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OLOCAUSTO AFRICANO, DIMENTICATO DAGLI OCCIDENTALI.
Il volto nascosto della schiavitù.
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Si chiama Maafa, è l’equivalente del termine Shoah, riferito all’Olocausto africano, detto anche Olocausto della schiavitù, o Black Holocaust. Deriva dallo swahili e significa “disastro, tragedia”. Si riferisce ai 500 anni di schiavitù, imperialismo, colonialismo, apartheid. Tutto il continente ne porta ancora le conseguenze, sia sociali che economiche.
Il colonialismo non è terminato, come sostengono i libri di scuola, con il ritiro degli eserciti occidentali dalle colonie. Bensì ha cambiato forma.
Il “colonialismo post-moderno” avviene mediante dei governanti locali che rispondono agli interessi stranieri e lobbistici, e non a quelli del proprio popolo e della propria terra. Regimi autoritari che mantengono il popolo nella miseria, reprimendo ogni forma di dissenso, anche la più pacata.
“Se noi europei non andavamo a saccheggiarli, oggi non sarebbero in condizioni di povertà”. “Li abbiamo colonizzati, schiavizzati, abbiamo depredato le risorse e ce ne siamo andati lasciandoli morire di fame“.
Concetti simili, tutti giusti nel merito, ma sbagliati in quanto riferiti ad una epoca coloniale che parrebbe appartenga al passato e terminata con il ritiro delle truppe.
Il colonialismo non è finito. Si è semplicemente trasformato.
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Impiccagioni del popolo Herero (gruppo etnico Bantu) da parte dei tedeschi. 1907 Namibia-Est Africa
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Se in passato i governi europei imponevano i loro interessi con la forza delle armi, e con l’occupazione militare, oggi non ne hanno più bisogno. Dopo decenni di colonizzazione, gli europei hanno “creato” una classe dirigente fedele ai loro interessi più che alla popolazione, e gli hanno consegnato le nazioni. In parole povere, governi fantoccio. Filo-guidati dall’ex colonizzatore, che “ufficialmente” si è ritirato, ma continua ad influire nelle scelte delle ex colonie, favorendo gli interessi non della propria nazione, bensì delle lobby della propria nazione. I pochi governanti che hanno cercato di cambiare questo stato di cose, come Thomas Sankara, sono stati assassinati o destituiti, anche con colpi di stato.
In alcuni casi, per acquisire il controllo delle nazioni sono stati concessi significativi prestiti, che sono finiti nelle casse dei dittatori, non certo a beneficio delle popolazioni, pur quanto indebitare un popolo non è mai qualcosa di positivo. Infatti i debiti lievitano, e rendono la nazione succube dei creditori, con il beneplacito dei governanti burattini di turno che pensano solo ad arricchire le loro famiglie.
Grazie a governi corrotti, a dittatori autoritari disposti a tutto per i propri personali interessi, le risorse naturali vengono sfruttate dalle lobby straniere, che in cambio lasciano tanto inquinamento e qualche briciola. In Africa si sono insediate industrie inquinanti, e sovente vengono smaltiti i rifiuti più inquinanti provenienti dall’Europa.
È facile dire “devono stare a casa loro” ed altri simili slogan, dopo che siamo stati noi (arabi, europei, americani) per primi ad andare a casa loro. E se questa gente oggi è costretta a scappare dalle loro terre, è per colpa nostra. Di quello che abbiamo fatto e di quello che stiamo continuando a fare.
I popoli europei hanno portato morte e distruzione in tutto il mondo. Abbiamo “scoperto le americhe”, trucidando senza pietà cento milioni di indiani nativi solo nelle terre che oggi conosciamo come Stati Uniti d’America (gli USA) per non parlare di quello che abbiamo combinato anche in sud America, dove oltre a schiavizzare i popoli locali, e spogliandoli non solo dei loro beni, ma della dignità di uomini. Sono stati deportati in Sud America oltre 10.000.000 di schiavi provenienti dall’Africa, persone che venivano catturate e vendute come schiavi, che venivano private della libertà e costrette a lavorare duramente, in cambio di una ciotola di riso. Vivevano incatenati, il padrone poteva infliggere loro qualsiasi punizione, e solo in alcuni luoghi l’uccisione di uno schiavo era considerato un reato. La stessa sorte, anzi forse peggiore, capitava alle schiave, abusate come potete immaginare, in tutti i sensi.
Pochi sanno che la schiavitù fu avallata e autorizzata dalla Chiesa, tramite un’apposita bolla papale. Di seguito riporto brevemente come la Chiesa operò riguardo la tratta atlantica degli schiavi:
Il 16 giugno 1452 papa Niccolò V aveva scritto la bolla Dum Diversas, indirizzata al re del Portogallo Alfonso V, in cui riconosceva al re portoghese le nuove conquiste territoriali, lo autorizzava ad attaccare, conquistare e soggiogare i saraceni, i pagani e altri nemici della fede, a catturare i loro beni e le loro terre, a ridurre gli indigeni in schiavitù perpetua e trasferire le loro terre e proprietà al re del Portogallo e ai suoi successori. Questo documento, con altri di simile tenore, venne usato per giustificare lo schiavismo.
Spesso si leggono articoli sull’inquisizione, sulle crociate, sulla “caccia alle streghe” che costò la vita a migliaia di donne, ma difficilmente qualcuno ricorda il ruolo e le responsabilità della Chiesa sulla tratta degli schiavi.
La cosa “bella”, per così dire, che fa capire come funzionano le cose, e come i carnefici manipolino le masse, è che oggi, le popolazioni del Sud America, ed in particolare in Brasile, dove sono stati deportati milioni di schiavi dall’Africa, con l’avallo del Vaticano, la religione ufficiale, seguita dalla maggioranza delle persone, è proprio quella cattolica. Milioni di persone discendenti di schiavi seguono e ubbidiscono alla stessa chiesa che ha autorizzato la tratta degli schiavi, imponendo la religione in questione a popolazioni che non la conoscevano.
La tratta degli schiavi è una delle pagine più buie e grigie della storia dell’umanità, ma è caduta nel dimenticatoio.
Per secoli e da secoli gli arabi, poi gli europei (ed in seguito i loro discendenti statunitensi) sfruttano e piegano ai loro interessi il mondo intero.
Se in Sud America ed in Africa fanno la fame, è grazie ai nostri governi. Non solo a quelli responsabili della tratta degli schiavi e del colonialismo, ma anche dei più recenti, che hanno favorito l’ascesa e vanno a braccetto con sanguinari dittatori, pronti a svendere le risorse naturali del proprio paese in cambio di ricchezza personale, sacrificando milioni di esseri umani.
