Mag 05 2014

LIBERTA’ DI PAROLA IN ITALIA? ECCO LA LISTA DI CHI NON CE L’HA

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di MARCO TAMBURELLI*

 

Il Consiglio dei Ministri ha finalmente deciso, dopo 20 anni di attesa, di ratificare la Carta Europea delle Lingue Regionali e Minoritarie, cosa che in un Paese onesto con sé stesso dovrebbe essere un evento positivo. E invece no. La ratifica, basata sulla famigerata legge 482/99 (Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche), include ovviamente le lingue minoritarie legate a popoli “di confine” o a enclavi dovute ad antiche migrazioni e/o mutamenti geo-politici: albanese (arbereshe), catalano, le varie lingue germaniche, grecanico, sloveno, croato, francese, franco-provenzale e occitano.

Ma delle 10 lingue regionali storicamente parlate nei territori italiani e censite dall’UNESCO come in “pericolo d’estinzione” solo tre figurano nella ratifica, ovvero friulano, ladino e sardo.

 

Lo Stato italiano azzittisce così in un solo colpo almeno 7 delle lingue regionali censite dall’UNESCO.

Queste sono, in ordine alfabetico: emiliano-romagnolo, ligure, lombardo, napoletano, piemontese, siciliano, veneto.

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Mag 04 2014

LA FONDAZIONE DI ROMA PIÙ VECCHIA DI DUE SECOLI: RITROVAMENTI ECCEZIONALI RETRODATANO LA FONDAZIONE DELLA CAPITALE

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Figurazione dei resti scavati del Lapis Niger nel Foro Romano

 

 

Quanti anni ha Roma? Il prossimo 21 aprile, giorno da convenzione storica in cui si celebra il Natale della città eterna, se ne festeggiano la bellezza di 2767. Ma se fossero di più? Almeno duecento in più.

Con tutto il rispetto per una signora di classe (a cui non andrebbe mai chiesta l’età), sono le nuove scoperte archeologiche riaffiorate nel Foro romano a svelarci una possibile nuova data per la fondazione di Roma. Secondo la leggenda, costruita tra fonti storiche e studi secolari, Roma è stata fondata nel 753 a.C. nella zona che corrisponde oggi al Foro romano.

 

IL SANTUARIO DEL RE

Ma è proprio il monumento storicamente più legato alla tradizione delle origini, ossia il Lapis Niger nella piazza del Comizio, di fronte alla Curia del Senato, il santuario arcaico che secondo la leggenda ricorda la sepoltura di Romolo, a restituire la straordinaria scoperta. È qui, infatti, che sono state rinvenute strutture murarie in blocchi di tufo risalenti a oltre 900 anni prima di Cristo, erette per contenere le acque di un piccolo fiume, lo Spino (un affluente del Tevere) alimentato dalla falda acquifera sotto il colle del Campidoglio. Inoltre, accanto ai resti del muro sono riaffiorati frammenti di ceramiche e resti di cibo (cereali). Testimonianze di una frequentazione umana dell’area del Foro romano molto precedente alla messa in opera di Roma da parte dei gemelli Romolo e Remo. E che segna l’inizio della civiltà romana.

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Mag 03 2014

LE LINGUE PARLATE ALL’INTERNO DELLO STATO ITALIANO. PROPOSTE PER UNA POLITICA CHE VADA VERSO UN PLURI- LINGUISMO INTEGRALE

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 Una lingua è un dialetto con alle spalle un esercito e una flotta

 

 

Dr. Roberto Bolognesi – Università di Groningen (Paesi Bassi) Matteo Incerti – Giornalista pubblicista

INTRODUZIONE:

 

Nelle proposte che qui presentiamo, ci siamo prefissi l’obiettivo di indicare, in base a criteri il più possibile tecnici, le lingue minoritarie presenti nel territorio dello Stato italiano.

 

Comunque, rispetto al problema della distinzione fra lingue e dialetti, è importante precisare da subito che una simile distinzione è, oltre certi limiti, tecnicamente impossibile, oltreché politicamente pretestuosa. Citiamo in proposito le parole di Guido Barbina: “Tralasciamo, perchè puramente accademico e a volte fuorviante il pretestuoso problema della differenziazione fra lingua e dialetto: una simile distinzione, peraltro impossibile, non ci porterebbe certamente a chiarire il problema di una corretta classificazione dei casi di difformità linguistica italiani”.

