“Il suo vero crimine è aver dato il via ad una ondata di verità in un’epoca di bugie, di cinismo e di guerra”
L’assedio intorno a Knightsbridge è una farsa, scrive John Pilger sul suo sito. Per due anni, una presenza esagerata e costosa della polizia intorno all’Ambasciata dell’Ecuador di Londra è servita al solo scopo di ostentare il potere dello stato. La preda è un australiano accusato di nessun crimine, un rifugiato che fugge dall’ingiustizia, la cui unica salvezza è una stanza concessagli da un paese sudamericano coraggioso. Il suo vero crimine è aver dato il via ad una ondata di verità in un’epoca di bugie, di cinismo e di guerra.
La persecuzione di Julian Assange deve finire. Anche il governo britannico ritiene che deve finire. Il 28 ottobre, il Vice Ministro degli Esteri, Hugo Swire, ha detto al Parlamento che avrebbe “accolto attivamente” il procuratore svedese a Londra e che “avrebbe fatto di tutto per facilitare il suo lavoro”. Il tono era quello di una persona impaziente.
Il procuratore svedese, Marianne Ny, si è rifiutata di andare a Londra per interrogare Assange per le accuse di cattiva condotta sessuale a Stoccolma nel 2010 – anche se la legge svedese lo consente e se questa procedura è di routine sia per la Svezia che per il Regno Unito. Le prove documentali di una minaccia alla vita e alla libertà di Assange da parte degli Stati Uniti – se dovesse lasciare l’ambasciata – sono schiaccianti. Il 14 maggio di quest’anno, alcuni documenti della Corte degli Stati Uniti hanno rivelato che sono in corso ulteriori “indagini-multiple” contro Assange.
La Ny non ha mai veramente spiegato perché non andrà a Londra, così come le autorità svedesi non hanno mai spiegato perché si sono rifiutate di dare ad Assange una garanzia che non lo avrebbero estradato verso gli Stati Uniti, nel quadro di un accordo segreto tra Stoccolma e Washington. Nel dicembre 2010, l’Independent rivelò che i due governi avevano discusso di una possibile estradizione verso gli Stati Uniti prima che fosse emesso il mandato d’arresto europeo.
Forse una spiegazione può essere che, contrariamente alla sua reputazione di bastione liberal, la Svezia è, di fatto, tanto vicina a Washington da aver fatto “concessioni segrete” alla CIA – compresa la deportazione illegale dei rifugiati. La consegna e la tortura di due rifugiati politici egiziani nel 2001 è stata condannata dal Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, da Amnesty International e da Human Rights Watch; la complicità e la doppiezza dello Stato svedese sono state documentate nel contenzioso civile e da cabli di WikiLeaks. Nell’estate del 2010, Assange era andato in Svezia per parlare delle rivelazioni di Wikileaks sulla guerra in Afghanistan – dove la Svezia aveva inviato proprie truppe sotto il comando degli Stati Uniti.
Gli americani stanno perseguitando Assange perché WikiLeaks ha rivelato i loro crimini in Afghanistan e in Iraq: le uccisione insabbiate di decine di migliaia di civili e il disprezzo per la sovranità nazionale e per il diritto internazionale, come dimostrato nei dispacci diplomatici trapelati.
Per parte sua, nel rivelare come i soldati afghani e i civili iracheni siano stati assassinati, l’eroico soldato Bradley (ora Chelsea) Manning è stato condannato a 35 anni di carcere, dopo essere stato tenuto per più di mille giorni in condizioni che, secondo il relatore speciale delle Nazioni Unite, è equiparabile alla tortura.
Ci sono pochi dubbi che, se gli Stati Uniti dovessero mettere le mani su Assange, lo attenderebbe un destino simile. Minacce di cattura e di morte sono diventate moneta corrente dell’estremismo politico USA dopo che il Vicepresidente Joe Biden ha definito Assange un “cyber-terrorista”. Chiunque dubito della spietatezza USA dovrebbe ricordare l’obbligo di atterraggio imposto lo scorso anno all’aereo del Presidente della Bolivia – sul quale si credeva, a torto, che si fosse Edward Snowden.
Secondo i documenti pubblicati da Snowden, Assange è su una “lista Manhunt dei ricercati“. I tentativi di Washington di prenderlo, come confermano dispacci diplomatici australiani, sono “senza precedenti per portata e natura”. Ad Alessandria, in Virginia, un Grand giurì segreto ha passato quattro anni a cercare di escogitare un delitto con cui Assange possa essere perseguito. Cosa non semplice. Il primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti protegge editori, giornalisti e informatori. Quando era candidato alla presidenza nel 2008, Barack Obama espresse il suo apprezzamento per gli informatori, come “parte di una sana democrazia che andava protetta dalle ritorsioni”. Sotto la presidenza di Obama, sono stati perseguiti tanti informatori che il loro numero supera il totale de i perseguitati da tutti gli altri Presidenti messi insieme. Ancor prima che il verdetto fosse stato annunciato nel processo di Bradley Manning, Obama lo aveva già definito colpevole.
