Ott 23 2013
LETTERA APERTA AL DIRETTORE DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE ATTILIO BEFERA
Attilio Befera
Le scrivo, gentile Dott. Befera, dopo aver letto la sua lettera al personale dell’Agenzia delle Entrate del 5 Maggio scorso
Le scrivo perché lei manifesta sconcerto per alcune prassi dei suoi funzionari che si discosterebbero dalle regole di rispetto e di lealtà che si impongono nel rapporto tra contribuenti ed “autorità impositiva”. Le scrivo perché il mio caso ben si adatta a quanto lei dichiara e allo sconcerto che afferma di provare:
…. dobbiamo perciò operare in modo da guadagnare sempre più, nell’esercizio di quella funzione, il rispetto e la fiducia che i cittadini devono all’Istituzione di cui siamo rappresentanti. Continuo però a ricevere segnalazioni nelle quali si denunciano modi di agire che mi spingono adesso a rivolgermi direttamente a tutti voi per richiamare ognuno alle proprie responsabilità e ribadire ancora una volta che la nostra azione di controllo può rivelarsi realmente efficace solo se è corretta. E non è tale quando esprime arroganza o sopruso o, comunque, comportamenti non ammissibili nell’ottica di una corretta e civile dialettica tra le parti.
…. Rimango poi sconcertato quando mi viene riferito che qualcuno, a giustificazione di tali comportamenti, farebbe presente di operare in quel modo per necessità di raggiungere l’obiettivo assegnato.
Non so se in questi casi sia più la mediocrità della competenza professionale o la carenza di consapevolezza del proprio ruolo istituzionale che impedisce di comprendere immediatamente quale devastante danno di immagine venga in questo modo inferto all’Agenzia, al proprio ufficio e ai colleghi, finendo quasi per apparentarne l’azione a quella di estorsori.
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Ott 23 2013
DISCORSO HITLER AI GIORNI NOSTRI
Hitler, discorso elezioni del 1932
..I contadini, gli operai, i commercianti, la classe media, tutti sono testimoni. Invece loro preferiscono non parlare di questi 13 anni passati, ma solo degli ultimi sei mesi. Chi è il responsabile? Loro! I partiti! Per 13 anni hanno dimostrato cosa sono stati capaci di fare. Abbiamo una nazione economicamente distrutta, gli agricoltori rovinati, la classe media in ginocchio, le finanze agli sgoccioli, milioni di disoccupati.
Sono loro i responsabili!. Io vengo confuso: oggi sono socialista, domani comunista, poi sindacalista, loro ci confondono, pensano che siamo come loro. Noi non siamo come loro! Loro sono morti e vogliamo vederli tutti nella tomba! Io vedo questa sufficienza borghese nel giudicare il nostro movimento, mi hanno proposto un’alleanza.
Così ragionano! Ancora non hanno capito di avere a che fare con un movimento completamente differente da un partito politico. Noi resisteremo a qualsiasi pressione che ci venga fatta. E’ un movimento che non può essere fermato, non capiscono che questo movimento è tenuto insieme da una forza inarrestabile che non può essere distrutta. Noi non siamo un partito, rappresentiamo l’intero popolo, un popolo nuovo..”
Adolf Hitler, Discorso per le elezioni (1932)
Fonte: visto su Sicurezza e legalita’ del 4 marzo 2013
Link: http://sicurezzaelegalita.it/giuseppe-pinodiscorso-hitler-ai-giorni-nostri/
Ott 23 2013
UNABOMBER: TRUCCÒ LA PROVA REGINA CONTRO ZORNITTA, IL POLIZIOTTO EZIO ZERNAR CONDANNATO A DUE ANNI
Ezio Zernar
Zernar era accusato di aver manipolato un lamierino. Lui non si arrende:
«NON VOGLIO PAGARE PER QUALCOSA CHE NON HO FATTO»
VENEZIA – La Corte d’Appello di Venezia dopo sette ore di camera di consiglio ha confermato la condanna (pena sospesa) a due anni per Ezio Zernar, il superpoliziotto esperto in balistica presunto manipolatore di un reperto riconducibile a Unabomber. Zernar, secondo la tesi sostenuta dall’accusa, avrebbe tagliato ad arte una parte infinitesimale di un lamierino in ottone – era stata definita la prova regina – trovato in un ordigno inesploso per “incastrare” come bombarolo del Nordest l’ingegnere di Azzano Decimo (Pordenone) Elvo Zornitta, poi uscito del tutto dalla vicenda.
