Battistero di San Giovanni in Fonte
TESORO NASCOSTO. La pianta di San Giovanni in Fonte, accanto alla Cattedrale, è a tre navate, ognuna termina in un’abside che sporge verso il cortile del Vescovado. Nel «giudizio di Dio» le parti sostenevano prove di forza e coraggio. L’edificio restaurato e riaperto al culto cinque anni fa
È tra gli edifici sacri più importanti del cristianesimo veronese, ma è il capolavoro posto nel luogo più nascosto che ci sia a Verona e, per questo, è poco noto alla maggior parte dei veronesi.
Stiamo parlando della chiesa di San Giovanni in Fonte, che è il battistero della Cattedrale. Sono nascosti perfino i suoi due accessi: la porta sottostante l’organo, nella navata sinistra del Duomo, attraverso il cosiddetto atrio di Santa Maria Matricolare, oppure il piccolo cancello tra l’abside esterna della Cattedrale e il palazzo vescovile, in piazzetta Vescovado.
Il Battistero di San Giovanni in Fonte è citato solamente nel 837, in una notizia che racconta di una contesa tra i canonici e i cittadini, per la suddivisione degli oneri di rifacimento e manutenzione delle mura veronesi: vinsero i primi, con un giudizio di Dio, effettuato «nella chiesa di San Giovanni Battista presso il Duomo».
Il giudizio di Dio permetteva di risolvere le controversie più spinose, facendo sostenere a due rappresentanti delle parti avverse alcune prove di forza, di coraggio o di resistenza; chi vinceva rappresentava la parte che aveva ragione. Tornando al battistero, è verosimile che un edificio destinato ai battesimi, nel complesso della Cattedrale, dovette esserci già dalla fine del IV secolo, sebbene non sia rimasta alcuna traccia. Probabilmente venne distrutto dal terremoto del 1117 e fu ricostruito nelle forme romaniche, che possiamo ammirare ancora oggi, nel 1123, dal vescovo Bernardo.
Per quanto riguarda le architetture, la chiesa attuale ripropone se non l’impianto, almeno la collocazione della chiesa del IV-V secolo, intermedia tra la cattedrale e il palazzo vescovile: presenta una facciata in tufo, che finisce a punta, dove sono visibili i resti di un protiro pensile e di un nicchione affrescato, che, seppur molto deteriorato, fa ancora intuire la figura di una Madonna col Bambino.
Questo edificio è stato restaurato, negli anni scorsi, dall’architetto Giorgio Forti e riaperto al culto nel 2005. L’occasione del restauro ha visto anche uno studio storico-architettonico estremamente accurato.
La pianta è a tre navate, ognuna conclusa da un’abside semicircolare che sporge verso il cortile del Vescovado. Queste navate presentano murature e pilastri in conci di tufo, mentre i fianchi sono costituiti da conci di tufo, alternati a filari di cotto.
All’interno, le navate sono scandite da una serie di archi a tutto sesto che appoggiano alternativamente su pilastri e su colonne con capitelli. Tra le strutture di sostegno è possibile riconoscere alcuni elementi più antichi, probabilmente del precedente battistero e riutilizzati nella rifabbrica romanica, quali un sottile pilastro scanalato, decorato in alto, con motivi fogliacei di gusto bizantino, attribuibile al VI secolo, e due capitelli dell’VIII secolo.
È comunque indubbio che l’opera più importante della chiesa è il monumentale fonte battesimale a pianta ottagonale, capolavoro della scultura romanica veronese, risalente alla fine del XII secolo, attribuito allo scultore Brioloto, che lavorò anche a San Zeno.
Le otto facce del fonte con bassorilievi sono delimitate, ai lati, da esili colonnine con diversi motivi ornamentali e, in alto, da una serie di archetti pensili.
I vari temi scolpiti sulle facce appartengono alla storia della vita di Cristo: l’Annunciazione, la visitazione e Natività, l’annuncio ai pastori, l’adorazione dei Magi, Erode ordina la strage degli innocenti, la strage, la fuga in Egitto e il battesimo di Cristo.
L’ispirazione religiosa, l’intento narrativo e la perizia esecutiva dell’artista hanno creato un’opera di grande valore. Osservando queste sculture a rilievo, si nota che sono straordinariamente vive ed espressive, anche se le figure, i gesti, i particolari delle immagini (le pieghe delle vesti, i capelli e le barbe) sono disegnati con una geometria di linee che rimanda all’arte bizantina.
La più bella di queste scene? Certamente la Fuga in Egitto, che è una poetica scena familiare, intima e piena di religiosità. San Giuseppe vi appare per ben due volte: a sinistra, mentre riceve l’avviso dell’angelo che gli suggerisce la fuga, e, di nuovo, a destra, quando procede con passo stanco, voltandosi a guardare la Madonna che lo segue sull’asinello. Il fonte è monolitico e la vasca ricavata all’interno ha una curiosa forma quadrilobata; attualmente è montato su due gradini che ripropongono la pianta.
Per quanto riguarda la pittura, nella navata sinistra e nelle absidi sono visibili i resti di affreschi, dal XII al XV secolo.
Al centro della navata destra sono state poste alcune opere pittoriche: un affresco staccato della seconda metà del XV secolo, raffigurante la Deposizione, e tre tele: il Battesimo di Cristo di Paolo Farinati, datata 1568, la Madonna col bambino e santi Michele, Girolamo e Giorgio, di Michelangelo Prunati, del 1700 e l’Immacolata con san Domenico, il beato Enrico da Bolzano e san Giovanni Battista, nella navata sinistra, di pittore anonimo degli inizi del Seicento.
Un complesso architettonico-artistico di indubbio pregio, che è ritornato, anche grazie alla sensibilità liturgica e pastorale di monsignor Antonio Finardi, parroco della Cattedrale, a servire come battistero per i bambini veronesi del Duemila, con una continuità di storia cristiana di oltre 16 secoli.
CURIOSITÀ. Durante i restauri, il direttore, l’architetto Giorgio Forti, ha fatto alcune scoperte
Durante i restauri, il direttore, l’architetto Giorgio Forti, ha fatto alcune significative scoperte. In particolare ha appurato che il blocco di marmo della vasca battesimale è un pezzo unico di dimensioni tali che probabilmente l’edificio vi è stato costruito attorno, oppure, una volta collocata la vasca, sono state ristrette le porte. Un modo di procedere decisamente inconsueto.
Ma anche per quanto riguarda l’aspetto «idraulico» del fonte battesimale, c’è una curiosità: sotto il grande blocco di marmo, è stata rinvenuta una vasca con un foro e una serie di argille. Si presume che si tratti di una vasca di decantazione, dove passava l’acqua prima di approdare nel battistero.
In questa zona, in età romana vi erano le terme e, dunque, questa struttura potrebbe essere legata ad un sistema di trasporto dell’acqua di età romana. (E.C.)
Fonte: srs Emma Cerpelloni da L’Arena di Verona di Giovedì 19 Agosto 2010, CRONACA, pagina 17
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