Giu 23 2014

NEL TERZO SECOLO ROMA FU COLPITA DA UN’EPIDEMIA APOCALITICA

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Resti romani colpiti da una grande epidemia ritrovati in Egitto

 

 

Un team di archeologi italiani ha riportato alla luce i resti di moltissime persone morte nel periodo dell’antico Egitto. I resti ritrovati furono uccisi da un’epidemia che colpi il Mondo intero, i ricercatori l’hanno potuto apprendere grazie ai testi ritrovati di San Cipriano, vescovo di Cartagine e scrittore (Cartagine, 210 – Sesti, 14 settembre 258), che descrisse quella epidemia come la fine del Mondo.

Il ritrovamento è avvenuto durante i lavori sul complesso funerario Akhimenru Harwa e sul bordo occidentale della antica città di Tebe (Luxor moderna) in Egitto, gli scheletri erano ricoperti da uno spesso strato di calce, storicamente utilizzato come disinfettante ed accanto a loro vi erano i resti di un falo’ utilizzato per bruciare le persone colpite dalla peste

 

Lo scrittore descrisse questo male come la Fine del Mondo e gli scienziati moderni ipotizzano che si trattasse di qualcosa simile al vaiolo o morbillo, morivano circa 5000 persone al giorno solo nella città di Roma e da questi dati si puo’ comprendere meglio perchè l’impero romano perse vigore e la sua caduta fu molto rapida in quell’epoca.

L’articolo originale è stato pubblicato dalla rivista scientifica Science ed all’interno si puo’ leggere l’intervista rilasciata dal ricercatore Francesco Tiradritti

 

 

Fonte: visto su ANTIKITERA del 19 giugno 2014

Link: http://www.antikitera.net/news.asp?id=13278&T=2

 

 

 

 

LUXOR, TROVATE LE TRACCE DELLA “PESTE DI CIPRIANO”

 

 

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In Egitto sarebbero state individuate tracce della pandemia che sconvolse il mondo conosciuto nel III sec. d.C., la cosiddetta “Peste di Cipriano“.

Questa epidemia, che uccise anche gli imperatori Ostiliano (251) e Claudio il Gotico (270),  prende il nome dal vescovo di Cartagine che la descrisse come prima avvisaglia della fine del mondo, anche se, in realtà, si trattava di morbillo o vaiolo.

La “peste” potrebbe essere arrivata almeno fino a Tebe secondo i risultati della Missione Archeologica Italiana a Luxor diretta da Francesco Tiradritti che ha analizzato i resti umani scoperti tra il 1997 e il 2012 nel complesso funerario di Harwa (TT37) e Akhimenru (TT404) a el-Asasif.

La struttura, infatti, sembra essere stata riutilizzata come fossa comune per la sepoltura dei cadaveri infetti prima carbonizzati e poi ricoperti da calce per bloccare la diffusione della malattia. Purtroppo non è stato possibile estrarre il DNA dalle ossa perché danneggiato, quindi non si ha la conferma sulla patologia, ma l’accostamento con l’infausto evento è stato verificato con la datazione della ceramica.

La tomba di Harwa, la sepoltura privata più estesa d’Egitto con una superficie di circa 4000 m², apparteneva al “Gran Maggiordomo” della Divina Adoratrice Amenirdis I della XXV din. (inizi VII sec. a.C.) a cui successe Akhimenru che si fece inumare nella stessa area.

 

 

Fonte: visto su DJED MEDU del 16 giugno 2014

Link: http://djedmedu.wordpress.com/2014/06/16/luxor-trovate-le-tracce-della-peste-di-cipriano/

 

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