Fratel Aronne Cassandrini
Il 6 febbraio 2013 a Negrar ci ha lasciati fratel Aronne Cossandrini, da tanto tempo missionario in Angola. Aveva 77 anni. Era fratello di suor. Claudia Cassandrini, delle Povere Serve della Divina Provvidenza.
Ecco le parole usate dal Casante durante il funerale celebrato il 9 febbraio a San Zeno in Monte …
Siamo qui riuniti come Famiglia Calabriana per celebrare l’eucaristia e dare il nostro ultimo addio a fratel Aronne Cassandrini. Il brano del libro dell ‘Ecclesiaste, appena letto, ci aiuta a entrare nel mistero della vita e dell’azione di Dio nel cuore umano e a capire nella fede il tempo che viviamo e il senso della nostra vita quando è vissuta nel Signore: “Per tutto c’è il suo tempo, c’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo”. Tutto è nelle mani di Dio Padre, tutto è orientato dalla sua Divina Provvidenza. Perché temere? Anche la vita di fratel Aronne è stata una vita vissuta in pienezza, momento per momento, affidandosi nelle mani provvidenti del Padre.
Fratel Aronne Cassandrini è nato a San Martino Buon Albergo (Vr) il 3 febbraio 1942. Da piccolo ha ricevuto una solida formazione alla vita cristiana nella sua famiglia. Essendo il figlio più grande, ha dovuto lavorare subito ed è stato capace di apprendere molte abilità. Da giovane ha conosciuto fratel Vittorino, attraverso il quale ha scoperto lo spirito puro e genuino dell’Opera dal quale è rimasto affascinato. Possiamo dire che la prima esperienza di fr. Aronne con la spiritualità di don Calabria è avvenuta con lo Spazio Fiorito Mariano alla scuola di fr. Vittorino, da lui sempre considerato un maestro di vita. Fu in quel contesto che nacque la sua vocazione alla vita religiosa. Dopo un periodo di esperienza, nel 1987 è entrato a San Zeno in Monte come postulante e poi ha iniziato il noviziato nello stesso anno, quando aveva già 45 anni. Ha fatto la sua prima professione l’8 settembre 1988 (a settembre avrebbe celebrato il 25°) e nel 1991 ha fatto la prima professione triennale.
Aveva un amore tutto particolare per la “casa” e questo l’ha dimostrato in tutte le strutture dell’Opera in cui ha vissuto. Dopo la professione è rimasto un breve periodo presso la comunità di via Roveggia e poi ha vissuto quasi tutta la sua vita religiosa come missionario in Angola in varie comunità (Uige, Huambo, Luanda) a parte un periodo di 5 anni trascorso come missionario in Brasile. Solo negli ultimi mesi ha dovuto lasciare l’Angola, in seguito al manifestarsi di una grave malattia. Ha vissuto anche quest’ultimo periodo difficile con molta serenità. Tutte le volte che andavo a trovarlo rimanevo edificato dalla sua tranquillità, proprio lui che per natura era sempre stato un po’ ansioso.
Nella pagina del vangelo di questa celebrazione, che è il cuore da dove è nata la spiritualità Calabriana, troviamo la certezza di un Dio Padre Provvidente che pensa alle piccole e grandi cose della nostra vita, mentre noi siamo chiamati a cercare prima il regno di Dio e la sua giustizia. La fede e l’affidamento nelle mani di Dio ci aiutano a vivere la nostra vita nella piena certezza che non sono le preoccupazioni che riempiono il cuore dell’uomo, ma la capacità di riconoscere Dio come Padre di tutti.
Con riferimento a questi testi della Sacra scrittura, vorrei ora tratteggiare alcune caratteristiche proprie della vita di fratel Aronne:
– uomo che viveva ogni cosa al momento giusto. Per tutto c’era il suo momento. Era molto meticoloso nelle cose che portava avanti con tanta responsabilità e precisione;
– uomo dell’accoglienza e del servizio nascosto. Lo ricordo soprattutto in questi anni in Angola, nella casa di accoglienza a Luanda, sempre attento ai bisogni dei fratelli e delle persone che frequentavano la casa. Coltivava un grande amore per la casa e cercava di trasmettere questo amore ai giovani in formazione;
– uomo di preghiera e interiorità. Pur essendo sempre immerso nell’attività e nel servizio, nutriva ogni giorno la sua vita interiore con la preghiera, meditazione della parola e celebrazione dell’eucaristia. Cercava nella giornata momenti di silenzio e riflessione personale. Mai perdeva l’occasione di parlare di Dio alle persone e parlare a Dio delle situazioni delle persone;
– si mostrava sempre felice per la sua scelta di vita come consacrato e lo testimoniava con il sorriso. Viveva l’autenticità della vita consacrata e soffriva molto quando non vedeva negli altri una forte convinzione della loro consacrazione. Viveva lo spirito dell’Opera nella ricerca quotidiana del regno di Dio nell ‘umiltà e nascondimento;
– si è sempre dato da fare per le varie attività della casa, con generosità e altruismo. Trovava sempre una soluzione ai problemi, anche quando erano grandi come ai tempi della guerra civile in Angola;
il suo carattere sensibile lo portava a coinvolgersi nei problemi delle persone e ad essere molto unito alla sua famiglia.
Durante il suo ultimo ricovero all’ospedale, quando le forze glielo permettevano, non lesinava di visitare i malati o gli amici che sapeva ricoverati. Eccolo il 29 settembre 2012 a congratularsi per il lieto evento della nascita di Lorenzo, con la mamma Chiara e la nonna Marina.
