Mar 13 2013

IL CARDINALE JORGE MARIO BERGOGLIO È IL NUOVO PAPA. 
E’ ARGENTINO E SI CHIAMA FRANCESCO I

Category: Chiesa Cattolicagiorgio @ 23:52

papafrancescoi

Habemus Papam

Annuntio vobis gaudium magnum Habemus Papam  Georgium Marium Bergoglio  qui sibi nomen imposuit Franciscum

 

Il primo Papa americano è il gesuita argentino Jorge Mario Bergoglio, 77 anni, arcivescovo di Buenos Aires. È una figura di spicco dell’intero continente e un pastore semplice e molto amato nella sua diocesi, che ha girato in lungo e in largo, anche in metropolitana e con gli autobus, nei quindici anni del suo ministero episcopale.

“La mia gente è povera e io sono uno di loro”, ha detto più di una volta per spiegare la scelta di abitare in un appartamento e di prepararsi la cena da solo. Ai suoi preti ha sempre raccomandato misericordia, coraggio apostolico e porte aperte a tutti. La cosa peggiore che possa accadere nella Chiesa, ha spiegato in alcune circostanze, “è quella che de Lubac chiama mondanità spirituale”, che significa “mettere al centro se stessi”. E quando cita la giustizia sociale, invita per prima cosa a riprendere in mano il catechismo, a riscoprire i dieci comandamenti e le beatitudini. Il suo progetto è semplice: se si segue Cristo, si capisce che “calpestare la dignità di una persona è peccato grave”.
Nonostante il carattere schivo – la sua biografia ufficiale è di poche righe, almeno fino alla nomina ad arcivescovo di Buenos Aires – è divenuto un punto di riferimento per le sue forti prese di posizione durante la drammatica crisi economica che ha sconvolto il Paese nel 2001.

Nella capitale argentina nasce il 17 dicembre 1936, figlio di emigranti piemontesi: suo padre Mario fa il ragioniere, impiegato nelle ferrovie, mentre sua madre, Regina Sivori, si occupa della casa e dell’educazione dei cinque figli.

Diplomatosi come tecnico chimico, sceglie poi la strada del sacerdozio entrando nel seminario diocesano di Villa Devoto. L’11 marzo 1958 passa al noviziato della Compagnia di Gesù. Completa gli studi umanistici in Cile e nel 1963, tornato in Argentina, si laurea in filosofia al collegio San Giuseppe a San Miguel. Fra il 1964 e il 1965 è professore di letteratura e psicologia nel collegio dell’Immacolata di Santa Fé e nel 1966 insegna le stesse materie nel collegio del Salvatore a Buenos Aires. Dal 1967 al 1970 studia teologia laureandosi sempre al collegio San Giuseppe.

Il 13 dicembre 1969 è ordinato sacerdote dall’arcivescovo Ramón José Castellano. Prosegue quindi la preparazione tra il 1970 e il 1971 ad Alcalá de Henares, in Spagna, e il 22 aprile 1973 emette la professione perpetua nei gesuiti. Di nuovo in Argentina, è maestro di novizi a Villa Barilari a San Miguel, professore presso la facoltà di teologia, consultore della provincia della Compagnia di Gesù e anche rettore del Collegio.

Il 31 luglio 1973 viene eletto provinciale dei gesuiti dell’Argentina, incarico che svolge per sei anni. Poi riprende il lavoro nel campo universitario e, tra il 1980 e il 1986, è di nuovo rettore del collegio di San Giuseppe, oltre che parroco ancora a San Miguel. Nel marzo 1986 va in Germania per ultimare la tesi dottorale; quindi i superiori lo inviano nel collegio del Salvatore a Buenos Aires e poi nella chiesa della Compagnia nella città di Cordoba, come direttore spirituale e confessore.

È il cardinale Antonio Quarracino a volerlo come suo stretto collaboratore a Buenos Aires. Così il 20 maggio 1992 Giovanni Paolo II lo nomina vescovo titolare di Auca e ausiliare di Buenos Aires. Il 27 giugno riceve nella cattedrale l’ordinazione episcopale proprio dal cardinale. Come motto sceglie Miserando atque eligendo e nello stemma inserisce il cristogramma ihs, simbolo della Compagnia di Gesù.

