Altare reliquario, in esso si trovano i resti dei santi S. Procolo e S Agapito; Chiesa di S. Procolo in Verona
CAPO IV
SOMMARIO. – S. Procolo aspira al martirio – Suo romitaggio e sua epoca – Sepolcro di S. Procolo – Culto di S. Procolo – S. Saturnino – San Lucio o Lucillo – S. Cricino – Il martire Sant’ Arcadio.
Gli Acta SS. Firmi et Rustici sono pure un documento prezioso per quello che ci narrano dal quarto vescovo di Verona, S. Procolo. Tostochè il santo vescovo seppe che eran tratti a Verona i due santi confessori della fede di Gesù Cristo, Fermo e Rustico, per il vivo desiderio di vederli e d’esser partecipe con loro della gloria del maririo, dal romitaggio, ove con alcuni cristiani dimorava, venne in città, e, baciati i santi confessori, si unì a loro, dichiarando d’esser egli pure cristiano e chiedendo instantemente d’esser con loro legato e tradotto davanti al preside Anolino. Senonchè Anolino, avendo inteso che egli era un cristiano offertosi spontaneamente, sia per non far troppo sangue, sia per un riguardo all’età, ordinò che fosse rilasciato, dicendo che egli delirava per la vecchiaia. I ministri tuttavia lo percossero di schiaffi e lo scacciarono dalla città: egli tornò al suo luogo solitario, tutto dolente per non aver conseguita la palma del martirio. A questa franca confessione della fede e fors’anco ai patimenti sofferti per essa dal vescovo Procolo, allude il Ritmo pipiniano attribuendo a lui il titolo « confessor ».
Il luogo solitario e posto fuori della città, dove con alcuni cristiani dimorava il vescovo S. Procolo, negli Acta è detto « monasterium »: questa voce certo non esisteva nel secolo III, e probabilmente fu inserita da qualche copista posteriore allo stesso secolo IV. E’ cosa difficile determinare dove esso fosse. Il Maffei pensava fosse presso la grotta, antichissima chiesetta cristiana, che sta dietro l’abside della chiesa di S. Nazaro a piè del colle Castiglione: ma forse dell’antichità di questa chiesetta egli avea un’opinione un po’ esagerata. Noi incliniamo a credere che fosse presso il luogo, dove poi fu eretta una chiesa con sotterraneo in suo onore, vicino all’attuale basilica di san Zeno, come indicherebbe l’iscrizione posta più tardi sul suo sepolcro sotterraneo; la daremo più sotto.
Determinata l’epoca del martirio dei SS. Fermo e Rustico, possiamo pur determinare l’epoca dell’episcopato di S. Procolo. Egli viveva nell’anno 304; ma era assai vecchio, forse nonagenario: possiamo dunque segnare il suo episcopato dall’anno 260 circa fin verso l’anno 304 o 305.
Delle sue opere episcopali poco sappiamo in particolare. Il Martyrologium Romanum parla di un viaggio di S. Procolo nella Pannonia: il card. Valerio e da esso ì bollandisti dicono che per devozione abbia pellegrinato in Terra santa: (1) ma i
nostri documenti antichi nulla ci dicono di questo pellegrinaggio di S. Procolo. Di lui fa un breve, ma efficacissimo, elogio il Ritmo pipiniano:
«Quartus (episcopus) Proculus confessor, pastor egregius ».
La sua morte dovette accadere nel giorno 23 marzo; essendochè in tal giorno se ne celebrò in Verona la memoria, come apparisce da antichi documenti liturgici. Oltre la festa del giorno 23 marzo, nei vecchi calendari al giorno « V Idus Decembris » si ha: «Dedicatio ecclesiae sancti Proculi »; nel Carpsum al giorno «Kal. Maii» si ha: «Translatio sancti Proculi confessoris ».
Fu sepolto, assai probabilmente là, dove in seguito fu edificata una chiesa ad onore di lui presso l’attuale basilica di S. Zeno. Nel sotterraneo di questa chiesa un’iscrizione non molto posteriore ci ricorda come egli invecchiò sulla terra, ma una vita ancor più lunga lo attendeva nel cielo; ne diamo la parte che lo riguarda (2).
