La misera realtà del Veneto dopo l’unità d’Italia
Siccome non siamo padroni della nostra storia, finiamo per vivere, noi veneti, in un continuo presente, dato che pochi di noi sanno quelle che erano le aspirazioni dei nostri Padri, e quindi anche il movimento che promosse la nascita della Liga veneta, lo si ritiene, a torto, privo di radici profonde, mentre, in realtà, l’autonomismo o l’indipendentismo, sono aspirazioni che, come fiumi carsici, corrono sotto terra, per poi riemergere prorompenti.
Quindi dagli anni ’80 del ‘900, possiamo risalire ai giorni susseguenti l’annessione con un referendum farsa (questo bisogna ricordarlo ogni volta). I quell’epoca intorno a Montagnana, ad esempio, verso Casale, i braccianti si impossessarono delle terre incolte e se le picchettarono, mentre lo stato le aveva cedute ai grossi proprietari fondiari. Ne nacque una rivolta, arresti, con con conseguenti condanne durissime ed espatri forzati.
Scrisse il Prefetto di Montagnana Giuseppe Madalosso, facendosi interprete dello stato d’animo e della delusione dei veneti più umili (la stragrande maggioranza della popolazione):
“Al bracciante, il nome d’Italia suona imposte, leva, prepotenza delle classe agiate; dal giorno che di questo nome ha sentito parlare, vede per ogni verso peggiorata la sua sorte; nella classe che sta sopra egli ravvisa gente che abusa dei propri mezzi per opprimerlo e per costringerlo a dare il suo lavoro a sempre minor prezzo. L’esattore e il carabiniere sono i soli propagatori della religione di Patria; è con la bolletta d’esazione, con le pallottole del fucile, con la libertà dell’usura con la disuguaglianza nella politica e con la disuguaglianza di fatto dinanzi alla giustizia che gli si insegna essere l’Italia la grande madre comune“.
Parole pesanti e chiarissime: ancora più terribili se si pensa a come siamo ridotti oggi, con uno stato unitario che è impegnato a sottrarre le ultime ricchezze prodotte col nostre sudore, e a far di tutto per fare del Veneto un ammasso di rovine, bagnato di lacrime e sangue.
Fonte: visto su Facebook 13 febbraio 2015