Girava l’anno 2010
Il libero ricercatore Alberto Solinas: «Quelle tombe, l’anello mancante della nostra storia»
VERONA – Il sottosuolo di piazza Corrubbio nasconde una vastissima necropoli «che racconta 450 anni di storia veronese».
Mentre stanno per iniziare i lavori veri e propri per realizzare il parcheggio sotterraneo, pur con nuovi ritardi (vedi articolo sopra), c’è chi non si stanca di richiamare l’attenzione su quello che gli scavi hanno finora portato in superficie. E su quello che ancora potrebbe emergere.
Alberto Solinas, archeologo autodidatta che conosce molto bene la storia di Verona, sostiene che «bastava poco» per indovinare cosa celasse il sottosuolo della piazza.
«Già il monaco Onofrio Panvino nella sua Antiquita Veronenses nel 1648 scrisse che dal cimitero di San Procolo proviene il sarcofago in pietra di rosso di San Ambrogio di C. Gavio, della famiglia dei Gavi dell’arco», ricorda.
Tanto era il materiale funebre proveniente da San Zeno: nel 1820 Da Persico vi aveva individuato il cimitero monumentale romano, mentre l’allora direttore del museo archeologico Lanfranco Franzini (era il 1986) propose un nuovo museo lapidario nell’abbazia restaurata.
Qual è il collegamento con piazza Corrubbio?
«Lì – spiega Solinas – sono apparse le fondamenta dei monumenti funebri romani, riutilizzati dai cristiani per costruire le loro tombe».
Le fondamenta monumentali dei monumenti funebri romani, riutilizzati dai cristiani per costruire le loro tombe.
Finora, la più grande necropoli rinvenuta a Verona è stata quella di Porta Palio – Spianà, emersa durante i lavori per i mondiali anni 90. Un totale di 1361 tombe romane, datate tra la fine del primo secolo a.C. e il quarto secolo d.C.
Dove vennero sepolti i veronesi nel periodo successivo, agli albori del cristianesimo? Proprio nell’odierna piazza Corrubbio, sostiene Solinas.
A differenza della Spianà, dove la gran parte dei defunti erano cremati:
«a piazza Corrubbio abbiamo solo inumati e non esistono i cremati, tombe con embrici, in anfore di pietra di Prun. Tutte sepolture del periodo paleocristiano, dal quarto al settimo secolo (300-700)».
Più antiche, quindi, della prima tomba longobarda rinvenuta all’inizio del novecento nel cortile di palazzo Maniscalchi, in via Garibaldi, contenente un prezioso corredo di gioielli d’oro e datata intorno al 600-625 d.C. Le tombe di piazza Corrubbio sarebbero insomma l’anello mancante – secondo Solinas – che permettono di far luce sui secoli bui dei primissimi anni degli insediamenti cristiani a Verona.
«Ma a pochi giorni si apriranno i cantieri» conclude amaro. (AC)
Fonte: da il Corriere della Sera edizione “Verona” di giovedì 2 settembre 2010.
NECROPOLI DI PIAZZA CORRUBBIO: APPUNTI DI STUDIO DI ALBERTO SOLINAS
Lo scavo di Piazza Corrubbio al 13 aprile 2010
Oggi ho sentito telefonicamente Solinas sul contenuto di un articolo apparso sul Corriere della Sera di giovedì 2 settembre 2010, relativo allo scavo della necropoli “paleocristiana” di Piazza Corrubbio. Alla fine della telefonata Alberto, con la sua solita disponibilità ha aggiunto: “Se vuoi, ti invio gli appunti che mi ero preparato a proposito”. “Molte grazie! Li posso pubblicare sul blog?” “Ma si, fai pure”.
Per poter parlare di antiche zone cimiteriali, non si possono trascurare le strade principali, in quanto le tombe si ponevano fuori dalle mura cittadine.
Nel nostro argomento l’Arco dei Gavi, si può dire, era una porta monumentale; da esso si dividevano due strade principali: la Postumia per Villafranca e la Gallica per Peschiera.