HIC CITO CONSENVI IAM ME PRE
CEDET LONGIOR AETAS †
VIVAMQUE DIV MELIORI
BUS ANNIS PROCULI EPI
Il suo corpo dal sotterraneo della sua chiesa fu trasportato nella basilica di S. Zeno nell’anno 1806, causa la soppressione della parrocchia e la profanazione della chiesa.
Del culto certo antichissimo di S. Procolo nella chiesa veronese abbiamo documenti fin dai secoli IX e X. In un Ordo Romanus del secolo IX: «Exaudi Christe… Sancte Firme Respondetur Tu illum adiuva. S. Procule Resp. Tu illum adiuva. S. Zeno Resp. Tu illum adiuva»(3).
Il nome di S. Procolo si trova in un Sacramentarium del secolo X: «Libera nos, quaesumus Domine,… et sanctis Apostolis Petro et Paulo… et beatis confessoribus tuis Martino, Proculo, Zenone atque Benedicto ».
Il suo nome si trova pure in un salterio della chiesa veronese del secolo XII, insieme con quello dei santi Fermo e Rustico, Zenone, Massimo, Teodoro, ecc. I Ballerini credettero di averlo pure trovato nel Communicantes di una Messa, che vorrebbero appartenesse al secolo VII; ma ciò non sembra vero (4). Oltrecchè in più documenti liturgici posteriori, si trova in alcune litanie dei benedettini di S. Gallo del secolo IX ridotte a forma di inno:
Sylvester, Damasus, Gregorius Ambrosiusque,
Hilarius, Zeno, Maximus atque Leo,
Martinus, Proculus, Caesarius Eusebiusque
Orent pro nostris criminibus variis (5).
La «Dedicatio ecclesiae sancti Procuri» in un antico martirologio della nostra Capitolare è segnata al giorno « V idus (= giorno 9) Decembris ». Ma il nostro cardo Valerio afferma che con le reliquie di san Procolo furono consacrate in Verona quindici chiese (6). In generale si può affermare che nei documenti liturgici dei secoli X-XIII il nome di S. Procolo si trova sempre congiunto con quello di S. Zeno (7).
Non abbiamo notizie particolari del quinto vescovo S. Saturnino: il suo nome si legge, sia nel Velo di Classe, sia nel Ritmo pipiniano tra quelli di S. Procolo e di S. LuciIlo. La sua morte dai documenti liturgici della nostra chiesa dovette accadere il dì 7 aprile; l’anno dovette essere tra i 335 ed il 340 circa. Il suo corpo, sepolto, a quanto sembra, nella chiesa di S. Procolo, fu di poi trasportato in quella di S. Stefano.
Del sesto vescovo, S. Lucillo, abbiamo alcuni dati certi. Egli intervenne al concilio di Sardica, del quale ora è cosa certa che fu celebrato nell’anno 343 o tutt’al più nel 344, non nell’anno 347, come prima si opinava dagli storici.
In quel concilio si trattò soprattutto del diritto di appello dalla sentenza di un vescovo al giudizio del metropolita ed a quello del vescovo di Roma: si trattò pure della causa di alcuni vescovi orientali compromessi nelle questioni ariane, e massime del vescovo di Alessandria, sant’Atanasio. Pare che questa causa sia stata il motivo precipuo che trasse il nostro vescovo con altri occidentali da Verona sino a Sardica. Agli Atti del concilio si vede sottoscritto «Lucius ab Italia de Verona »(8); il quale Lucio senza dubbio è il nostro vescovo sesto S.LuciIlo.
Alcuni scrittori veronesi vollero che questo Lucius fosse un vescovo posteriore a S. Zeno: ma sono sottigliezze escogitate allo scopo di collocare l’episcopato di san Zeno all’epoca di Gallieno. Notiamo anzitutto che tra l’epoca di Gallieno ed il concilio di Sardica si ha una distanza di circa ottan’anni, e tra S. Zeno ed il vescovo Lucio non si avrebbe che un solo vescovo, Siagrio.