L’unico governante africano che ha provato a conseguire gli interessi del proprio popolo, fu Thomas Sankara, che ovviamente fu fatto uccidere. Sankara pur con pochi mezzi, riuscì a risollevare le condizioni del Burkina Faso. Riuscì a garantire un piatto di riso a tutta la popolazione. Dopo il suo assassinio, il Burkina Faso è tornato a fare la fame.
Purtroppo a scuola ci insegnano quello che gli pare, quello che fa comodo al potere e alla élite. Ci sono tragedie che vengono ricordate solennemente tutti gli anni, come l’olocausto ebraico, e altre che non trovano menzione nella storia, come il genocidio armeno, la tratta degli schiavi. Quest’ultima pagina di storia viene insegnata molto blandamente ed in modo sfumato, distante, come se fosse una novella e non storia. Non ci sensibilizzano, non ci fanno capire cosa abbiamo combinato. Le atrocità indicibili che abbiamo commesso.
Abbiamo distrutto la vita a milioni di persone, rendendo impossibile il loro futuro, e pretendiamo che se ne stiano li a morire di fame, mentre le nostre multinazionali saccheggiano quello che gli è rimasto, lasciando un 5-10% degli utili alla famiglia del despota di turno, e portando in occidente il resto. Al massimo le popolazioni locali possono lavorare duramente nelle raffinerie nigeriane, nelle miniere, nella raccolta dei diamanti o nell’estrazione dell’oro, per una paga spesso non superiore ai 3-4 dollari al giorno.
Vedo persone che si lamentano della crisi, quando questa per loro significa dover rinunciare ad una cena al mese, cambiare cellulare una volta all’anno e non ogni sei mesi, fare le vacanze un po’ più modeste del solito, che poi inveiscono contro coloro a cui è stato tolto tutto.
Ognuno pensa al proprio orticello, se il vicino di casa viene calpestato non ci riguarda, importante è che non tocchi a noi. Ecco come ragiona la maggioranza delle persone. Pronte a difendere i propri privilegi con le unghie e con i denti, e menefreghisti totali per ciò che riguarda gli altri.
Certamente la soluzione non è nella migrazione di massa dei popoli africani verso l’Europa, ma questa è l’unica possibilità che intravedono queste popolazioni vessate. I governi occidentali avevano promesso di devolvere una piccola percentuale del proprio PIL al contrasto della fame nel mondo, avevano promesso – negli anni 70′-80′ – che entro il 2000 avrebbero debellato la fame nel mondo. Invece la fame nel mondo e la miseria sono aumentate. E stanno sbarcando anche in Europa.
L’errore che commettono gli europei, è pensare che a loro non sarà mai fatto ciò che è stato fatto ad altre popolazioni, come se per i poteri forti un cittadino con passaporto italiano o francese o canadese, fosse più importante di un iracheno, un libico o un afghano. A queste persone stanno a cuore solo i propri interessi, e nulla più.
Fino a qualche decennio fa, per poter fare quello che gli pare all’estero, i poteri forti avevano la necessità di godere del consenso dei loro popoli. Che in qualche modo, dovevano “avallare” il loro operato. Le popolazioni occidentali stavano bene, vivevano abbastanza agiatamente, e se ne fregavano di cosa i lobbisti ed i loro governi facessero in colonie lontane migliaia di chilometri. Oggi l’élite dominante non ha più bisogno del nostro “consenso”, non si deve più preoccupare di farci stare bene. Le logiche del potere e del controllo globale sono cambiate.
L’olocausto africano non è stato causato solo dagli occidentali (termine corretto visto che gli europei dell’est non hanno nessuna colpa) ma anche, come abbiamo accennato, dalle altre potenze del passato e del presente. Purtroppo ci si dimentica che i soli arabi sono stati responsabili di una tratta stimata tra i 10 e i 18 milioni di persone (vedi Zanguebar, il paese degli Zanj), ed anche gli africani furono forti schiavisti in particolare gli etiopi, d’altronde senza l’appoggio di africani era impossibile per gli europei addentrarsi nell’interno dell’Africa.
Anche adesso il neocolonialismo è fatto sia dalle potenze arabo-islamiche (Arabia Saudita su tutti) sia da India e Cina. Quest’ultima controlla praticamente l’economia di alcuni stati tra cui Angola e Zambia.
Non va inoltre dimenticato che gli invasori europei hanno colonizzato l’Africa secondo il principio dettato dalla legge “Terra Nullius“, un’espressione latina che deriva dal diritto romano che significa “Terra di Nessuno”, e che viene utilizzata nel diritto internazionale per descrivere “… un territorio che non è mai stato soggetto alla sovranità di uno stato, o di un qualsiasi regnante sul quale abbia esplicitamente o implicitamente rinunciato alla sovranità. La sovranità sul territorio, che è “Terra Nullius” può essere acquisita attraverso l’occupazione”.
Molte isole sono state acquisite in questo modo, quando è stato possibile macellare la piccola popolazione e facilmente dimostrare che la terra era vuota prima dell’arrivo di potenze coloniali.
Ma ben presto, le potenze coloniali furono nella difficoltà di trovare “terreni appartenenti a nessuno”.
L’Africa non è mai stata una Terra di Nessuno.
Di conseguenza, la legge “Terra Nullius” è stata modificata includendo “… la terra abitata da selvaggi e persone incivili”. Ma anche in questo caso, il potere coloniale ha trovato difficoltà a dimostrare che l’Africa era una terra di selvaggi e popolata da persone incivili, incontrando invece, come incontrovertibilmente dimostrato, re e regni con grandi palazzi e norme politiche e sociali altamente sviluppate. In questa fase, il potere coloniale ha dovuto distruggere ogni segno di civiltà.
Da allora in poi, il potere coloniale ha speso un sacco di energie per distruggere e bruciare edifici storici e monumenti africani, per macellare l’élite africana di ingegneri, scienziati, artigiani, scrittori, filosofi, ecc.
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Nel “Musée d’Histoire Naturelle” di Parigi sono esposte 18.000 teste umane di persone uccise dalle truppe coloniali francesi e dai missionari. Tra le teste ci sono quelle di re africani e delle loro famiglie, di ingegneri africani, scrittori, ufficiali dell’esercito, capi spirituali, ma anche di uomini comuni, donne, bambini, tanto che ai francesi è sembrato strano, abbastanza esotico o interessante l’aver ucciso per arricchire il loro Museo di Storia Naturale in cui essi mostravano principalmente teschi di animali per rappresentare la bio-diversità e l’evoluzione.
La Francia non rimase sola nella competizione europea di decapitare il massimo della varietà di persone esotiche. I teschi e teste di molti africani sono stati trovati in musei e luoghi insoliti in giro per l’Europa.
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Un’altra conseguenza della legge “Terra Nullius” definita come una terra abitata da selvaggi, ha portato alla cattura di africani mostrati poi negli zoo e manifestazioni pubbliche in tutta Europa, per dimostrarne la condizione primitiva, l’inferiorità e la barbarie del popolo africano.
