L’edificio di mattoni piu’ antico del mondo e’ stato scoperto quest’anno da un archeologo italiano, Lorenzo Nigro, a Gerico: risale a dieci millenni e mezzo fa, ossia al periodo neolitico pre-ceramico (prima, cioe’, che si fabbricassero oggetti di terracotta).
“E’ il muro di una torre circolare, costruito con mattoni crudi, con paglia e fango”, ha rivelato Nigro in uno dei convegni della Borsa Mediterranea del turismo Mediterraneo, conclusasi ieri sera a Paestum; “E’ il primo caso di architettura modulare, con i mattoni montati a corsi alterni, che hanno la forma di un filone di pane e sono tenuti insieme da una malta di cenere e fango”.
Non era un edificio abitativo, ha spiegato Nigro, che ha diretto la missione dell’Universita’ “La Sapienza” di Roma la cui ultima campagna di scavo sul posto si e’ conclusa lo scorso aprile; la torre ed il muro cui era collegata fu costruita a scopo chiaramente difensivo.
E questo e’ un enigma (e non l’unico, sottolinea l’archeologo italiano), perché non si capisce contro chi quell’antichissima popolazione dovesse difendersi.
In quel medesimo sito lo scavo ha restituito un teschio sepolto ritualmente 9.000 anni fa e, in un giacimento funerario un po’ meno antico, sono stati rinvenuti altri teschi separati dal corpo, modellati e raggruppati, con un rituale il cui significato e’ per ora incomprensibile ma che rivela un culto degli antenati. E’ la testimonianza piu’ antica di una sorta di divinizzazione dei defunti, e di un culto che, per la prima volta nel neolitico, si discosta dal culto primigenio della Dea Madre.
Accanto al teschio era deposto un microlito, ossia una pietruzza che a quell’epoca equivaleva ad una rudimentale moneta: “Quel sassolino – racconta Nigro – ci ha fatto pensare alla monetina che nell’antichita’ classica si lasciava nella bocca del defunto, perchi potesse pagare il traghettatore nel mondo dell’oltretomba”. La prima frequentazione umana documentata del sito risale a dodici millenni fa, attorno alla sorgente di Ain es-Sultan (la biblica sorgente di Eliseo), e la comunita’ che vi si insedio’ fu una delle prime a fondare la propria sussistenza sull’agricoltura.
Gli scavi hanno prodotto risultati eccezionali, portando alla luce testimonianze del substrato storico della citta’ che oggi si chiama Tell es-Sultan (la collina del sultano), confermando Gerico come primo insediamento urbano costruito dall’uomo.
Nel corso dei millenni successivi la citta’ prese il nome Ruha, ad opera dei Cananei (in biblico Yeriho, e l’attuale nome arabo e’ Ariha), nome rivelato finalmente – spiega Nigro – da un’iscrizione in geroglifico.
Quest’anno stesso la missione di scavo di “La Sapienza” ha fruttato scoperte che accrescono le conoscenze anche sulla citta’ nell’eta’ del bronzo (3000-1550 a.C.) e, in particolare, nella doppia cinta muraria del Bronzo antico (2700-2350 a.C.) sono state portate alla luce tracce evidenti di una violentissima conflagrazione che distrusse quella cultura.
“L’autore del racconto biblico sulla conquista di Gerico da parte di Giosui (la sua scrittura risale al sesto secolo a.C.) – secondo l’archeologo italiano – poti dunque ispirarsi alla presenza di rovine che alla sua epoca erano ancora visibili fuori terra, riconducibili ad un evento distruttivo del terzo millennio”.
Fonte: La porta del tempo del 23,11, 2009
Link: http://www.laportadeltempo.com/news.asp?ID=4943&tipoID=7