 

Al contrario del convincimento diffuso fra i profani, quando un linguista parla del “dialetto X della lingua Y”, non sta descrivendo un rapporto fra due entità linguistiche collegate gerarchicamente, ma sta solo cercando di risparmiare le molte parole che gli occorrerebbero per ripetere che si sta riferendo ad un certo sistema linguistico X, il quale per comodità si può indicare come varietà socialmente e/o geograficamente delimitata di una famiglia di idiomi sufficientemente omogenea da poter essere indicata, sempre per comodità, come lingua Y.

 

Da un punto di vista strettamente tecnico, in effetti, il dialetto X si può altrettanto giustificatamente definire come lingua in quanto sufficientemente definito e circoscritto, mentre la lingua Y andrebbe più giustamente definita come famiglia di dialetti Y.

 

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Mag 03 2014

L’ONU RICONOSCE LA LINGUA VENETA

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L’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha dato un primo importante riconoscimento internazionale alla lingua veneta.

 

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Mappa delle varianti della lingua veneta nel Veneto e l’Istria (Fonti :  http://www.linguaveneta.it)

 

E’ stata infatti inserita sul sito internet dell’Onu la versione in veneto della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
Nella pagina illustrativa di questa nuova versione si afferma che il veneto è parlato da 2 milioni e 180mila persone in Italia e complessivamente nel mondo da 6 milioni e 230mila individui.
Vengono anche indicati i territori dove questa lingua è maggiormente usata. Si parla della Venezia Euganea, ma anche del Trentino, del Friuli orientale, di Trieste e della provincia di Gorizia, poi si citano Slovenia, Croazia e Brasile come Paesi dove esistono significative presenze di persone che si esprimono in veneto.
L’inserimento della versione veneta della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo rappresenta un importante tassello nello sforzo del Governo Nasionae Veneto, presieduto da Gabriele de Pieri, di ottenere per il Popolo Veneto una rappresentanza ufficiale all’Onu.

 

Il sito dell’Alto Commissario nel quale si può consultare il Pdf con la traduzione in veneto del documento Onu è il seguente:

 

http://www.ohchr.org/EN/UDHR/Pages/Language.aspx?LangID=vec

 

 

Fonte: visto su 24 TREVISO del 2 maggio 2014-04-28

Link: http://treviso24.tv/news/clamoroso-lonu-riconosce-la-lingua-veneta/

 

 

 

 


Mag 02 2014

VIVA TORINO CAPITALE

Category: Italia storia e dintorni,Padania e dintornigiorgio @ 14:19

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Scontri in Piazza San Carlo la sera del 22 settembre 1864 (litografia di Giacomelli, Archivio storico della Citta di Torino)

 

 

Il 22 settembre 1864 fu una data dolorosamente significativa per il popolo piemontese: attraverso l’incredibile impiego di battaglioni e reggimenti di fanteria e cavalleria, con una sanguinosa repressione che fece un centinaio di vittime, il neonato Stato italiano stroncò le proteste dei Torinesi di fronte alla clausola della “Convenzione di settembre” che stabiliva il trasferimento della capitale a Firenze. I giochi politico-diplomatici dei “Palazzi” (a cui non erano estranei i maneggi delle consorterie tosco-emiliane) imposero, come al solito dall’alto, alla città subalpina, tradita e declassata, una collocazione periferica che ne garantisse la maggior lontananza possibile dai nuovi centri del potere.

 

La folla si avvicinava sempre più, ed il vocio prima indistinto veniva aumentando di intensità e chiarezza: “Abbasso il Ministero! Viva Torino capitale!”

 

Il cordone di guardie innestò le baionette. Guardandoli bene in viso, da vicino, non dovevano apparire poi così pericolosi quegli operai e garzoni, giovinetti ed anziani, sarti ed impiegati, guidati da un paio di bandiere e qualche bastone da passeggio. Eppure, d’improvviso, s’udì deflagrare una scarica di fucileria, indi un’altra, ed un’altra ancora, mentre le voci si trasformarono in urla e strepiti. Quando un poco si diradò l’acre fumo della polvere da sparo, sul selciato della piazza restarono i corpi di 66 feriti e 26 morti. Era il 22 settembre 1864, data dolorosamente significativa per il popolo piemontese.

