di Caterina Annese
Il mio intervento non mira affatto a fornire una disamina esaustiva e rigorosa del pensiero filosofico di Ipazia e neppure ad esaminare nel dettaglio i caratteri specifici di quella che si suole definire “corrente neoplatonica”. Vorrei piuttosto focalizzare la mia attenzione sulla frequente definizione di Ipazia come “martire della libertà di pensiero” nonché sull’interpretazione veicolatane dal pensiero di genere, nei suoi evidenti limiti teorici.
Tutta la vita di Ipazia, fu votata al pensiero in senso lato e in senso specifico, settoriale: ciononostante, Ipazia non condusse una puntuale disamina critica delle opere di Platone e Plotino, non ne fu cioè un’esegeta, sebbene ereditò una sorta di “purezza” dal e del platonismo, specificandone perfetto connubio tra scienza e filosofia teorizzato da questa corrente di pensiero.
Di seguito, fornirò solo alcune delle più rilevanti testimonianze tratteggiate su di lei: in un epigramma, Pallade scrive di lei: «[q]uando ti vedo mi prostro, davanti a te e alle tue parole, infatti verso il cielo è rivolto ogni tuo atto»1.
Continua a leggere”IPAZIA DI ALESSANDRIA, PRIMA MARTIRE DELLA LIBERTÀ DI PENSIERO”