In Appello i giudici sono stati chiamati a riesaminare il caso – già passato in Corte ma con altri giudici – dopo che la Cassazione aveva accolto le tesi del legale di Zernar, Emanuele Fragasso, secondo cui non erano stati tenuti in debita considerazione alcuni elementi emersi in una serie di perizie basandosi esclusivamente su quella del giudice di primo grado di giudizio.
La sentenza di oggi conferma quella del precedente Appello ma riduce della metà, da 200mila a 100mila euro, la multa per il danno subito dalla parte civile, Zornitta, sostenuto dall’avvocato Maurizio Paniz.
Ott 22 2013
C’ERA UNA VOLTA IN PADANIA: LA NUOVA FAVOLA È L’EUROREGIONE
Vent’anni di giravolte per cercare sempre un nuovo nome. Il federalismo, la secessione, la devolution, il federalismo fiscale. La nuova vecchia Lega di Maroni, ora, sventola lo slogan della macroregione europeo, in cui i lombardi dovrebbero sedere al tavolo coi bavaresi. Ecco l’ultima “svolta” del gattopardismo padano.
Dopo il federalismo, la secessione, la devolution e ancora il federalismo (questa volta fiscale), tutte battaglie tentate ma perse, la parolina magica della nuova vecchia Lega di Roberto Maroni, tornata tra le braccia di Silvio Berlusconi, è diventata “EuroRegione”. Il chiodo a cui appendere alleanze scabrose per la base, la giustificazione buona per digerire qualsiasi compromesso pur di conquistare il Pirellone e fare filotto in Padania: Piemonte, Veneto e Lombardia tutte in mano al Carroccio. Padroni in casa propria, il sogno di una vita. “Ci alleeremmo anche con il diavolo pur di ottenere il posto di Formigoni”, si giustifica un pezzo grosso padano, schivando le proteste dei militanti. La scorsa estate l’Ft e il Wall Street Journal hanno parlato di un’Italia divisa in due, rilanciando la divisione tra un nord agganciato all’Europa carolingia (comprendente il cilindrone che va dalla Padania fino alla Toscana) e un sud formato Grecia. Una pericolosa miniatura del dualismo che sta spappolando eurolandia. Due anni prima era stato l’Economist a parlare di inevitabile separazione, chiamando il Meridione poco elegantemente “bordello”. “Forse che il mondo finanziario inglese e americano è diventato leghista? O più semplicemente sta prendendo atto di una situazione che da noi non è politicamente corretto descrivere…?”, si è chiesto pensoso, Gilberto Oneto, intellettuale leghista eretico, sulle pagine di Libero.
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Ott 22 2013
ITALIA STATO RAZZISTA E XENOFOBO? SULL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA GERMANIA SPAGNA INGHILTERRA E FRANCIA MOLTO PIU’ SEVERE!
IMMIGRAZIONE CLANDESTINA: COSA FANNO GLI ALTRI PAESI EUROPEI ?
Il governo Italiano usa il pugno di ferro con gli immigrati? L’Italia è terra d’intolleranza? Diamo un’occhiata oltre i nostri confini e forse avremo più di una sorpresa; a dispetto delle dichiarazioni di tolleranza di gran parte dei governanti del Vecchio Continente, proprio là da dove spesso rimbalzano critiche alla nostra politica dell’immigrazione, sul terreno la linea è più dura che in Italia.