 

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Mag 02 2014

IL PATRIARCA MORAGLIA FRA L’INCUDINE DELL’INDIPENDENZA E IL MARTELLO DELL’ITALIA

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di MILLO BOZZOLAN

Pubblichiamo questa lettera aperta dello studioso veneto Millo Bozzolan al Patriarca di Venezia

 

 

A Sua Eminenza  il Patriarca dei Veneti FRANCESCO MORAGLIA

 

Eminenza, ieri ho appreso che, in una dichiarazione pubblica, Ella disapprova la volontà, ormai maggioritaria, dei Veneti a tornare ad autogovernarsi, cosa che hanno fatto per tanti secoli e con ottimi risultati, memori anche dell’antica e particolare autonomia di cui essi godettero prima e fin dall’epoca romana. Fu un periodo quello dello Stato veneto, rimasto alla storia; anche nel secolo del suo cosiddetto tramonto, la civiltà veneta brillò di una luce propria e la Chiesa veneta seppe tenere il popolo attaccato ai valori cristiani della famiglia, del lavoro, della carità. Caratteristiche che, anche grazie ai parroci di tante parrocchie, non abbiamo perso del tutto e di questo i Veneti vi sono grati. Essi col loro lavoro e il loro sudore, han «tirato la carretta» fin che han potuto, ma ora è l’Italia che ha rotto ogni patto con la nostra Nazione, sperperando e rubando a man bassa, pretendendo ormai il nostro sangue, e credo di non esagerare se dico che il suo dominio è del tutto simile a quello del tanto odiato Napoleone, che mise fine alla nostra libertà.

 

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Mag 02 2014

SAN GIORGIO E IL DRAGO: LE ORIGINI DELLA LEGGENDA

Category: Chiesa Cattolica,Religioni e rasie,Storia e artegiorgio @ 01:10

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San Giorgio è il santo uccisore di draghi per eccellenza. Eppure le più antiche rappresentazioni del martire-cavaliere ci raccontano tutta un’altra storia.

 

 

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In quanto simbolo del paganesimo e del male, il drago è un personaggio frequente nelle storie dei santi medievali. La lista dei santi sauroctoni – cioè uccisori di draghi – è infatti molto lunga: Teodoro, Silvestro, Margherita e Marta (che però si limitò ad ammansire il mostro) sono solo i più famosi. A questi si aggiunge l’arcangelo Michele, alla guida della battaglia contro il drago apocalittico.

 

Tra gli uccisori di draghi, tuttavia, nessuno ha riscosso tanta venerazione popolare quanto san Giorgio, scelto come patrono dall’Inghilterra e dal Portogallo.

 

Della sua vita non ci sono notizie storicamente fondate, se non che fu un soldato originario della Cappadocia, martirizzato sotto Diocleziano. Le storie che lo riguardano sono quindi il risultato di elaborazioni medievali, che si arricchivano progressivamente di dettagli.

 

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Mag 01 2014

DIETRO LE GUERRE CI SONO I BANCHIERI OVVERO TUTTE LE GUERRE SONO GUERRE DI BANCHE

HSBC

 

 

FONTE: WASHINGTONBLOG.COM

 

TUTTE LE GUERRE SONO GUERRE DI BANCHE

 

L’ex amministratore delegato di Goldman Sachs – e capo del gruppo di analisti internazionali presso la Bear Stearns a Londra (Nomi Prins) – sostiene che:

“Per tutto il secolo che ho esaminato, che ha avuto inizio con il Panico del 1907 … quello che ho rilevato, accedendo agli archivi di ogni presidenza, è che nel corso di numerosi eventi e periodi particolari i banchieri sono sempre stati in costante comunicazione con la Casa Bianca – e non solo riguardo a temi finanziari e di politica economica, e quindi di politica commerciale, ma anche riguardo ad argomenti strettamente legati alla I Guerra Mondiale, alla II Guerra Mondiale e poi alla Guerra Fredda, in termini di piani di espansione politica dell’America come superpotenza del mondo, alimentata dalla sua espansione finanziaria attraverso lo sviluppo della sua comunità bancaria.”

 

All’inizio della I Guerra Mondiale, Woodrow Wilson aveva adottato una politica di neutralità.

Ma quelli della Banca Morgan, la più potente banca del tempo, che durante la I Guerra Mondiale aveva raccolto oltre il 75% dei finanziamenti per le forze alleate, indussero Wilson fuori dalla sua posizione di neutralità prima di quanto avesse voluto fare,  dato il loro forte desiderio di essere in qualche modo coinvolti nella guerra. Ora, dall’altro lato di quella guerra, c’era, ad esempio, la National City Bank, che, anche se lavorava a fianco della Morgan nel finanziamento ai francesi e agli inglesi, non si faceva problemi a lavorare anche per finanziare alcune cose sul fronte tedesco, come anche fece la Chase

 

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