Urna del Beato Enrico « de Bolciano »(Bolzano) eremita, che potrebbe esser nato a Verona, e certamente morì presso Verona l’anno 1350; chiesa di San Giovanni in Fonte, Duomo di Verona.
VOLUME II – EPOCA III – CAPO XVIII
SOMMARIO. – Concordia ristabilita in Verona – Costituzioni vescovili – Chiese in Verona e suburbio – Disciplini e Terziari – Devozione a Maria – S. Toscana – B. Enrico Eremita – Università di Verona – Dante a Verona – Scrittori – Oggetti artistici.
Nella storia medioevale di Verona il secolo XIV segna un po’ di risveglio, sia nel campo religioso e morale, sia in quello della letteratura e dell’arte. A questo risveglio, si prestò, diremo così, negativamente la condizione politica di Verona durante l’apogeo della potenza scaligera. In quest’epoca i Della Scala, ansiosi di estendere la loro signoria al di fuori, almeno nelle città principali dell’Italia superiore, e forse aspiranti anche al titolo di imperatori, ristabilirono la pace entro la città di Verona, dove in quest’epoca non troviamo più partiti e fazioni. Così più facilmente poterono i veronesi convergere i loro pensieri e le loro forze a qualche ideale più sublime, al bene religioso, morale ed intellettuale, sia individuale, sia sociale.
Noi diremo specialmente del risveglio nel campo religioso e morale; del quale dobbiamo riconoscere la causa principale nello zelo di alcuni vescovi di Verona, particolarmente il Bonincontro e di Tebaldo (1295-1331). Essi pensarono anzitutto alla riforma del clero, ben sapendo che, riformato questo, naturalmente ne verrebbe la riforma nei fedeli.
Bonincontro, mentre era ancora arciprete, ave a dato alcune costituzioni per i chierici della cattedrale;(1) e certamente procurò di estenderne l’attuazione a tutti i chierici della città, quando ne fu vescovo: esse furono base e norma alle celebri costituzioni emanate per tutti i chierici della città e della diocesi dal vescovo Tebaldo nel 1305; le quali furono poi nuovamente pubblicate con alcune modificazioni ed aggiunte da Pietro II Scaligero l’anno 1376 (2). Di esse si giovò il nostro Adamo Fumano nel Concilio di Trento.
Come saggio di queste costituzioni tuttora inedite, daremo la prefazione ed alcuni titoli e tratti di capi, che ci fu possibile rilevare nel codice della Capitolare;(3)
« Ad honorem omnipotentis Dei et beatissimae Virginis Mariae et beati Zenonis confessoris, patroni civitatis Veronae, et ad communem utilitatem et reformationem totius cleri et omnium ecclesiarum civitatis et diocesis Veron. Nos frater Thebaldus Dei gratia Epus Veron. infrascriptas constitutiones et ordinamenta facimus statuimus et ordinamus ut metu earum humana coerceatur audacia et tuta sit inter improbos innocentia, et vita clericorum in melius reformetur et reparentur ecclesiae, ita quod boni fiant meliores et mali ab illicitis se abstineant bonis moribus informati et ecclesiarum status felicius gubernetur ».
Titoli di alcuni capi: « I De honestate clericorum in habitu – III. Ouod nullus clericus vadat in beroniis et cavalcatis nec portet balistas – VI. Quod clerici praestent obedientiam suis prelatis – VII. Ouod nullus clericus aut prelatus audeat alienare aliquam rem ecclesiasticam. – VIII. Ouod clerici non possint advocari in foro – X. De non ludendo ad ludos inhonestos et de pena contrafacientis – XIII. Quod nullus clericus debeat sine licentia sui prelati vel massarii aliquid recipere de bonis suae ecclesiae »; ecc.
Il capo XII. stabilisce: « sub poena XX sol. pro qualibet vice quod nullus clericus debeat portare infulam intra ecclesiam ad divinum officium celebrandum, nec coram nobis vel nostro vicario in palatio episcopali vel alibi ubi nos essemus vel coram vicario nostro ubi ius redditur, et hoc sub poena predicta et qualibet vice, cuius poenae medietas sit accusatoris ».
Qualche cosa di simile ha il capo XII: « Precipimus … quod nullus sacerdos sive clericus … infulam sete vel seta linoque contextam vel alias indecentes vel inhonestas … alicubi in civitate vel diocesi portare audeat vel presumat et qui contrafecerit pro qualibet vice solvat XX sol. ver. pro banno fisco nostro, cuius banni tertia pars sit accusatoris ».
