica della collina stessa. (1)