RISORGIMENTO. L’ALTRA VERITA’
La terza guerra d’indipendenza, 1866, preceduta da trattative tra Italia e Austria: prima Vittorio Emanuele II vuole acquistare le terre orientali pagando un miliardo di lire – che non ha – e poi offrendo il figlio Umberto per sposare un’arciduchessa che porti in dote Venezia
Francesco Giuseppe, quando si rende conto della possibilità di un’alleanza anti – austriaca tra i Savoia e la Prussia, offre al Governo italiano la cessione del Veneto a Napoleone III, che a sua volta l’avrebbe poi “girato” a Vittorio Emanuele: ma questo rifiuta e sceglie la guerra
Il Veneto finirà nelle mani dei Savoia, nonostante la doppia sconfitta, solo grazie alla vittoria ottenuta dagli alleati prussiani a Sadowa: e il meccanismo sarà esattamente quello previsto in origine, cioè la cessione alla Fancia e il successivo trasferimento al Governo del regno d’Italia
L’Italia era “fatta” per dichiarazione unilaterale del Governo sabaudo. In realtà, precisare che lo era “quasi” non sarebbe, stato inopportuno.
I patrioti credevano che gli sforzi compiuti fino a quel momento non fossero sufficienti: occorreva impegnarsi ancora un po’ per prendersi anche Venezia (con l’hinterland veneto e istriano) e Roma (con il Lazio che faceva ancora parte dello Stato pontificio).
Vittorio Emanuele II con le strategie diplomatiche che credeva di padroneggiare, tentò dapprima di “comprarsi” la fetta orientale che gli mancava, offrendo un miliardo di lire di allora. Si trattava di una cifra spropositata che – con le debite proporzioni – nemmeno il cancelliere della Germania Federale, Helmut Koll, alla fine degli Anni 80 del XX secolo, spese per acquisire la Germania (sedicente) Democratica che era stata governata fino ad allora dai comunisti dell’Unione Sovietica.
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