La barca da 2,5 milioni che per il gip fu comprata con soldi della Lega. Il proprietario? Basta far vedere la foto di Riccardo Bossi
PORT EL KANTAOUI (TUNISIA) – Lo «yacht del valore di 2,5 milioni di euro» che Riccardo Bossi, primogenito del fondatore della Lega Nord Umberto, per il gip di Milano «avrebbe acquistato avvalendosi di un prestanome e grazie a un’ulteriore appropriazione indebita di Belsito», esiste davvero. Il Corriere della Sera lo ha trovato in Tunisia, a Port El Kantaoui, a una settantina di chilometri a sud di Hammamet, la città dove è sepolto Bettino Craxi.
Lunghezza 21,01 metri, due motori da 1.550 cavalli, 45,58 tonnellate di stazza, tre cabine lussuose e tre bagni per 6 persone più due membri dell’equipaggio, scafo blu-notte e bianco, ponti in teak, due potenti moto d’acqua nella stiva: è la «Stella», la barca più ammirata a Port El Kantaoui dove per tutti è lo yacht di Riccardo Bossi, quello che sarebbe stato pagato con i soldi sottratti ai finanziamenti elettorali della Lega Nord e che il giudice Gianfranco Criscione mette al centro degli ultimi affari dell’ex tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito, e del procacciatore d’affari Romolo Giradeli. Sono stati entrambi arrestati il 24 aprile con altri due per associazione per delinquere in una costola dell’inchiesta dei pm milanesi Paolo Filippini e Roberto Pellicano, coordinata dall’aggiunto Alfredo Robledo, sull’uso di 18 milioni di fondi elettorali della Lega che vede indagati Belsito e Umberto Bossi per truffa ai danni dello Stato.
Un’informativa della Guardia di finanza ipotizzava si potesse trattare di una barca battente bandiera inglese costruita nei cantieri inglesi Sunseeker e che fosse stata ormeggiata per un po’ in un porto della Costa azzurra, ma c’era chi addirittura dubitava della sua esistenza. Invece c’è ed è ormeggiata nella banchina sud di Port El Kantaoui, proprio di fronte al ristorante «Mediterranee».
Dicono i pescatori locali che nel porto di El Kantaoui, considerata una delle mete più esclusive della costa orientale della Tunisia, più di una della magnifiche imbarcazioni da milioni di euro ormeggiate tutto l’anno appartenga a quella che loro genericamente chiamano la «Mafia» italiana, per dire gente misteriosa e poco raccomandabile. Costi di rimessaggio bassi (anche la metà di quelli italiani), discrezione e riservatezza fanno di questa «marina» il posto ideale per coloro che non vogliono farsi notare, tra i quali non mancano molti armatori onesti. Anche da qui nei giorni caldi e pericolosi della primavera araba fuggirono quegli stessi natanti che esponenti della Lega Nord volevano «mitragliare» per impedire che raggiungessero le coste italiane.
I documenti trovati dal Corriere della Sera in Tunisia confermano che si tratta di uno yacht Sunseeker, modello «Predator 72», immatricolato il 21 luglio 2008 con il numero 914674 e il nome di «Stella delta». Ha attraccato qui il 16 marzo 2012, mentre in Italia infuriava lo scandalo sui fondi della Lega finiti nella sede di Cipro della banca della Tanzania e, si accerterà poco dopo, usati anche per pagare spese della famiglia Bossi. Doveva stare tre mesi, invece è ancora lì.
Dalle carte emerge che lo yacht appartiene alla società «Stella luxury charter ltd» fondata nel 2007 in Inghilterra, dove ha sede con un patrimonio in beni di oltre un milione e 172mila sterline. Le sue azioni sono possedute da un imprenditore italiano che corre in auto, come Riccardo Bossi, nelle serie minori. La documentazione dice anche che prima di ormeggiare in Tunisia la barca era stata in Sardegna proveniente dal porto di Mentone (Francia). A terra quel 16 marzo scesero due donne e quattro uomini, tra i quali «Bossi Riccardo, nato il 6 maggio 1979, italiano», e il socio unico della «Stella Luxury», definito «utilizzatore» dell’imbarcazioni, colui che paga anche circa novemila euro l’anno per lo stazionamento in banchina.
Almeno tre persone confermano altre presenze di Riccardo Bossi a bordo. Testimoni diversi che, solo sotto garanzia dell’anonimato, raccontano che sul molo tutti sanno che è il figlio di un uomo «molto potente in Italia». Basta far vedere la foto di Riccardo Bossi e arriva la conferma: «È lui, al mille per cento. Ha un’aquila sulla schiena», afferma con decisione il primo testimone, uno che lavora qui intorno da anni e conosce tutto e tutti. Ed infatti Bossi jr. si è fatto tatuare una vistosa aquila sulla schiena. «Viene sempre con ragazze diverse, belle e giovani, sui vent’anni. Va in giro mettendo in mostra il fisico e tratta tutti in modo brusco. Lui comanda come fosse il padrone, l’altro (l’utilizzatore, ndr ) sembra ubbidire. Qualche volta prende la moto d’acqua e se ne va in giro a tutta velocità». L’uomo sulle prime non parla volentieri, poi si scioglie: «Bisogna stare attenti, io sono un uomo timorato di Dio e onesto. Non nascondo mai la verità». Bossi non ha lasciato un buon ricordo neppure a Mentone, dove «Stella» è stata ormeggiata un paio di anni fino al 2012.
Un altro testimone, sempre dietro l’anonimato, racconta di battibecchi tutte le volte che con la moto d’acqua faceva lo slalom la tra le barche ormeggiate a Cap Martin, uno degli scorci più belli della zona: «Abbiamo protestato, minacciato di chiamare la guardia costiera. La risposta è stata un dito medio alzato». E rude Riccardo Bossi lo è anche al telefono con il cronista che gli chiede se vuol parlare dello yacht: «Non ho niente da dire, non mi può interessare quello che ha da dirmi». Nell’ultima settimana non ha mai sentito la necessità di smentire la storia della barca, a differenza di Belsito che ai pm avrebbe detto di non saperne nulla. A Port El Kantaoui dicono che da un paio di mesi «Stella» è in vendita, pare per una cifra tra 1,1 e 1,6 milioni. Per tutto il giorno sulla barca non è salito nessuno, nemmeno l’uomo addetto alla pulizia. Dallo scafo è anche sparito il numero di matricola.
(Giuseppe Guastella)
Fonte. srs di Giuseppe Guastella, da Il Corriere della Sera del 30 aprile 2013