Spagna Dopo un’imponente sanatoria messa in atto dal governo Zapatero nel 2005 (su 700mila domande, ne sono state accolte 600mila), nell’autunno dello stesso anno la “grande paura” per gli assalti degli irregolari a Ceuta e Melilla ha imposto una brusca retromarcia. Le due enclavi sono state circondate da muraglie sempre più alte di filo spinato, e le coste maghrebine e sahariane “impermeabilizzate” attraverso l’estensione dei sistemi di vigilanza radar in tutti i punti sensibili della costa spagnola e la richiesta di un più stringente pattugliamento navale congiunto tra le Canarie e l’Africa (con l’appoggio anche di unità italiane). Il risultato è che l’immigrazione clandestina si è più che dimezzata. Questo non ha impedito che i campi d’accoglienza andassero al collasso. Inchieste giornalistiche di pochi mesi fa riferivano di 550 “sin papeles” rinchiusi a Gibilterra, e altri 239 che ad Algesiras si dividevano i posti disponibili per 190. Gli episodi d’insofferenza da parte della popolazione si sono moltiplicati, come il cartello esposto in un negozio di Maiorca: “Vietato l’ingresso a cani e romeni”. In febbraio, il ministro dell’Interno spagnolo ha dichiarato che “non si può essere lassisti con l’immigrazione illegale, altrimenti non c’è modo di fermarla”, e il suo collega del Lavoro, Corbacho: “Occorre che gli immigrati arrivino con un contratto di lavoro e facciano uno sforzo per integrarsi perché non si può funzionare con la norma dell’ultimo che si registra”. Nei quattro anni della prima legislatura Zapatero, i clandestini espulsi sono stati 370mila, il 43.4% in più di quanti ne aveva mandati via Aznar.
Ott 22 2013
IMMIGRAZIONE, DIFESA DELL’IDENTITÀ E CARENZE DELLA LEGA
Il problema dell’immigrazione è generalmente legato a quello dell’autonomia e dell’indipendenza nella misura in cui va a incidere sul grado di identità della comunità che chiede maggiore riconoscimento e libertà.
Nelle comunità che hanno a che fare con lo Stato italiano, il rapporto è particolarmente pesante per l’uso perverso che da sempre l’unitarismo italiano fa dei rimestamenti demografici. Non è evidentemente il solo (la Spagna ha riempito di spagnoli “etnici” la Catalogna, l’Urss aveva inondato i paesi baltici di immigrati russi e bielorussi, il Tibet si sta affollando di cinesi eccetera) ma lo Stato italiano ha pochi rivali nella sistematicità e nella violenza con cui aveva – ad esempio – riempito di italiani “veraci” l’Istria orientale e il Sud Tirolo, e poi la Padania. Dopo aver inutilmente provato a stabilizzare l’unità politica con guerre, repressioni e propaganda, il partito unitarista ha cercato di farlo attraverso un generale meticciamento, un rimescolamento etnico a evidente preponderanza meridionale. Non ha funzionato con le comunità tedesche e slave ma neppure in Padania: i meridionali migliori si sono perfettamente integrati e sono diventati spesso essi stessi portatori di volontà indipendentista, mentre i peggiori sostengono con protervia il loro ruolo di “coloni” di Roma, di braccio armato della burocrazia statalista e alimentano così le pulsioni autonomiste di tutti gli altri.
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Ott 22 2013
LA TRISTE PARABOLA DEL MASSONE REAZIONARIO MONTI, AGUZZINO PER BENE
La parabola di Mario Monti finisce in farsa. Arrivato al potere in Italia per grazia ricevuta, tra gli squilli di tromba di una stampa servile e senza un briciolo di dignità, il professorino di Varese ha collezionato in poco tempo una serie di autogol da far impallidire Niccolai.
Nonostante i disastri combinati, Monti continuerà a fare la bella vita passeggiando tra i corridoi di Palazzo Madama a spese dei contribuenti per sempre. Grazie alla indiscussa lungimiranza di Giorgio Napolitano, (“il piccolo padre”) infatti, l’esimio bocconiano ha acquisito lo status di senatore a vita per meriti futuribili.
L’ennesimo scempio commesso da un Presidente della Repubblica che in meno di dieci anni è riuscito a dilapidare secoli di conquiste civili e democratiche.
Come ebbi modo di dirvi fin dall’inizio, Monti fu imposto al potere in Italia dal primo cerchio della massoneria reazionaria che governa l’Ue per accelerare il processo di dolosa de-industrializzazione in corso da anni (clicca per leggere). Un compito che Monti ha assolto con scrupolo e fredda cattiveria. Insensibile al dramma degli esodati, dei disoccupati e dei sottosalariati, a Monti va comunque riconosciuta una dose di coerenza che lo rende in fin dei conti un demone rispettabile.
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Ott 21 2013
E’ COERENTE ESECRARE IL RICORDO DI PRIEBKE E LODARE CONTESTUALMENTE L’OPERATO DI DRAGHI?
E’ stupefacente l’ipocrisia del nostro sistema mediatico.