Concede la sua prima intervista da vescovo a un giornalino parrocchiale, “Estrellita de Belém”. È subito nominato vicario episcopale della zona Flores e il 21 dicembre 1993 gli è affidato anche il compito di vicario generale dell’arcidiocesi. Nessuna sorpresa dunque quando, il 3 giugno 1997, è promosso arcivescovo coadiutore di Buenos Aires. Passati neppure nove mesi, alla morte del cardinale Quarracino gli succede, il 28 febbraio 1998, come arcivescovo, primate di Argentina e ordinario per i fedeli di rito orientale residenti nel Paese e sprovvisti di ordinario del proprio rito.

Tre anni dopo, nel Concistoro del 21 febbraio 2001, Giovanni Paolo II lo crea cardinale, assegnandogli il titolo di san Roberto Bellarmino. Invita i fedeli a non andare a Roma per festeggiare la porpora e a destinare ai poveri i soldi del viaggio. Gran cancelliere dell’Università Cattolica Argentina, è autore dei libri Meditaciones para religiosos (1982), Reflexiones sobre la vida apostólica (1986) e Reflexiones de esperanza (1992).

Nell’ottobre 2001 è nominato relatore generale aggiunto alla decima assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, dedicata al ministero episcopale. Un compito affidatogli all’ultimo momento in sostituzione del cardinale Edward Michael Egan, arcivescovo di New York, costretto in patria per via degli attacchi terroristici dell’11 settembre. Al Sinodo sottolinea in particolare la “missione profetica del vescovo”, il suo “essere profeta di giustizia”, il suo dovere di “predicare incessantemente” la dottrina sociale della Chiesa, ma anche di “esprimere un giudizio autentico in materia di fede e di morale”.

Intanto in America latina la sua figura diventa sempre più popolare. Nonostante ciò, non perde la sobrietà del tratto e lo stile di vita rigoroso, da qualcuno definito quasi “ascetico”. Con questo spirito nel 2002 declina la nomina a presidente della Conferenza episcopale argentina, ma tre anni dopo viene eletto e poi riconfermato per un altro triennio nel 2008. Intanto, nell’aprile 2005, partecipa al conclave in cui è eletto Benedetto XVI.
Come arcivescovo di Buenos Aires – diocesi che ha oltre tre milioni di abitanti – pensa a un progetto missionario incentrato sulla comunione e sull’evangelizzazione. Quattro gli obiettivi principali: comunità aperte e fraterne; protagonismo di un laicato consapevole; evangelizzazione rivolta a ogni abitante della città; assistenza ai poveri e ai malati. Punta a rievangelizzare Buenos Aires “tenendo conto di chi ci vive, di com’è fatta, della sua storia”. Invita preti e laici a lavorare insieme. Nel settembre 2009 lancia a livello nazionale la campagna di solidarietà per il bicentenario dell’indipendenza del Paese: duecento opere di carità da realizzare entro il 2016. E, in chiave continentale, nutre forti speranze sull’onda del messaggio della Conferenza di Aparecida nel 2007, fino a definirlo “l’Evangelii nuntiandi dell’America Latina”. Fino all’inizio della sede vacante era membro delle Congregazioni per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, per il Clero, per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica; del Pontificio Consiglio per la Famiglia e della Pontificia Commissione per l’America Latina.

 

LA RISPOSTA DI PIETRO

 

Le prime parole del successore di Pietro, il primo degli apostoli, sono state una risposta, necessaria per accettare l’elezione in conclave come Romano Pontefice. In quel momento si è conclusa la sede vacante, periodo che nel cuore del medioevo viene descritto da Pier Damiani addirittura come momento di terrore: tempo comunque opportuno (kairòs, nel greco neostamentario) durante il quale da sempre la Chiesa ha il coraggio di rimettersi ogni volta in gioco. Ora, con l’aiuto anche della preghiera nascosta di Benedetto XVI.

Ecco dunque spiegato l’annuncio della “grande gioia” (gaudium magnum), in uso almeno dalla fine del Quattrocento e che ripete quello dell’angelo ai pastori intorno a Betlemme, illuminando con parole radicate nella speranza evangelica il susseguirsi storico delle successioni papali. Nei più antichi testi cristiani la vicenda di Pietro si apre sul primo incontro con Gesù all’inizio del vangelo di Giovanni, mentre è la conclusione dello stesso vangelo ad accennare alla testimonianza estrema del primo degli apostoli.