Mi ha impressionato molto, ad esempio, la grande vicinanza dei suoi familiari in questo ultimo periodo di malattia. Questo l’ha confortato tanto; sentiva profondamente sua la vocazione missionaria. Come fratel Vittorino è stato per lui un maestro di vita, io credo che anche la sua vita sarà un esempio che attirerà nuove vocazioni alla vita consacrata e missionaria.
Oggi fr. Aronne ci lascia una testimonianza molto bella di vita vissuta nell’umiltà, semplicità e nel servizio ai più poveri e bisognosi, come tanti nostri fratelli e sorelle che ci hanno preceduto. Grazie, Padre, per la vita del nostro fratello che ora continua a vivere in Te nell’eternità e in mezzo a noi con la sua intercessione.
P. Miguel Tofful
MESSAGGIO DALLA DELEGAZIONE MOMO MUXIMA
Abbiamo ricevuto con molto dolore la notizia della morte del nostro amato fratello Aronne Cassandrini, membro per tanti anni della nostra Delegazione Momo Muxima. Ha donato tutta lo sua vita a questa missione, consacrando ad essa gli anni della sua maturità. É venuto in Angola, mandato dall’ obbedienza, subito dopo lo sua prima professione religiosa. Ha sempre servito il Signore accogliendo con fede e amore chi più aveva bisogno, assumendo i lavori più umili della casa, realizzandoli con competenza, dedicazione e tanto amore.
Ha amato molto i suoi fratelli, soprattutto quelli angolani, prestando loro vere attenzioni evangeliche. Ha amato i poveri che ha servito come Gesù e vedendo Gesù in tutti loro. Ha confidato e si é affidato al nostro Padre Celeste. La sua morte é una finestra che si apre alla vita, é fonte di tante speranze.
Abbiamo la certezza che é in paradiso, ricevendo il premio dei giusti, e che dal cielo intercede per noi. In particolare chiediamo che interceda perchè lo vocazione del Fratello Consacrato, che lui ha vissuto con totale dedicazione, continui ad essere una realtà meravigliosa per lo Chiesa, per l’Opera e in particolare per lo nostra Delegazione.
Ringraziamo tutta l’Opera, i familiari, sor. Claudia, per il dono di fr. Aronne missionario in Brasile e in Angola. Grazie, fr. Aronne …
I tuoi fratelli della Delegazione Mamo Muxima (luanda, 8 febbraio 20131)
Fonte: srs di M. Cunico, da L’AMICO di marzo e aprile 2013 (n°2),
RICORDO DI FRATEL ARONNE
Aronne con Marina Rose
Verona, 9 febbraio 2013
Ciao Fr. Aronne,
Tu sei tornato alla casa del Padre, ma sono certa che da lassù ci aiuterai ancora come sapevi fare solo tu. In questi giorni i ricordi affiorano alla mente: Angola 1993 … guerra, fame, miseria umana. Tu riuscivi ad organizzare cibo, vestiti e altro ancora per i 50 ragazzi seminaristi a Luanda. Erano ragazzi lontani dalle loro famiglie, dai loro villaggi, alcuni da tempo non avevano più notizie dei loro cari. Nelle feste importanti e per i loro compleanni, riuscivamo anche a festeggiare con tombole ricche di premi (per modo di dire); ricordo che abbiamo fatto anche le frittelle (dove abbiamo trovato gli ingredienti solo Dio lo sa).
Con te abbiamo cucito le vesti bianche (con lenzuola vecchie arrivate con il container dall’Italia) per i nostri sacerdoti, perché quando uscivano dalla Missione per andare a celebrare le S. Messe nei villaggi, venissero riconosciuti, con la speranza che fossero più “protetti” dalle aggressioni. Erano tempi duri di guerra.
Poi negli anni è sorta la prima scuola, l’ospedale, sempre all’ interno delle mura della Missione di Luanda. Sei riuscito ad insegnare alle signore, che cominciavano a lavorare con noi, come usare la prima lavatrice, come aggiustare, attaccare i bottoni, fare il pane. Per qualche festa siamo riusciti a fare la pizza per tutti. Io venivo in missione in Angola tranquilla, anche se c’era la guerra, perché con te vicino tutto era fattibile. Fare le “divise” per le donne delle pulizie, della cucina, del personale della scuola e dell’ospedale. Discutevamo solo sul modello da eseguire … Organizzare ed abbellire tante nuove cappelline, con teli africani e fiori, la tua genialità in questo campo era unica.
Huambo 2003: bambini (da strada) che arrivavano al cancello della Missione, affamati e traumatizzati da quella guerra che non finiva mai. Quanti salti mortali per riuscire a trovare cibo e vestiario, ma con te era possibile. Con quei pochi soldi che portavo dall’Italia, andavamo al mercato (nelle piazze, Rochi Santeiro) ci voleva anche un’ora, causa buche, polverone oppure grandi piogge. Ci procuravamo viveri (cipolle, patate e cavoli) e tessuti.
Mi fermo qui perché le cose belle da dire su questa esperienza quasi ventennale condivisa con te, sarebbero ancora tante. Ti prego solo di non lasciarci qui da soli, da lassù continua a camminare in “cordata” con noi come quando andavamo (anni 89-90) sui ghiacciai (Cevedale- Adamello) con quel gruppetto di Fratelli “temerari” .
In questi ultimi mesi, quando venivo a trovarti a Negrar, i nostri discorsi andavano sempre a: “Ti ricordi quella volta a Luanda (o a Huambo)”, e il saluto di commiato era “sempre avanti ma in cordata”.
Tu ora sei arrivato alle Alte Vette del Cielo, aiutaci perché noi qui stiamo ancora arrancando. Grazie per come sei stato Fratello Povero Servo, per tutta la Congregazione e per noi laici che abbiamo avuto il dono di incontrarti.
Graziella C.
Fonte: da L’AMICO di maggio-giugno 2013 (n°3)