Gli scavi durante una delle campagne archeologiche a Pesina
Archeo sorpresa. Emerge una pavimentazione in pietra forse dell’Età del bronzo e così ripartono gli scavi. Salzani: «Se ci fosse la conferma sarebbe un evento eccezionale». La campagna ha avuto anche un consistente finanziamento da parte della Regione
Una scommessa vinta. È un rarissimo e raffinato esempio di dimora di pietra, forse della media e recente Età del Bronzo (1600-1100 a.C.), quella emersa dallo scavo di Castel di Pesina, a Caprino, che Comune e Regione hanno nuovamente finanziato visti gli incredibili risultati dell’anno scorso, quando il ritrovamento colse di sorpresa gli archeologi intenti a lavorare sulle testimonianze di un villaggio del IX secolo a.C., quindi meno antico.
La novità ha fatto così cominciare la quarta campagna di ricerca, sempre curata dagli archeologi Martina Benati e Giovanni Ridolfi sotto la direzione del professor Luciano Salzani della Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto – Nucleo operativo di Verona, appoggiati dal dottor Franco Zeni, responsabile del Museo civico, che ha sempre partecipato al cantiere, aperto quest’anno il 21 settembre e ora in chiusura.
«Data l’importanza dei ritrovamenti del 2008 ritenevamo fondamentale fare approfondimenti, come ci hanno permesso un nuovo e ingente contributo della Regione e il supporto logistico e in parte finanziario del Comune», dice Salzani. «Ci siamo così ancora concentrati sul lato est della cima del pianoro di Pesina», proseguono Benati e Ridolfi, «precisamente sul margine rivolto verso Caprino nella proprietà apertaci dalle suore della Compagnia di Maria, dove il “sondaggio 19”, del 2008, aveva restituito parte dei resti di un’abitazione proto storica, una capanna forse risalente al 1600-1100 a.C., data che confermeremo non appena avremo il risultato dello studio dei materiali», dicono i due archeologi i quali, al pari di Salzani, fecero notare la preziosità di una simile scoperta.
Ora quel sondaggio, che era 35 metri quadri circa, è stato allargato. E lo scavo ha regalato dell’altro: «È emerso il resto della pavimentazione, sempre fatto con lastre di Nembro Rosato, pietra portata dalla vicina Lubiara».
«A una prima analisi, i materiali sembrano attribuibili all’ Età del Bronzo», dice Salzani, «cosa che farebbe di questo ritrovamento un rarissimo esempio in tutto il Nord Italia di abitazione di tale periodo costruita in pietra, invece che legno, con una tecnica costruttiva che è, tra l’altro, evoluta e non certo primitiva». «Fosse anche dell’Età del Ferro (IX -V secolo a.C)», aggiunge, «sarebbe un rinvenimento eccezionale in quest’area poiché qualche esempio esiste solo in Lessinia».
Il sito di Castel di Pesina si delinea sempre più significativo anche per la continuità degli insediamenti che lo caratterizzano. Infine Salzani annuncia che i risultati dello scavo, in relazione proprio ai materiali affiorati, saranno esposti in un convegno che Soprintendenza e Comune stanno già organizzando.
Fonte: srs di Barbara Bertasi da L’Arena di Verona di Domenica 29 Novembre 2009; PROVINCIA, pagina 41