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Schiavi transatlantici nelle Americhe e schiavi islamici attraverso il Sahara, il Mar Rosso e l’Oceano Indiano.
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Ufficiale coloniale britannico con commercianti di schiavi islamici a Zanzibar
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Sebbene sia stato scritto molto sul commercio degli schiavi transatlantici, sorprendentemente poca attenzione è stata data al commercio di schiavi islamici attraverso il Sahara, il Mar Rosso e l’Oceano Indiano.
Mentre il coinvolgimento europeo nel commercio degli schiavi transatlantici nelle Americhe è durato per poco più di tre secoli, il coinvolgimento arabo nel commercio degli schiavi è durato quattordici secoli, e in alcune parti del mondo musulmano continua ancora oggi. Un confronto tra la tratta degli schiavi musulmani e il commercio degli schiavi americani rivela alcuni interessanti contrasti.
Mentre due schiavi su tre spediti attraverso l’Atlantico erano uomini, le proporzioni erano invertite nella tratta degli schiavi musulmani. Due donne per ogni uomo sono state schiavizzate dai musulmani.
Mentre il tasso di mortalità per gli schiavi trasportati attraverso l’Atlantico era pari al 10%, la percentuale di schiavi morenti in transito nel Sahara e nella tratta degli schiavi dell’Africa orientale era tra l’80 e il 90%!
Mentre quasi tutti gli schiavi spediti attraverso l’Atlantico erano per lavoro agricolo, la maggior parte degli schiavi destinati al Medio Oriente musulmano erano per lo sfruttamento sessuale come concubine, harem e per il servizio militare.
Mentre molti bambini sono nati da schiavi nelle Americhe, e milioni di loro discendenti sono cittadini in Brasile e negli Stati Uniti fino ad oggi, pochissimi discendenti degli schiavi che sono finiti in Medio Oriente sopravvivono.
Mentre la maggior parte degli schiavi che andavano nelle Americhe potevano sposarsi e avere famiglie, la maggior parte degli schiavi maschi destinati al Medio Oriente venivano castrati e la maggior parte dei bambini nati da donne venivano uccisi alla nascita.
Si stima che almeno 11 milioni di africani siano stati trasportati attraverso l’Atlantico (il 95% dei quali è andato all’America del Sud e centrale, principalmente a possedimenti portoghesi, spagnoli e francesi, mentre solo il 5% degli schiavi è andato negli Stati Uniti).
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Un Olocausto insabbiato.
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Herero sopravissuti. Namibia
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Le stime variano da 10 a 25 milioni di africani morti sulle navi negriere in rotta dall’Africa alle Americhe.
Una vita di schiavitù attendeva coloro che sono sopravvissuti. Questo massiccio crimine contro l’umanità, consistente nell’asservimento e nella riduzione in schiavitù di decine di milioni di gli esseri umani, è solo una parte dell’Olocausto Africano.
Eppure si può setacciare il capitale dell’architettura commemorativa degli Stati Uniti d’America e trovare poche prove che l’olocausto razziale si sia effettivamente verificato.
A Washington DC si trova un monumento per commemorare l’Olocausto ebraico, ma nessuno per l’Olocausto africano.
Ma non sono solo i monumenti che dovrebbero ricordare i crimini contro le persone di colore.
Anche il Campidoglio Historical Society, non ha mai pubblicato nulla circa l’uso degli schiavi africani per la costruzione di Capitol Hill ed il Palazzo del Presidente che in seguito divenne noto come la Casa Bianca. Gli schiavi non sono stati pagati un centesimo, invece, il governo ha accettato di pagare i loro proprietari cinque dollari al mese per ogni schiavo.
La cospirazione continua ancora oggi. Quando, nel 1993, un membro di colore del Congresso ha introdotto un disegno di legge che chiedeva all’America di riconoscere le ingiustizie e l’inumanità della schiavitù e la conseguente discriminazione contro i negri tra il 1619 e il 1865, ha visto il sostegno di solo 28 dei 435 membri della Camera dei rappresentanti, 18 dei quali erano negri. Questo nonostante il fatto che il disegno di legge chiedeva solo alla commissione di studiare gli effetti della schiavitù e la discriminazione razziale che ne seguì, e non per riparazioni di carattere economico.
Guardando l’Africa di oggi non si può credere che questo sia lo stesso continente, ritratto maestosamente negli scritti dei primi studiosi. Nel 1352, lo scrittore marocchino Ibn Battuta, studioso e grande viaggiatore del mondo, scriveva del Mali: “Una delle buone caratteristiche del governo e del popolo del Mali è la mancanza di oppressione. Un’altra delle loro buone caratteristiche è la sicurezza, che abbraccia l’intero paese. Né il viaggiatore, né l’uomo che rimane a casa ha nulla da temere da un ladro o da un usurpatore “.
L’Africa era in pace con se stessa e con il resto del mondo prima che arrivassero i mercanti di schiavi. La schiavitù ha devastato la terra e vecchi ricordi sono scomparsi e con loro i regni stabili sulla costa orientale dell’Africa, dove il leader era chiamato Waqlimi, un titolo dato ai re scelti per governare con equità. Non si parla ormai più della giraffa donata dal re di Malindi, oggi in Kenya, al re della Cina nel 1414, tanto che questa “mitica creatura” creò un entusiasmo tale da inviare nel 1417 un ambasciatore cinese a Malindi per i ringraziamenti. Pensate forse che quest’Africa avesse bisogno di insegnamenti circa la democrazia e la stabilità di un paese?
Verso il 1500, con l’arrivo degli occidentali, spariva la tranquillità dell’Africa. I portoghesi portarono solo morte e guerra su tutta la costa orientale dell’Africa. “Sembravano solo curiosi, ma mentre guardavano saccheggiavano. Hanno subito iniziato la deportazione in schiavitù degli africani. Molti sono stati catturati e (più tardi si è saputo) imbarcati sulle navi in attesa lungo la costa senza una destinazione a noi nota. Nessuno tra quelli che furono portati via è stato mai più rivisto”, è rimasto scritto nei testi arabi e non dell’epoca.
Ancor prima l’8 agosto 1444, una caravella portoghese di 600 tonnellate arrivò al porto di Algarve (a sud del Portogallo), scaricando quello che doveva essere il primo carico di esseri umani per l’Europa. 235 schiavi africani vivi, visti in un campo aperto. Non è dato sapere quanti furono quelli deceduti durante il tragitto e buttati a mare.
Il cronista portoghese Gomes de Eannes Zurara ha descritto la scena così:
“Qual’è il cuore che potrebbe essere così difficile da non essere trafitto da una sensazione peggiore di vedere quella compagnia? Alcuni hanno mantenuto le loro teste basse e le loro facce si sono bagnate di lacrime, guardandosi l’un sull’altro. Altri stavano gemendo molto dolorosamente, guardando all’altezza del cielo, fissando gli occhi su di esso, piangendo ad alta voce, come se chiedessero aiuto dal Padre della Natura, altri colpivano i loro volti con i palmi delle loro mani, gettandosi a piena lunghezza sul terreno, mentre altri emettevano solo lamenti”.
