La “vecchia” chiesa con il solo campanile intatto che sfiderà i secoli a venire
L’abbandono della chiesa “vecchia” di Breonio, – frazione del comune di Fumane (VR)- un esempio di volontà distuttiva a favore di nuovi edifici religiosi.
La “vecchia” chiesa di Breonio, di cui ora rimane solo qualche brandello del muro di cinta però con il campanile ancora nel pieno della sua possenza, fu abbattuta con la falsa scusa dell’instabilità dell’edificio. Nessuno ne vuole parlare apertamente nel paese, anche gli stessi abitanti vogliono dimenticare gli scempi che in un certo qual modo coinvolgono tutti.
Possiamo definire questo atto : l’ostinazione verso l’abbandono coatto di un tempio sacro e monumentale. Fu il prete del paese che nei primi anni del dopoguerra decise di abbattere la Vecchia chiesa e assieme abbandonare il piccolo e bellissimo cimitero adiacente che porta al centro, su di una cappella di familia, una croce celtica retaggio delle credenze pagane di quella fiera gente che fra le pietre e la piccola agricoltura fondava la sua economia quotidiana.
La quattrocentesca chiesa è il frutto della ristrutturazione di un preesistente edificio religioso duecentesco. Una semplice navata coperta a capriate lignee e l’abside con volte a crocera.
Conserva un pregevole ciclo di affreschi attribuiti a Francesco Morone e Domenico Brusasorzi, due illustri frescanti veronesi dei primi anni del cinquecento. Nell’altare vi sono tre bellissime statue lignee dei primi del cinquecento che raffigurano San Giovanni Battista, San Marziale e Sant’Antonio Abate.
La chiesa fu abbattuta perchè ufficialmente stava crollando, in realtà non era così. La decisione fu presa dal solo parroco, contro tutti, al fine poter costruire una inutile e brutta chiesa nuova. Quando però si andò ad abbatterla con le cariche di dinamite tutti furono ancora più convinti che era costruita bene e che l’edificio era solidissimo avendo superato una prova del genere. Si decise, a quel punto di demolire a mano l’edificio. Pietra dopo pietra fu smantellata dato ormai la si era sventrata con le cariche di dinamite.
La “nuova” chiesa appena restaurata, l’orrenda architettura degli anni sessanta prende disastrosamente il posto. La brutalità trionfa
La chiesa nuova come al solito era nata in quell’epoca in cui si era perso il senso del sacro, dell’armonia e della bellezza, i famigerati anni del boom economico. Come dire, la “nuova” chiesa che sembra un capannone per l’allevamento del bestiame o dei polli che di li a poco sarebbero sorti come funghi per rovinare il meraviglioso paesaggio della nostra Lessinia.
Fonte: da Luigi Pellini del 2 gennaio 2010
Link: https://luigi-pellini.blogspot.it/2010/01/la-chiesa-distrutta.html?spref=fb