Josè-Apeles Santolaria de Puey y Cruells
Quanto segue è tratto dal libro: “Papi in libertà” di padre Josè-Apeles Santolaria de Puey y Cruells (Barcellona 1966).
Sacerdote, avvocato e giornalista è laureato in Giurisprudenza e Diritto Canonico e presso la Scuola Diplomatica spagnola si è diplomato in Studi Internazionali.
E’ inoltre Cappellano dell’Ordine di Malta ed è collaboratore di Radio Vaticana ed è inoltre autore di notevoli studi e articoli sulla storia della Chiesa e sulla storia dei Pontefici.
QUESTA PREMESSA È IMPORTANTE PER POTER INTERPRETARE CORRETTAMENTE IL TESTO CHE SEGUE….
Riporterò il racconto rispettandone il contenuto (ossia senza aggiungere nulla di mio) ma non la sequenza delle parole stesse, sia per un problema di lunghezza, sia per rendere, in un forum, la lettura più scorrevole…..
Chi volesse riprodurre i testi nei propri forum o blog può farlo, ma pregandovi vivamente di riportare sia questo avviso, magari anche con un link, sia il riferimento al libro citato….e fraternamente senza estrapolare singole parti per usarle diversamente dall’originale….
LA RIFORMA PIÙ CONTRADDITTORIA DELLA STORIA DELLA CHIESA, LA MESSA
Palo VI, Concilio Vaticano II
Forse pochi sanno che l’indulto a celebrare la Messa antica nel mondo anglosassone, lo ottennero grazie alla passione di Paolo VI per i “Racconti in giallo” della scrittrice Agatha Christie la quale aveva firmato la petizione patrocinata dalla Latin Mass Society… Paolo VI che all’inizio non voleva concedere l’indulto, quando vi lesse il nome prestigioso della scrittrice, non volle farle uno sgarbo e “firmò l’indulto inglese“…
Non è una storiella come molti potrebbero pensare, purtroppo è un fatto veramente accaduto, un fatto associabile facilmente alla complessa figura di Paolo VI tracciata abbondantemente in quest’altro thread:
http://difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9461122&a=2#last
Ancora oggi molti si chiedono del “perchè” fu così necessario a Paolo VI di modificare la Sacra Liturgia, una domanda che non solo non ha mai chiarito il problema con un unica risposta, ma che ha fatto scaturire migliaia di risposte e nessuna soluzione!
Va subito detto ad onor del vero che le Riforme all’interno della Chiesa ci sono sempre state, ciò che dunque attira la nostra attenzione non è la riforma in sé, quanto la modifica vera e propria di una struttura bimillenaria che non si andava semplicemente riformando, bensì andava a modificare completamente tutto l’assetto liturgico.
Non dimentichiamo come si espresse l’allora cardinale Ratzinger nella sua autobiografia, la mia vita: i ricordi (1927-1977) dove dice testualmente:
che “la drastica maniera di applicarla (la riforma) provocò molti danni alla Chiesa“…
Tali Riforme che videro pieno assetto con il Concilio di Trento, in verità non cessarono mai di essere alimentate nel corso di questi ultimi secoli soprattutto a riguardo della Musica Sacra come sottolineò san Pio X il quale fu anche l’artefice della Riforma per la concessione dell’Eucarestia ai bambini… ma come ben vedremo un conto è la Riforma e il miglioramento della Messa, altra cosa è la creazione di una nuova struttura.
Per esempio, a riguardo della Riforma con la Sacrosanctum Concilium un conto era la questione della lingua attraverso la quale si doveva tradurre le venerabili formule latine nella lingua del luogo, vernicolari, altra cosa fu la completa modifica della loro struttura.
Nel 1969, mediante la costituzione apostolica Missale Romanum, Paolo VI stabiliva il cosìddetto “Novus Ordo Missae” (NOM) il quale intendeva rimanere in linea con una stretta interpretazione della dottrina non andando a modificare quello tradizionale codificato da san Pio V mediante la Bolla “Quo primum tempore” del 1570, fedele interprete del Concilio di Trento, ma che di fatto, il NOM, finì per essere definito “ex novo” e non dunque semplicemente che poteva “coesistere” con l’antico Rito, ma che di fatto sarebbe entrato prima o poi in rotta di collisione era inevitabile.