Come se non bastasse gli storici occidentali vorrebbero farci credere che tutti i leader africani avessero accettato il commercio degli schiavi e non protestassero mai il furto del loro popolo.
Il re Affonso del Congo scrisse al re Joao del Portogallo nel 1526: “Ogni giorno, i commercianti rapiscono il nostro popolo, i figli di questo paese, i figli dei nostri nobili e dei vassalli, persino le persone della nostra stessa famiglia: questa corruzione e la depravazione è così diffusa che la nostra terra è completamente spopolata: è nostro desiderio che questo regno non sia un luogo per il commercio o il trasporto di schiavi.”
Nipoti di Re Affonso furono catturati mentre si recavano in Portogallo per l’istruzione religiosa e portati in schiavitù in Brasile.
In risposta alla lettera di Re Affonso, Joao del Portogallo scrisse: “Mi dici che non vuoi fare scambi di schiavi nei tuoi domini, perché questo commercio sta spopolando il tuo paese, mentre i portoghesi, al contrario, mi dicono quanto è vasto il Congo e come sia popolato tanto che sembra che nessuno schiavo lo abbia mai lasciato.“
La diaspora nera per gli orrori del commercio degli schiavi e la discriminazione razziale legalizzata che ne seguì, stanno diventando sempre più forti e più urgenti specialmente negli USA.
Durante la seconda guerra mondiale, sei milioni di ebrei sono morti per mano dei nazisti. Ma la sofferenza degli ebrei e il crimine contro di loro non si avvicina neppur minimamente a quello che gli africani hanno subito.
Per dodici anni la Germania nazista ha inflitto orrori agli ebrei europei, e la Germania ha pagato, ha pagato individualmente gli ebrei, ha pagato lo stato di Israele: per due secoli e mezzo l’Europa e l’America hanno inflitto orribili ed incomprensibili sofferenze all’Africa e al suo popolo. L’Europa non solo non ha pagato nulla, ma non sazia, ha fatto seguire al commercio degli schiavi la rimappatura dell’Africa per un ulteriore sfruttamento economico europeo.
Nessuna razza, nessun gruppo etnico o religioso, ha sofferto così tanto per un periodo così lungo quanto i negri per mano di coloro che hanno beneficiato, con la connivenza del governo degli Stati Uniti, della schiavitù e dal secolo di ostilità razziale legalizzata che ne seguì.
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Gli Ebrei e… l’Olocausto Nero.
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Olocausto Nero
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Del tanto biasimato traffico degli schiavi, proprio gli Ebrei sono stati per secoli gli ideatori, i promotori, ed i massimi e principali beneficiari.
Prove certe di ciò, le abbiamo fin dall’epoca di Giustiniano, quando gli Ebrei di Roma, che ne detengono il monopolio, sfidando i decreti degli anni: 335, 336, 339,384, 415, 417, 423,438, e 743, fanno del commercio umano la loro principale ma non unica fonte di guadagno. Gli Ebrei dominano difatti parecchi settori dell’economia romana, compreso il traffico degli schiavi, le attività bancarie, il commercio interno ed estero. Essi hanno, all’epoca, ottenuto anche il monopolio di specifiche attività industriali, quali l’industria tessile dell’abbigliamento, quella dei prodotti vetrari, e la vendita degli articoli di lusso.
Crollato l’Impero Romano, i commerci continuano nella Penisola Iberica, e i mercati ebrei degli schiavi mantengono il loro vivace dinamismo, e i loro serrati ritmi di “fornitura” della preziosa merce umana. Molti Ebrei sono proprietari di navi, di terre coltivate per loro da contadini gojim o goyim ***, e molti sono medici; ma la maggior parte di essi si dedica al fiorente commercio degli schiavi, e, ovviamente, al prestito ad interesse, comunemente noto come “Usura”.
Il Concilio di Macòn permette tuttavia ai Cristiani di riscattare dagli ebrei i loro schiavi, per 12 soldi; sia per liberarli che per prenderli al loro “servizio”.
Nella Spagna Visigota, i mercanti Ebrei sono al primo posto fra coloro che procurano schiavi da vendere: Celti o Slavi; finché nel VII secolo, l’ondata crescente di antisemitismo non ne limiterà pesantemente le attività.
Sotto Carlo Magno, che ha come medici personali gli Ebrei Abul Ferradsh, e Sabattai Ben Abraham, gli Ebrei Francesi, autorizzati da uno speciale editto imperiale, ed avendo come soci in affari i loro confratelli spagnoli, “comprano” in Europa i figli dei propri ed altrui debitori, e li piazzano sui mercati musulmani dell’Oriente. Questo Traffico vergognoso, ritenuto allora lecito, sarà vietato solo negli anni 779, 781, e 845.
Quello dei Carolingi è un regno in cui gli Ebrei possono viaggiare liberamente, intraprendere commerci locali ed internazionali, giungendo fino alla Cina, come fa il Consorzio dei Radaniti: mercanti ebrei che partono dalla prospera regione del Rodano. Essi prestano danaro ai nobili cristiani, ai vescovi, o ai monasteri, trafficano in schiavi, ed hanno estese proprietà vinicole nel Sud della Francia.
Nel VI Secolo, al seguito dell’invasione Franca, operano in Francia i mercanti “Levantini”, o “Siriani”. In realtà la maggior parte di loro sono degli ebrei che esportano pelli, legname, spade, e schiavi, ed agiscono anche come mediatori fra Cristiani ed Islamici. I biondi schiavi germanici sono difatti assai richiesti nelle città arabe, specie i giovinetti e le fanciulle.
Con l’Ascesa ed il dilagare dell’Islam, grandi opportunità si aprono per i mercanti ebrei: fornire schiavi neri o musulmani, al mondo cristiano, e bianchi e cristiani a quello islamico. Lungi dal danneggiare gli Ebrei, l’Islam, difatti ne accresce l’importanza ed il potere, dato che a sostenere il commercio non restano che loro, che ora trafficano prevalentemente in carne umana.
Gli Ebrei bizantini acquistano regolarmente giovani Slavi a Praga, per venderli come schiavi. Il traffico, del tutto legale, si espande sotto il figlio Ludovico il Pio, Re d’Aquitania dall’804, ed Imperatore dall’814 all’840, che vive sotto l’influsso della sua seconda moglie, la mezza ebrea Yehudith, figlia del Conte Welf, capostipite dei Guelfi, ed è “ben consigliato” dal suo Grande Cancelliere e prete: Elisachar, anch’egli ebreo.
