Cecilia Carreri
Avete presente «la giudice malata» che «fa la velista» (Corriere della Sera), la «giudice in mutua condannata dal Csm» perché «aveva partecipato a una regata transoceanica» (La Stampa), la «toga fannullona» che «si fingeva malata ma girava il mondo in barca» (Il Giornale)? Ma sì che ve la ricordate, titoli come questi non si dimenticano facilmente.
Be’, le cose non sono andate affatto come le abbiamo sempre raccontate.
Primo: quando Cecilia Carreri partecipò alla regata Transat da Le Havre a Salvador de Bahia, citata da tutti i giornali, non era né «in mutua» né in malattia: godeva di un regolare periodo di ferie.
Secondo: a prescriverle l’attività fisica, compresa quella nautica, per alleviare il suo stato di sofferenza fisica e psichica furono i medici Leonardo Trentin (terapia antalgica, ospedale San Bortolo di Vicenza), Enrico Castaman (ortopedia, ospedale di Montecchio Maggiore) e Luigi Pavan (psichiatria, Università di Padova), che non sono mai stati né interrogati né tantomeno inquisiti.
Terzo: il Gip di Trento ha archiviato «perché il fatto non sussiste» il procedimento penale per truffa ai danni dello Stato; anzi, la perizia ordinata dal Pm ha accertato che la magistrata soffriva davvero di una grave patologia lombosacrale con discopatie multiple e di uno stato depressivo importante, dovuto alla morte dei genitori, come attestato da 68 certificati medici, da 7 Tac e dalla cartella clinica del reparto di terapia antalgica e come avvalorato da tutte le visite fiscali, tanto che non le fu mai revocata l’aspettativa per motivi di salute.
Quarto: non è stata condannata e neppure censurata quale assenteista, «per cui darmi della falsa malata costituisce a tutti gli effetti una calunnia».
Quinto: a stroncarle la carriera sono stati i suoi colleghi di sinistra dalla coscienza sporca. La giudice skipper s’era infatti macchiata di colpe inescusabili: lavorava più di loro (il fascicolo personale parla per lei); denunciava le gravi illegalità commesse a palazzo di giustizia; veniva celebrata dalla Gazzetta dello Sport e da Le Figaro come «il magistrato che sfida il mare verticale»; soprattutto non s’era mai iscritta ad alcuna corrente della magistratura e non aderiva agli scioperi di categoria.
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