È singolare il capo XX. « Statuimus … quod quilibet sacerdos vel clericus … cum corpus Christi aut oleum sanctum portat ad infirmos vel in processionibus sive scrutiniis cottam sive superpelliciem vel cappam clausam debeant singuli portare, lumina autem et campanella portentur ante eum qui defert corpus Christi, et ipse portetur pubblice et honeste deferatur … nec ferat quis paticos dum celebrat ».
– Il Capo XXI sancisce ciò che era « a jure statutum quod Eucharistia et oleum sanctum sub fida custodia conserventur ita quod ad ea temeraria manus non possit extendi».
Il XXII decreta: « quod nullus prelatus rector vel clericus saecularis vel regularis fiat compater ».
Certamente vi saranno parecchi decreti forse più importanti dei pochi che abbiamo riportato: ma, siccome il codice sofferse molto per l’innondazione del 1882, così è impossibile leggere tutte le costituzioni; ed in modo speciale sono illeggibili molti titoli. A noi però basta poter affermare che i nostri vescovi da verso la fine del secolo XIII si studiarono di riformare il clero, e tutto ci fa credere che almeno in gran parte vi siano riusciti, massime tenendo conto della vita intemerata e dello zelo degli stessi vescovi.
Una prova positiva del risveglio religioso nella chiesa veronese, la abbiamo nel numero considerevole di chiese, che troviamo erette o restaurate od ampliate nel secolo XIV. Diremo solo di quelle che ci vennero sott’occhio da qualche scorsa sull’opera del Biancolini(4): ma l’elenco che diamo è certamente incompleto.
Nell’anno 1302 il giorno 16 dicembre fu consacrata la chiesa di S. Maria della Giara dal vescovo Tebaldo.
Nel 1314 dallo stesso Tebaldo fu consacrato l’altare della chiesa di S. Francesco al Corso.
Nel 1316 troviamo dedicata una chiesa nell’Isolo a S. Tommaso di Cantorbery: la officiarono i Carmelitani, i quali nel 1351 edificarono lì presso un’altra chiesa in onore dell’Annunciazione di Maria.
Lo stesso vescovo Tebaldo nel giorno 23 febbraio 1319 con grande solennità pose la prima pietra della chiesa di Sant’Eligio.
Verso l’anno 1321 fu eretta la chiesa con ospedale di S. Maria della Valverde.
Nel 1324 per munificenza degli Scaligeri fu fabbricata una chiesa ad onor di Maria, detta Della Scala, dove tosto si stabilirono i frati Serviti. (a)
Verso l’anno 1340 abbiamo la chiesa di S. Bovo con disciplinati; alla quale furono poi concesse indulgenze dai vescovi Pietro Scaligero l’anno 1364 e Jacopo De Rossi l’anno 1396.
Nello stesso anno furono erette le chiese di S. Maria della Neve, non lungi da quella di S. Vitale, pure con disciplinati, e quella di S. Maria della Cava « apud sancta Libera »(5): l’altare di essa fu consacrato da Marco vescovo suffraganeo di Pietro Scaligero il 29 settembre 1358.
Il medesimo vescovo suffraganeo nel 21 maggio dell’anno 1351 ave a consacrata la chiesa di S. Giovanni Evangelista alla Beverara.
L’anno seguente 1352 fu eretta la chiesa di S. Giovanni in Sacco con ospedale.
Nell’anno 1354 Can Grande II eresse la chiesa detta della Vittoria ad onore di Maria e di S. Giorgio: la eresse in ricordo della vittoria ivi ottenuta sopra le armi del suo fratello naturale, a lui avversario e ribelle, Frignano. (b)
Tra gli anni 1360-1368 fu eretta la chiesa di S. Maria della Misericordia, presso la basilica di S. Zeno.
Si aggiungano le due chiese grandiose di Sant’Eufemia e di Sant’Anastasia; delle quali la prima (meno lunga che al presente) fu consacrata dal vescovo Nicolò il 9 ottobre 1331; la seconda fu in gran parte fabbricata verso gli anni, 1320-1323 con le offerte dei devoti, tra i quali primeggiava Alberto I. Della Scala.
La chiesa di S. Giorgio dei Domenicani fu consacrata dal vescovo Marco suffraganeo il 24 aprile del 1354.
