Si conclude lo parte relativa al primo conflitto mondiale del saggio sul Risorgimento di Del Boca. Vengono presentate ulteriori testimonianze e documentazioni sulle condizioni terribili in cui dovevano vivere e morire i militari italiani sui i fronti che li contrapponevano all’Austria
Se un militare veniva ferito, gli prendevano l’arma che finiva nel deposito del battaglione, quindi la si spediva al magazzino della brigata e poi finiva a Firenze, che funzionava come centro di smistamento. Quindi iniziava il “viaggio di ritorno”, tra carte, bolli e timbri di ogni genere
Prosegue la descrizione delle condizioni dei militari italiani sul fronte della Grande Guerra.
Intorno a quella gobba di terreno, c’erano dozzine di cadaveri con le gambe rattrappite, le unghie che ghermivano ancora la giberna o il calcio del fucile, riversi nella fanghiglia nella stessa posizione di quando erano crollati.
Alcuni «guardavano» verso gli austriaci ma gli altri erano girati verso le trincee italiane. Per qualche giorno gli occhi sembravano fissare un punto lontano, ancora carichi di stupore e, forse, di speranza. Poi diventavano orbite vuote in una carne livida, con le mascelle denudate come se volessero sghignazzare per dispetto.
Almeno due di quei poveracci avevano delle bende sul capo. Significava che erano già stati feriti precedentemente e, con la testa rotta, li avevano rimandati in prima linea, in ossequio al principio che il dovere doveva essere fatto per intero. «Miseranda carne umana ghermita senza rimedio»
Continua a leggere”La Grande Guerra quella burocrazia ottusa che intralciava la guerra”