“I documenti diffusi da WikiLeaks da quando Assange si è trasferito in Inghilterra”, ha scritto Al Burke – Direttore del Nordic News Network online, un’autorità sui tanti colpi di scena e pericoli corsi da Assange – “indicano chiaramente che la Svezia ha costantemente ceduto alle pressioni USA in materia di diritti civili. Ci sono tutte le ragioni per ritenere che se Assange dovesse essere preso in custodia dalle autorità svedesi, potrebbe essere consegnato agli Stati Uniti senza la dovuta considerazione dei suoi diritti legali.
“Ci sono segnali che né gli svedesi né la comunità giuridica appoggino l’intransigenza del procuratore Marianne Ny e anche quando la stampa svedese era implacabilmente ostile ad Assange, uscivano titoli come: “Vai a Londra, per l’amor di Dio”.
Perché non lo fa? Più precisamente, perché non vuole acconsentire che la Corte svedese abbia accesso alle centinaia di messaggi che la polizia ha trovato nel telefono cellulare di una delle due donne coinvolte nelle accuse di cattiva condotta? Perché non vuole che siano consegnati agli avvocati svedesi di Assange? Dice che non è tenuta a farlo per legge, fino a quando non verrà presentata una richiesta formale. Allora, perché non ha fatto la richiesta?
Questa settimana, la Corte d’Appello svedese deciderà se ordinare alla Ny di consegnare i messaggi SMS o la questione andrà alla Corte Suprema e alla Corte Europea di Gustizia. Come in una farsa, agli avvocati svedesi di Assange è stato consentito solo di “rivedere” i messaggi, che hanno dovuto imparare a memoria.
Uno dei messaggi delle donne dimostra chiaramente che non voleva muovere nessuna accusa contro Assange “ma la polizia era decisa ad arrestarlo in qualche modo”. Era “scioccata” quando lo hanno arrestato perché lei “voleva solo che lui facesse un test dell’HIV”. Lei “non voleva accusare JA di niente” e “è stata la polizia che ha formulato le accuse“. (In una testimonianza, è scritto che ha dichiarato di essere stata guidata dalla polizia e da altre persone che le erano attorno”.)
Nessuna donna ha sostenuto di essere stata violentata. Infatti, entrambe le donne hanno negato di essere state stuprate e una di loro ha anche inviato un tweet: “Io non sono stata violentata.” Che queste donne siano state manipolate dalla polizia e che le loro parole sono state ignorate è evidente – qualunque cosa ne dicano i loro avvocati. Certo, sono vittime di una saga degna di Kafka.
Per Assange, l’unico processo è stato il processo dei media. Il 20 agosto 2010, la polizia svedese ha aperto un’indagine per stupro e subito – e illegalmente – ha dichiarato ai tabloid di Stoccolma Assange era ricercato per lo “stupro di due donne”. Questa è stata la notizia che ha fatto il giro del mondo.
A Washington, un sorridente segretario alla Difesa USA, Robert Gates, disse ai giornalisti che l’arresto “sembra una buona notizia per me”. Account Twitter legati al Pentagono hanno descritto Assange come uno “stupratore” e un “latitante”.
Meno di 24 ore più tardi, il procuratore capo di Stoccolma, Eva Finne, ha assunto le indagini e non ha perso tempo ad annullare il mandato d’arresto, dicendo: “Non credo che ci sia nessun motivo per sospettare che Assange abbia commesso uno stupro.” Quattro giorni più tardi ha chiuso l’inchiesta, dicendo: “Non c’ è nessun sospetto di un qualsiasi delitto.” Il file è stato chiuso.
Poi è arrivato Claes Borgstrom, un politico di alto profilo nel Partito socialdemocratico, futuro candidato alle elezioni generali in Svezia. Pochi giorni dopo che il caso era stato archiviato dal capo dei procuratori, Borgstrom, un avvocato, ha annunciato ai media che rappresentava le due donne e che aveva cercato un altro procuratore nella città di Göteborg. Questo nuovo procuratore era Marianne Ny, che Borgstrom conosceva bene. Anche lei era stata coinvolta con i socialdemocratici.
