Dal testo di Francesco Zanotto
“E già incomincia la messa pontificale, e mentre ciascuno tra quel sacro recinto se ne stava col pensiero occupato, ecco i pirati, i quali da prima con sembiante composto a falsa pietà, sparsi in varii punti del tempio, e poscia scoprendo le anni occultate, si
scagliano sulle donzelle e sulle doti loro, e ferendo e uccidendo gli attoniti cittadini, che nel tumulto ingombravano loro la via ad uscire colla preda avvinghiata, trasportano rapidamente alle barche le spose, de’ cui abbigliamenti piucchè d’altro aspiravano al possedimento … ”
ANNO 930
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri
All’incirca nell’anno 930 un gruppo di pirati assale i convenuti ad una cerimonia tenuta nella chiesa di S. Pietro di Castello nell’isola di Olivolo. Obiettivo dei malviventi i ricchi vestiti e i gioielli che ornano la persona di alcune giovani spose. Le donne vengono rapite, vi sono morti e feriti, ma poi scatta la mobilitazione dei Veneziani che, armate molte imbarcazioni si gettano all’inseguimento …
17 – LA SCHEDA STORICA
Oscura ed incerta è l’origine di una tra le più importanti feste veneziane che si tenevano in laguna sin dai primi secoli di vita della comunità veneziana e nota con il nome di “Festa delle Marie o dei Matrimoni”. Che la sacra unione di due individui fosse divenuta ben presto anche presso i Veneziani una facile strada per sancire alleanze, patti o pacificazioni, è fuor di dubbio. E’ dunque probabile che proprio per le più intime implicazioni che un matrimonio comportava, ci si fosse da sempre preoccupati di conferire alla solenne cerimonia la maggiore pubblicità possibile.
L’estesa partecipazione dell’intera società ad un matrimonio – che da semplice atto privato diventava così innanzitutto un atto pubblico -, comportava e significava il dovere da parte degli sposi, al rispetto assoluto degli impegni assunti primariamente verso la stessa collettività. Questa diventava nel contempo la garante degli obblighi assunti, con il matrimonio dei due giovani, dalle rispettive famiglie. Con queste premesse il matrimonio divenne ben presto una festa nazionale, una festa dell’intera collettività e dello Stato veneziani alla quale non poteva non partecipare l’intera comunità.
Il giorno prestabilito fu il 2 di febbraio, giorno della Purificazione di Maria. La chiesa invece, fu quella di S. Pietro di Castello nell’isola di Olivolo dove, a presiedere la cerimonia era chiamato lo stesso vescovo. Questo accadde nei primissimi tempi di vita della nuova comunità che, successivamente si dotò di un proprio doge quale capo e rappresentante supremo. Il presule decretò che ogni anno 12 fanciulle di irreprensibile condotta e scelte tra le famiglie più povere delle isole, venissero condotte all’altare dallo stesso doge in una sontuosa e ricchissima cerimonia. Le fanciulle, infatti, ricevevano per l’occasione da parte dello Stato preziose collane, corone e ricchi monili d’oro da porre sul capo e al collo salvo restituire il tutto a cerimonia finita quando alle spose restava solo una piccola dote custodita in una piccola cassa chiamata “arcella”.
La notizia di una simile circostanza, resa preziosa dalla presenza di tanto oro e ricchezza, non poteva certo restare sconosciuta alle vicine popolazioni della laguna. E non poteva tanto più passare inosservata alle bande di pirati sempre alla ricerca di ricche prede. Fra i tanti, furono i pirati triestini i più celeri ad approfittare di detta cerimonia per procurarsi un facile ed immediato bottino. Incerto resta l’anno ed il dogato sotto il quale per la prima volta la festa venne così imprevedibilmente violata. L’episodio sembra comunque più verosimilmente essere accaduto ai tempi del doge Pietro Candiano II tra il 930 e il 940 circa.
In quell’occasione i pirati si portarono notte tempo con le loro leggere e silenziose imbarcazioni, presso l’isola di Olivolo-Castello, nascosti dagli orti che crescevano tra la cattedrale e la laguna, in attesa della cerimonia che si sarebbe celebrata l’indomani proprio nella cattedrale.
Giunto il tanto atteso momento, quando nella chiesa si affollavano curiosi e partecipi i Veneziani, i pirati uscirono all’attacco rapidi ed inaspettati piombando sulle 12 spose riccamente ornate che portarono con sè nella fuga. I partecipanti, sposi compresi, privi di armi data la circostanza festosa non poterono che assistere impietriti e terrorizzati al ratto delle sfortunate e malcapitate fanciulle.
Scatta la rappresaglia
Trascorsi i primi momenti di sgomento, il doge in persona con altri uomini si lanciarono all’inseguimento delle imbarcazioni nemiche che tanto avevano osato contro la comunità lagunare e il suo stesso rappresentante. Giunti in prossimità del porto di Caorle, i Veneziani sorpresero infine i pirati mentre si disputavano e si dividevano il bottino umano e di preziosi. Prontamente assaliti, i pirati vennero duramente sconfitti e mentre il doge stabiliva che i loro cadaveri venissero gettati in mare, le 12 fanciulle e il ricco tesoro facevano ritorno in laguna. In memoria dell’avvenimento, quel piccolo porto prese da allora il nome di “Porto delle donzelle”.
Nel tempo, tuttavia, la memoria dell’episodio andò via via scemando, ma come spesso accade, restava la festa per la riportata vittoria che perdurò fino alle soglie della caduta della Repubblica Veneziana. La cerimonia consisteva nella visita annuale del doge, il 2 febbraio giorno della Purificazione, alla chiesa di S. Maria Formosa. I membri di questa parrocchia, infatti, avevano fornito al doge in quella lontana e drammatica circostanza, il maggior numero di barche e di uomini contribuendo in maniera decisiva alla vittoria sui pirati.
Quando, rientrati in laguna, fu loro chiesto dal doge cosa avrebbero voluto in cambio del prezioso aiuto, gli uomini risposero che il maggior onore e premio sarebbe stata la visita del loro doge alla loro chiesa ogni 2 febbraio festa della purificazione di Maria alla quale la chiesa stessa era dedicata.
Per quanto riguarda la festa dei Matrimoni, chiamata forse proprio da allora anche festa delle Marie, non è dato sapere se dopo l’accaduto si ripresentasse ancora negli stessi termini. Si sa, per esempio, che dalla durata di un giorno, la festa successivamente durava per ben otto giorni richiamando nelle isole una moltitudine di curiosi e festanti. Le fanciulle, poi, percorrevano il Canal Grande dalle cui case e palazzi, alloro passaggio, veniva stesa ogni sorta di tappezzeria al suono di piccole orchestre. Tanto era divenuto nei secoli lo sfarzo di questa cerimonia, che già nel 1272 con un decreto del Governo veneziano, le spose prescelte venivano ridotte a quattro anziché dodici per poter ridurre in questo modo le esorbitanti spese.
Resta tuttavia, che nella laguna ogni matrimonio continuò ad essere una vera e propria festa collettiva e nei matrimoni delle famiglie patrizie, in particolare, tanta era la ricchezza e la partecipazione popolare che ogni occasione nuziale si trasformava in una vera e propria festa nazionale.
Fonte: srs di Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA, volume 1, SCRIPTA EDIZIONI
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