Il quotidiano “Le Monde” recita il de profundis per il Prof.: “Monti per l’Europa è politicamente morto”. Anche se ancora una volta si è dovuto attendere il giudizio dall’estero per prendere atto di una realtà che solo le ideologie e le caponaggini italiche riuscivano ad oscurare, ma il risultato finale è sotto gli occhi di tutti: un fallimento senza se e senza su tutti i parametri economici.
Andiamo a caso, ho acquistato il mensile Volare, editoriale di apertura:
IL MINISTERO DEL SOTTOSVILUPPO. MENO AEROPORTI, MENO TASSE PER CHI VIAGGIA. UNA STRATEGIA DI RARA, ANZI DI NULLA INTELLIGENZA.
Ho qui davanti a me il “Piano Nazionale per lo Sviluppo Aeroportuale” in Italia. Il Piano è stato presentato e sostenuto dal ministro dello Sviluppo dell’ ex Governo Monti.
Il ministro (ex) dello Sviluppo economico, Corrado Passera, ha annunciato per lo “Sviluppo” e per la soluzione dei gravi problemi dell’aviazione civile la chiusura di cinquanta dei centotre aeroporti italiani. Il ministro (ex) dello Sviluppo economico ha dichiarato che la chiusura è necessaria perché la gestione di queste “infrastrutture” è in passivo.
Non ci dice le ragioni di questi passivi e non ci dice se, nella sua veste di ministro, ha mai pensato o fatto qualcosa per “lo sviluppo” di queste infrastrutture. Del resto, in Italia è in passivo tutto il settore aeronautico, a cominciare da Alitalia, voluta e finanziata proprio dall’ ex ministro.
Il Presidente di Enac si è subito dichiarato pubblicamente contento della decisione del Governo perché, con la chiusura di questi cinquanta aeroporti, “si risparmieranno soldi che potranno consentire una riduzione delle tasse di atterraggio a beneficio dei cittadini viaggiatori”.
Come ognuno di noi legge sui giornali o sente e vede in televisione, per favorire “lo Sviluppo” del nostro Paese, chiudono per fallimento più di mille (l.000) aziende al giorno. Immagino che questi fallimenti rendano felici sia il ministro per lo Sviluppo sia i dirigenti degli Enti statali che gestiscono amminìstrativamente i vari settori; più fallimenti, meno spese per lo Stato. Queste mille aziende che chiudono ogni giorno fanno risparmiare un sacco di soldi di energia, di trasporto merci e di consumi vari, al nostro sistema produttivo e tengono a casa migliaia (milioni) di disoccupati … che stando fermi consumano poco, si riposano, respirano meno e hanno bisogno di cibo meno calorico.
In Italia, gli aeroporti riconosciuti dall’ ICAO sono 103. Tra quelli da chiudere vi sono: Parma, Foggia, Rimini, Brescia, Forlì, Perugia, Bolzano, Trento, Biella, Crotone, Cuneo, Siena, Pontecagnano, eccetera. La chiusura viene considerata la soluzione più intelligente per “sviluppare” il sistema aeroportuale nazionale. Anzi, il ministro auspica in seguito, sempre per un maggiore “Sviluppo”, la chiusura di altri scali.
Ricordo a chi non avesse in mente la situazione degli aeroporti in Europa: a fronte dei nostri 103 aeroporti, ve ne sono, aperti al traffico, 460 in Francia, 543 in Germania, 380 in Inghilterra. Negli Usa sono aperti, a ogni tipo di volo, 16 mila aeroporti.
Con la chiusura di questi nostri aeroporti (parlo di quelli di piccola o media capacità) intere regioni resteranno isolate: così il futuro del trasporto italiano viene immaginato su strade con infinite, interminabili colonne di auto …
Anche tra gli scali europei aperti al traffico ce ne sono alcuni in passivo ma, come dice una nota della DGAC francese, “la maggior parte degli aeroporti nazionali (che sono gestiti da “Camere di Commercio” o da istituzioni private) presenta bilanci in attivo”. Così come in Germania e in Inghilterra.
Perché in Italia gli aeroporti sono quasi tutti gestiti dallo Stato e quasi tutti in perdita?
Ho atterrato in decine di aeroporti degli Stati Uniti; anche di notte. In alcuni di essi, appunto di notte, il pilota, quando è in lungo finale, accende le luci della pista dalla sua cabina di pilotaggio; poi atterra, spegne e se ne va.
In Europa, a Kassel (Germania), ad assistere i passeggeri in arrivo e in partenza vi è una sola ragazza. A Southampton due signori (forse marito e moglie), non più giovanissimi, offrono tutti i servizi necessari, compreso uno squisito tè al limone o al latte. A La Mole (Francia) per i servizi (carburante, tasse di atterraggio, piani di volo, servizi di torre) ci sono in tutto tre addetti che, in caso di bisogno, gestiscono persino l’autobotte dei pompieri.
A Pontecagnano (Italia), qualche tempo fa, tra operatori di torre, pompieri, doganieri, poliziotti, carabinieri, funzionari Enac, ho contato 42 persone. Quel giorno aveva atterrato solo il mio aeroplano. Quell’ esercito di addetti ai servizi aeroportuali italiani non è certo lì per caso: sono tutti voluti dalle nostre regole.
Ecco che ritorna la maledizione burocratica, una delle ragioni della crisi del nostro sistema industriale, e dunque anche dei piccoli aeroporti italiani. Quelli con pochissimo traffico devono avere comunque, come i grandi scali, il servizio doganale, la polizia, i carabinieri, i pompieri, funzionari Enac, addetti Enav. Siamo o non siamo un Paese di “burocrazia avanzata”?
Allora, su questo piano aeroporti e sulla sua giustificazione, la cosiddetta opinione pubblica come ha reagito? Niente, nessuna reazione. E le associazioni aeronautiche? Silenzio. L’Aero Club d’Italia? Non pervenuto. Ma c’è qualcuno, Sindaco, Presidente di Provincia, di Regione che fa sentire la sua voce? Nessuno, che io sappia. Eppure, la chiusura di questi piccoli aeroporti è la chiusura al futuro del nostro Paese. Questi spazi saranno invasi da orrendi casermoni, da supermercati, da autorimesse. E spariranno così altri spazi, altro verde, dal nostro territorio.
Lo sapete che In Italia scompaiono, sotto il cemento, centotrenta ettari di terreno ogni giorno?
Fonte: srs di Francesco Giaculli, da Volare, n° 351, di marzo 2013
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