Traslazione di San Zeno: i santi Begnino e Caro trasportano il corpo di san Zeno; Basilica di San Zeno, Verona.
CAPO IX
SOMMARIO. – Sermone di S. Petronio – Chiese nella città e diocesi di Verona – Feste ad onore di S. Zeno – Sacre Liturgie – Litanie – Stationes – Documenti storici – Sacre Reliquie di S. Zeno – Chiese in Italia e fuori d’Italia.
Le esimie virtù ed i meriti insigni di S. Zeno ben presto dopo la sua morte furono riconosciuti, non solo dalla Chiesa veronese, che in lui ha sempre venerato il suo fondatore e patrono, ma anche da altre Chiese in Italia e fuori d’Italia, che in lui hanno riverito un maestro e modello delle dottrine evangeliche, sia per i suoi scritti, sia per i santi esempi della sua vita.
Nella Chiesa veronese abbiamo una solenne testimonianza del culto di S. Zeno nel sermone, che il vescovo S. Petronio tenne ai veronesi nel giorno natalizio «in natale sancti Zenonis », verosimilmente verso gli anni 413-420 (1). Già l’occasione stessa del sermone ci fa conoscere che il giorno natalizio di S. Zeno si celebrava nella Chiesa veronese subito dopo la sua morte: è una canonizzazione pubblica e giuridica, quale si avea ordinariamente nei primi secoli della Chiesa.
Dal sermone sappiamo che il corpo di S. Zeno era stato riposto in una chiesa; la quale potè essere ampliata e restaurata dopo le turbolenze politiche dell’invasione dei Visigoti, e certo per opera dello stesso S. Petronio. Lo stesso sermone fu tenuto davanti al clero e ai fedeli adunati in quel giorno solenne presso l’urna del corpo di S. Zeno: «sacratissimi et carissimi fratres, et vos beata plebs Domini »; i quali tutti egli invoca quali testimoni di quanto dirà in elogio del suo santo predecessore. Parla delle virtù di lui; e dice che non si ristanno entro i confini della Chiesa veronese, ma per il loro buon odore avean già percorso « terminos orbis extremi ». Parla dei suoi miracoli, e dice che non solo li avea operati durante il suo sacerdozio, ma assai più li moltiplicava dal suo sepolcro; dal quale era sovente restituita la sanità agli infermi, ma assai più di frequente venian richiamati i peccatori sulla via dell’innocenza e dell’eterna salvezza (2).
Questo sermone è una bella prova che fin dai primi anni del secolo V la Chiesa veronese onorava con vero culto liturgico il suo fondatore e patrono S. Zeno, e che fin da allora esisteva in Verona una chiesa ad onore di lui.
Dove fosse posta tale chiesa si disputò molto fra i nostri. I più volevano che fosse là dove ora trovasi quella detta S. Zeno in Oratorio: altri che fosse quella or detta di S. Benedetto nel chiostro del monastero zenoniano. Da qualche tempo prevale altra opinione; che cioè, questa chiesa, antica custode del corpo di S. Zeno, sorgesse là, ove ora s’eleva la basilica zenoniana, e più precisamente presso la cripta attuale; ma non se ne ha vestigio certo, e certamente non è la cripta attuale (3). Forse essa potrebbe esser la chiesa edificata ad onore di S. Zeno da un discendente di quel Gallieno, di cui S. Zeno avea guarita la figlia; come racconta Coronato: assai verosimilmente questa chiesa fu quella preservata per merito di S. Zeno nell’inondazione dell’Adige avvenuta il dì 17 ottobre dell’anno 689; della quale parla S. Gregorio (4).
Allo stesso secolo V, e tutt’al più alla prima parte del secolo VI, spettava una chiesa ad onor di S. Zeno, detta de Lunado (Lonato). Quando poi nel secolo VIII i monaci di S. Benedetto vennero a fondar un loro monastero presso Verona, e precisamente là, dove era sepolto e venerato il corpo di S. Zeno, essi ben presto al culto del loro padre S. Benedetto accoppiarono quello di S. Zeno; e così in breve si moltiplicarono le chiese ad onore di S. Zeno; sia in città, sia nella diocesi e fuori di essa.
