Lapide che ricorda la riconsacrazione della Chiesa di San Giorgio e Zeno, detta di Sant’Elena, da parte del patriarca di Aquilea Pellegrino nel 1140, dopo che l’altar maggiore era stato profanato da alcuni sconosciuti; Presso Duomo di Verona.
VOLUME II – EPOCA TERZA – CAPO I
SOMMARIO. – Vantaggi generali nella Chiesa. – Il vescovo Bernardo. – Sacerdoti di vita comune nell’ex-monastero di S. Giorgio in Braida. – Chiese restaurate o nuovamente erette. – Verona con regime comunale. – Lotte civili. – Il vescovo Tebaldo. – Controversia per la chiesa di Sant’ Alessandro. – Controversia per la chiesa di S. Giorgio. – Controversia per i diritti sulla corte di Cerea e su quella di Porcile. – La bolla di Eugenio III. – Tebaldo per la sua Verona. – Morte di Tebaldo e giudizi sulla sua condotta.
La fermezza dei romani pontefici nella lotta per la libertà delle sacre elezioni inaugurata da Gregorio VII, continuata poi dai suoi successori, nonostante le effimere incertezze di Pasquale II, ebbe il completo trionfo nel Concordato di Worms conchiuso il 23 settembre dell’anno 1122, confermato poi l’anno seguente nel concilio Lateranese I.
Quali frutti ne sian venuti alla chiesa lo accenna con brevi parole un cronista tedesco, scrivendo pochi anni dopo: « Exhinc (dal concordato) ecclesia, libertate ad plenum recuperata, paceque ad integrum reformata, in magnum montem crevisse invenitur »(1). Di tali frutti partecipò pure la chiesa veronese, quanto le fu consentito dalle sue condizioni politiche determinate soprattutto dalla posizione di Verona sui confini tra l’ Italia e la Germania. Certamente essa ebbe quindi innanzi una serie non interrotta di vescovi dotti ed intemerati, tutti dediti alla restaurazione religiosa e morale del clero secolare e regolare, e quindi al bene spirituale dei fedeli alla loro cura affidati.
Diremo dei due primi vescovi:
76° Bernardo (1122-1135).
77° Tebaldo II(1135-1157).
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