Del resto, queste sottigliezze vengono escluse apertamente da sant’Atanasio; il quale nella sua Apologia contra Arianos, scritta l’anno 350, tra i vescovi sottoscrittori del concilio di Sardica pone espressamente «LuciIlus » (9).
Lo stesso sant’Atanasio nell’Apologia ad Constantium, scritta verso l’anno 356, per giustificare se stesso da una accusa di Costanza, chiama per sè alcuni testimoni, e tra questi Lucillo di Verona: «Testis est Fortunatianus Aquileia Episcopus;… testis item Crispinus Patavii, Lucillus Veronae, Dionysius Leydis, etc.»(10). Di qui è chiaro che « Lucius » e « Lucillus » sono due nomi di un medesimo vescovo, e che giustamente nell’edizione Labbe dei concili di fianco al nome «Lucius » fu posto in margine « vel Lucillus »; nè è affatto ridicola, come ardì taluno asserirla(11) la congettura dei Ballerini che il vescovo Lucius fosse pur detto Lucillus «forte ob parvam staturam ».
Che il nostro vescovo intervenuto al concilio di Sardica fosse Lucillo, era cosa certissima al Maffei, il quale così scriveva a N. Coletti: «Aetas Lucilli facilius constat, cum anno 347 (così egli opinava con gli storici del suo tempo) Sardicensi Concilio subscripserit » (12).
Perciò il sesto vescovo fu Lucio, detto anche Lucillo: dopo l’ottavo, che fu S. Zeno, ed il nono, successe un secondo Lucio o Lucidio, che fu il vescovo decimo.
L’episcopato di S. Lucillo si potrebbe segnare tra gli anni 335 e 357, avendo noi le due date certe 343 e 356. Il suo corpo dovrebbe essere nella basilica di S. Zeno: la sua festa nei fasti della nostra chiesa è segnata al giorno 31 ottobre; ma nel Carpsum non comparisce.
Altare reliquiario di S. Euprepio e Cricino; Chiesa di S. Procolo in Verona
A S. Lucillo fu successore S. Cricino, detto anche « Graecinus » e « Brichinus »: di lui dice il Ritmo pipiniano:
Septimus fuit Gricinus Doctor et Episcopus
In un manoscritto della nostra Capitolare, contenente il De viris illustribus di S. Girolamo, da mano del sec. XIII fu inserito « S.ctus Gricinus Episcopus »(13).
Questa inserzione confermerebbe quanto scrive Andrea Dandolo nel suo Chronicon: «Bricinus venerabilis episcopus Veronensis Urbis in Venetia atque doctor egregius, qui plura praeclara scripsit opuscula » (14): ma pur troppo questi sono perduti. L’episcopato di S. Cricino si potrebbe collocare tra gli anni 357-362; essendo oggi opinione comune che all’anno 362 si deve assegnare il principio dell’episcopato di S. Zeno. Il suo corpo riposa nella parte superiore della basilica di S. Zeno. Quanto al culto di lui nella chiesa veronese, già nel secolo XI il Carpsum al giorno «III. Kal. Januarias» segnava «Nat. santi Cricini Episcopi ».
All’epoca dei due vescovi Procolo e Saturnino dovrebbe appartenere il martirio di sant’Arcadio, del quale tesse uno splendido elogio S. Zeno (15). Secondo Dionisi e Vallarsi, Arcadio sarebbe stato veronese ed in Verona avrebbe subito il martirio (16). Ma, osserva il can. Giuliari, «dulcis, sed major quam par erat, amor patriae amborum animum fefellit » (17). Il suo martirio è troppo legato alla chiesa Veronese; è quindi un dovere per noi darne un cenno.
Del martirio di sant’Arcadio abbiamo due documenti: gli Acta, pubblicati da Bollando e da Ruinart (18); i quali nulla dicono della patria di sant’Arcadio e del luogo del martirio (9); ed il sermone di S. Zeno, il quale, nulla dicendo espressamente della patria, designa il luogo del martirio: «De natali S. Arcadii, qui habet natale pridie idus januarii in civitate Caesareae Mauritaniae ».