Non fu dunque l’intenzione dei Documenti del Concilio a voler creare una nuova Messa a discapito dell’antica, ma bensì il nucleo fondante l’ala progressista della Chiesa che si comportò come se il Rito antico fosse decaduto in prescrizione.
In quel periodo il caos invase la Chiesa e i Seminari: sacerdoti e fedeli furono obbligati da una domenica all’altra ad abbandonare la Messa che avevano fino a quel momento celebrato ed ascoltato e chi si permise di rifiutare un simile stravolgimento venne immediatamente additato come ribelle “nemico del Concilio”.
Famoso è il “Breve Esame critico del Novus Ordo Missae” elaborato dai cardinali Ottaviani e Bacci in una lettera che inviarono a Paolo VI, con l’aiuto di un importante gruppo di teologi romani…
Nella Lettera si faceva presente che non si trattava solamente di una questione di “dilettantismo” – o pastrocchio se preferite – o di attaccamento al passato, quanto il problema assai più grave che il NOM andava dissociandosi e allontanandosi letteralmente dalla Dottrina Cattolica come venne per altro stabilita dalla XXII sessione del Concilio di Trento.
Il problema reale risiedeva NELL’AMBIGUITA’ della messa riformata, suscettibile di più diverse interpretazioni tanto dal punto di vista cattolico quanto da quello protestante….
E questo è dimostrabile dalle parole ustae, in occasione del Concistoro Superiore della Chiesa della Confessione d’Asburgo, luterana – che riunita a Stasburgo disse:
” Oggi come oggi dovrebbe essere possibile per un protestante RICONOSCERE nella celebrazione eucaristica cattolica, la Cena istituita dal Signore…”
Una affermazione del genere era ed è inaccettabile ed impensabile rispetto alla Messa di sempre della Chiesa Cattolica.
Quelli che compresero meglio la situazione e la questione furono quei cattolici che per appartenere a paesi dove il protestantesimo era ben consolidato, avevano una certa familiarità con i suoi riti.
In Germania e in Inghilterra per esempio, si sviluppò una sensibilità istintiva che spinse i fedeli a comprendere immediatamente i grandi cambiamenti portati dalla nuova messa, tanto da associare fin da subito la strana somiglianza della riforma con quelle introdotte da Lutero e da Cranmer verso una Messa “meno Cattolica-papista” e più comunitaria-dell’assemblea….
Uno studio effettuato dai dirigenti Protestanti subito dopo il 1969, riportò – con termini di elogio e soddisfazione – di come il Novus Ordo Missae effettivamente somigliava così alla “Formula Missae” dell’eresiarca di Eisleben, e al servizio di COMUNIONE del “Book of common Prayer” eduardiano…
C’è a tal proposito un aneddoto assai chiarificatore:
lo scrittore Julien Green, un anglicano che si convertì al cattolicesimo per altro grazie proprio alla Messa antica che sottolineava quella Presenza Reale che fu causa di divisione…
lo scrittore dunque, stupefatto nel verificare che il nuovo rito era così simile a quello che aveva conosciuto nella sua infanzia protestante, si girò verso la sorella che gli stava accanto, e tristemente le disse:
” Ma allora, perchè ci siamo convertiti ?”
C’è da dire che proprio grazie alla presenza di questi Cattolici in questi paesi forti dove il protestantesimo era ben diffuso e quasi o del tutto maggioritario, questi Cattolici non si persero d’animo e da subito avviarono delle iniziative per preservare l’antica Liturgia della Tradizione Cattolica.
Quando nel 1964 cominciarono i primi drammatici cambiamenti, una dama norvegese, Borghild Krane, fondò l’associazione “Una Voce“, che ben presto si estese in tutto il mondo diventando una sorta di Federazione Internazionale.