Si aggiunga pure che in parecchie di dette chiese ed altre del secolo precedente vi erano compagnie di disciplinati, i quali per puro spirito di penitenza si disciplinavano davvero. Troviamo una compagnia di disciplini anche presso la chiesa di S. Valentino a Bussolengo, la quale fu restaurata appunto dai disciplini per concessione data dal vescovo Jacopo il 5 ottobre 1391.(6)
Nel 1337 v’erano pure i Terziari o Penitenti di S. Francesco, detti dello Scuezzolo, nella chiesa di Sant’Anna presso quella di S. Bovo. Anzi già doveano trovarsi a Verona nel secolo precedente; poiché da una lapide conservata nel museo lapidario, l’anno 1280 morì il maestro fisico Baldassare « V. frater de penitentia ordinis sancti Francisci ».(7)
Anche del culto di Maria abbiamo belle memorie in questo secolo.
Oltre le chiese erette ad onore di Lei, abbiamo un fatto che è personale, ma è indizio di pratica comune. Di Can Grande dice Marzagaia che era assai devoto di Maria, che digiunava nelle vigilie delle sue feste (nella nota è detto anche nei sabbati), e che non cominciava mai opera alcuna senza prima invocarne l’ajuto.(8) Un annalista dell’ordine dei Serviti riferisce che era grande la devozione dei veronesi verso Maria onorata nella nuova chiesa della Scala, e che massime dall’anno 1362 era immenso il numero dei fedeli che accorrevano a quella chiesa dalla città e da tutta la diocesi.(9)
Crediamo che questa succinta e certo incompleta recensione sia più che sufficiente per provare che in Verona il sentimento religioso si era di molto ravvivato e rinvigorito dopo le esitanze del secolo XIII. Nè vi mancarono alcuni modelli di vita veramente santa.
Santa Toscana nacque verso la fine del secolo XIII in Zevio da onesti genitori, appartenenti secondo alcuni alla famiglia Rumanenti, secondo altri alla famiglia Guidotti.
Fatta adulta, fu maritata ad un uomo nobile della famiglia Occhi di Cane, di nome Alberto: verso l’anno 1314 venne in città, ed ivi abitò in una casetta sul poggio del colle detto di S. Zeno in Monte; di dove si recava spesso a visitare i poveri e gli infermi ricoverati nell’ ospizio dei Gerosolimitani presso la chiesa del santo Sepolcro.
Venuto a morte il marito, si ritirò definitivamente dal mondo, e dal Maestro dell’ospizio ricevette l’abito della congregazione Gerosolimitana. L’epoca della sua morte sembra doversi assegnare al giorno 14 luglio dell’anno 1344.(10) Essa per la sua profonda umiltà volle essere seppellita nella pubblica via adiacente alla chiesa del santo Sepolcro. Di là nel giorno 29 settembre il suo corpo fu trasportato nella chiesa predetta, non già dal vescovo Matteo Ribaldi, che era tuttora ad Avignone, ma o dal suo vicario fra Tiberio degli Umiliati della Giara, o da uno o dall’altro di due vescovi, che allora si trovavano in Verona.
Questa traslazione è dovuta ai tanti miracoli, che si ottenevano dalle sacre reliquie di Toscana: da essi devesi pure ripetere il culto, che essa ebbe ben tosto nella chiesa del S. Sepolcro, culto esteso poi al clero della cattedrale e delle altre chiese della città e diocesi di Verona. (11) (c)
I cronisti veronesi narrano di un Beato Enrico « de Bolciano » eremita, che potrebbe esser nato a Verona, e certamente morì presso Verona l’anno 1350.(12)
Di questo beato dalle memorie degli Agostiniani sappiamo che dal padre suo, agiato mercadante, fu mandato per esercizio della sua professione a Ratisbona e di là a Verona: quivi ispirato a lasciare le cure del mondo si ritirò nel monastero degli Agostiniani a Sant’Eufemia, e vi stette dieci anni: indi per amore della vita penitente, con la licenza del suo ministro generale si ritrasse sull’erta del monte fuor della porta S. Stefano, dove un tempo era la chiesa di S. Felice e da oltre un secolo un ospizio con chiesa ad onore di S. Guglielmo; ed ivi, vestito di un cilizio di catene di ferro, con una sferza di ferro si disciplinava ogni giorno. Ivi morì il giorno 30 giugno 1350, come risultò da una iscrizione ivi trovata l’anno 1407.(13)
In quest’anno e precisamente il giorno 24 giugno nello scavare i fondamenti per il nuovo castello, oltre la detta iscrizione, fu trovato il corpo dell’ eremita penitente insieme con la veste e la sferza di ferro, e per disposizione del vescovo card. Barbarigo fu trasportato nella chiesa di S. Giovanni in Fonte, dove si trova anche al presente.