Dall’804 capo della Cancelleria Imperiale d’Aquitania e poi anche di quella di Aquisgrana, questo “servo fedele” verrà ricompensato con le Abbazie di Saint Aubir, Saint Jacques, e Saint Jumeges, per poi passare, disinvoltamente, nell’830, alle schiere dei nemici del suo amato Imperatore.
Fatto della stessa pasta, lievita nella cerchia ristretta del Pio Ludovico anche il Diacono Imperiale Bodo, che, fingendo di partire in pellegrinaggio per Roma, ripara invece a Saragozza in mano agli arabi, dove il 22 maggio 838 non solo si converte al giudaismo e si fa circoncidere, ma preso il nuovo nome di Eleazar, sposa un’ebrea e diviene capo delle forze d’attacco musulmane.
Particolarmente richiesti sono i giovanissimi schiavi evirati, adatti ai molteplici usi sessuali dell’harem, e che malgrado l’esplicito divieto talmudico della castrazione, gli Ebrei – gli affari sono pur sempre affari – provvedono a consegnare già debitamente “effeminati”, in quanto l’operazione è severamente proibita in tutto l’Islam. La “Preparazione” avviene ad Arles, Lione, Narbona, su cui regna dal 768 al 900 la dinastia ebraica dei Natronai-Makhit-Aymer. Verdun è uno dei luoghi ove si elabora il “prodotto” umano grezzo, prima di esportarlo verso i ricchi mercati d’Oriente.
I mercanti ebrei di Francia mantengono delle strettissime relazione con i loro correligionari di Spagna, Nord Africa, ed Egitto; ed importano spezie, profumi, pietre preziose, seta indiana e cinese. La principale città della Normandia, Rouen, diventa l’insediamento più importante dei mercanti ebrei nell’Europa settentrionale.
Con i Normanni, gli Ebrei entrano poi in Inghilterra, e nel 1125 essi sono presenti nella città di Londra, e nell’entroterra inglese: come prestatori ad usura. In Italia, l’Ebreo di Napoli, Basilius, dato il divieto qui imposto agli Ebrei, di trafficare in schiavi, fa battezzare i figli, per continuare la tratta, resa lecita dal loro nuovo nome cristiano.
Nei Paesi Slavi, dell’Europa Orientale, il “Judaeus Mercator” o Mercante Ebreo, scambia, commercia, fa da mediatore, presta ad usura, schiavizza e vende; e diventa quindi ricchissimo. Intermediatori diplomatici ed interpreti, fra Cristiani ed Islamici, o con il Khan dei Khazari, gli ebrei sono alla Corte di Carlo Magno e poi a quella di Ottone I, nel 965. Essi parlano l’arabo, il persiano, il greco, il francese, lo spagnolo, lo slavo, e dominano totalmente la tratta ed il commercio degli schiavi.
La loro specialità è la compravendita dell’umanità non ebraica: acquistano e piazzano sul mercato ragazzi e ragazze slavi, o germanici, sia in Oriente che in Spagna, e gli Ebrei di Spagna procedono, come si è detto, anche alla loro castrazione, per fornire preziosi eunuchi e carne da letto e piacere, agli harem ed ai postriboli del mondo islamico, e dell’Oriente. A Praga, Cracovia, e Kiev, vivono perciò moltissimi mercanti ebrei, che per l’intero Medioevo, sono i principali compratori e smerciatori di schiavi. Essi mantengono questa supremazia, internazionale, anche nel 1300 e nel 1400. In questo periodo, gli Ebrei di Maiorca, mercanti di fanciulli e d’uomini, sono in stretti rapporti d’affari con i loro consimili in Nord Africa, che hanno nel mondo arabo, un’ampia libertà di movimento.
Gli Ebrei sono orefici a Fez, ed a Ceuta, dove spesso si mescolano ai berberi ed ai negri, ed egemonizzano anche il mercato dell’oro: dall’Africa Nera al sultanato di Memcen, e poi verso l’Europa. Con la scoperta del Nuovo Mondo, gli ebrei, sub specie di convertiti e marrani, siano essi Portoghesi, Francesi, Spagnoli, Olandesi, od Inglesi, poiché nominalmente appartenenti a questi Paesi, ma pur sempre ebrei, sono i maggiori importatori di schiavi, e i più ricchi piantatori di canna da zucchero, nelle isole di Madeira e Sao Tomé.
Dal 1492 essi introducono schiavi e piantagioni in Brasile, trasformandolo nel primo produttore mondiale di zucchero. A fine secolo gli Ebrei sono presenti in 200 insediamenti costieri, nominalmente “Portoghesi” od “Olandesi”, ma che, commercialmente e finanziariamente, sono completamente in mano loro. Ora hanno un ruolo egemonico e centrale nella tratta dei Negri dall’Africa sub sahariana, come l’avevano avuto, per tutto il Medio Evo ed il Rinascimento, in quella dei Bianchi dall’Est Europeo.
Con l’istituzione nel 1621 della Dutch West India Company, in cui gli Ebrei controllano fin dall’inizio buona parte delle azioni, essi sono finanziatori, imprenditori, ed organizzatori commerciali di primo piano, nei vari traffici con e dalle Americhe. Il Brasile cede il suo primato alle zone caraibiche, e “portoghese” diviene allora, un sinonimo per indicare il “negriero ebreo”. Perno del traffico negriero è il porto brasiliano di Recife nel Pernambuco, occupato militarmente dalla Compagnia nel 1630.
Le rivolte degli schiavi e la conquista del territorio da parte dei portoghesi non ebrei, portano nel 1654 all’espulsione totale degli Ebrei “olandesi”, ed alla loro fuga verso Nord. Alla metà del 1600, gli Ebrei sono saldamente attestati:
1. Nel Suriname, la colonia ebraica per eccellenza, con per capitale Paramaribo, nota come Jöden Savane. Commercianti, piantatori, e negrieri, gli ebrei decadono con l’abolizione del commercio schiavistico, del 1819, e poi con l’emancipazione degli schiavi, del 1863. Nel 1670 e nel 1719, la popolazione ebraica è di 10.000 abitanti. Alla fine del ‘700, malaria e schiavi fuggiaschi, che minacciano di morte la popolazione ebraica, “bianca”, portano all’evacuazione della Colonia. La capitale viene invasa dai negri, che la distruggono quasi completamente.
2. In Guayana, dove nel 1662 giunge il vascello Monte del Cisne, che sbarca 152 ebrei livornesi.
3. Nelle Isole Barbados, la cui popolazione si compone quasi esclusivamente d’Ebrei.
4. A Curaçao, che nel 1648 è il maggior centro caraibico di smistamento degli schiavi.
5. A Coro, in Venezuela.
6. A Santo Domingo.
7. Nelle Isole di Giamaica e Martinica.
La prima piantagione di canna da zucchero, con annessa distilleria per il Rhum, viene fondata nel 1655 da Benjamin da Costa, proveniente dal Brasile, con altri 900 confratelli ebrei, e con 1100 schiavi, a Nevise poi a Saint Eustatius e Saint Thomas. Per secoli, il commercio degli schiavi costituisce, quindi, la principale fonte di sussistenza e guadagno degli Ebrei, e la loro partecipazione, nella assai lucrosa “tratta dei negri”; che avrà luogo dal 1600 al 1850, è centrale, entusiastica, e totale. Famoso resta, fra gli altri suoi simili, il negriero ebreo settecentesco Aaron Lopez.
