Annunciazione della Vergine in atto di filare: secondo il Giuliari, l’idea è presa da qualche scritto neotestamentario apocrifo. Chiesa di San Giovanni in fonte, Duomo di Verona.
EPOCA II – CAPO XVII
SOMMARIO. – S. Zeno – Raterio – « Le Laudes » – Chiese ad onor di Maria in Verona – Pitture e sculture – Chiese nel territorio veronese – S. Maria «in stele » – Pieve di Cisano – S. Maria alla Bassanella.
Il culto di Maria, naturalmente connesso col culto del divino suo Figlio, apparisce tale anche di fatto a chiunque studii la storia della chiesa, sia negli scritti dei padri, sia nelle antiche memorie delle catacombe. Tra queste memorie sono celebri l’immagine di Maria col bambino in braccio segnata dal profeta Isaia, e l’altra di Maria salutata dall’angelo Gabriele: ambedue appartengono alla prima metà del secolo II (1).
Perciò è ben naturale che anche la chiesa veronese sino dai suoi primordi abbia onorato Maria quale Madre del Figlio di Dio, eccitando i fedeli ad amarla ed invocarla qual loro amorosissima Madre. Del culto tributato dalla chiesa veronese a Maria nelle prime due epoche della sua storia daremo brevi accenni, riproducendo forse qualche notizia datane altrove, secondo che esigeva la materia che avevamo fra le mani.
Primo documento del culto di Maria in Verona abbiamo i Sermones del nostro vescovo e patrono S. Zeno. Egli saluta Maria quale Vergine predestinata e fiorentissimo domicilio di castità, quale reintegrazione di Eva: la celebra quale santuario, in cui si compiacque abitare il Figlio di Dio, quale vera Madre di Dio, quale Vergine illibata e prima e dopo del parto immacolato (2).