Fin qui le notizie sembrerebbero abbastanza accertate. Sennonché anche a Treviso si ha e si venera il corpo del B. Enrico da Bolzano, il quale ivi sarebbe morto il giorno 10 giugno 1315. Comunemente si ritenne che fosse uno solo questo B. Enrico, ed i nostri maggiori non si affacendavano molto per ispiegare il duplice luogo in cui riposa il suo corpo.(14)
Recentemente il solerte investigatore di cose veronesi propose una nuova spiegazione, affermando e sostenendo che due sono i Beati Enrici da Bolzano: uno nato, vissuto, morto e sepolto a Verona; l’altro nato a Bolzano, morto e sepolto a Treviso.(15) – Sei sono i suoi argomenti, e certamente gravi:
– 1. Di un solo beato non si possono avere due corpi.
– 2. La chiesa tirolese non riconosce due beati Enrici nativi di Bolzano.
– 3. Il beato di Bolzano mori nel 1315; quello sepolto a Verona nel 1350.
– 4. Quello sepolto a Treviso fu un povero taglialegna, e perciò se lo elessero a patrono i facchini, il cui sodalizio esisteva ancora nel 1830 nella chiesa di S. Giovanni in Foro; quello sepolto a Verona era figlio di un agiato mercadante.
– 5. Gli stessi Bollandisti negano che il nostro beato sia quello di Bolzano, ed avanzano la supposizione che esso sia oriundo da Bolzano Vicentino.
– 6. Rambaldo degli Azzoni autore d’una vita del B. Enrico venerato a Treviso, ammette che il nostro sia di origine veronese, nativo di un vico denominato Bolcana. Aggiungasi che veronese lo fa anche il Parroco Castellani.(16) Bolciano potrebbe essere Bolca, oppure una località presso S. Pietro Incariano detta Bolcana.
Certamente questi argomenti sono gravi. Ad ogni modo è indiscutibile che il B. Enrico venerato nella chiesa di S. Giovanni in Fonte fu monaco Agostiniano nel monastero di Sant’Eufemia; fu eremita e rigido penitente sul monte S. Felice, ed ivi sepolto. Dunque esso è veronese, almeno per incolatum, come sosteneva il comune di Verona in una lite contro il capitolo agitata l’anno 1686. L’autenticità delle preziose reliquie fu constatata con almeno sei ricognizioni canoniche; l’ultima delle quali fu fatta dal nostro vescovo card. Canossa l’anno 1882.(17) In Verona ed in tutta la diocesi si celebrava l’uffizio del B. Enrico il giorno 7 luglio, come consta dai calendari degli anni 1612-1627, tuttora esistenti: fu soppresso l’anno 1659: ed il nostro sullodato investigatore esprime il voto che esso venga ristabilito.
Dal campo religioso passando a quello letterario, troviamo anche in questo un qualche risveglio dagli ultimi decenni del secolo XIII.
Negli Statuti Albertini (1247-1276) il capo CXLV stabiliva: « Potestas … teneatur cum voluntate et consilio G. de la Scala (Guido) Dei gratia Veronae electi et clericorum quod idem Dominus electus secum habere voluerit cum potestate, tractare ordinare et disponere de habendo et eligendo uno bono doctore seu magistro in jure canonico, qui legere debeat decretales in civitate Veronae ad utilitatem audire volentium, etc.».
Nel 1286 troviamo in questo ufficio « magister Paulus de Regio decretorum doctor ».
In seguito il Papa Benedetto XII con Bolla da Avignone 1 ottobre 1339 stabiliva: « In civitate praefata (Verona) sit deinceps in jure canonico et civili perpetuum studium generale ».(18) Questa è l’istituzione di studi che si disse Università di Verona; alla quale già nel 1337 aveano largito una forte somma Guidotto e Manzato. (d)
Della scienza del clero veronese sugli inizi del secolo XIV abbiamo una prova indiretta nel fatto, che Dante nel 1320, venuto a Verona, tenne la disputa sulla celebre Ouaestio de aqua et terra « in sacello gloriose Helene coram universo clero veronensi ». Alcuni dei nostri dubitarono sull’autenticità della Ouaestio e della esposizione di essa nella nostra chiesa di Sant’Elena: ma uno scrittore recente dileguò ogni ombra(19).