Quanto al 1700 ed al Nord America, i più operosi e ricchi negrieri sono tutti ebrei; mercanti a New York, Newport, e Rhode Island. Essi sono attivamente impegnati, nel traffico di rhum e di schiavi a Baltimora, Filadelfia, Boston, Norfolk, Richmond, Charleston e Savannah. Impediti nell’insediamento, ed espulsi dalla Georgia, essi si spostano nel South Carolina, in tale numero che Newport viene chiamata Jewport, e la regione di Savannah prende il nome di Jewland.
A fine ‘700, Charleston ha 500 ebrei, e nel 1775 elegge al Congresso Rivoluzionario Provinciale, a ricoprire una carica legislativa, l’Ebreo più importante d’America: il Piantatore d’indaco e proprietario-mercante di schiavi Francio Salvador. Coloni ebrei si stabiliscono in tutto il Nord America; nel New Nederland, nel 1621, in Virginia e nel Massachusetts nel 1624, Nel 1649, Il 22 Agosto 1654, a Nieuw Amsterdam, poi New York, sbarcano 23 ebrei, che si stabiliscono nel quartiere di Manhattan. Sono i primi di una lunga serie d’arrivi, che porterà l’attuale città di New York a contare più di tre milioni e mezzo d’ebrei.
Nelle Colonie Inglesi, la schiavitù resta proibita fino al 1661, quando cinque ricchi ebrei di Filadelfia: Sanford, Lay, Woolman, Solomon, e Benezet, riescono, ovviamente con la corruzione, a fare abrogare i divieti, impiantando poi una fitta rete di propri “corrispondenti”; sulle coste africane, in Olanda e in Inghilterra.
Nel 1761, sempre a Filadelfia, David Franks, membro di una delle più stimate famiglie negriere ebree, e padre di Rebecca, moglie del generale inglese Henry Johnson, è il primo firmatario di una petizione, per l’abolizione di una tassa sull’importazione di schiavi. In Georgia, i primi ebrei giungono nel 1733, e ripartono, in seguito al divieto di importare schiavi e liquori; poi una seconda “invasione” ebraica si verifica nel 1749, dopo l’abrogazione del divieto; nel 1761 sono negri la metà dei 30.000 Georgiani.
Grazie al traffico negriero e schiavistico, anche Nieuw Amsterdam, caduta sotto il dominio inglese nel 1664, e ribattezzata New York, diviene, a partire dal 1730, la più ricca città coloniale d’America, pur essendo politicamente meno importante di Boston e di Filadelfia. La fortuna degli Ebrei portoghesi, come Aaron Lopez viene soprattutto dal traffico negriero del ventennio 1756-1774. Difatti, gran parte del commercio di schiavi e del traffico negriero del 1500 e 1600 a Lisbona, è finanziato da Ebrei convertiti, o Marrani: i Nuovi Cristiani, o Conversos.
I Marrani vanno considerati come Ebrei a tutti gli effetti, dato che le conversioni sono per lo più un mezzo fittizio ed opportunistico per aggirare le leggi, che impediscono agli Ebrei il traffico negriero ed altri “affari”.
Diego Caballero di Sanlucar de Barrameda e di Siviglia, la famiglia Jorge Fernaò Narbonha, Antonio Fernandes Elwas, sono tutti marrani ed ebrei trafficanti di schiavi, assieme ai loro familiari e parenti. Gli Ebrei sono, nei secoli del traffico umano degli schiavi, i maggiori commercianti al dettaglio nel Brasile olandese.
Quanto ai profitti, nel maggio del 1752 Aaron Lopez sbarca, con un unico viaggio, 217 individui pagati 4.300 dollari, viaggio compreso, rivendendoli poi a 41.438 dollari, con un ricavato lordo di 37.138 dollari. Anche calcolando le perdite, ovvero i morti durante il tragitto, che spesso sono più della metà del carico sbarcato e venduto, si tratta pur sempre di un affare assai lucroso, che moltiplica praticamente per 10 l’investimento iniziale.
La nave negriera Abigail, lascia Newport carica di 9.000 galloni di rhum, ferro, polvere da sparo, pistole, cianfrusaglie ornamentali, e catene; che scambia in Africa con merce umana. Ogni schiavo, il cui prezzo dipende dal sesso, dall’età, dalla bellezza, e dallo stato generale di salute, costa da 18 a 20 dollari di merce varia, e viene poi rivenduto, sul mercato americano, per ben 2000 dollari.
Si hanno “perdite in mare” e decessi che vanno dal 20 al 50% della merce umana, e, nel 1700, secolo d’oro dei negrieri e della tratta, si calcola che annualmente vengano rapiti in Africa centinaia di migliaia di Africani. Nei tre secoli della lucrosa Tratta Ebraica dei negri, vengono deportati oltre oceano fra i 50 e i 90 milioni di negri, il che, stimata la quota minima delle perdite previste, porta ad un Olocausto degli africani, attuato dagli ebrei, quantificabile fra i 20 ed i 45 milioni di vittime.
Aaron Lopez richiama in America le famiglie, ebree e marrane, e queste danno vita ad una propria Comunità Giudaica. Lopez possiede una catena di 17 stabilimenti industriali, e il commercio del pesce, la fabbricazione di candele, del sapone, e le bevande alcooliche, con ben 17 distillerie sono, a Newport, un monopolio esclusivamente ebraico. Nel 1759, viene posta la prima pietra della Sinagoga Jeshuat Israel, che viene inaugurata nel 1763.
A New York, una Sinagoga è presente, fin dal 1682, ed attive sono anche le Logge giudeo-massoniche. La Prima, del 1749, conta 12 ebrei su 14 affiliati, e la seconda, la King David, viene fondata nel 1769 con affiliati tutti ebrei. Fitti sono i legami commerciali, ed i vincoli familiari, che si intrecciano e stabiliscono fra questi Confratelli.
Partecipe della ribellione contro la Corona Britannica, Aaron Lopez, assieme ai suoi consimili, arma navi corsare contro i traffici inglesi, mentre Haym Solomon e Benjamin Jacobs, di New York, e Aaron e Simon Levy di Lancaster, Benjamin Levy e Isaac Moses di Filadelfia, e molti altri Hart, Levy, Lewis, Minis e Gratz, salvano il Congresso dalla bancarotta, elargendo ai Rivoluzionari, a condizioni estremamente favorevoli per i prestatori, centinaia di migliaia di dollari.
