Guardo ai contorsionismi intellettuali della maggior parte dei nostri politici con un misto di stupore, meraviglia e incredulità.
Resto sempre basito, attonito di fronte a quell’arte del dire e del non dire, quella capacità da autentici paraculi di sostenere una tesi facendo finta di perorare il suo esatto opposto.
E la mia cinica disillusione aumenta, al punto che non me ne cruccio più, ogni volta che mi rendo conto che la disonestà intellettuale è una vera e propria arte: quella di saper trovare il modo di dare ragione a qualcuno, essendone costretti, facendo in modo che sembri che in realtà ha invece torto. Chapeau!, sul serio. Clap clap! Se mamma mi avesse fatto altrettanto insensibile al comune senso del pudore, ora sarei già presidente del Consiglio.