Proprio mentre l’Europa è preda di un rigurgito nazista che riattualizza le pulsioni eugenetiche del fuhrer autentico, la grande stampa esorcizza le nefandezze del presente infierendo sui fantasmi del passato. In questi giorni, come saprete, è morto il boia Priebke. Carnefice miserabile e sanguinario macchiatosi di crimini efferati e vigliacchi. E’ dura provare perfino un sentimento di umana pietas per la fine di un essere tanto spregevole e infame.
Ma, amici miei, mi spiegate con quale faccia i media europei condannano i crimini del nazismo passato continuando a sostenere impunemente le malefatte del tecno-nazismo odierno?
Valgono meno i morti spinti al suicidio dalla Troika di quelli finiti con un colpo alla nuca dai macellai alla Pribke?
La tanto decantata purezza del bilancio, quella per capirci che “obbliga” i nostri governanti a decimare la classi povere e disperate, non rappresenta forse la più brillante evoluzione di quell’ossessiva ricerca della purezza della razza, posta a fondamento dell’assassinio su larga scala di neri, zingari e slavi?
Ott 21 2013
VERBO UNICO: VIETATO PER LEGGE IL DISSENSO CRITICO IN ITALIA
di Gianni Lannes
Nel belpaese ora si censura nuovamente il libero pensiero: infatti il Parlamento tricolore si accinge a varare l’ennesima legge repressiva. Un nuovo reato appena inventato: il negazionismo storico su una vicenda particolare, consegnata ai posteri dalla storiografia ufficiale dei vincitori. Gli ebrei non si criticano. E guai a sfiorare la Shoah. Non metto in dubbio che il popolo “Eletto” sia stato perseguitato dai nazisti. Perché allora per gli zingari rinchiusi nei campi di concentramento, non vale lo stesso principio? In ogni caso, qualsiasi opinione in merito compresa la ricerca storiografica che non ossequia il dogma imperante è messa al bando.
E’ in atto un genocidio contro il popolo palestinese, ma si fa finta di niente a livello nazioonale ed internazionale. La Palestina è stata trasformatra dal governo sionista di Israele in un immenso lager. L’esercito di Tel Aviv usa armi proibite, addirittura ordigni neutronici che emano radiazioni letali e spara da sempre sui bambini.
La risoluzione 3379 del 10 novembre 1975, con 72 voti favorevoli e 35 contrari (di cui 32 astenuti), “determina che il sionismo è una forma di razzismo e di discriminazione razziale”. Il 16 dicembre 1991, con la risoluzione 46/86, è stata revocata (per volere di Bush senior) a condizione che Israele partecipasse alla Conferenza di Pace di Madrid
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Ott 21 2013
FATTORE NIMBY, FATTORE INVISIBILE, FATTORE ITALIA: LO SAPETE CHE COSA VENDE DI PIÙ AL MONDO IL NOSTRO PAESE?
di Sergio Di Cori Modigliani
Siamo tutti d’accordo sul fatto che l’Italia sia un paese anormale.
E’ talmente anormale e conflittuale (in maniera infantile) che già a questo punto non è più possibile mettersi d’accordo e trovare una sintonia armonica, perchè si comincia a litigare tra fazioni contrapposte sul significato da attribuire al termine “anormale”.
Qualche decennio fa, i sociologi statunitensi coniarono il termine “fattore Nimby”, acronimo che sta per Not-In-My-Back-Yard, qualcosa come “Non Nel Giardinetto Di Casa Mia”. Questo termine, ormai diffuso a livello di massa, è diventato il simbolo discriminante tra la coscienza consapevole della cittadinanza e il narcisismo individualista di chi si lancia in battaglie ideologiche e politiche a condizione che non riguardino se stessi, la propria famiglia, i propri amici, parenti, partito, fazione, movimento, territorio, comune, ecc.
In questo siamo davvero maestri.
E il fattore Nimby aumenta, inevitabilmente, la conflittualità tra tutti.
Al Nimby, bisogna appaiare un altro fattore, che corre in parallelo.