Prima di tutte fu quella, che secondo una assai fondata tradizione fu eretta ad onore di S. Zeno per le largizioni del re Pipino e del vescovo Ratoldo nei primi anni del secolo IX. Certo essa fu eretta nel luogo ove era la precedente, e forse non ne fu che un ampliamento ed una restaurazione fatta sotto la direzione dell’ arcidiacono Pacifico: alle reliquie del santo furono destinati un apposito avello di marmo ed una cripta, e vi furono trasferite coll’intervento dei santi eremiti Benigno e Caro: alla traslazione eran presenti senza dubbio il vescovo Ratoldo e Pipino. Questa novella chiesa dovea essere nel luogo, dov’è la cripta attuale della basilica; ma non era la cripta, nè parte di essa: questa appartiene al secolo XII. La traslazione delle sacre reliquie avvenne il giorno 21 maggio dell’anno 807; e nelle memorie liturgiche del secolo X ne ricorre la festa.
Nel medesimo secolo IX furono erette ad onore di S. Zeno altre chiese nella diocesi nostra; le più nominate nei documenti di quel secolo sono quelle di Bardolino, di Roverchiara, di Malcesine, quella detta ad veneres nella Valpantena e l’altra detta in modio non lungi da Villafranca. Molte altre son di poco posteriori (5).
Altra insigne manifestazione del culto attribuito a S. Zeno sono le feste ad onor di lui celebrate in ricorrenze speciali. Le più antiche son due: quella del giorno 12 aprile (Pridie Id. Apr.), che ricordava la « depositio sancti Zenonis », e l’altra del giorno 8 dicembre (VI Idus Dec.), che ricordava il « natale sancti Zenonis », Per la prima festa il can. Giuliari riporta il Praefatio di una messa, che dice rimontare al secolo VII e forse al secolo VI: in esso dopo brevi ma eloquenti elogi del santo, la Chiesa prega Iddio, « ut, cujus praeciosae mortis celeberrimum hodiernae festivitatis recolimus diem, sacratissimis eius precibus nobis exoratus concede, ut … caelorum mereamur te ducente pervenire ad regna »(6).
Dell’altra festa abbiamo un documento più antico: il sermone di S. Petronìo, che fu recitato « in natale sancti Zenonis », Questo « dies natalis », come altrove abbiamo accennato, era il giorno dell’ordinazione episcopale il quale perciò in altri documenti è detto anche «ordinatio»; e dovette essere il giorno 8 dicembre: in un atto del nostro vescovo Ratoldo è segnato come giorno festivo in dicembre il « natale sancti Zenonis »(7). Nei documenti liturgici dal secolo IX in poi troviamo segnata al giorno VI id. Dee. la « dedicatio ecclesiae sancti Zenonis ». Perciò è assai verosimile che la nuova chiesa eretta sul principio di quel secolo sia stata consacrata dal vescovo Ratoldo o da qualche successore di lui nel giorno 8 dicembre, in cui ricorreva la « ordinatio sancti Zenonis »: ma è al tutto arbitraria la deduzione del can. Dionisi che in tal giorno dell’anno 314 S. Zeno abbia consacrata la chiesa da lui eretta e celebrata nel sermone XIV del libro I. Questa festa nulla ha che fare con la chiesa edificata da S. Zeno.
La festa della « translatio sancti Zenonis » apparisce come celebrata nella Chiesa veronese dal secolo IX in poi. Un primo accenno se ne ha negli scritti di Rabano Mauro arcivescovo di Magonza. Nel Martyrologium premesso al Carpsum di Stefano Cantore nel mese di maggio si ha: « 21 Madji Translatio S. Zenonis ». Spessissimo poi si trova celebrata questa festa nei documenti liturgici dei secoli seguenti.