Tra gli studiosi nel clero veronese figura specialmente Giovanni Mansionario, oriundo della famiglia « de Matociis »: fu sacerdote, e forse canonico della cattedrale; certamente ne fu mansionario almeno dall’anno 1311 sin verso la fine del 1323: morì il 26 febbraio 1337. Egli è autore dell’opera esistente nella Capitolare Historiae imperiales inedita e di altre due opere Gesta RR. Pontificum e Vetus Testamentum perdute(20). (e)
Una lunga lista di scrittori veronesi ci è data dal nostro Venturi(21): tra gli storiografi emergono Guglielmo da Pastrengo, di cui è il Liber de viris illustribus: e il maestro Marzagaia, la cui opera De modernis gestis con altre minori fu pubblicata con altri opuscoli da Carlo Cipolla(22) (f)
Quanto alle opere d’arte, ci basti accennare alle Arche Scaligere, od ai tre mausolei: quello di Can Grande sulla porta della chiesa di S. Maria antica; quello di Mastino nell’angolo del cimitero, che guarda verso la piazza dei Signori; quello di Cansignorio nell’angolo verso la Chiavica.
Aggiungiamo la testimonianza di un recente scrittore tedesco: che Verona in quest’epoca divenne « il centro dell’arte pittorica, nell1talia superiore »(23). (g)
NOTE
1 – « Nel 1303 il nostro Capitolo è arrivato in fino a celebrar Sinodo »: del quale furono emanate il giorno 19 aprile trentacinque Costituzioni sottoscritte da Paolo arciprete. Notizie spettanti al Capitolo di Verona, pag. 61.
2 – Il Panvinio, e sull’autorità di lui lo storico nostro VENTURI, Compendio della storia di Verona II, p. – 70, dissero che Pietro Scaligero pubblicò le stesse Costituzioni di Tebaldo ponendovi il nome proprio e sopprimendo quello di Tebaldo. Ma dal Codice Capitolare è chiaro che Pietro diede distinte le sue dalle Costituzioni di Tebaldo: queste sono cinquanta, quelle di Pietro novanta.
3 – E’ il Codice 789, 790: spetta ai primi decenni del secolo XVI.
4 – BIANCO LINI, Notizie delle chiese di Verona, specialmente nel Libro III
5 – SALVARO, La chiesa dei Santi Siro e Libera, pag. 13 (Verona 1882). Il culto di S. Libera, o Liberata, fu introdotto a Verona forse l’anno stesso 1317, in cui avvenne la celebre traslazione a Como.
6 – BACILIERI, Bussolengo pago 31, e Documento 1, pag. 69.
7 – ANT. PIGHI, Il Terz’ordine Francescano in Verona, pag. 5 (Torino 1886), VENTURI, Storia di Verona, pag. 40, e Tavola di fronte.
8 – MARZAGAIA, De gestis modernis, presso CIPOLLA, Antiche Gran. veron., pag. 22 – Una postilla nel codice Capitolare V. 2 (Sec. XVI) riferisce:« Jejunavit in die sabbati ad honorem virginis Mariae et in principio cuiusque rei semper nomen eius invocabat ».
9 – GIANIO, Annales O. Fr. Servo B. V M., all’anno 1362.
10 – BRUSCO, Vita di S. Toscana (Verona 1830); CASTELLANI, Memorie … sopra S. Toscana, il quale in fine riporta la vita Sanctae Toscanae scritta da Celso dalle Falci (Verona 1856); CINQUETTI, Santa Toscana, (Roma 1910).
11 -Del culto di S. Toscana tratta diffusamente CASTELLANI, Op. cit. Parte prima.
12 – BAGATA e PERETTI, Ss. Episcop. Veron. Monumento, pag. 23; CORTE, Istorie di Verona II, pag. 238; BIANCO LINI, Chiese di Verona II, pag. 407.
13 – L’iscrizione pur troppo non esiste: ma è accertata dai nostri cronisti.
14 – Nel 1353 si pretese d’aver trovato nella Cattedrale il corpo di Sant’Agata sepolto a Catania: nel 1395 in S. Giovanni in Valle i corpi di SS. Simone e Giuda sepolti a Roma; nel 1396 sul monte Gregiano quello di S. Giacomo sepolto a Compostella, BIANCOLINI, Chiese di Verona. I, pag. 111, 212, III, 235.
15 – ANT. PIGHI, Del B. Enrico Eremita cittadino Veronese, in Verona fedele, 28 agosto 1891.
16 – CASTELLANI, Memorie … sopra S. Toscana, pag. 15 Nota 10.