Nel 1996, l’autrice statunitense Connie Willis, la più celebre scrittrice vivente di fantascienza, pubblicò un romanzo dal titolo “Il fattore invisibile”, nel quale i due protagonisti lavoravano per una fantomatica organizzazione governativa con il compito di identificare e trovare il “quantum” della socialità collettiva, per l’appunto il cosiddetto fattore invisibile, ovvero quello specifico dispositivo dell’inconscio delle masse che produce e determina l’immaginario collettivo, tale per cui a un certo punto le gonne delle donne diventano cortissime, dopo sei anni si allungano di dodici centimetri, mentre si allungano i capelli dei maschi di cinque centimetri e dopo dieci anni va di moda, invece, la calvizie. Così via dicendo. Nel divertente racconto, il consorzio di multinazionali che aveva ordinato questa ricerca, voleva (e doveva) prevedere quale tipo di mode si sarebbe diffusa per essere in grado di manovrare il desiderio della gente spingendola poi ad acquistare degli specifici prodotti.
Ott 21 2013
CRISI ECONOMICA E PARLAMENTARE… MA E’ DEI CORI CHE L’ITALIA SI DEVE PREOCCUPARE ??!
MILANO STADIO SAN SIRO 2013. CURVA SUD.
COME SAPETE BASTA UN CORO DISCRIMINATORIO O FISCHIARE UN GIOCATORE DI COLORE PER FAR CHIUDERE UNA CURVA ED IL GOVERNO E’ MOLTO ATTENTO ED INFLESSIBILE NEL FAR RISPETTARE IL ‘NUOVO REGOLAMENTO’. PRIORITÀ ASSOLUTA
Ott 21 2013
L’ ULTIMA INTERVISTA A BASHAR AL ASSAD: IL PRESIDENTE SIRIANO RACCONTA LA “SUA” GUERRA
Il Presidente siriano Bashar Al Assad (Credits: ALEXANDER JOE/AFP/Getty Images)
Intervistato da Der Spiegel, il Presidente siriano racconta la “sua” guerra
Il settimanale tedesco Der Spiegel ha pubblicato un’interessantissima intervista rilasciata dal Presidente sirianoBashar Al Assad in persona, di cui Panorama.it ripropone i punti più interessanti.
L’intervista è molto lunga, e aiuta a capire quale sia il vero punto di vista del leader dittatore sulla guerra civile, sul suo futuro come guida del paese, sugli Stati Uniti, al-Qaeda e il terrorismo, e le armi chimiche.
Spiegel: Signor Presidente, lei ama il suo paese?
Assad: E’ una domanda semplice e scontata. Certo che lo amo. E’ umano amare la terra in cui si è nati. […] Quando si ricopre un incarico importante, bisogna anche riflettere su ciò che si può fare per il proprio paese. Lo si vede nei momenti di crisi. Oggi, in una fase in cui devo proteggere la nazione, mi rendo conto di quanto la ami.
S: Se fosse un vero patriota, farebbe forse un passo indietro per permettere a un governo ad interim di negoziare il cessate il fuoco con l’opposizione armata.
A: Sarà il popolo siriano a decidere il mio destino. Nessun partito può decidere su questo punto […]
S: Pensa di essere pronto per affrontare una consultazione elettorale?
A: Il mio secondo mandato si chiude ad agosto. Due mesi prima ci saranno le elezioni presidenziali. Non posso decidere adesso se mi candiderò oppure no. […] Se mi renderò conto che il popolo non è più dalla mia parte, non lo farò.
Ott 20 2013
LA FRANCIA ERA PRONTA A COLPIRE LA SIRIA IL 31 AGOSTO SCORSO
03 Ottobre 2013
Secondo la ricostruzione dell’autorevole periodico francese Le Nouvel Observateur, all’alba di sabato 31 agosto scorso, la Francia era pronta a lanciare il primo bombardamento sulla Siria.
Il presidente Hollande è stato avvisato di una telefonata in arrivo da parte del presidente Usa Barack Obama e, sicuro dell’inizio dell’offensiva, riunisce il ministro della difesa, dell’interno, degli esteri, il capo di stato maggiore delle forze armate, il capo dei servizi segreti civili e militari all’Eliseo.
Si tratta di un vero e proprio consiglio di guerra, nel quale deve essere approvato il piano già predisposto dai militari francesi, che prevedeva un bombardamento notturno con inizio alle tre di notte, quando la popolazione civile dorme, per colpire le batterie antimissile, i centri di comando della quarta armata siriana e i depositi di armi chimiche, come già anticipato da clarissa.it.
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