Dal testo di Francesco Zanotto
“Laonde allestita in breve una flotta più delle prime poderosa, nella primavera del medesimo anno 1085 si mossero in cerca di quella del nemico Roberto. La incontrarono infatti tra Corfù e Butrintò, e tostamente assalitala, dopo lunga ed ostinata battaglia la sgominarono, la dispersero, la vinsero così, che poco mancò che la stessa moglie di Roberto, Singelgasta, donna di maschio coraggio, non cadesse cattiva. Moltissimi furono i prigionieri che e’ fecero, copioso il bottino … “
ANNO 1085
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri
Pochi mesi dopo l’orribile sconfitta sulle coste albanesi i Veneziani sono in grado di attaccare nuovamente la flotta normanna che viene sorpresa nei pressi di Butrinto. La stessa moglie di Guiscardo rischia di essere fatta prigioniera. Comunque la vittoria è totale e Venezia si risolleva dopo gli smacchi patiti …
25 – LA SCHEDA STORICA
Nello stesso anno della durissima sconfitta subita dai veneziani per mano del Guiscardo, il doge Domenico Selvo veniva sostituito, forse proprio in seguito alla sconfitta, dal doge Vitale Falier che proseguì la guerra contro i Normanni anche se con esiti ben diversi dal suo predecessore.
Non appena salito al trono Vitale infatti, inviò a Costantinopoli degli ambasciatori per trattare con l’imperatore Alessio. In quell’occasione, probabilmente, l’imperatore promise ai Veneziani di cedere e riconoscere loro ogni diritto sulle città dalmate e croate a patto che si proseguisse insieme nella lotta contro i Normanni. Non solo. Alessio Comneno assegnò al doge una rendita nelle province del suo impero così pure alle chiese della laguna. Per S. Marco, venne così stabilita una rendita annua costituita non solo da denaro, ma anche da case e possedimenti vari a Costantinopoli e a Durazzo.
Stabiliti gli accordi e le ricompense, il primo scontro con le navi normanne si risolse tuttavia per i Veneziani in una nuova sconfitta, anche se di modeste dimensioni, presso l’isola di Saseno vicino al quartier generale del Guiscardo – quello veneto-bizantino era stato spostato invece da Corfù a Cefalonia -.
Intanto le navi normanne si erano attestate lungo le coste tra Aulona e Butrinto dopo che la seconda spedizione contro l’Epiro non aveva dato alcun esito. In quelle zone la flotta normanna stazionò per lunghi mesi, dall’ottobre del 1084 al luglio dell’anno successivo senza mai che le due flotte nemiche – normanna e veneto-bizantina -, si scontrassero.
Ci si prepara per la vittoria
In quei lunghi mesi di stasi, intanto, a Cefalonia si metteva mano ad un nuovo piano da parte dei Veneziani e dei Greci per poter affrontare nuovamente il nemico, ma questa volta vittoriosamente. La presenza dei Veneziani stava diventando la vera spina nel fianco per il Guiscardo , l’unico vero impedimento alla sua conquista di Costantinopoli, poichè, molto probabilmente, questo era il fine ultimo ed ambizioso del re normanno.
Ed il ruolo fondamentale e insostituibile della flotta veneziana quale unico baluardo a difesa di Bisanzio, veniva generosamente riconosciuto dall’imperatore che già nel 1084 rilasciava al governo veneziano la cosiddetta Crisobolla (Sigillo col bollo d’oro).
Con questo documento, di cui ci informa la stessa principessa Arma Comnena, Alessio I concedeva ai Veneziani tutta una serie di privilegi e garanzie commerciali: esenzione da ogni dazio, l’immunità da giurisdizioni diverse da quella veneziana e la concessione di interi quartieri e mercati per il proprio commercio in tutto l’Oriente. Venezia, pur a caro prezzo, si era così garantita il monopolio dei mercati orientali.
Non solo. Infatti venne anche stabilita una rendita annuale di venti libbre d’oro da distribuirsi fra le chiese veneziane mentre alla chiesa di S. Marco, oltre a questa rendita annuale, venivano donate tutte le botteghe situate in alcune piazze di Costantinopoli oltre la possibilità di riscuotere i fitti da tutti i depositi merci sparsi in Oriente e che rientravano sotto la giurisdizione imperiale. L’imperatore aveva rimesso nelle mani dei Veneziani la salvezza e il futuro dell’impero pagando un prezzo che non tarderà a ricadere sulla stessa economia costantinopolitana, penalizzata da un’impossibile concorrenza coi Veneziani.
Intanto la guerra contro i Normanni nell’estate del 1085 era ripresa con un decisivo scontro nelle acque comprese tra le isole di Corfù e Butrinto dove si erano concentrate le navi del Guiscardo. La battaglia, durissima, vide questa volta vincitori i Veneziani che riuscirono a disperdere la flotta normanna facendo numerosi prigionieri e ricavando un ricco bottino. Si narra che alla battaglia avesse preso parte anche la stessa moglie del Guiscardo, Singelgasta, donna dall’evidente e notevole coraggio che rischiò, nello scontro, di cadere essa stessa prigioniera.
La vittoria veneziana a Butrinto aveva riscattato brillantemente la dura sconfitta dell’anno precedente andando ad incrementare la fama e la gloria della flotta veneziana. La sconfitta si dimostrerà per i Normanni definitiva tanto che da allora, il sogno di conquistare i Balcani e da questi Costantinopoli, si risolse in una bolla di sapone.
Il Guiscardo infatti, una volta incassato il colpo, tentò ancora alcune, insignificanti sortite fra le quali l’assedio di Cefalonia, quartier generale della flotta veneto-bizantina. Era il luglio del 1085 e la città ancor prima che dai Normanni, venne assalita dalla peste che un clima torrido contribuiva a rendere particolarmente virulenta. I Normanni accampati sotto le mura nel disperato tentativo di conquistare la città, di fronte alla diffusione del mortale morbo fuggirono alla rinfusa sulle proprie navi per raggiungere infine le coste della Puglia.
Al Guiscardo, tuttavia, la malattia non lasciò scampo. Il grande re normanno che da un pugno di territori nel sud Italia era riuscito in pochi anni a costruire un regno in grado di tenere in scacco lo stesso imperatore di Bisanzio, moriva di peste sotto le mura di una città che mai il suo esercito riuscirà a conquistare.
Con lui, scendeva nella tomba il grande sogno di conquistare Bisanzio e le sue immense ricchezze, tanto che alla notizia della sua morte, così Arma Comnena annota nella sua cronaca: “Quando mio padre, l’imperatore greco seppe l’improvvisa morte di Roberto (il Guiscardo) , respirò come se fosse stato liberato da gravissimo peso …. “.
E a respirare con l’imperatore Alessio Comneno, c’era anche naturalmente Venezia rimasta l’unica, vera signora dell’Adriatico.
Fonte: srs di Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA, volume 1, SCRIPTA EDIZIONI
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