17 – Can. VIGNOLA, Intorno al culto ed alla sepoltura del B. Enrico Eremita (Bruxelles 1895): estratto da Analecta Bollandiana. Tomo XIV.
18 – UGHELLI, Italia sacra T.V., col. 875. Riporta il documento con la data inesatta dell’1 ottobre. Si trova poi in Bullarium diplomatum et privilegiorum S. Romanarum Pontificum. Taurinensis editio cura et studio Aloysii Tomassetti, T. IV, pag. 459, Torino 1859. Qui ha la data esatta: 22 settembre 1339.
19 – BIAGI, La Ouaestio de aqua et terra di Dante Alighieri (Modena 1907).
20 – MAFFEI, Istor. teol. App., pag. 142-145; FEDERICI, Elogi di eccles. veron. I. 17-20: CIPOLLA, Attorno a Giovanni Mans. e Guglielmo da Pastrengo in Miscell. Ceriani (Milano 1910) .
21 – VENTURI, Compendio storia di Verona II, pag. 61-67.
22 – CIPOLLA, Antiche cronache Veronesi (Venezia 1890).
23 – Presso CIPOLLA, Compendio della storia di Verona, pag. 244.
ANNOTAZIONI AGGIUNTE AL CAP. XVIII (a cura di Angelo Orlandi)
a) G. M. TODESCATO, Ordini religiosi del ‘300. Le origini di S. Maria della Scala, in Studi Storici Veronesi L. Simeoni, vol. XVIII-XIX (1968-69), pp. 153-205.
b) G. M. VARANINI, La classe dirigente veronese e la congiura di Fregnano della Scala (1354), in Studi Storici L. Simeoni, val. XXXIV (1984), pp. 9-66. E. ROSSINI, La signoria Scaligera dopo Cangrande, in Verona e il suo territorio, vol. III, T. I, Verona 1975, pp. 689-694.; L. SIMEONI, La ribellione di Fregnano della Scala e la politica generale italiana, in Studi Storici Veronesi L. Simeoni, vol. XI (1961), pp. 5-62.
c) S. Toscana si colloca nelle vicende dell’ordine Religioso-Militare di S. Giovanni, che più tardi prese il nome di Ordine di Malta. In proposito si veda L. TACCHELLA, Il Sovrano Militare Ordine di Malta nella storia di Verona, Genova 1969. Per la vita si S. Toscana si vedano: A. VESENTINI, Santa Toscana dell’Ordine di S. Giovanni Gerosolimitano oriunda di Zevio. Brevi cenni sulla vita, Chieti, 1941, 1965.; V. CAVALLARI, Considerazioni e congetture sui tempi di S. Toscana, in Studi Storici Veronesi, vol. XXIV-XXV (1976), pp. 5-45; D. CERVATO, « Proprium veronense», S. Toscana di Verona. Esame critico-storico della vita, Tesi magisteriale presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di S. Giustina, Padova 1976.
d) L. VECCHIATO, La nomina del vescovo Matteo De Ribaldis e i privilegi universitari a Verona, in Zenonis Cathedra, Verona 1955, pp. 55-71. Si avverta che sulla base dei manoscritti del documento va corretta la data che ci fornisce mons. Pighi in quella del 22 settembre 1339.
e) Cl. ADAMI, Per la biografia di Giovanni Mansionario, in Italia medioevale e umanistica, 25° (1982), pp. 347-363.
f) Per la cultura e gli scrittori di quel secolo si vedano: M. CARRARA, Gli scrittori latini dell’età scaligera, in Verona e il suo territorio, vol.III /2, Verona 1969, pp. 3-81.; Fr. RIVA, Il Trecento volgare, ibidem, pp. 83-166; R. AVESANI. Il preumanesimo veronese, in Storia della cultura veneta, v. II. Il Trecento, Venezia 1976, pp. 111-141.
g) Per le varie arti in questo secolo si possono indicare: M. T. CUPPINI, L’arte gotica a Verona dei secoli XIV-XV, in Verona e il suo territorio, III/2, Verona 1969, pp. 210-366.; le schede su vari artisti in Maestri della pittura veronese (a cura di P. P. Brugnoli), Verona 1974.; E. PAGANUZZI, Medioevo e Rinascimento, in La musica a Verona, Verona 1976, pp. 33-70 (Il Trecento). Mille anni di musica nella Biblioteca Capitolare di Verona, Verona 1985, pp. 44-49.
Fonte: srs di Giovanni Battista Pighi, da CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE, volume II