E’ importante sottolineare che tale Federazione è riconosciuta oggi dalla Santa Sede come un “interlocutore” importante per le questioni riguardanti la Messa.
Essa ha da sempre ricevuto l’appoggio dell’allora cardinale Ratzinger ed è in collaborazione con l’Ecclesia Dei creata da Giovanni Paolo II….
Tornando così alla Sacrosanctum Concilium, tale Costituzione del Concilio aveva nelle intenzioni il dare delle direttrici per riformare la Liturgia, ma in nessun modo esse implicavano la completa innovazione che poi avvenne!
Ciò che non si comprende è come sia stato possibile che all’improvviso, nel 1969, Paolo VI diede forza ad un rito che seppur nella sostanza del Canone centrale della Consacrazione era il medesimo, di fatto esso appariva completamente non rinnovato ma NUOVO e che nulla aveva a che fare con la dottrina stessa della Liturgia antica a cominciare dall’uso di certi termini, per poi finire con il dare all’assemblea la parte della protagonista alla nuova Messa…
Queste non sono considerazioni faziose, ma la considerazione delle intenzioni dell’artefice “oscuro” della riforma, padre Annibale Bugnini… il quale scriveva nel 1967:
“La questione non è semplicemente quella di restaurare una valida opera maestra, ma, in molti casi, sarà necessario provvedere a nuove strutture per riti interi. E’ una questione di rinnovamento completo, quasi direi DI RIFONDAZIONE, e in certi casi si tratterà di una CREAZIONE NUOVA….
Non stiamo lavorando per dei musei, vogliamo una liturgia viva per gli uomini del nostro tempo“.
In verità, come è facilmente dimostrabile, Paolo VI non era di queste intenzioni, eppure lasciò fare e finì egli stesso per adeguarsi alle iniziative di Bugnini….
E’ scandaloso apprendere che nel 1967 il Concilium che stava ancora lavorando, diede alla luce un formulario che chiamò “Missae normativa”, elaborato con la collaborazione di ben sei protestanti, e che fu portato ai vescovi per l’approvazione….
Il bello è che i vescovi infatti NON accettarono questo formulario e che anzi, scatenò come era giusto che fosse, molte reazioni contrarie che alla fine esso venne ritirato ma non gettato, bensì tenuto nel cassetto in attesa di “tempi migliori”…
Con astuzia luceferina il testo venne ritoccato qua e là senza modificare la sostanza che aveva invece ottenuto la negazione dei Padri, e portato davanti a Paolo VI il quale, incredibilmente, lo approvò con il nome di “Novus Ordo Missae”…
Era il trionfo dell’ala progressista-modernista, ce l’avevano fatta, avevano vinto la loro battaglia!
Di conseguenza nella Nuova Messa abbiamo il contributo dei protestanti che guarda il caso NON credono nella Presenza Reale!
La nascita di questa Riforma resterà inspiegabile ed incomprensibile nella storia della Chiesa.
I frutti di questa rivoluzione non si fecero attendere:
– è dimostrata l’immediata diminuzione radicale dell’afflusso domenicale e festivo;
– crisi delle vocazioni sacerdotali e religiose;
– diserzione massiccia tra le file del Clero;
– svuotamento dei Seminari;
– messa in dubbio della dottrina Cattolica;
– nascita e sviluppo di correnti in opposizione al magistero ecclesiale e pontificio…
e non poteva essere diversamente: la Messa è il cuore della religione e della fede Cattolica, quando un impianto viene modificato nelle sue fondamenta è quasi impossibile non avvertirne gli scossoni e in certi casi vederne il crollo….
Lutero diceva: ” Tollem Missam, tolle Ecclesiam” – Eliminata la Messa si elimina la Chiesa – e resta incomprensibile la fiducia che Paolo VI continuava a dare al vescovo Bugnini il quale trionfalisticamente scriveva nel 1974 ” la nuova messa è la più grande conquista della Chiesa cattolica….”
salvo poi ascoltare le lamentele dello stesso Paolo VI sull’AUTODEMOLIZIONE DELLA CHIESA e sul “fumo di Satana” entrato nei comandi dei vertici della Gerarchia, quando fu egli stesso alla fine a permettere che tutto ciò accadesse!
