Il tempio di Minerva, qui sopra nell’esempio di lordine dorico immaginato da Benoit Cantallan nel 1808, può dare un’idea del culto romano a cui era dedicato anche l’edificio sacro di Marano. Minerva (Atena per i greci) era una divinità ambigua: figlia del sommo Giove e madre di Marte, dio della Guerra, era guerresca anch’essa (è sempre raffigurata con l’elmo), ma per amore di giustizia e non volontà di strage; vanta infatti tra i suoi simboli anche il ramo d’ulivo della pace ed è indicata come protettrice delle opere d’ingegno e della politica. Guerra, seppure «giusta», pace, arti e scienze… Tanti interessi hanno un prezzo: Minerva restò zitella
Trovato il tempio di Minerva di cui si era persa ogni traccia. Non era solo una leggenda: sul Monte Castelon riaffiorano mura romane terrazzamenti e due ambienti del vasto complesso sacro. Ma le scoperte continueranno
Sul monte Castelon la realtà supera abbondantemente la fantasia e dalla terra spuntano spettacolari testimonianze del lontano passato maranese, che sembravano ormai destinate a rimanere nella leggenda.