Un conflitto in cui i soldati erano considerati come semplice “carne da cannone” e sacrificati dai capi senza nessuna autentica esigenza strategica.
La guerra si rivelò una lunga serie di inefficienze, menzogne e mosse senza alcun costrutto sui campi di battaglia che la storiografia ufficiale nasconde o minimizza, tutta basata com’è su una narrazione “alta” delle vicende, all’insegna delle “grandi” battaglie e dei “grandi” numeri”.
Nemmeno i gironi dell’inferno potevano apparire più spaventosamente crudeli.
L’esercito austro-ungarico e quello italiano presero posizione e – uno di fronte all’altro – cominciarono a scavarsi dei rifugi che, passo dopo passo, si svilupparono per tutta la lunghezza del fronte. Con quello che avevano a disposizione – anche con le unghie – si tuffarono in una prima linea di trincee che stavano fisicamente in faccia al nemico; alle spalle una fortificazione più attrezzata; e, ancora più indietro, un altro serpente interrato con protezioni solide e le piazzole per le artiglierie.
CATACOMBE A CIELO APERTO
Erano delle catacombe a cielo aperto che si rincorrevano per centinaia di chilometri: un labirinto dopo l’altro, collegati fra loro da piccole gallerie, che sbucavano in anfratti naturali e che, poi, continuavano inseguendo l’ansa di un fiume o la gobba di una delle tante montagne carniche.