Il giornalismo è da sempre un’ancella di chi comanda. Governino i gobbi o gli storpi, i ladri o i farabutti, come scriverebbe Balzac, questi saranno inevitabilmente bellissimi e moralmente irreprensibili sulle colonne dei giornali. Ovviamente, a patto che occupino posizioni di rilievo nei consigli d’amministrazione delle testate o nella scala gerarchica della società. La verità costa cara ed è un investimento che non tutti possono permettersi nei nostri sistemi democratici e capitalisti. La verità come proprietà privata, anche se con sovvenzionamenti pubblici. La verità è un prodotto come un altro e c’è chi la produce e chi la consuma senza preoccuparsi troppo del suo sapore, l’importante è che sia appetibile perchè ben confezionata. Per questo non siamo mai sorpresi dalla maniera in cui i fogliacci ci raccontano la realtà, o meglio non siamo meravigliati dalle svariate modalità alle quali ricorrono per fabbricare gli eventi, a loro uso ed abuso, imprimendo sui loro resoconti il marchio di garanzia della “loro” verità.