Il pescatore di Betsaida non dice nulla a Gesù che sembra riconoscerlo (“tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa, che vuol dire Pietro”), ma gli risponde per ben tre volte nell’ultimo toccante dialogo, riequilibrando così il triplice rinnegamento: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo”.

Nella risposta di Pietro è racchiuso il destino dei suoi successori, uomini scelti da uomini, ma sorretti dalla misericordia descritta proprio dall’apostolo nel cosiddetto concilio di Gerusalemme: “Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati”. E la risposta di Pietro è la stessa che oggi, accettando l’elezione, ha ripetuto il nuovo Papa.

 

Fonte: da L’Osservatore Romano

 

Jorge-Mario-Bergoglio-Papa-Francesco-I1-586x403

Papa Francesco I

A sorpresa eletto Pontefice l’arcivescovo di Buenos Aires. “Mi hanno preso alla fine del mondo”

A sorpresa il gesuita Jorge Mario Bergoglio è il nuovo Pontefice eletto dal collegio cardinalizio nella quinta votazione del Conclave. L’arcivescovo di Buenos Aires ha scelto come nome Francesco: “Mi hanno preso alla fine del mondo”. Alle 19:06 la fumata bianca aveva dato l’annuncio dell’elezione. Fedeli in festa a San Pietro. Il 266esimo Papa è stato nominato al quinto scrutinio dopo le fumate nere di martedì sera e di mercoledì mattina.

Card. Dolan: “Nome è per Francesco di Assisi”

Il “Papa ci ha detto che ha scelto il nome di Francesco in onore di Francesco di Assisi”. Lo ha detto il card. Timothy Dolan, in un incontro con la stampa dopo l’elezione del nuovo Pontefice. Sappiamo tutti, ha aggiunto, che il santo di Assisi, “si è occupato dei poveri e degli umili, sarà questo il suo lavoro”.

Gli amici d’infanzia: “Giocavamo insieme dietro il seminario”

Flores, uno dei mille quartieri della megalopoli Buenos Aires, è il luogo dove è nato il nuovo Papa. Osvaldo, uno degli amici d’infanzia, vive ancora lì e ricorda che con Bergoglio “giocavamo dietro il seminario del ‘barrio’. Come lo ricordo? Lo vedevo al seminario, da bambino, e gli piaceva molto il calcio. Era, ed è, della squadra del San Lorenzo, del quartiere di Almagro”.

Bergoglio da cardinale: “Rivoluzionarie le dimissioni di Ratzinger”

Le dimissioni del Papa rappresentano “un gesto rivoluzionario. Si parla di Benedetto XVI come un Pontefice conservatore”, mentre in realtà con il suo gesto “ha fatto voltare pagina dopo 600 anni di storia”: così il nuovo Papa Francesco, da arcivescovo di Buenos Aires, commentava la rinuncia del suo predecessore. Ratzinger, spiegava, è “un uomo che decide le cose alla presenza di Dio. E’ un uomo pacifico e mansueto, che ha difeso i principi, senza mai attaccare le persone”.

Padre Lombardi: “Risposta alle attese dei latinoamericani”

“Sappiamo quante attese c’erano da parte dei cattolici latino-americani e questa è una bella risposta a questa attesa”. Lo ha detto padre Federico Lombardi parlando dell’elezione di Papa Bergoglio.

Il Papa fu operato a un polmone

“Tre giorni terribili tra la vita e la morte, tanta febbre. Bergoglio, che aveva 21 anni, abbraccia la madre e disperato chiede: ‘Cosa mi succede?’. I medici erano sconcertati e lei non sapevano cosa rispondere. La diagnosi indicò una polmonite grave. Aveva tre cisti, la malattia venne controllata, passò un po’ di tempo e venne sottoposto ad un’asportazione della parte superiore del polmone destro”. Così, nel libro “Il gesuita” della giornalista Francesca Ambrogetti, viene affrontato, nel capitolo 3, la vicenda della malattia polmonare di cui ha sofferto Jorge Maria Bergoglio.

 

Fonte: TGCOM24

Un Commento a “IL CARDINALE JORGE MARIO BERGOGLIO È IL NUOVO PAPA. 
E’ ARGENTINO E SI CHIAMA FRANCESCO I”

  1. stefano scrive:

    buongiorno, piccola puntualizzazione, si chiama Papa Franceso e non Francesco I.
    cordiali saluti
    stefano

Rispondi

Per commentare devi accedere al sito. Accedi.