Per evitare le piene dell’Adige la prima strada passava sotto la porta del Calzaro, costruita da Cangrande, oggi Bastioni Santo Spirito, perciò la Postumia passava sotto l’Ospedale militare.
La Gallica, invece, da San Zenetto giungeva alla Chiesa San Giuseppe, all’inizio di via San Giuseppe, dove deviava ad angolo retto passando per via Scarsellini imboccando la Porta Scaligera di San Massimo, su cui oggi esiste il Cavaliere di San Massimo; perciò non passava sotto Piazza Corrubio.
Lungo la Postumia, tra porta Palio e la Spianà, sono state trovate 1361 tombe romane: il 90% di defunti cremati, il resto inumati. Le tombe sono state datate tra la fine del primo secolo e il IV secolo d.C. (50 a.C al 400)
Ricordiamo intanto che Gaio Valerio Diocleziano (284-305), per frenare la pressione dei barbari, divide in due l’impero, e Milano, dal 286 al 402, è la capitale dell’impero d’Occidente.
A Verona forse arriva il primo vescovo, San Euprepio, e viene sepolto a San Procolo. Seguono altri 10 vescovi anche loro sepolti a San Procolo, infine c’è San Lucidio che muore nel 389.
Ritorniamo alle necropoli. A Porta Palio – Spianà, se non mi sbaglio, i pochi inumati sono deposti in tombe formate da embrici, cioè grossi tegoloni; non dovrebbero esistere le sepolture di bambini nelle anfore e l’uso del lastame di pietra di Prun, usata attualmente per lastricare anche i marciapiedi.
Mentre a Piazza Corrubbio abbiamo solo inumati e non esistono i cremati; tombe con embrici, in anfore e con pietra di Prun. Tutte sepolture del Periodo Paleocristiano, dal IV al VII secolo (300-700)
Come fa notare l’archeologo inglese dott. Peter Hudson, che scava il sottosuolo archeologico di Verona dal lontano 1978; per lo scavo dell’ area dell’abbazia di San Procolo, terminato nel 1994, precisò che mancavano i depositi archeologici che andavano dal VII fino XVII secolo. E concluse l’archeologo con una battuta: anche qualcosa più recente, del tipo Richard Ginori. (L’Arena di Verona 23 marzo 1994)
Come possiamo notare oggi a Piazza Corrubio, la necropoli è unita con quella di San Zeno-San Procolo, e di via Da Vico, formando così una vastissima necropoli che racconta 450 anni di storia veronese.
La prima tomba di epoca Longobarda è stata rinvenuta nel cortile di Palazzo Miniscalchi, in via Garibaldi, perciò in pieno centro storico, nel 1906.
Il corredo della defunta era ricchissimo di anelli, orecchini d’oro con pietre preziose, compresa una croce in lamina d’oro decorata a sbalzo con figure di animali fantastici: la croce doveva essere fissata al velo funerario ed è datata al 600 – 625.
Nel territorio veronese mancano completamente le necropoli con le tombe monumentali delle persone illustri.
Per comprendere dove si trovava questa importantissima necropoli, bastava poco.
Difatti il monaco Onofrio Panvinio nella sua Antiquitatvm Veronensivm, nel 1648 scrisse che dal cimitero di San Procolo proviene il sarcofago di rosso di Sant’Ambrogio – oggi nel chiostro di San Zeno-, di C. Gavio…. cioè di un ragazzino di anni 14 e mesi 10. Quest’ultimo era un giovane della famiglia Gavi dell’Arco sulla via Postumia.
Chiostro di San Zeno, sarcofago di C. Gavio
Il materiale archeologico funebre era tale che l’ Amministrazione civica di allora voleva fondare all’interno dell’Abbazia un Museo Lapidario, come quello esistente al Maffeiano.
Ancora nel 1820 Da Persico aveva individuato, nell’area di San Zeno, il luogo del cimitero monumentale romano.
Dopo 170 anni (26 aprile 1986), il direttore del Museo archeologico prof. Lanfranco Franzoni, riproponeva questo museo lapidario nell’Abbazia restaurata.
