Nulla di nuovo sotto il caldo sole di primavera. Da mesi al ministero della Salute stavano preparando questo decreto che chiuderà la scuola dell’obbligo ai bambini non vaccinati. Per cui non c’è da sorprendersi. Si vedrà poi cosa accadrà al momento della trasformazione in legge. Perché è evidente che la misura annunciata ha poco di sanitario e molto di politico. Nelle ultime settimane i vaccini sono diventati centrali nello scontro tra i due maggiori rivali della scena italiana, il Pd e il M5S. Nell’ultimo periodo Renzi ha usato l’arma dei vaccini per andare all’attacco di Grillo, sostenendo che i Cinque Stelle sono anti vaccinisti. Ora sappiamo che la maggioranza degli italiani è largamente favorevole alla vaccinazione – i contrari sarebbero il 2 per cento – e quindi questo argomento dovrebbe servire, nelle intenzioni Pd, a togliere un po’ di consenso agli avversari. I quali da pochissimi giorni stanno cercando di difendersi, sia dichiarando di essere strafavorevoli ai vaccini, sia emarginando chi esprime dubbi all’interno del movimento. D’altronde i vaccini sono sicuramente un punto debole dei Cinque Stelle, per alcune bizzarre teorie – le scie chimiche – e per alcune esternazioni dello stesso Grillo. Per cui il lavoro che stanno facendo è di affidarsi ad un esperto, il professor Silvestri, che sta al M5S come un altro esperto, Burioni, sta al Pd.
Ma se, come è giusto che sia, il movimento riuscirà a sgombrare il campo da qualsiasi perplessità sul valore e sull’importanza dei vaccini, resta invece aperta la questione legata strettamente al decreto Lorenzin: bisogna obbligare le vaccinazioni applicando metodi coercitivi come potrebbe essere la chiusura degli asili nido e delle scuole dell’obbligo ai non vaccinati? Credo che proprio su questo aspetto si concentrerà lo scontro futuro. E ho una certezza: i vaccini saranno centrali nella prossima campagna elettorale, che sembra essere più vicina rispetto a qualche mese fa.
Tuttavia, a parte gli aspetti politici che si trascina questo decreto, ci sono alcuni punti esclusivamente sanitari che meritano attenzione. Vediamoli.
1) Il primo riguarda appunto la chiusura di spazi scolastici ai non vaccinati: è una misura parziale e non risolutiva. Perché i luoghi di incontro tra bambini sono ad esempio anche i parchi giochi e le piscine, i luoghi collettivi dove si vive a stretto contatto fisico con i propri coetanei. Che succederà se qualche gestore di piscina chiederà il certificato vaccinale per accettare l’iscrizione ai corsi?
2) Se la scuola dell’obbligo è inserita in un plesso scolastico che accoglie anche le elementari, le medie, perfino le superiori, si può limitare il “divieto di accesso” solo ai piccoli non vaccinati? Non si può certo escludere che bambini di nove, dieci anni, non risultino coperti da vaccinazione. Insomma gli “untori” possono avere diverse età.
3) A questo proposito il migliore esempio viene dal morbillo. Che secondo Lorenzin è adesso epidemico. E i numeri assoluti dicono questo. Però qualcosa non torna. Il ministro dovrebbe spiegare come mai a fine marzo, nel comunicato ministeriale che denunciava l’aumento dei casi, si diceva chiaramente che il 57 per cento dei malati di morbillo (quindi ben oltre la metà) riguardava la fascia di età tra i 15 e i 39 anni. Perché dunque colpevolizzare i bambini, quando gli “untori” hanno parecchi anni in più?
Ma nel comunicato successivo, a fine aprile, che segnalava un ulteriore incremento dei casi, i dati erano ancora più disarmanti perché dicevano che l’età media dei contagiati era di 27 anni. Ora qui siamo al pressapochismo, alla confusione totale, ai numeri forniti senza senso. Che significa età media di 27 anni? Che la metà dei nuovi contagi ha un anno e l’altra 53, oppure 2 e 52 e via così? Viene da pensare che i 27 anni siano invece quelli che derivano dalla media tra i 15 e i 39 anni del comunicato precedente. Ma se così fosse allora questo range di età non riguarderebbe solo il 57 per cento di nuovi contagi, bensì tutti i contagiati. Vorrei sapere chi sono i geni che hanno sparato simili cifre, interpretate a capocchia. Sono del ministero della Salute o dell’Istituto superiore di sanità? Per favore, fateci sapere.
L’allarmismo che prevale sul morbillo, è stato però il grimaldello che ha portato a questo decreto. Fallito il tentativo con la meningite, il morbillo è da mesi e mesi al centro dell’intera campagna mediatica giocata in ogni direzione e con tutti i mezzi disponibili. L’aspetto però emblematico di questa vicenda è che lo stesso morbillo smonta pezzo a pezzo il castello costruito sulla disinformazione – o carenza di informazione – che accompagna le urla invasate di chi vorrebbe vaccini a colazione, pranzo e cena. Se l’età media è quella indicata dalle fonti ufficiali, allora perché puntare il dito contro i bambini piccoli? E perché criminalizzare tanti genitori impauriti – spesso oltre misura e senza motivo – definendoli invasati? Se poi l’età media è (o sarebbe: chi può dirlo) di 27 anni, è evidente che il can can che prende di mira gli effetti disinformanti del web, non regge, visto che Internet ha iniziato a prendere piede venti anni fa. Non a caso alcuni sostenitori del rapporto – non dimostrato – tra anti-morbillo e autismo, sono diventati famosi in tempi recenti mentre queste posizioni risalgono alla fine del Secolo scorso. Al dunque sembra chiaro che i numeri richiederebbero studi più attenti e approfonditi.
Il decreto appare inoltre ambiguo sui vaccini obbligatori: aumenteranno o no? Perché se anche l’anti-morbillo dovesse diventarlo, ogni luogo pubblico – scuole, uffici, ospedali – dovrebbe essere interdetto ai non vaccinati. E a proposito di nosocomi, come la mettiamo con il personale medico-sanitario che è in testa alla classifica dei no-vaxx?
Chiudo con una considerazione: se fossimo un paese normale, di questi argomenti si potrebbe discutere apertamente, e anche aspramente. Ma non lo siamo. E il libero confronto viene sepolto da montagne di retorica, da paure ingiustificate, da complottismi sospettosi, da allarmi gonfiati, da aggressioni contro chi pensa diversamente. Gli aspetti ideologici degli anti e dei pro vaxx prevalgono sul resto, determinando una spaccatura che, proprio in nome della salute collettiva, dovrebbe essere evitata. Cosa che appare impossibile adesso, perché la guerra per bande che si combatte a tutto campo nel Paese, ha trovato semplicemente un altro elemento di scontro.
Fonte: srs di Pepe Guglielmo, da Repubblica.it Blog del 11 maggio 2017
Link: http://pepe.blogautore.repubblica.it/2017/05/11/sui-vaccini-una-guerra-piu-politica-che-sanitaria/