Il 30 Agosto, Assange si presentò volontariamente a una Stazione di Polizia di Stoccolma e rispose a tutte le domande che gli furono rivolte. Credette che la storia era finita. Due giorni dopo, la Ny annunciò che stava riaprendo il caso. A Borgstrom fu chiesto da un giornalista svedese perché si doveva riaprire il caso, quando era già stato chiuso, ricordando che una delle donne sosteneva di non essere stata violentata. Borgstrom rispose: “Ah, ma lei non è un avvocato.” L’avvocato australiano di Assange, James Catlin, rispose: “Ma questa è una barzelletta …
Il giorno in cui Marianne Ny riaprì il caso, il capo dei servizi di intelligence militare svedese (“MUST”) denunciò pubblicamente WikiLeaks in un articolo intitolato “WikiLeaks è una minaccia per i nostri soldati.” Assange fu avvertito che i servizi segreti svedesi avevano detto che i loro omologhi USA avevano minacciato la Svezia di considerare nulli gli accordi in materia di condivisione di informazioni, se avessero continuato a ospitare Assange.
Per cinque settimane Assange ha aspettato in Svezia che la nuova inchiesta facesse il suo corso. The Guardian, in quel tempo stava per pubblicare i “War Logs ” sull’Iraq, sulla base delle rivelazioni di Wikileaks, che Assange doveva andare a controllare. Il suo avvocato di Stoccolma chiese alla Ny se avesse obiezioni che Assange lasciasse il paese e lei disse che era libero di andarsene.
Inspiegabilmente, non appena Assange lasciò la Svezia – nel bel mezzo del clamore scatenato dai media e dal pubblico per le informazioni rilasciate da WikiLeaks – la Ny emise un mandato d’arresto europeo e un “allarme rosso” per l’Interpol, del tipo che normalmente si usa per terroristi e criminali pericolosi. Lo fece tradurre in cinque lingue e lo mandò in giro per tutto il mondo.
Assange si presentò a una stazione di polizia di Londra, fu arrestato e passò dieci giorni in isolamento nella prigione di Wandsworth. Rilasciato su cauzione £ 340.000, gli misero un braccialetto elettronico con l’obbligo di presentarsi tutti i giorni al posto di polizia, virtualmente agli arresti domiciliari, mentre il suo caso iniziò il lungo iter verso la Corte Suprema. Non era ancora stato accusato di nessun reato. I suoi avvocati ripetettero l’invito alla Ny di interrogare Assange a Londra, sottolineando che era stata lei stessa ad avergli dato il permesso di lasciare la Svezia e chiesero di interrogarlo in una struttura speciale presso Scotland Yard, ma lei si rifiutò.
Katrin Axelsson e Lisa Longstaff di Women Against Rape scrissero: “Le accuse contro Assange sono una cortina di fumo dietro la quale un certo numero di governi sta cercando di reprimere WikiLeaks per aver audacemente rivelato al pubblico i piani segreti su guerre e occupazioni che portano a stupri, omicidi e distruzione … Le autorità hanno tanto poco rispetto per la violenza contro le donne che manipolano le accuse di stupro come vogliono. Assange ha messo in chiaro che è disponibile per essere interrogato dalle autorità svedesi, in Gran Bretagna o via Skype. Perché si stanno rifiutando a fare questo passo tanto essenziale per le indagini? di che cosa hanno paura ?”
Questa domanda è rimasta senza risposta, e la Ny ha disposto un mandato d’arresto europeo ( EAW – European Arrest Warrant), un prodotto draconiano studiato per la “guerra al terrore” presumibilmente progettato per catturare terroristi e criminali mafiosi. Questo EAW ha cancellato l’obbligo degli Stati di fornire le prove di un crimine. Vengono emessi oltre mille mandati ogni mese; solo pochi però hanno qualcosa a che fare con i crimini del “terrore”. La maggior parte sono emessi per reati banali, come ad esempio spese bancarie o multe pagate in ritardo. Molti di quelli che vengono estradati passano mesi in carcere senza nessuna accusa. Ci sono stati una serie di errori scioccanti.
Il caso Assange finalmente è arrivato alla Corte Suprema del Regno Unito a maggio 2012. In una sentenza che ha accolto il mandato d’arresto europeo – scritto in modo da non lasciare quasi nessuno spazio di manovra ai giudici – che hanno scoperto che i procuratori europei potrebbero emettere warrant di estradizione nel Regno Unito senza passare da nessun controllo giurisdizionale, anche se il Parlamento ha deliberato diversamente. Hanno messo in chiaro che il Parlamento era stato “ingannato” da parte del governo Blair. La corte si è divisa – 5 contro 2 – e di conseguenza ha votato contro Assange.
Tuttavia, il Presidente della Corte Suprema, Lord Phillips, ha fatto un errore: ha applicato la Convenzione di Vienna alla interpretazione dei trattati, consentendo alle procedure dello Stato di ignorare la lettera della legge. Come ha sottolineato l’avvocato di Assange, Dinah Rose QC, questo non si applica ai mandati di arresto europei.