Oggi a Piazza Corrubio sono apparse le fondamenta dei monumenti funebri romani, riutilizzati dai cristiani per costruire le loro tombe.
28 luglio 2010: sul giornale ufficiale di Verona -L’Arena- appare l’articolo: “Scavi archeologici verso la conclusione. A settembre si aprono i cantieri per realizzare le fondamenta”.
I due leoni trovati nell’Adige vicino all’arsenale, che provengano dalla necropoli di San Zeno?
PIAZZA CORRUBBIO (CORRUBIO/CORUBBIO): DA NECROPOLI A CIMITERO
Piazza Corrubbio: sepoltura tripla
Il primo vescovo di Verona è forse San Euprepio, mandato probabilmente dal Pontefice San Fabiano (236-250), il secondo San Dimitriano che è stato sepolto a Santo Stefano, il terzo è San Simplicio che fu sepolto a San Procolo. Il quarto è San Procolo. Di questo sappiamo qualche data: il suo episcopato durò dal 260 al 304 e venne sepolto a San Procolo.
Gallieno, nel 265, restaura le mura della città e, sull’iscrizione di Porta Borsari, leggiamo: «…Verona Nova Gallieniana…» Quindi possiamo anche pensare che la città fosse stata restaurata. Infatti tutti gli edifici fuori dalle mura cittadine sono stati abbandonati e si può pensare che Gallieno li abbia usati per ricavarne materiale utile per la costruzione delle nuove mura.
Sempre durante l’episcopato di San Procolo, sappiamo dall’antichissimo manoscritto chiamato “ACTA”, che si svolse a Verona il primo martirio cristiano: quello di San Fermo e Rustico.
San Procolo dimorava, con alcuni cristiani, in un luogo solitario, posto fuori dalla città, chiamato «monasterium». Questa zona: che sia nelle vicinanze della Chiesa di San Procolo?
Comunque il nome di San Procolo si trova sempre congiunto con quello di San Zeno.
Costantino, nel 313, proclama la libertà di culto per i cristiani. Nascono le prime chiese e sono costruite all’interno dei cimiteri, perciò sono chiese cimiteriali.
(Archeologicamente i luoghi di sepoltura, prima del cristianesimo, sono chiamati necropoli, con il cristianesimo cimiteri)
Piazza Corrubbio: sepoltura in anfora
Il metodo di sepoltura cristiano cambia radicalmente da quello precedente. Il cristiano non può essere cremato e viene adagiato nella tomba senza corredo e nome, la tomba generalmente è costruita con laterizio e i bambini piccoli sono inseriti all’interno di anfore.
Dopo San Procolo, vengono sepolti, nello stesso cimitero San Saturnino, San Lucilio, San Cricino, San Zenone, San Agabio (382-385). Durante l’episcopato di quest’ultimo, gli imperatori romani, dopo la terribile disfatta di Adrianopoli del 378, sono costretti a “subire” la presenza dei barbari sia all’interno sia all’esterno dei confini imperiali, viene accelerata la progressiva decadenza dell’Impero Romano; le campagne vengono abbandonate e non si costruiscono più i laterizi.
Anche il vescovo San Luicidio (385-389) viene sepolto in San Procolo, come San Siagrio(390-395).
Alcuni studiosi propongono di dar inizio in questi anni al medioevo.
San Lupicino(395-400) è sepolto in San Procolo, San Massimo (400-404?) viene sepolto nella sua chiesa di San Massimo. L’ultimo vescovo sepolto a San Procolo è San Luperio ( 404-408).
Concludendo.
Con la costruzione dei garages in piazza Corrubio perderemo “per sempre” la possibilità di conoscere se tutto quello che è stato scritto può essere confermato dall’archeologia.
Inoltre si perderà, annullando il “dovere” non solo dei comuni cittadini, ma anche delle istituzioni pubbliche e religiose, di conservare, per tutte le future generazioni, le “memorie fisiche” e, pertanto, culturali e religiose della nostra città.
Magra consolazione per un garage!
Alberto Solinas