VENETO.
Ho 38 anni, sono un imprenditore e ho famiglia.
E l’Italia per me è morta.
Uccisa da una classe politica che ha trasformato la democrazia in oligarchia.
Uccisa da una generazione che ha divorato l’avvenire dei propri figli, costretti a scegliere tra l’emigrazione o a contratti umilianti e con pensioni ridicole.
Uccisa dai troppi che vivono grazie ad uno Stato che spreme, senza alcun ritegno, i sempre più pochi che producono ricchezza.
Uccisa da una popolazione apatica i cui unici sussulti di orgoglio li trova nei campi di calcio.
Sento invece viva, seppur sofferente, la mia vera patria, il Veneto.
Nonostante la crisi, nonostante lo Stato, il lavoro resta un valore fondante della nostra cultura. Purtroppo a confermarlo sta l’elevato numero di suicidi tra gli imprenditori. Ma anche tutti coloro che hanno deciso di restare e lottare.
Perché per noi veneti l’orgoglio di poter vivere del nostro lavoro e con questo far prosperare i nostri cari, i nostri dipendenti e il territorio nel quale viviamo, non ha prezzo.
E nonostante il degrado morale che non risparmia nulla, moltissime persone continuano a dedicare tempo libero, sostanze ed energie al volontariato.
E la capacità di integrare cittadini extracomunitari: molti di loro si sentirono in dovere di aiutare i vicentini durante l’alluvione del 2010.
E nonostante decenni di italianizzazione forzata, che ha dato spazio solo agli aspetti più macchiettistici della nostra cultura, essa viene sempre più riscoperta dalle molte associazioni che sono sorte in questi ultimi anni.
Sono convinto che il futuro del Veneto sia fuori dall’Italia, Paese ormai asfittico: il vento dell’indipendentismo che è partito dalla Scozia e dalla Catalogna poco a poco porterà alla formazione di un’Europa costituita da tante piccole nazioni, più a misura di cittadino, diversamente da quelle attuali; e federate, per far fronte in modo più efficiente alle sfide della globalizzazione.
D’altronde gli Stati sono nati per servire i cittadini e non il contrario. Se non vanno più bene, si cambiano.
E per favore, a quanto ho sopra affermato si abbia il buon gusto di non opporre il ricordo dei caduti per l’Italia: quello nel quale si è trasformata è una continua profanazione della loro memoria.
Matteo Pasquetto
Fonte: visto su IL GIORNALE DI VICENZA del 9 novembre 2012
Link: http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Lettere/430758_il_suo_futuro__fuori_dallitalia/?refresh_ce