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Nell’anno della terribile peste di Verona (1630) un gravissimo incendio scoppiato presso il Monte di Pietà rischiò di aggravare la situazione. Il 3 luglio bruciarono mobili e suppellettili per un valore di 189.800 ducati.
Tutti pensarono ad un’aggressione delle truppe tedesche. Ad impedire che l’incendio, dalla sede del Monte di Pietà, si propagasse alle case vicine intervenne una compagnia di albanesi.
Erano i cosiddetti Stradioti, unità militari di cavalleria della Repubblica di Venezia il cui nome deriva dal greco ‘stratiotis’, “soldato, guerriero”. Erano chiamati anche “cappelletti” a causa dei piccoli cappelli rossi che indossavano (identici a quello raffigurato nel cortile della Casa di Giulietta: Cappelletti, Dal Cappello, Capuleti).
A Verona, che era una delle maggiori aree di acquartieramento permanente in Terraferma, i mercenari trovavano alloggio all’interno dell’area fortificata, affittando case.
Famosi per la loro ferocia (infilavano sulle lance le teste mozzate dei nemici) venivano lodati per l’efficacia nella lotta ai banditi.
Questo il racconto del loro intervento a salvar Verona:
“Durante la contagione fu la misera città sovrapresa anco dall’incendio del S. Monte di Pietà, che seguì la terza notte di Luglio. Imperochè da un infetto (pel malor delirante, il quale abitava nelle Garzerie, in un luogo situato sotto le stanze ove erano custodite le robe nel monte impegnate) acceso il fuoco sotto del proprio letto, tanto si apprese, che innalzatesi Ie fiamme, ad un tratto abbruciarono la maggior parte del detto S. Monte con quanto vi era dentro, eccetto alcune gioie ed ori, che con prestezza furon salvati per opera di alcune milizie Albanesi, che indi poco discosto aveano il loro quartiere; e se i pubblici Rappresentanti non ci avessero con incredibile fatica assistito, certamente che il S.Monte con tutte le case in intorno sarebbero state dal fuoco incenerite. Non vi erano Muratori, nè Facchini, nè Torcolotti o portavini, quali sono obbligati per legge porger aiuto in tali occasioni, sendo perciò esenti dalla gravezza o estimo, a cui sono soggetti glI altri artefici. ll vino era per grande penuria salito a Scudi cinquanta la botte, che in oggi farebbe il prezzo di L. 450…”
Per cronaca, va aggiunto che questo infausto avvenimento “fece crescere d’assai la forza della pestilenza, per lo concorso delle persone accorse” a spegnere l’incendio in uno spazio così ristretto.
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Fonte: srs di Andrea Schiavone, da facebook LA ME BELA VERONA del 28 marzo 2020
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