Sono ebrei i nove firmatari del “Non Importation Act”, e la rivolta vede un centinaio di ebrei nelle file di Washington, ma gli ebrei giocano, come al solito, su entrambe i fronti. L’Esercito Rivoluzionario consente, primo nella storia, che gli ebrei si astengano da ogni servizio il sabato, ed inoltre, essi si defilano evidentemente in mansioni di intendenza, dato che, durante la “Rivoluzione Americana” non risulta esservi stato nessun caduto ebreo.
La metà degli ebrei vengono fatti ufficiali all’atto dell’arruolamento, ed il ruolo di ufficiali pagatori, che essi assumono quasi automaticamente, permette loro non solo guadagni elevatissimi, ma regala loro anche un ampio spettro di future entrature politiche, e una miriade di proficui contatti d’affari.
L’ebreo Robert Morris, è il vero genio finanziario della Rivoluzione Americana, ed il suo “disinteressato” socio, l’ex polacco Haym Solomon è, tramite il console francese di Filadelfia, il finanziatore dei ribelli. I due fanno una fortuna, assieme agli altri confratelli ebrei, trafficando azioni e buoni del tesoro: francesi, spagnoli, ed olandesi. Oltre agli schiavisti noti, appartengono alla cricca ebraica anche Philip Mines, i Cohen, i Pollock, ed i Franks.
Certo, allo scoppio della sommossa, determinata dall’introduzione di tasse sul tè, lo zucchero, e la melassa, gli ebrei sono i commercianti più colpiti, ed i protestatori più accesi ed attivi. Essi giocano comunque da ambo le parti in causa, e la rete del regio spionaggio inglese, diretta dal Nuovo Intelligence Office, diviene presto universalmente nota, come un feudo ed un “Affare eminentemente Ebraico”.
Del resto, l’Ebraismo Internazionale aveva, già con Carlo I, costituito un proprio essenziale tramite spionistico, nella persona del “Grande Ebreo” Abraham Israel: il Marrano portoghese Antonio Fernando de Carvajal, immigrato negli anni ’30 del 1600, e procuratore di granaglie per l’esercito di Oliver Cromwell, e poi per Guglielmo d’Orange.
Con Solomon Medina, egli è il fondatore della Banca di Inghilterra, e informatore del nemico francese, per la Regina Anna, e per Lord Churchill di Marlborough.
Come fornitori delle truppe britanniche, in tutte le guerre, da quella dei 7 anni, alla Rivolta del Tè, passando per quella con gli Indiani, compreso il conflitto del 1763, condotto dal massone Sir Jeffrey Amherst, con la geniale strategia delle coperte infette dal vaiolo, ci sono anche altri ebrei: Joseph Bueno, Jacob Franks e figlio, Uriah Hendricks, Samuel Jacobs, Damuel Judazh, Gershom Levy, Benjamin Lyon, e una sfilza infinita d’altri Levy, Myers, Simon, Simson, e Solomon.
Aaron Lopez muore cadendo da cavallo, in una pozza di sabbie mobili, e alla sua morte per altro assai emblematica, Newport decade economicamente, al punto che gli Ebrei sciamano in pochi anni come locuste affamate, calando su New York. Tutti questi Ebrei commerciano in terre, in immobili, e in schiavi; e se serve, si fanno senza ripensamenti ferventi Cristiani, Protestanti, Puritani, o Quaccheri, pur di poter monopolizzare, senza troppi fastidi, il commercio dei negri, delle candele, e dell’Oro Bianco: il cotone.
Il Traffico Negriero, condotto cinicamente degli Ebrei, che nominalmente sono Portoghesi, Olandesi, Francesi, ed Inglesi, è l’elemento essenziale di un disegno d’ampio respiro, che consente l’accumulazione, in mani ebree, delle immense ricchezze che verranno poi abilmente usate per lo sviluppo del loro sistema Bancario, Economico, e Finanziario.
L’Olocausto Nero degli Africani, simultaneo a quello Rosso dei Pellirosse, con gli enormi profitti che essi ne ricavano, sono alla base del loro attuale Impero Capitalistico Mondiale.
Sulle 128 navi negriere, registrate nel 1707, 120 hanno per proprietari degli Ebrei, ed ebrei sono anche i trafficanti d’alcool, e i negrieri Nicholas Low, Benjamin Isaacs, Jacob Tutk, e Abraham Pereira Mendez, che vendono ragazzi e ragazze neri: Black Ivory, o Black Gold: Avorio Nero ed Oro Nero. Gli All, gli Asher, i Barnett, i Lafitte, i Bonave, i Simon, i Cohen, i Pardo, i Dias, i Fonseca, sono finanziatori, usurai, trafficanti d’armi, armatori e proprietari di navi negriere.
Il Pirata massone Jean Lafitte, ebreo di Port au Prince, ad Haiti, è il più grande trafficante di carne nera dell’intero West. Nel 1847, questo fabbricante di polvere da cannoni, è a Bruxelles, dove conosce e frequenta Karl Marx e Friedrich Engels, cointeressandoli finanziariamente alla peculiare Istituzione del “Black Gold”; ovvero coinvolgendo questi due apostoli del proletariato, nel traffico degli schiavi neri.
Negli Stati del Sud, i Mercanti ebrei, i banditori d’asta, e gli agenti, anch’essi ebrei, continuano a comprare ed a vendere schiavi, fino al termine della Guerra Civile. Iniziato il declino dell’”Affaire”, già nel primo ‘800, l’Ebraismo nordista sposa la causa antischiavista, con i rabbini David Einhorn, Lierbman, Adler, e Bernard Bernhard Falsenthal, con il livornese Sabuto Morais, e Gustav Gettheil, poi rabbino newyorchese del Temple Emanu-El.
L’Industria e la Grande Finanza delle metropoli del Nord, si schierano compatte contro il Sud. I puritani, o Neo Ebrei del New-England, intendono la schiavitù e la tratta dei negri proprio come i loro antesignani ebrei: come una speciale benedizione riservata da Dio ai suoi Eletti, per arricchirli. La scomparsa della schiavitù, nel Nord, non ferma certo il traffico degli schiavi.
Ora si fanno ottimi affari con le Indie Occidentali, scambiando rhum, zucchero, e melassa, con schiavi: in ragione di un barile di rhum da quattro dollari, per ogni schiavo negro. I Negri vengono scaricati nei porti del Sud, in modo che la tratta, abolita ufficialmente il 10 gennaio 1808, resti virtualmente “invisibile”. Un atto del Congresso Americano, del 1820, la dichiara “Pirateria”, e la punisce come tale.
