Un esempio di iconoclastia nella cattedrale di San Martino ad Utrecht
Gli iconoclasti riconoscevano la completa e piena figura religiosa del simbolo, ma non quella dell’immagine, in quanto si rifiutavano di identificare nell’immagine stessa la rappresentazione e, nello stesso tempo, il rappresentato, ovvero identificavano come illecita la rappresentazione di Dio sotto forma visibile.
Nel 726 dopo Cristo, su pressione dei vescovi iconoclasti dell’Asia Minore e in seguito a un terremoto, interpretato come punizione divina, l’Imperatore d’Oriente Leone III Isaurico iniziò a battersi contro le immagini religiose.
Con l’editto del 730 Leone ordinò la distruzione di tutte le icone religiose. Contemporaneamente convocò un’assemblea a cui impose la promulgazione dell’editto.
Di fronte all’insubordinazione del patriarca Germano, contrario all’iconoclastia, Leone III lo destituì e pose al suo posto un patriarca a lui fedele, tal Anastasio.
Il decreto venne respinto dalla Chiesa di Roma e il nuovo Papa Gregorio III nel novembre 731 riunì un sinodo apposito per condannarne il comportamento. Il Concilio stabilì la scomunica per chi avesse osato distruggere le icone.
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