Il punto più saliente di queste feste era la Liturgia, ossia il complesso di quelle orazioni e lezioni, che circondavano la celebrazione dei divini misteri. Ecco pertanto un’altra prova dell’antichità e della solennità del culto dato a S. Zeno nella Chiesa veronese. I Ballerini riportano alcune di queste sacre liturgie, che essi dicono estratte « ex vetustissimis manuscriptis sacramentorum libris Ecclesiae Veronensis ». Siccome in esse non si fa allusione alcuna ai fatti narrati nella cronaca di Coronato, così par chiaro che esse sono anteriori al secolo VIII e dovrebbero risalire ai tempi di S. Gregorio: anzi da alcuni dati sembra potersi dedurre che siano state redatte sopra altre precedenti appartenenti ai tempi di S. Leone e di Gelasio. Gli stessi Ballerini recano il testo di cinque messe intiere ed alcuni frammenti di altre: a queste si aggiungano altre messe ad onore di S. Zeno, che si trovano in quattro sacramentarii del secolo X conservati nella nostra biblioteca Capitolare (8). L’indole dell’opera nostra non ci consente di trascrivere e riferire per esteso tutti questi documenti.
Abbiamo altra prova del culto liturgico attribuito a S. Zeno nell’uso della Chiesa veronese di invocarlo quale protettore e patrono presso Dio. Nella nostra biblioteca Capitolare si hanno alcune invocazioni (litanie) proprie della Chiesa veronese appartenenti ai secoli IX-XII. In esse troviamo inserita pure e ripetuta l’invocazione a S. Zeno: (9) « Sancte Zeno, ora pro nobis … Sancte Zeno, tu illum (imperatorem) adiuva … », etc.
Dal Carpsum sappiamo che almeno nel secolo XI il clero ed i fedeli con a capo il loro vescovo andavano supplicando processionalmente dalla chiesa cattedrale alla basilica di S. Zeno per le così dette Stationes sei volte l’anno; cioè nella domenica II dopo l’Epifania, nella domenica di sessagesima, nella domenica II di quaresima, nel venerdì dopo la domenica di passione, nella domenica II dopo l’ottava della Pentecoste, nella domenica II dell’avvento.
Questo era il sentimento comune alla cittadinanza veronese, che in S. Zeno ha sempre riconosciuto il suo difensore e protettore. Così il Liber juris civilis Urbis Veronae composto l’anno 1228 inaugurava gli statuti del comune di Verona: «Ad honorem Dei, et gloriosissimae ejus genitricis, et Beatissimi Zenonis, cujus sacratissimi Corporis consolatione gaudemus et patrocinium, munimen et salvamentum civitatis Veronae … »(10).
E per l’ingresso del nuovo podestà era stabilito che «primum visitare debeat ecclesiam sancti Zenonis protectoris nostri». Finalmente il nostro vescovo Teobaldo nelle Constitutiones date per il clero l’anno 1305 esprimeva il voto che tutto il suo gregge venerasse S. Zeno, come « patrem et patronum hujus civitatis et dioecesis veronensis ».
Le preziose reliquie di S. Zeno, custodite religiosamente nella chiesa eretta da Pipino sul principio del secolo IX, sulla fine del medesimo secolo, per preservarle da ogni pericolo nelle funeste incursioni degli Ungheri, furono trasportate a S. Maria Matricolare. Ma poco vi stettero, chè nei primi anni del secolo seguente furono restituite alla loro sede primitiva. Di questa terza traslazione non abbiamo relazione alcuna, ma documenti certi ci assicurano che almeno dall’ anno 921 in poi il sacro deposito si trovava nell’antica sua chiesa, dove in seguito fu eretta la magnifica basilica. A torre ogni dubbio venne il fatto dell’invenzione delle sacre reliquie, avvenuto nella notte del 22 marzo l’anno 1838. Non crediamo necessario riportare i documenti relativi a queste asserzioni: si possono leggere negli scrittori veronesi, che ne trattarono diffusamente (11).
Nè il culto di S. Zeno si ristette entro i confini della Chiesa veronese: chè anzi le chiese ad onor di lui erette in Italia e fuor dell’Italia e le sacre liturgie introdotte nelle stesse chiese comprovano come con verità il santo vescovo Petronio abbia affermato che la grandezza delle virtù di S. Zeno già a’ suoi tempi penetrava « terminos orbis extremi »,
In Italia abbiamo chiese erette ad onor di S. Zeno, in Ravenna al principio del secolo VI, sul cadere del medesimo secolo a Pistoia. Due documenti del secolo VIII ricordano « Basilicam beatissimi confessoris Christi in vico Campellione »(12), che ora è Campione nella diocesi di Milano: in seguito altre due chiese gli furono erette in Milano, circa venti nei varii paesi della diocesi. Altre chiese ad onor di S. Zeno si edificarono nelle diocesi di Vicenza, di Bergamo, di Como, di Brescia, di Mantova, di Treviso e di Fermo (13).