Allarmati per gli sforzi che il Governo Sudista sta compiendo, per abolire gradualmente una schiavitù ormai antieconomica e socialmente devastante, e per rendersi autosufficienti contro le tariffe imposte ed i ricatti economici, avviando una propria industrializzazione autarchica del cotone, i Finanzieri Ebrei, che sono anche i negrieri di maggiore spicco, e i detentori del monopolio inglese dell’Oro Bianco, non vogliono lasciarsi sfuggire quell’ampio mercato. Essi vogliono impedire agli Stati del Sud, l’organizzazione autonoma dell’esportazione diretta del cotone.
L’Industria Nordista, e la Grande Finanza, “Tedesca” di nome, ed “Ebraica di fatto”, composta dagli “immigrati”: Bache, Belmont, Goldman, Guggenheim, Kuhn, Lehmann, Lewisohn, Löeb, Sachs, Schiff, Scholle, Seligman, Speyer, Straus, e Vertheim, che già domina l’industria tessile, e va sviluppando tramite legami finanziari e matrimoniali, un’Economia Ebraica Globale, che già nel 1872 è fatta di Catene di Vendita, o Departiment Stores, antesignane dei Grandi Magazzini, e di Mail Orders, o Vendite Postali.
Nel 1940 apriranno i primi “Shopping Centers”, ideati dall’ebreo “austriaco” Victor Grün. Questa economia globale, quasi completamente in mani ebraiche, è completamente asservita al Capitale Ebraico Cosmopolita, e sbandiera i più elevati ideali, democratici, umanitari e sociali, ma, di fatto si è fondata, e si fonda, sull’annientamento programmato di intere Nazioni, Popoli, Razze, e Culture.
Questi filantropi, vogliono imporre al mondo:
1. L’Industrialismo come scelta di vita;
2. Il Liberismo, come arma dei più forti;
3. la Democrazia Parlamentare e personalistica, come strumento politico, atto all’eliminazione di ogni civiltà, popolo, o tradizione non conforme agli interessi ebraici;
4. L’Universalismo, come obbiettivo finale del Regno Ebraico Mondiale.
In America, l’annientamento della Confederazione degli Stati del Sud, costata la vita a 700.000 uomini, e ferite e mutilazioni ad altri 650.000, costituisce un’altra tappa del percorso apparentemente “laico”, ma in realtà confessionale ebraico, che ha visto la Rivoluzione di Cromwell, La Rivoluzione Americana, La Rivoluzione Francese, e la Sconfitta Napoleonica, come sue tappe precedenti.
Il passo ulteriore è stato il compiere la distruzione degli Imperi dell’Europa Centrale, con la Rivoluzione Russa, e con la Prima Guerra Mondiale. Poi si è avuta la Crociata Ebraica contro l’Europa ariana, e contro la Germania Nazionalsocialista, ed i vari fascismi europei: ultimi baluardi di un sistema di valori non ebraici.
Oggi, uniti in quella Hollywood Connection, che è di fatto una Congrega Ebraica, e che è stata determinante nel portare alla Casa Bianca dei Presidenti Kasher (in lingua ebraica “adatto”, “idoneo”), gli Ebrei formano una cricca feroce e battagliera, di usurai mondiali senza scrupoli, e di bugiardi compulsivi, che ha costituito ovunque, nel mondo, delle strutture di potere parafeudale, completamente interdette ai non ebrei.
Gli Ebrei controllano il nuovo Establishment, ed il loro portavoce ufficiale è il New York Times. Essi gestiscono tutte le maggiori Case Cinematografiche, e pilotano la maggior parte dei Mass-media mondiali; hanno quindi, un potere ed un impatto enormi, a livello planetario, sulla genesi e sui mutamenti delle culture popolari.
Risulta attualmente impossibile, discutere apertamente sugli ebrei ed il loro essere tali, senza venire immediatamente accusati di fomentare l’odio razziale, di antisemitismo, o di un qualche altro fantasioso delitto d’opinione, dalle attente scolte delle varie Leghe di pressione Ebraiche, pronte a portare in tribunale, a caro prezzo, chiunque urti la loro acutissima sensibilità nervosa: di vittime professionali della profanazione.
Il silenzio discrezionale, ampiamente concesso agli Ebrei ed ai loro loschi affari, è di fatto una vera e propria congiura razziale: una cospirazione degli Ebrei contro i non ebrei. Attualmente, i capi politici e culturali degli Stati Uniti sono individui la cui qualità di ebrei, con tutte le conseguenze che l’essere ebrei comporta, resta però completamente esclusa dal dibattito pubblico, e ben presto, forse, lo sarà anche da quello privato.
Il Dio dell’America è stato, è, e rimane, il Dio Danaro: e “In Gold we Trust” dovrebbe essere il suo motto reale. I suoi sacerdoti, ieri erano i negrieri ebrei, autori e profittatori dell’Olocausto Nero degli Africani, e in buona parte anche di quello Rosso dei Nativi Americani, ed oggi sono i Grandi Rabbini “Laici” delle Banche Internazionali, capaci di compiere, senza palpiti d’orrore, ulteriori vantaggiosi Genocidi di Animali Antropomorfi o Gojim: Neri, Bianchi, o di un qualsiasi altro possibile Colore.
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*** La non-umanità dei gojim nel Talmud e nella letteratura rabbinica.
Torah è la prima parte della Bibbia ebraica (Tanakh) e raggruppa i libri attribuiti a Mosè. Il Talmud è invece la legge “orale”, la compilazione delle interpretazioni rabbiniche della Torah, supporto per le infinite interpretazioni prodotte nel passato, presente e futuro.
Il rabbino Ovadia Yosef, capo del Consiglio Shas dei saggi della Torah, ha dichiarato che i “goyim” sono nati ed esistono unicamente per servire gli ebrei come schiavi. I contadini goyim non sono altro che bestie da soma.
I cristiani, che vengono chiamati “goyim” o bestiame, agli occhi degli ebrei non sono altro che animali. Il Dio Yahweh gli avrebbe dato delle sembianze umane per risparmiare agli ebrei l’incombenza di avere servi che somigliassero agli animali.
Un immigrato in Israele dagli Stati Uniti, il rabbino Ginsburgh, parla liberamente dell’aspetto razzista della sua fede e del fatto che gli ebrei siano fisicamente e spiritualmente superiori: “Se vedete due persone affogare, un ebreo e un non-ebreo, la Torah ci insegna di salvare la vita ebraica prima. Sapendo che ogni singola cellula del corpo di un ebreo comporta divinità ed è parte di Dio, allora pure il singolo filamento di DNA lo è. Siamo per tanto giunti alla conclusione che il DNA ebraico sia veramente qualcosa di speciale. Mettiamo che un ebreo abbia bisogno di un fegato, potrebbe eventualmente prendere quello di un passante innocente per salvarsi? La Torah lo permetterebbe. La vita ebraica ha un valore immenso”.
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Fonte: da kenyavacanze.org/
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