La Corte Suprema ha riconosciuto questo errore cruciale quando ha dovuto esaminare un altro ricorso contro il mandato d’arresto europeo a novembre dello scorso anno. La decisione su Assange era sbagliata, ma era troppo tardi per tornare indietro.
La scelta che doveva fare Assange era netta: l’estradizione in un paese che si era rifiutato di dire se lo avrebbe mandato o no negli Stati Uniti, o cercare una via che sembrava l’ultima possibilità di rifugio e di sicurezza. Supportato dalla maggior parte dell’America Latina, il coraggioso governo dell’Ecuador gli aveva concesso lo status di rifugiato in considerazione della prospettiva di una pena crudele e inusuale che gli sarebbe stata inflitta negli Stati Unite e del fatto che il governo del suo paese, l’Australia, colluso con Washington, lo aveva abbandonato. Il governo laburista del Primo Ministro Julia Gillard minacciò anche di ritirargli il passaporto.
Gareth Peirce, un noto avvocato per la difesa dei diritti umani, che rappresenta Assange a Londra, scrisse all’allora Ministro degli Esteri australiano, Kevin Rudd: “Data la portata della discussione pubblica, alimentata spesso solo sulla base di presupposti del tutto falsi … è molto difficile tentare di rispettare la presunzione di innocenza di Assange. Sul signor Assange ora incombono non una ma due spade di Damocle per una potenziale estradizione verso due giurisdizioni differenti, per due diversi presunti crimini, nessuno dei quali è riconosciuto nel suo paese, quindi la sua sicurezza personale è messa a rischio per circostanze che sono imputabili fortemente a motivi politici. “
Non arrivò nessuna risposta fino a quando Peirce si mise in contatto con l’Australian High Commission a Londra, che rispose che nessuno dei punti sollevati era urgente. Il Console generale australiano, Ken Pascoe, fece la sorprendente affermazione di sapere «solo quello che ho letto sui giornali» su questo caso.
Nel frattempo, la prospettiva di un grottesco aborto spontaneo della giustizia stava annegando in una campagna di vituperazione contro il fondatore di WikiLeaks. Attacchi personali feroci, disumani e profondamente meschini per distruggere un uomo non accusato di nessun crimine ma già sottoposto ad un trattamento che non verrebbe riservato nemmeno al peggior assassino. Che la minaccia USA contro Assange fosse una minaccia per tutti i giornalisti e per la libertà di parola, è passato con arroganza sotto silenzio.
Sono stati pubblicati libri, film su questo fatto e i media hanno lanciato delle campagne contro Wikileaks con il presupposto che attaccare Assange era una cosa giusta, sapendo che era troppo povero per resistere a lungo. La gente ci ha fatto i soldi con questa storia, spesso un sacco di soldi, mentre WikiLeaks lottava per sopravvivere. Il direttore del Guardian, Alan Rusbridger, ha definito le informazioni passate da Wikileaks – pubblicate sul suo giornale – “uno dei più grandi scoop giornalistici degli ultimi 30 anni”. E queste notizie sono entrate a far parte del piano di marketing del giornale per aumentare il prezzo di copertina.
Nemmeno un centesimo è arrivato a Assange o a WikiLeaks del libro pubblicizzato dal Guardian che poi è diventato un film di successo di Hollywood. Gli autori del libro, Luke Harding e David Leigh, lo hanno descritto – senza giustificazione – come una “personalità disturbata e insensibile” e hanno anche rivelato la password segreta – che avevano avuto come prova di fiducia – che serviva per proteggere un file digitale che contiene i cabli dell’ambasciata USA. Con Assange ora intrappolato nell’ambasciata ecuadoregna, Harding gongola dal suo blog che “Sarà Scotland Yard a ridere per ultima”.
L’ingiustizia inflitta ad Assange è uno dei motivi per cui il Parlamento alla fine voterà per una riforma del mandato d’arresto europeo.
Il 18 marzo 2008, la guerra contro Wikileaks e Julian Assange è stata progettata in un documento segreto del Pentagono e preparata dal Cyber Counterintelligence Assessments Branch con un piano dettagliato per distruggere quel “senso di fiducia”, che per Wikileaks è il “centro di gravità”. Questo doveva essere raggiunto con minacce di esposizione a “procedimenti penali”. Silenziare e criminalizzare questa rara fonte di giornalismo indipendente era lo scopo.
Nemmeno l’Inferno ha la stessa furia di una grande potenza che si sente schernita.
Fonte: da L’Antipolitica 21 novembre 2014
Link: http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=9504