Pascal Salin
DI GIOVANNI BIRINDELLI
Riporto la sintesi di un’intervista al Professor Pascal Salin, economista francese della Scuola Austriaca. Il video integrale dell’intervista, in inglese, può essere trovato QUI.
Origine della crisi.
La crisi è stata prodotta dal fatto che per molto tempo i governi europei, e in particolare quelli dei paesi oggi maggiormente esposti (Grecia, Spagna, Italia, Portogallo, Irlanda e, aggiunge il Professor Salin, Francia) hanno speso molto di più di quello che potevano permettersi. La crisi è adesso peggiorata per due ragioni. In primo luogo, la recessione economica ha ridotto le entrate fiscali. In secondo luogo, molti governi, adottando politiche keynesiane, hanno reagito alla crisi spendendo di più, non di meno: in altre parole, essi hanno reagito al problema aumentando il ricorso all’interventismo economico che ha creato il problema.
È giusto parlare di “crisi dell’euro”?
Quella che viene comunemente chiamata “crisi dell’euro” non è quindi una crisi dell’euro, ma piuttosto una crisi dei debiti pubblici e quindi dei governi che li hanno prodotti. Non solo, ma “in linea di principio, non c’è nessuna ragione per cui questa crisi dei debiti pubblici sia collegata all’euro”. Salin fa l’esempio degli Stati Uniti (che però sono, a differenza dell’Europa, un unico paese, per quanto federale): “quando c’è un problema in uno stato americano (come l’anno scorso è accaduto per esempio nello stato del Minnesota che non è stato capace di rimborsare il proprio debito) nessuno parla di un problema del dollaro. Perché allora, quando c’è una crisi prodotta dal fatto che alcuni paesi come la Grecia, l’Italia, la Francia e così via hanno un debito pubblico insostenibile, generalmente si dice che questa è una crisi dell’euro?” La ragione per Salin è puramente politica: questa situazione di crisi dei debiti pubblici di alcuni paesi viene vista come un pretesto per rinforzare il processo di centralizzazione politica ed economica di cui l’euro era uno dei primi passi.
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