Mons. Bugnini fu accusato di essere un massone…. non tratterremo qui l’argomento perchè non è facile portare queste prove, ma deve essere detto dal momento che Paolo VI “promoveatur ut amoveatur” (che sia promosso per essere rimosso), allontanò Bugnini dal Vaticano spedendolo in Iran proprio perchè lo sospettava di affiliazione alla massoneria!
E qui si chiude il suo capitolo, oramai i danni erano stati fatti!
IL PIACERE DI COMANDARE
Un altra figura si ergeva nel Pontificato montiniano, il cardinale Benelli il quale, da dietro il “trono papale” e in qualità di sostituto della Segreteria, approfittava di un potere praticamente illimitato dal momento che Paolo VI non poneva mai obiezioni alle sue iniziative.
Tra queste ci fu quella assurda di voler togliere ai cardinali la tradizionale “exclusive” per l’elezione del Pontefice, pretendendo di voler far entrare nel Conclave persone estranee al Sacro Collegio e perfino allargate verso fronti non cattolici…. vi si oppose duramente il cardinale Siri che grazie al cielo ottenne da Paolo VI l’archiviazione dello strambo progetto!
Va sottolineata l’ironica e paradossale situazione che si era venuta a creare e cioè che quegli stessi che criticavano la Curia Romana come fino ad oggi era stata, preconciliare, accusandola di eccessivo centralismo e autoritarismo, si trovavano così all’apice del governo della Chiesa esercitando una autorità che avevano reso indiscutibile e dieci volte più autoritaria che in passato!
Con una vera forma di CONGIURA Paolo VI nel 1967 aveva organizzato una riunione quasi segreta (=congiura) per riformare la Curia con la Costituzione “Regimini Ecclesiae Universae“:
tolse così alla Santa Congregazione del Santo Uffizio la sua supremazia ma concentrandola nelle mani della Segreteria di Stato, per cui la difesa della Dottrina della fede passò di fatto subordinata agli interessi della politica!
E’ da questo errore che si rese possibile per esempio la “ostpolitik”, che promuoveva l’apertura ai regimi Comunisti anche a costo di sacrificare le Chiese locali….
Non è un caso isolato la situazione drammatica che ne scaturì per la Chiesa in Ungheria e in Cecoslovacchia per non parlare dello STERMINIO della Chiesa UNIATA, depredata per ordine del Patriarcato di Mosca che all’epoca aveva fatto compressi con il regime sovietico per poter sopravvivere…
Paolo VI aveva affidato le questioni di fede e di politica sia a Benelli quanto al cardinale Casaroli, uomini di punta che con il cardinale Villot, Segretario, avevano concentrato nelle loro mani tutto il potere papale il quale paradossalmente tolto dal simbolo della tiara dismessa, fu trasferito di fatto all’interno di coalizioni che facevano il bello e il brutto tempo!
Ciò che ci consola è la promessa di Cristo: non prevarranno!
Le forse delle tenebre che inesorabilmente avanzano, non prevarranno sulla Chiesa!
Tuttavia questo non ci toglie la responsabilità dal compiere il proprio dovere che è quello di perseverare nella sana Dottrina e di portare avanti la Vera fede….
Ci piace ricordare san Pio X, il Papa che condannò le ideologie moderniste, fu eletto il giorno in cui si festeggiava la Festa di san Domenico di Gusman al cui fianco c’è un cagnolino che con una torcia irradia il mondo con il motto del Santo: Veritas che unitamente a quello di san Pio X
“Instaurare omnia in Christo”….
restano l’unico e autentico programma di ogni Pontificato e di ogni Concilio!
Fonte: da DIFENDERE LA FEDE, Forum, del 7 ottobre 2010
Link: http://difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?c=167420&f=167420&idd=9461594