di Giorgio Gasco
VENEZIA – La risposta non cambia: se a Roma continuate a dire che le cose non vanno, allora decidete, finalmente, di applicare i costi standard e vedrete che, almeno in Veneto, le cose cambieranno. Anche per la nuova polemica innescata dal premier Renzi, la replica partita da Venezia per Palazzo Chigi è una sonora bordata.
Matteo Renzi dopo il via libera del governo al Def aveva parlato di sprechi nella sanità pizzicando la regione Veneto, anche senza citarla: «Non esiste problema per le Regioni, se non quello naturale che se io fossi un presidente di Regione che ha 7 province (il Veneto, ndr) e 22 Asl (errore, ndr.) mi preoccuperei di ridurre il numero delle Asl, cioè delle poltrone, e magari questo potrebbe aiutare ad avere performance ospedaliere migliori». Il passaggio non scivola via come acqua sul governatore uscente Luca Zaia.
Il leghista, ricandidato da Carroccio e Forza Italia, va giù duro. «Di fronte a tanta sfrontatezza – attacca il presidente veneto – condita dalla scarsa conoscenza delle realtà di cui parla, c’è da rimanere allibiti».
Intanto «prendo atto che il presidente del Consiglio dello Stato Italiano sfrutta la sua veste istituzionale per fare campagna elettorale. È gravissimo, ma lo avevamo già intuito». Ma non basta: «È ancor più grave che lo faccia dicendo stupidaggini, probabilmente messo in trappola dai suoi stessi disinformati informatori sul territorio».
Per questo Zaia vuole «informare il disinformato Renzi che in quella Regione, cioè il Veneto, le Asl sono 21 e non 22 e, al solo scopo di informare il disinformato Renzi sulla realtà di una Regione di uno Stato di cui lui è il sempre più fazioso capo del governo, gli offro spunti per imparare l’Abc».
Le nove sottolineature di Zaia:
«1) il Veneto ha i conti della sanità in attivo da 5 anni, senza introdurre mai addizionali Irpef regionali (unico in Italia) e senza mettere ticket se non quelli imposti da leggi nazionali;
2) i direttori delle 21 Asl sono quelli che hanno prodotto la minor spesa sanitaria pro capite in Italia lo dice l’Istat;
3) il Veneto è la Regione con il minor tasso di ospedalizzazione (7 giorni contro 30 altrove): se in altre Regioni si cura un solo paziente, in Veneto se ne curano, bene, ben quattro;
4) il Veneto è la Regione che eroga senza limitazioni i nuovi costosi farmaci anti-epatite C per un costo di 100 milioni, pari all’intero contributo del suo governo per questa nuova spesa nazionale;
5) è stato il suo governo, non quello del pianeta papalla, a definire il Veneto Regione “benchmark” per l’applicazione dei costi standard in sanità;
6) il suo Def tutto rose e fiori conferma tagli immediati alla sanità per 2,9 miliardi;
7) il suo straordinario programma economico senza tagli e senza tasse prevede per il 2020 di dedicare alla sanità il 6,6% del Pil, quando nel 2008 eravamo ad un già basso 7,1% (contro il 10 dell’Olanda, il 9 di Francia e Germania, l’8 di Austria e Svezia) e di fronte all’Organizzazione Mondiale della Sanità che indica come, al 6,5%, cali l’aspettativa di vita della gente (ci siamo quasi);
8) che così facendo ci sta drammaticamente avvicinando alla Grecia.
E infine 9) che il Veneto sprecone gli manda ogni anno 21 miliardi di tasse in più di quanto riceve di ritorno con i quali Renzi, non altri, può consentire al suo amico Crocetta di pagare 22.000 forestali in Sicilia».
Stoccata finale per ricordare che «il Veneto è da anni che sta lavorando per ridurre il numero delle Asl, a breve ci saranno grosse novità». E dunque, «caro Renzi staisereno, perché in Veneto non si taglia e non si aggiungono tasse e ticket, ma si affina la macchina sanitaria giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, come si fa nelle migliori aziende. Piuttosto, pensa alla tua sconquassata e sprecona macchina statale, che al Veneto ci pensano i Veneti».
Fonte: da Il gazzettino di domenica 12 aprile 2015