Per questo titolo del sermone e per altre congetture il Morcelli ed i recenti scrittori pensano appunto che Arcadio fosse africano, che abbia sofferto il martirio a Cesarea di Mauritania (20), e che al martirio sia stato presente lo stesso S. Zeno ancor giovane. Sembra assai probabile che gli Acta derivino dal sermone di S. Zeno, scritto da lui «patriae memoria», come dice il Morcelli. Altri pensano che S. Zeno, quando era ancor diacono o sacerdote a Cesarea, abbia scritto gli Acta, sui quali poi vescovo compose il sermone.
Quanto all’epoca, alcuni scrittori veronesi antichi voleano che sant’Arcadio fosse stato martirizzato nella persecuzione di Gallieno, in Verona, e presente il vescovo S. Zenone. I recenti stanno per la persecuzione di Diocleziano; Morcelli ed altri per l’anno 304, il Dionisi per l’anno 309: il giorno del martirio fu «pridie idus januarii», cioè il giorno 12.
Il supplizio di sant’Arcadio fu quanto si può dire lungo e penoso; essendogli state amputate prima le estremità delle dita dei piedi e delle mani, e così successivamente a piccoli tratti tutte le membra fino alla morte. A questa sorte penosa di martirio narrata minutamente da S. Zeno, risponde la chiusa del suo sermone: «Arcadius beatissimus Martyr adhuc demoratur in saeculo, et jam Martyr recitatur in coelo ».
NOTE
–1 Acta Sanctorum martii, Tom. III. Pag. 412.
–2 Presso BIANCOLINI, Chiese, I, pag. 7; MAFFEI, Verona illustr.., Parte I, iscriz. 42. – Ivi poi si può vedere intiera.
–3 BIANCHINI, Ad Anast. Biblioth., Tom. III., pag. XXXIV; MAFFEI, Istor. teol. Append., pago 91, seg.
–4 Dovrebbe essere del secolo XII. – EBNER presso CIPOLLA, Il Velo di Classe, pag. 55.
–5 CANISIUS Antiquae lectiones Tom. V.
–6 Vedi SS. Epp. Veron. Antiqua monumenta (a).
–7 Vedi CIPOLLA, Op. e loc. Cit.
–8 MANSI, Concil. Collectio, Tom. III, col. 38, 39. – Vedi anche BARONIUS, Annal., a. 347. XI.
–9 S. ATHANASII, Opera, Apol. contra Arianos, § – 49, 50, pag. 65 (Patavii 1777) (b).
–10 S. ATHANASII, Opera Apol. ad imper. Constantium, § -3, pag. 117 (c).
–11 GILARDONI, Osservazioni teolog. Append., pag. 194 (Milano 1842).
–12 -MAFFEI, Istoria teol. – Append., Opusc. eccl., pag. 91 (d).
–13 Presso DIONISI, Dei Santi Veronesi, pag. 81 (Verona 1786).
–14 Presso MURATORI, Rerum italic. Scriptores, Tom. XII, col. 29.
–15 S. ZENONIS, Sermones Lib. II. Tract. XVIII, (Edit. Giuliari).
–16 DIONISI, Di S. Arcadio Dissert. due, presso ZACCARIA, Dissert. di Storia eccles., Tom. III, pag. 3-16 (Roma 1841), e Dei Santi Veronesi, pag. 20-36 (Verona 1786).
–17 GIULlARI, S. Zenonis Sermones, pag. 203.
18 BOLLANDUS, Acta SS. Januarii, Tom. I. die 12; RUINART, Acta Martyrum sincera, pag. 466 (Verona 1731).
–19 Parliamo degli Atti genuini: sembra che una mano posteriore in alcuni codici abbia inserito il luogo del martirio «in Achaia ». Vedi RUINART l.c.
–20 MORCELLI, Africa christiana, Tom. II, pag. 192, seg., 300 (Brixiae, 1817).
Fonte: srs di Giovanni Battista Pighi, da CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE, volume I