In Germania nel secolo VIII S. Corbiniano vescovo di Frisinga « Basilicam aedificavit … atque beati Zenonis in ea patrocinia collocavit ». Nella stessa città il vescovo Giuseppe eresse ad onor di S. Zeno un monastero: altro ad onor di S. Zeno fu eretto ad Halla nella Diocesi di Salisburgo. Nella Helvetia il nome di S. Zeno si trova invocato con quello di altri santi in alcune litanie metriche composte dal monaco Hartmann di S. Gallo.
Per provare quanta venerazione si siano cattivate le esimie virtù di S. Zeno non crediamo necessario estender più oltre questo studio: nè crediamo opportuno seguir le vicissitudini, alle quali il culto liturgico di S. Zeno andò soggetto in seguito nella diocesi nostra. Questi brevi cenni, come speriamo, gioveranno a ravvivar ognor più nel cuore dei nostri sacerdoti e per opera loro in quello dei fedeli la riconoscenza verso il santo fondatore della nostra Chiesa e la fiducia nell’intercessione del santo patrono (d).
NOTE
1 – A suo tempo proveremo che l’episcopato di S. Petronio spetta ai primi decennii del secolo V.
2 – Presso GIULIARI, S. Zenonis Sermones, Monum. Zenon. I.
3 – SIMEONl, La Basilica di S. Zeno, pag. 10 (Verona, 1909); GIULIARI, Op. cit., Comm., Cap. I.
4 – S. GREGORIUS M., Dialog., Lib. III, Cap. 19 (a).
5 – Vedi GIULlARI, Op. cit. Comment., Cap III., pag. XXXI, seqq.: GRANCELLI, S. Zenone – Cenni storici, Capo VI, Ediz. II. (Verona 1914).
6 – GIULlARI, Op. cit., Comment., pag. XVI.
7 – Presso MAFFEI, Istoria teolog., Append., pag. 96 (b).
8 – BALLERINI, Prolegom., Dissert. III., e Monum. S. Zenonis,
9 – Le ha pubblicate BIANCHINI, Ad Anast., Biblioth., Tom. III, pag. XXXIV, di anche MAFFEI, Istoria teol., Append., pag 91.
10 – Lo pubblicò B. CAMPAGNOLA, in Verona, l’anno 1728 (c).
11 – CAVATTONI Ces, Memorie intorno alla vita, agli scritti, al culto ed al corpo di S. Zenone (Verona 1839); GRANCELLI, Op. cit., Cap. VII.
12 – Cf. LANA, Dissert. cit., P. 13.
13 – GIULlARI, Op. cit., Cap. III; GRANCELLI, Op cit., Cap. VI.
ANNOTAZIONI AGGIUNTE AL CAPO IX (a cura di A. Orlandi)
(a) pag. 66, nota 4: cfr. P.L. 77, 268-269.
(b) pag. 67, nota 7: Trento, 1742.
(c) pag. 69, nota 10: Liber iuris civilis urbis Veronae per BARTHOLOMAEUM CAMPAGNOLA, Verona, 1728.
(d) Circa il culto di S. Zeno, dopo l’epoca di mons. Pighi sono stati pubblicati altri studi, che qui segnaliamo:
-A. GRAZIOLI, Il culto di S. Zenone, in “Bollettino Ecclesiastico ufficiale … nella diocesi di Verona », A. XXV (1938), pp. 136-142;
-A. GRAZIOLI, Il culto di S. Zenone, in «La Scuola Cattolica », A. LXVIII (1940), pp. 290-301;
-G. P. MARCHI – A. ORLANDI – M. BRENZONI, Il culto di S. Zeno nel veronese, Verona, 1972.
Fonte: srs di Giovanni Battista Pighi, da CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE, volume I