Urna di San Florenzo, Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista, Velo veronese
Quando vogliamo menzionare un santo, per comodità o per antica abitudine, ci riesce più facile farlo coincidere con la sua provenienza; così, per esempio, diciamo “Sant’Antonio da Padova”, “San Francesco d’Assisi”, “Santa Rita da Cascia”, “San Giorgio di Cappadocia”, “Santa Margherita da Cortona” e via dicendo.
Velo Veronese è forse l’unico centro della Lessinia “cimbra” che annovera un suo santo – “San Fiorenzo da Velo”.
È risaputo che nel Medioevo non erano proprio del tutto fortuiti i casi di spoliazioni, di ruberie di corpi interi o di reliquie piuttosto consistenti di santi che venivano fatte su commissione e dietro pagamento.
Esempio classico: la mattina del 23 giugno 1053, ricorda mons. G.P. Pighi, della chiesa di Santa Maria in Organo a Verona, un certo Gotschaldo, del monastero benedettino di Burn in Germania, rubò il corpo di Santa Anastasia, con la complicità del custode, lo infagottò nel pallio dell’altare e fuggì.
Le cronache storiche del passato narrano che il vescovo di Verona, Francesco Barbarigo, nel 1700 fece un giro di visite pastorali nelle parrocchie della Lessinia; giunto nella parrocchia di Velo si accorse che dietro l’altare maggiore c’era una porticina che custodiva all’interno la sacra reliquia del martire Fiorenzo, conservata in un decoroso reliquiario.
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